*Nel maggio del 2016, la sentenza definitiva del Comitato Europeo per i Diritti Sociali del Consiglio d’Europa che trovi a questo link recepì positivamente il ricorso della CGIL nei confronti della 194, in merito alla questione obiezione di coscienza.
Il tema era la scarsità di medici a disposizione nei presidi ospedalieri per praticare aborti secondo le disposizioni della Legge 194 e le ricadute, professionali ed organizzative sui pochi medici delle richieste, con conseguenze su qualità del e tempi di attesa per la prestazione. In discussione dunque l’esigibilità di un diritto riconosciuto e frutto di dure battaglie nel nostro paese, in larga parte condotte dalle donne.
Le considerazioni del Consiglio d’Europa
In particolare il Consiglio d’Europa si pronunciò in merito alle seguenti ipotesi
formulate dalla CGIL, accogliendo il suo ricorso del 2013:
- Violazione del diritto alla salute delle donne nell’ordinamento italiano – unanimità
- Violazione della clausola antidiscriminatoria – 9 voti a 2
- Violazione del diritto al lavoro con riferimento alla disparità di trattamento tra medici obiettori e medici non obiettori – 6 voti a 5
- Violazione delle regole sul lavoro forzato o obbligato – unanimità
- Violazione del diritto a un lavoro dignitoso – 7 voti a 4
- Non riscontrata violazione del diritto alle adeguate condizioni di lavoro e alla salute e sicurezza del lavoratore stesso
Se vi state chiedendo quale sia stata la reazione del Ministero alla Salute, beh a distanza di un anno possiamo dire
con una certa amarezza che sia pari al nulla. Ma di certo ricorderete le campagne per la fertilità, per dire…
Segnali di fumo
Pochi giorni dopo la sentenza, arriva la notizia, spulciando in questo sito che seguo da tempo, che per iniziativa della Regione Lazio e del suo Presidente, Nicola Zingaretti, l’Ospedale San Camillo di Roma ha dato il via al primo bando in Italia per l’assunzione di due ginecologi non obiettori ovvero che diano la disponibilità ad applicare la IVG.
Due, lo so è un numero esiguo, una goccia nell’oceano di una sanità in cui il personale fa i doppi turni per poter garantire ai pazienti l’assistenza di cui hanno bisogno, nella totale indifferenza di tutti, compresi coloro che di sanità si riempiono la bocca.
A quando un programma nazionale per garantire, non solo per quanto riguarda la IVG ma per tutte le problematiche legate alla salute femminile, la giusta assistenza e il necessario intervento su tutto il territorio nazionale?
Chissà se nelle vostre città si è mosso qualcosa?
Quando i consultori funzionavano alla grande
Aggiornando questo articolo mi è parso quasi naturale ripercorrere la mia personale esperienza con i consultori, avendoci messo piede per la prima volta da ragazzina, inconsapevole di molte cose. Il consultorio mi ha aiutata a diventare una donna matura e responsabile.
Grazie alla totale gratuità del servizio che i consultori, diffusi in tutta la città offrivano, mi sono difesa da uomini troppo superficiali nelle relazioni sessuali e ignoranti, spesso inconsapevoli del loro corpo, e da molte complicazioni come ad esempio una gravidanza indesiderata.
Già allora la mia scelta di non diventare madre era piuttosto profilata. Nel consultorio avevo trovato un valido sostegno, senza alcuna spinta nè in una direzione nè in un altra.
Il consultorio mi ha insegnato la prevenzione, che in seguito mi ha salvato la vita, come ho raccontato qui, ma anche l’educazione sessuale, che mia madre non mi aveva mai davvero spiegato, per pudore suppongo.
Mi ha insegnato a difendermi da gravidanze indesiderate, ma soprattutto mi ha insegnato la solidarietà e la bellezza di un luogo solo per noi, donne di ogni razza, cultura età e provenienza. Donne, e basta.
Mi ha insegnato che cos’è un diritto. Ed ora mi domando se esso sia ancora esigibile.
Ho imparato a conoscere le ragioni che hanno portato all’approvazione della legge 194.
Gli aborti clandestini prima erano all’ordine del giorno e la salute delle donne a rischio, ed anche la loro autonomia. Sia che decidessero di tenere un figlio indesiderato sia che si decidessero di abortire, spesso non erano le donne ad avere l’ultima parola.
