D’improvviso siamo a dicembre. Ogni volta mi sorprende la rapidità con cui il tempo mi sfugge dalle mani e quest’anno mi pare anche più veloce del solito.
Sono alla fine di un anno difficile, come quello di molte e molti di noi.
Di solito il tempo dei bilanci è all’inizio dell’anno, anche perché l’anno non è ancora tecnicamente finito e potrebbero succedere ancora mille cose.
Sarà che questo 2021 è stato davvero un anno pesante, sarà che con questo post vorrei cominciare la consueta pausa invernale del blog, ma mi viene da analizzare com’è andata un po’ in anticipo.
E’ tempo anche per voi di bilanci?
L’approccio non sarà quello dell’elenco di cose che non hanno funzionato o delle difficoltà incontrate, ma come queste ultime, che sono state tante, mi hanno insegnato qualcosa che posso portarmi dietro nel 2022.
Cose che ho imparato nel 2021
Come dicevo poc’anzi, la fine di un anno difficile si può prendere in almeno due modi distinti: ci si può fermare ed elencare tutto ciò che è andato storto, i dolori, le contraddizioni, gli sgarbi ricevuti e le sconfitte occorse, giusto per confermare che sì, è stato proprio un anno terribile, accidenti!
Oppure si può provare a lavorare in una cornice di abbondanza, ovvero permettersi di vedere le cose da un altro punto di vista, quello delle finestre, le nuove opportunità che la difficoltà ha aperto nella mia, nella nostra vita.
Ciò che distingue le persone per conto mio è come nelle avversità possano apprendere qualcosa, anzi, come proprio nelle avversità, nella sofferenza e nelle difficoltà più o meno grandi si nascondano in realtà le lezioni più grandi e feconde.
Non è forse così che cresciamo?
Scelgo quindi il secondo scenario descritto, anche se ammetto che quando ho pensato a questo post sono partita dal (lungo, ahimé) elenco di cose andate storte.
Poi ho pensato che considerare la strada già percorsa come uno strumento per aprirmi al nuovo, fosse un grande stimolo. E poi, per quanto mi riguarda, funziono meglio nelle sfide che nelle acque chete 🙂
“Andrà tutto bene” avevamo detto. Non è accaduto. Meglio tornare sugli eventi più difficili per scoprirne i lati positivi. Ecco i miei, se vi va potete raccontare i vostri, più avanti, nei commenti a questo articolo.
La lezione che ho imparato sul dolore
A fine giugno ho trovato mia madre a casa sua in stato totalmente confusionale. Priva di capacità cognitiva, di presenza a sé stessa e di forza, l’unica soluzione è stato il Pronto Soccorso e il ricovero.
Ricordo bene quei giorni in cui nemmeno ti facevano affacciare ai cancelli degli ospedali e ricordo anche che nella tremenda angoscia di non sapere cosa le sarebbe successo una creatura del cielo, una infermiera con un portachiavi rosso al collo che ho chiamato compagna, mi abbia fatto per qualche secondo vedere mia madre in una barella del Pronto, per sincerarmi che fosse ancora viva.
Ci sono volute tre settimane per rimetterla in sesto e anche se ormai ha una debolezza che va più via, piano piano si è ripresa, anche se ormai vibra a un livello di settimana in settimana sempre più basso.
L’ospedale in cui è stata ricoverata è fatiscente, dimesso, in città nessuno vorrebbe farsi ricoverare laggiù. E’ l’Amedeo di Savoia, di cui avevo già avuto un’esperienza, totalmente positiva, che raccontavo in questo post. Confermo assolutamente quella impressione.
L’accoglienza e la cura totale dedicata a mia madre e alle altre pazienti è stata per me un’ulteriore rivelazione. Le immagini e le informazioni che dalle RSA e dagli ospedali che di tanto in tanto circolano, purtroppo veritiere, non devono farci perdere di vista le cose che funzionano, i professionisti che lavorano in condizioni difficilissime con grande professionalità e capacità di cura.
Quando è stata dimessa ho deciso di scrivere una lettera di ringraziamento alla ASL (Azienda Sanitaria Locale) di riferimento dell’Ospedale. Non credevo mi avrebbero risposto, invece, lo hanno fatto.
Hanno affisso in bacheca quelle poche righe, così che il ringraziamento è giunto a chi effettivamente era stato rivolto. Ci avevate mai pensato? Ho sperimentato che ricevere un grazie a volte fa bene a chi lo merita e anche a chi lo invia.
Nel bailamme del Covid restare umani mi sembra già una bella conquista.
