Da qualche anno Cassius Clay, meglio conosciuto come Muhammad Ali, non è più tra noi.
I fans di tutto il mondo lo ricordano come un grande pugile e una persona forse un po’ spaccona ma gentile.
E tutti gli altri?
Possibile che un uomo tanto legato alla storia del pugilato possa affascinare e catturare l’attenzione di molte persone che il pugilato non l’hanno mai seguito, come me?
Ecco la mia risposta: Muhammed Ali era un grande comunicatore. Qualcuno che sapeva usare le parole forse anche meglio dei pugni.
10 cose che Muhammad Ali sapeva sulla comunicazione?
Un uomo da cui lasciarsi ispirare, anche da chi, come me, non è mai stata un’appassionata di pugilato, anche se ogni tanto qualche pugno l’ho dato e preso, almeno figurativamente.
Quando ci si approccia a un campione sportivo del calibro di Muhammad Ali non conta se lo sport che pratica ti è congeniale.
Ciò che conta è come interpreta se stesso nel ruolo di sportivo e le qualità che mostra di possedere, non solo come atleta ma, soprattutto come uomo.
C’è qualcosa che induce a parlare di lui al presente, anche se non c’è più: ed è il fatto che i suoi gesti e le sue parole mi sono rimasti impressi.
Sono certa che se siete qui è lo stesso anche per voi.
Basterebbe questo per dimostrare come il potere della comunicazione stia tutto qui, nel ricordo di un uomo che ha compiuto gesti e pronunciato discorsi che sono sopravvissuti a lui stesso e pronunciato parole capaci di sopravvivergli.
Per questo ho deciso di raccontarlo. Ognuna di queste dieci cose che ci ha insegnato parlano a noi, al nostro modo di vivere, comunicare e scrivere.
Se ancora non lo conoscete, vi presento Cassius Clay.
Cassius Clay
Il colosso del Kentucky ha portato con orgoglio questo nome per i primi ventidue anni della sua vita.
E’ stato il giovane Cassius Clay a tirare di boxe, dopo essere capitato per caso in una palestra mentre cercava la sua bicicletta rubata.
Ma è con il nome di Muhammad Ali che è diventato il grande campione che tutto il mondo piange.
Non le gesta sportive, ma la sua personalità sono oggetto di questo articolo.
Per rispondere a una semplice domanda:
Perché è riuscito a diventare l’icona controversa che tutti conosciamo, anche se non appassionati di boxe?
10 cose che Muhammad Ali sapeva sulla comunicazione
La sua più bella caratteristica: era un uomo che sapeva arrivare al suo pubblico (e non solo) nel modo più diretto e spregiudicato possibile.
Sbruffone, antipatico, irriverente. Ma mai sleale o inutilmente violento.
Cassius Clay o, dopo la sua conversione all’Islam, Muhammad Ali, aveva una grande dote: la capacità di sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda delle persone che voleva contattare.
Le catturava, le arpionava e le teneva legate a sé.
Una caratteristica che gli ha consentito di portare avanti rivendicazioni per i diritti dei neri, contro il razzismo e la guerra e molto altro, con grande efficacia e pervasività.
Quanto ne avremmo bisogno, anche oggi!
1. Non lasciarsi abbattere dalle avversità
Vi sarà capitato qualche volta di dover comunicare qualcosa in condizioni difficili.
In questi casi è essenziale non lasciarsi abbattere dalle avversità.
Cassius Clay non l’ha fatto.
Aveva il morbo di Parkinson, di cui ha sofferto a partire dagli anni ’90, malattia che non lo ha ridotto al silenzio.
Gli ha impedito di combattere, è chiaro, ma lui ha trovato un altro modo per canalizzare il suo messaggio. E ci è riuscito!
Non si è lasciato abbattere e non si è fatto piegare né dalla malattia, né dall’ostracismo, né dalla cultura dominante la società bianca americana, in tempi in cui il razzismo uccideva le persone.
La prima cosa che mi ha insegnato con la sua pratica quotidiana è proprio questo:
non solo con le parole possiamo comunicare con la gente
Le immagini cui il mondo era abituato, in cui Ali divorava il microfono dopo essersi sbafato l’avversario, sono state sostituite nell’ultima parte della sua vita da un personale autorevole e imponente, appena scalfito dai tremori che attanagliano tanti malati.