Oggi è facile parlare di libertà, ma negli anni del dopoguerra per le donne non è stato facile conquistarla
Ed oggi il diritto alla salute, alla maternità consapevole, all’educazione sessuale, alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, è un diritto tutto da tutelare perché non venga meno. Anzi.
Poi negli anni ho continuato a frequentarlo, anche quando la mia età avrebbe lasciato intendere scelte diverse. Il rapporto ormai consolidato e molto positivo con il personale medico e paramedico consentiva a tutte di poter accedere alle informazioni necessarie per difendersi.
Ma devo anche dire che negli anni ho visto tutti i notevoli cambiamenti che ha subito la nostra società e con essa l’organizzazione dei consultori.
Ho ascoltato le ragioni del personale medico, preoccupato per la riduzione progressiva delle risorse, ed ho toccato con mano il cambiamento dell’utenza in quelle sedi.
Da giovani ragazze accompagnate da madri piene di vergogna a ragazzine spregiudicate, da utenti e pazienti italiane a donne straniere, spaventate e sole, che in quel consultorio trovavano uno spazio riparato e sicuro, da chissà quali violenze e soprusi subite. Un’umanità fragile che ha in un servizio pubblico efficiente un valido e spesso unico sostegno.
Con adeguate risorse un personale attento e premuroso può affrontare qualunque cosa, ma senza….
Negli anni è cambiato anche il livello di servizio. Ho visto i presidi medici anticoncezionali passare da gratuiti a pagamento, con costi mensili notevoli per una donna qualunque, figuriamoci una giovane senza lavoro o un’immigrata.
Ho visto infermiere e dottori esercitare in condizioni di disagio e con turni spesso troppo lunghi, ho visto donne con bambini passare da quelle stanze per un sostegno, anche minimo, alla loro difficile maternità. E ho visto ridursi le malattie veneree e le gravidanze indesiderate e donne prendere coscienza di sé.
Ma non ho mai conosciuto un aborto clandestino.
Credo che questo voglia dire che la legge 194, per quanto perfettibile, ha funzionato.
Anche con me. Mi ha permesso di crescere una donna consapevole e di decidere della mia vita liberamente.
Si dice che in questi ultimi decenni il numero degli aborti sia diminuito e che per questo si possa rivedere il numero delle sedi e delle risorse disponibili per questo tipo di interventi.
Come se il livello di diffusione del servizi non fosse di per sé la ragione del contenimento di questi interventi ed episodi, che né i bambini, ne’ la salute e nemmeno l’informazione nascono sotto i cavoli.
Bisogna continuare a garantire i presidi e trasformare, rafforzare il servizio.
La popolazione femminile che oggi utilizza queste strutture è composta di donne con caratteristiche molto diverse dal passato. Sono donne che provengono da paesi extraeuropei, con culture, abitudini e prassi completamente diverse. Con accessi ai presidi per la salute molto minori rispetto alle altre, per ovvie ragioni. Chissà quante hanno subito violenze, nemmeno quelle sono diminuite, purtroppo.
Un diritto che rischia di essere negato
Se i centri di aiuto alla vita entrano negli ospedali per tentare di far cambiare idea a donne che hanno scelto di interrompere una gravidanza, se le risorse per i consultori sono ridotte, se i presidi medici sono costosi e spesso inaccessibili, se i medici sono costretti a dedicare intere giornate all’IVG perché sia garantito il diritto all’obiezione di coscienza mentre viene violato il diritto a un lavoro dignitoso, fatto di una pluralità di interventi per non ridurre le competenze e la professionalità, se tutto questo accade allora forse abbiamo ancora bisogno di una legge che non faccia nessun passo indietro, anzi.
Penso che
Bisogna fare obiezione all’incoscienza
Quella che a volte ci coglie senza che ce ne accorgiamo e che ci fa essere distanti da ciò che ci accade intorno. Quella che una mattina ti svegli e il diritto che avevi conquistato non c’è più.
Quell’obiezione all’incoscienza di vivere in una società che ancora non è fatta per donne.
Obiezione all’incoscienza di chi pensa che sottrarre risorse al diritto alla salute e alla prevenzione, non solo delle donne, significa mettere a rischio un’intera società.
Un’incoscienza da cui dobbiamo assolutamente svegliarci. Siete d’accordo?
Mai sentito parlare del DDL Pillon? Dedica cinque minuti alla lettura di questo articolo per scoprire di che si tratta e a quale orrore andiamo incontro.