Quei giorni mi hanno fatto riconsiderare il rapporto che ho sempre avuto con mia madre. Anaffettiva, distante, concreta, forse troppo.
Da qualche tempo pensavo a come avrei reagito a un evento come quello che ho appena raccontato, e mi ero immaginata una reazione da parete mia totalmente diversa. Una reazione automatica, da reazione al problema, ma incapace di andare a fondo e superare tutte, proprio tutte, le cose in sospeso con il nostro passato.
Forse pensavo di dover, almeno per poco, restituire le pene e le sofferenze che come figlia avevo patito. Non edificante, ma vero.
Invece quando l’ho vista su quella barella, indifesa e sofferente, è accaduto il miracolo. Tutto il rancore è svanito in un attimo e il cuore si è aperto, come le mie braccia, pronte ad avvolgerla, tutta. Da allora, dovunque sia, è con me. E non la abbandonerò, fino alla fine.
Prendersi cura di una madre fragile in via di peggioramento graduale è un compito che ho assunto con gratitudine, come avevo fatto con mio padre. Anche quando costa discussioni in famiglia, con la badante, con mia sorella.
Congedarsi dai propri genitori non è mai facile, farlo in modo brusco lascia spazi infiniti ai rancori di un tempo, ai sensi di colpa, ai fraintendimenti, ai vuoti di conoscenza e informazione. Sono grata per questa opportunità che sto cogliendo appieno.
Ho imparato che i rapporti, anche quelli più tragici, non sono mai immodificabili. Avere fiducia nel presente e nel futuro significa anche permettersi di cogliere le opportunità che sempre la vita ci offre, piccole o grandi che siano. Cogliamole. Fin che siamo in tempo. Altrimenti non andrà tutto bene.
Certo, ora sono madre per mia madre, senza essere mai stata pienamente figlia.
Una caregiver. Che ha sua volta ha avuto bisogno di aiuto.
Due giorni dopo l’uscita dall’ospedale e l’affidamento a mia sorella per il suo turno di badanza, c’è stato il mio incidente, quello che ha cambiato tutto in un attimo.
2021, l’anno in cui ho visto la paura in faccia e l’ho sconfitta
Il primo giorno, il primo maledetto giorno di vacanza solitaria in cui ho potuto stendere le gambe su un lettino e aprire un libro da leggere è accaduto l’imponderabile. Un relax che non è durato nemmeno due ore che mi ha fatto precipitare in un incubo da cui ho fatto molta fatica ad uscire. Ora che è passato posso ammetterlo.
La tromba d’aria che mi ha colpita all’improvviso e che mi ha fatto vedere la morte in faccia è stato un trauma che ho superato con il tempo e con un lavoro specifico che mi ha fatto scoprire la calma e la serena rassegnazione di quando sei consapevole di non poter far nulla per salvarti e non ti resta altro che accettare ciò che accadrà, fosse anche la morte.
Proprio io che sono da sempre terrorizzata dall’idea della morte! Sono lievemente ipocondriaca e faccio di tutto per stare bene, compresi esami diagnostici periodici. Solo ora, dopo questa terribile esperienza, mi rendo conto di aver fatto qualche passo in avanti.
Una mia collega tempo fa mi disse “A dispetto dei capelli, ancora si vede che ti hanno rasata, mi verrebbe da dire che l’incidente ti ha fatto bene. Sei più serena, composta, equilibrata. Bella”.
Aveva ragione, le sono grata.
E’ stato in quel momento che ho avuto la conferma che ciò che mi era accaduto era stato positivo, sì, positivo, perché nonostante la difficoltà di superare il trauma (ci ho messo due mesi buoni per non uscire più di casa, salire in auto o aprire la porta senza pensare che qualcosa di terribile potesse accadermi) so che posso attingere a quella sensazione di impotenza ma anche di profonda accettazione che ho provato quando, con la ferita in testa e ancora vigile, ho visto arrivare verso di me il gonfiabile e ho pensato “Non posso fare più nulla”, attendendo che il destino si compisse.
E nemmeno mi sono rattristata quando, pur essendomi rivolta a una valente avvocata di Bologna, l’assicurazione ha rifiutato in prima istanza l’indennizzo, sostenendo che l’evento non poteva essere previsto.
Anche qui, ho incontrato nel Comandante della Capitaneria di Cervia, cui mi ero rivolta in allora per la denuncia e cui mi sono rivolta oggi per difendere il mio diritto alla verità, una Persona degna di questo nome, capace di rappresentare al meglio lo Stato che piace a me, quello al fianco dei cittadini indifesi davanti a un’ingiustizia. Ora confido nel buon andamento della causa e sono grata a quell’uomo che mi ha trattata come una persona e non come un numero.