La sua straordinaria presenza fisica e il suo coraggio, i sui occhi e i suoi gesti, eloquenti, indimenticabili, ci insegnano che quando si ha una forte convinzione si è capaci di arrivare a chiunque, anche attraverso i silenzi e la sofferenza.
Qual è dunque il primo insegnamento?
Non rassegnatevi alla sofferenza e non soggiacete ai vostri limiti.
Dentro di voi c’è qualcosa per cui vale la pena di lottare, ogni giorno
2. La forza delle parole
, la forza della comunicazione
Le parole possono colpire più di un pugno ben assestato
E sapete perché? La parola arriva a ciascuno nel tempo giusto.
E’ come una freccia su un tronco d’albero che attende impaziente di essere raccolta e utilizzata.
Non importa quando accadrà, essa è lì ad aspettare.
Quando è il tempo la coglierete e saprete usarla nel migliore dei modi.
E’ un po’ come un seme gettato in terra. Non tutti crescono nello stesso momento, ma prima o poi ogni seme sedimenterà e genererà frutti, se il terreno è fecondo.
La parola è ciò che possediamo per fecondare il mondo e in questo modo trasformarlo.
Ecco perché le parole vanno usate bene. Possono creare e distruggere.
Le parole fanno male. L’ho detto in questo articolo, corri a leggerlo!
3. La rapidità del pensiero e delle azioni
Provo una sana invidia per il sistema nervoso di Cassius Clay.
Ve lo ricordate ballare sul ring e schivare ogni colpo, irridendo l’avversario?
Persino a una bambina come me faceva impressione.
Poi improvvisamente sferrava il colpo al momento giusto. Inesorabile e quasi sempre decisivo.
Come i suoi pugni, anche le parole, gli sguardi, i gesti, avevano un timing preciso.
Efficaci in quel dato momento, né prima né dopo.
E funzionavano.
Quante volte avete atteso troppo a pronunciare una data parola e avete perso l’attimo? Ancora vi mordete le labbra, non è così?
Ali ci insegna a essere sincronizzati con il nostro momento, a usare il tempo come la nostra arma segreta.
Non fatelo passare invano e coraggiosamente parlate.
Non ve ne pentirete.
Sentite cosa dice Muhammad Ali a proposito:
Ero così veloce che avrei potuto alzarmi dal letto, attraversare la stanza, girare l’interruttore e tornare a letto sotto le coperte prima che la luce si fosse spenta
4. Rompete gli schemi, siate spavaldi
Se non siete disposti a rompere gli schemi non diventerete mai grandi comunicatori. Ciò non significa che dovete superare il buongusto o diventare volgari e prepotenti, ma innovatori.
Per innovare bisogna cambiare il modo in cui tradizionalmente si fanno le cose
Avete paura? Certo, è del tutto normale, “cosa penserà la gente” e cose di questo tipo vi staranno già ballonzolando in testa.
Ci vuole un po’ di coraggio ma… è inevitabile se volete cambiare le cose che vi stanno attorno.
Se Muhammad Ali si fosse affidato al fair play o al politically correct come volete chiamarlo, forse si sentirebbe parlare di lui sulle testate sportive, ma non ovunque!
5. Ridimensionate l'avversario
Sentite cosa dice il campione a proposito di un suo temibile avversario:
“Joe Frazier è troppo brutto per essere un campione.
Joe Frazier è troppo stupido per essere un campione.
Un campione dovrebbe essere bello e intelligente come me”
Gasatino, non è vero? Forse pensate che abbia esagerato. Può darsi, il bello è che ha funzionato.
Mettere a disagio l’avversario colpendolo sul vivo lo ha ridimensionato, lo ha fatto sentire più piccolo e fragile, insomma vulnerabile.
Non mi piace l’idea che si utilizzino simili mezzi per soverchiare l’avversario, almeno non se non sono su un ring.
Ma tuttavia considerate che una buona stima di sé produrrà il medesimo effetto.
Il vostro interlocutore lo sentirà e anche senza utilizzare colpi così “bassi” vi metterà in una situazione di vantaggio.
L’altra faccia della medaglia è l’idea che spesso abbiamo di noi: non siamo troppo spesso convinti che gli altri siano meglio?