4 Comments
Vera Masoero
Ho vissuto giovanissima tutta la storia della 194, manifestazioni femministe e referendum compreso, campagna referendaria difficile, fatta casa per casa, paese per paese nella vasta provincia cuneese, banchetti informativi, propaganda senza sosta tutti i giorni, domeniche e festività comprese.
Una esperienza senza pari, conclusasi con quella che ho sempre considerato una grande affermazione di civiltà. Contemporaneamente alla nascita del consultorio, del cui comitato di gestione ho fatto parte fin dal complicato momento del suo concepimento, la 194 ha rappresentato un passaggio fondamentale lungo il percorso culturale che traghettava noi donne verso una visione altra di noi stesse, della nostra sessualità, della conoscenza del nostro corpo e del diritto alla salvaguardia della nostra salute.
Nei mesi successivi all’entrata in vigore della legge abbiamo letteralmente pattugliato il reparto di ginecologia degli ospedali provinciali, monitorato con costanza l’applicazione della legge, denunciato la situazione di Mondovì che non aveva medici non obiettori, seguito e assistito le donne ricoverate (esperienza umana e di conoscenza davvero eccezionale ). E abbiamo, negli anni immediatamente successivi , raccolto le testimonianze di ginecologi bravissimi relegati, perchè non obiettori, a eseguire solo IVG , allontanati dall’attività chirurgica di reparto.
Non mi stupisco che la realtà sia andata peggiorando, da subito si doveva intervenire sul potere assoluto dei primari, moltissimi obiettori di coscienza, anteponendo agli interessi personali, di carriera, di prestigio dei reparti, l’applicazione semplice e dovuta di una legge dello Stato.
Gli attacchi alla legge, periodici e respinti con forza, si sono via via trasformati in una erosione graduale dello spazio vitale intorno alla legge stessa. Oggi, nel panorama generale di depauperamento delle risorse, il cerchio si è chiuso, sulle donne in modo doppiamente drammatico.
Sarebbe opportuno rinascere a nuova coscienza di diritti e di giustizia, per riprendere a ragionare di libertà.
Elena Ferro
Vera grazie per aver raccontato la tua esperienza. Ciò che ha conquistato una generazione, se non si conosce, viene dimenticato o trascurato o peggio dato x scontato. I recenti tentativi di sminuire la portata di questa legge e la sua necessità devono non solo preoccupare ma farci tornare in campo, come hai fatto tu. Fosse anche con il porta a porta. Grazie due volte
Zebio Cotal Unchaine (@comis_william)
Oddio, per me, avendo votato contro abolizione divorzio nel ’74 e contro abolizione 194 anni dopo, è sempre rimasta una cosa normale, naturalmente acquisita, mi sembra molto illogico (eufemismo) che ancora vi siano problemi di questo genere.
Mi è sorto il dubbio che una sorta di “fanatismo pro-vita” fosse cresciuto, come una Vandea postdiluviana, ma un mio sodale, ex presidente di ASL, mi ha aperto gli occhi sulla reale significanza di cotale battaglia per la vita e la libertà di coscienza.
Pare che se un medico ginecologo di ruolo dichiari di essere diventato obiettore, lo paghino obbligatoriamente lo stesso per non fare niente (secondo eufemismo proveniente dall’ ex presidente)
Direi che il circolo è chiuso.
Il Suo articolo mi è molto piaciuto per piglio e argomentazioni.
Elena
Molte grazie @comis_william per gli apprezzamenti e benvenuto nel blog! Direi che la sua osservazione in merito ad alcune “ragioni” che stanno dietro alla scelta dell’obiezione aggiunge un ulteriore elemento a questa riflessione, un elemento piuttosto amaro. Certo si tratta di un caso che non puo’ essere in alcun modo utilizzato per generalizzare, ma di sicuro fa discutere. Di cosa si occupano i ginecologi che non si danno disponibili per l’IVG?
E vogliamo parlare della presenza dei Centri di Aiuto ala Vita negli ospedali? Insomma c’è un po’ di opportunismo e un po’ di superficialità e molta presunzione di sapere cos’è meglio per gli altri. Un medico puo’ rifiutarsi di effettuare un intervento che migliora la vita di un paziente? E chi ha il diritto di decidere qual’è la qualità della vita di un altro essere umano? Io sono convinta che l’autodeterminazione e la libertà di decidere siano da difendere. E so che devo ringraziare chi, come lei, ha lottato per noi, perché un diritto fosse affermato. Non siamo carne, non decidono gli altri sul nostro corpo. Grazie ancora e resti da queste parti .. 🙂