Non credete che questo sia un modo poco efficace per relazionarci?
Un po’ di stima, forza!
6. Andate oltre i vostri limiti
Sia che si tratti di limiti personali o di limiti oggettivi, è importante non considerarli come un muro invalicabile.
Non fatevi impressionare!
Quante volte ne abbiamo parlato, quando pensiamo alla nostra scrittura!
Se un muro è troppo alto, potete sempre aggirarlo
Non ponetevi limiti, considerate quelli che vi si presentano di fronte e cercate il modo più efficace per superarli.
Il pensiero è maieutico.
Voi immaginate e prima o poi si avvererà.
Fate in modo che niente sia impossibile, non abbiate paura di esprimere la vostra opinione con forza. Più netta e precisa sarà più facilmente resterà impressa.
D’altronde:
Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo.
Impossibile non è un dato di fatto, è un’opinione.
Impossibile non è una regola, è una sfida.
Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre
Se volete cambiare il mondo, considerate che impossibile non è per sempre.
7. Usate le parole nel loro significato simbolico
“Muhammad significa degno di lode, e Ali significa altissimo. Clay significa creta, polvere.
Quando ho riflettuto su questo, ho capito tutto.
Ci insegnano ad amare il bianco ed odiare il nero.
Il colore nero significa essere tagliato fuori, ostracizzato.
Il nero era male.
Pensiamo a blackmail (ricatto).
Hanno fatto l’angel cake (pane degli angeli) bianco e il devil’s food cake color cioccolato.
Il brutto anatroccolo è nero. E poi c’è la magia nera…
Quel che voglio dire è che nero è bello. Nel commercio il nero è meglio del rosso.
Pensate al succo di mora: più nera è la mora, più dolce il succo.
La terra grassa, fertile, è nera.
Il nero non è male.
I più grandi giocatori di baseball sono neri. I più grandi giocatori di football americano sono neri. I più grandi pugili sono neri”
Non serve sottolineare quanto sia importante la scelta delle parole.
Se dovete far passare un messaggio non siate timidi né parchi: usate le parole più precise che conoscete, fate in modo di essere compresi.
Ricordate che il significato etimologico delle parole che utilizziamo nel quotidiano a volte ha un valore fortemente evocativo.
Sappiatele usare al meglio, come faceva Muhammed Ali.
Anche attraverso qualche metafora.
8. Coniugare leggerezza e ed efficacia
La violenza deve restare stabilmente fuori dalla vostra comunicazione.
Se ce l’ha fatta uno che di mestiere faceva il pugile, potete farcela anche voi.
Non siate aggressivi, ma fermi e implacabili se necessario, mai violenti. Siate pungenti come l’ape.
Io sono il più grande, mi muovo sul ring come una farfalla e pungo come un’ape
Questa è una delle più celebri frasi di Muhammed Ali, senza dubbio una delle più efficaci.
Ma attenti, l’ape dopo aver punto, muore.
9. Portate oltre voi stessi la vostra visione
Partiamo da un’altra famosa affermazione del grande campione:
Io sono il più grande. L’ho detto prima ancora di sapere di esserlo
Anche questa non è male:
E’ la ripetizione delle affermazioni che ti porta a crederci. E quella credenza si trasforma poi in una convinzione profonda e le cose poi cominciano ad accadere
Non servono altre parole.
Conclusioni
Una volta Muhammed Ali, intervistato dal grande giornalista Gianni Minà, disse:
Le mie qualità di pugile tecnico, veloce di gambe e di braccia, innamorato della fantasia, insomma il mio modo di stare sul ring e di provocare l’avversario più con gli atteggiamenti irridenti che con la volontà di fargli male, non sarebbe servito a niente se io non avessi capito quasi subito che dovevo utilizzare i mezzi di comunicazione invece di farmi usare, se veramente volevo rendere manifesto il mio disagio, la protesta, il dolore, le richieste, l’orgoglio della mia gente.
Dovevo utilizzarli quei microfoni che mi buttavate davanti alla bocca, dopo le mie vittorie.
Dovevo sputare le mie sentenze, le mie sfide possibili o esasperate sui vostri taccuini, cercando di precedere le vostre domande, imponendo i miei argomenti ai vostri.
Così forse ho contribuito alla presa di coscienza e alla crescita della mia gente perché ho cercato di cambiare il rapporto fra un pugile, un atleta e la società in cui vive.
Allora molti non me lo perdonavano.
Ora la più grande soddisfazione della mia vita è di essere stimato anche da quella metà dell’America che non mi amava, che mi detestava perché non mi capiva, che mi chiamava “comunista” perché mi rifiutavo ad andare a combattere in Vietnam
Credo che in queste parole ci sia il senso della comunicazione pubblica.
E voi, che ne pensate?
Conoscevate questa abilità del grande pugile?
19 Comments
Barbara
Oh si, conoscevo le grandi doti di comunicatore di quest’uomo, le sue frasi sono inspirational quotes molto utilizzate tra gli sportivi, è un incredibile esempio di forza, coraggio, perseveranza, spirito.
Un altro che, pur non essendo sportivo, ha dimostrato le stesse capacità (pensiamo a tutti gli anni passati in carcere) è Nelson Mandela, Madiba. Erano tra l’altro amici, Alì gli regalò un paio di guantoni, perché anche Mandela praticava la boxe, sebbene ad altri livelli. Ce ne vorrebbero di più come loro su questa terra.
Elena
Si, il grande rammarico è proprio questo : mancano figure d’ispirazione. Avrei voluto citarne qualcuna nell’articolo, ma giuro che non mi è venuto in mente niente
Calogero
Cassius Clay, così mi piace chiamarlo, col nome di battesimo piuttosto che con quello che si è lasciato imporre come condizione per accedere al ghota della boxe, è stato un uomo pragmatico che ha saputo interiorizzare e spremere fino all’ultima goccia il concetto di ‘Carpe diem’.
Ammirazione, anche se per avere la sua occasione di sfondare ha dovuto piegarsi al volere di individui settari e altri poco raccomandabili
Il fine giustifica i mezzi? In questo contesto non voglio rispondere a suddetta domanda ma, chiediamoci una cosa: Clay sarebbe diventato un mostro sacro se non si fosse assoggettato a più riprese alla mafia e alla setta islamista di Elijah Muhammad che grazie alla loro influenza gli permisero di lottare per il titolo e gli garantirono i palcoscenici più prestigiosi?
Ognuno fa ciò che deve. Non mi va di giudicare determinate scelte. Comunque un mostro sacro rimane, per quanto mi riguarda.
Elena
Oddio Cal non ero a conoscenza di questi legami poco nobili! D’altra parte il successo ha sempre un prezzo, anche se non ogni prezzo va pagato a mio avviso. Non penso fosse un genio. Ma uno che forse ha visto il fondo del pozzo ed è risalito.
Calogero
Sai com’è, Elena. Pare proprio che anche i più talentuosi debbano piegarsi al compromesso.
Qualunque cosa fosse ha sfondato ed è pure diventato fonte di ispirazione pertanto la mia ammirazione nei suoi confronti rimane inalterata. Sicuramente era più in gamba di me che nel commento precedente ho pure sbagliato a scrivere gotha! 🙁
Brunilde
Spesso maestri di mediatazione hanno un passato di arti marziali, e la cosa mi stupiva. Poi ho capito: nelle arti marziali c’è ricerca di un profondo equilibrio personale, rispetto per l’avversario, capacità di silenzio e di essenzialità. Tutto ciò confligge con la spavalderia, l’irriverenza, e soprattutto con l’essere irridenti con l’avversario.
In questo momento storico, poi, in cui irridere chi la pensa diversamente è diventato un sistema, soprattutto quando mancano i contenuti per controbattere, mi sento quanto mai distante da questo atteggiamento.
Mentre sulla capacità di lottare, di andare oltre i propri limiti e nel credere nella forza della parola mi trovo assolutamente in sintonia!
Lui poi ha rivendicato una dignità nella malattia che l’aveva colpito da destare davvero ammirazione e rispetto.
Elena
C’è una bellissima foto che non sono più stata capace di ritrovare, altrimenti ve l’avrei riproposta. Ritrae Ali con sua moglie. Lei è vstita di rosso e in qualche modo lo sovrasta mentre lo abbraccia e lo bacia sulla fronte con una dolcezza infinita. Vorremmo tutti quell’abbraccio.
Credo sia la testimonianza più viva del suo rapporto con le persone, della sua fragilità che il Parkinson ha reso esplicita, come spesso accade, del modo con cui accetta lui, il campione, di essere preso in carico da qualcun altro.
Non so se siano le arti marziali (che conosco e che per un periodo ho praticato, condivido quanto affermi in proposito) o la sua innata personalità. Dico solo che i gesti sono importanti, come le immagini che lasciamo ai posteri perché sappiano chi siamo.
✒️ Ferruccio Gianola (@ferrugianola)
Geniale
Elena
Se ti riferisci a Muhammad Ali, sono assolutamente d’accordo! Benvenuto nel blog, Ferruccio.
Sandra
Finalmente riesco a commentare questo bel post. Ovviamente grande comunicatore, su quei tratti di superbia alzo un po’ il sopracciglio, ma per il resto sul superamento dei propri liniti, sul rialzarsi non si può che essere d’accordo nella speranza di avere anche un briciolo della sua tenacia e forza
Elena
Ciao @Sandra, giustifico quella sua superbia perché penso a quanto gli sia costato emanciparsi da una vita dura e difficile come la sua. Essere poi sul tetto del mondo come campione, là dove la quantità di ossigeno cala, può giocare brutti scherzi 😀 Ma quando si è passato ciò che ha passato lui, non disturba, almeno a me.
Credo che la sua qualità più grande sia stata quella di riuscire a uscire dal ruolo di pugile e di abbracciare quello di un uomo che appartiene a un’umanità più larga di quella che spesso siamo disponibili a concepire.
Grazia Gironella
Bellissimo articolo, Elena! Si sente che Mohamed Alì ti ha trasmesso idee importanti, come a me è successo con Bruce Lee, e come succede sempre con le persone che hanno raggiunto una grande consapevolezza nella loro vita. Ho da poco comprato l’autobiografia di Gandhi; ora ci ho aggiunto quella di Mohamed Alì, mentre per quella di Malcolm X sto aspettando che il prezzo cali (in inglese si può fare, perché il mercato dell’usato è molto florido). E’ un privilegio conoscere questi illuminati. 🙂
Elena
Ciao Grazia, sono affascinata da coloro che tu giustamente definisci illuminati. Spesso sono nascosti o emergono per altre ragioni, come per Cassius Clay. Il punto è che la loro testimonianza è così grande e pervasiva che travalica i confini del tempo. Anzi, più la distanza aumenta dalla loro vita e più siamo capaci di coglierne gli aspetti più veri e profondi. Proprio come una delle nostre storie: più ci allontaniamo e più ne cogliamo la complessità.
Giulia Lu Dip
Ho un grande ricordo di lui, soprattutto la forza delle sue convinzioni, la fierezza di essere nero e di essere musulmano. Sicuramente questo suo modo di essere ha generato un grande rispetto, per questo è rimasto nella mente e nel cuore della gente. Ho ancora l’immagine di lui in una olimpiade che porta la fiaccola olimpica nonostante il morbo di Parkinson, ricordo che commosse tutti.
Elena
La sua malattia è stata vissuta con grande dignità proprio perché era un campione, non solo sportivo. Pensare che uomini e donne come lui hanno contribuito all’emancipazione dei neri e musulmani oggi è una vera sofferenza, visto cosa sta succedendo. Si sente la mancanza di uomini come lui e altri che fuori dalal politica hanno dimostrato che il valore fondamentale è l’umanità. Una grande lezione
Banaudi Nadia
Mi piacciono molto il punto 8 e 9, non che gli altri punti non siano altrettanto interessanti, ma questi mi pare riassumino tutto. Il suo pensiero e il suo modo di vivere, da tenere bene a mente per aspirare a dare il meglio di sé!
Elena
Un uomo straordinario. Sapevi di questa sua caratteristica? Io credevo fosse solo un grande pugile persino un pò sbruffone. Mi sono dovuta ricredere!
Banaudi Nadia
Ho letto alcuni aforismi e quindi ho avuto il sentore fosse un tipo interessante, ma non così tanto!
Elena
E comunque dimostra che a tirar pugni non si diventa stupidi. Almeno non tutti