Di quei terribili giorni mi resta solo più una cicatrice in testa, che pure ha lasciato un solco profondo tra un prima e un dopo.
Di tanto in tanto l’accarezzo, prude un po’, come tutte le cicatrici. Non vorrebbe esserci più, ma c’è, e in fondo, è un bene anche questo.
Ho imparato a non farmi travolgere dagli anni che passano
Ho compiuto cinquant’anni tre anni fa, la pandemia non mi ha tolto la possibilità di celebrarli (la crociera prevista è stato possibile farla, appena in tempo che se ci ripenso, che brividi ragazzi!) ma mi ha lasciato addosso una sensazione di non poter più cambiare il destino della mia vita.
Un freno di cui mi sono liberata, appena in tempo. In piena pandemia ho scelto di investire su me stessa. Ero e sono circondata da persone che si sono fermate. Ho scelto invece di rafforzare la mia capacità di evolvere cogliendo ogni opportunità, anche le più tragiche. Avevo un sogno nel cuore da troppo tempo e mi sono detta: “Ehi, Elena, ma cosa aspetti? Buttati!” e così ho fatto. Sono diventata una coach.
Non avevo mai investito tante risorse, di tempo ed economiche, soltanto su me stessa, senza altro fine che fare qualcosa per me perché ne avevo voglia. E’ stata ed è un’esperienza bellissima.
Ero convinta che a cinquant’anni suonati non avrei potuto cambiare la mia vita né il mio modo di condurla, ma mi sbagliavo.
Non che avessi più tempo del solito a disposizione, durante la pandemia e ancora oggi lavoriamo come matti, con orari anche più lunghi del normale. In emergenza non ci si poteva tirare indietro davanti alla paura delle persone da un lato di recarsi al lavoro sotto la minaccia del virus e dall’altra di perderlo, quel lavoro e insieme al lavoro, perdere tutto.
Ma avevo ancora del tempo. Quello che stavo sprecando nella visione di serie televisive o in altre attività meno utili e che invece avrei dedicato a me stessa, a rafforzare le mie competenze e a realizzare i miei sogni.
Ho studiato e sto ancora studiando. Non credo che smetterò mai di farlo e non solo a questo proposito.
Ho terminato il percorso scoprendo che ho tanti progetti nel cuore e che uno di questi, quello più grande, posso realizzarlo, anzi, sto già progettando di farlo!
Quest’anno difficile mi ha ridato la forza di tornare a sognare, nonostante tutto. Forse ho potuto ritrovarla proprio di fronte al rischio di perdere tutto.
Ho imparato la fiducia nella mia scrittura
Questo è di gran lunga l’anno migliore per quanto riguarda la costruzione di una piena fiducia nella mia scrittura.
E’ anche l’anno in cui è uscito finalmente Càscara , che ha avuto e sta avendo un grande successo, molto al di là delle più rosee aspettative.
Ma al di là del successo di pubblico, Càscara mi ha insegnato la fiducia nella mia capacità di scrivere e raccontare.
Non sai se sei veramente riuscita a scrivere qualcosa che resta nel cuore delle persone fino a quando non hai il coraggio di pubblicarlo e sottoporlo al loro giudizio.
Per questo, quando qualcuno mi domanda se un proprio manoscritto dovrebbe essere pubblicato anche se lo ritiene senza speranza di essere letto, apprezzato, diffuso e omaggiato, io rispondo sempre, senza alcun indugio, di sì.
Le storie, se sono scritte bene e se sono originali, sono un balsamo per il cuore, per chi le scrive e per chi le legge.
Per parte mia, di presentazione in presentazione la cosa più importante che ho imparato della mia scrittura è che è capace di suscitare emozioni, riflessioni, rispecchiamenti ma anche e soprattutto autentico piacere nel leggerla. Ogni volta che mi confronto con un pubblico vero, e ciò accade soltanto con le presentazioni in presenza come l’ultima, bellissima, alla CGIL di Torino, c’è una nuova consapevolezza sui messaggi, sui personaggi, sulla complessità della storia.
E ci sono emozioni che sgorgano mettendo a nudo noi stesse. Non è forse questo il compito precipuo della narrazione?
Anche il coraggio di commuoversi a una propria presentazione è un regalo che mi ha portato quest’anno così difficile e potente.
Farlo apertamente, davanti a una platea attenta e numerosissima oltre le aspettative, con cui di solito intrattengo rapporti professionali e con cui devo, spesso sono costretta, a tenere un atteggiamento fermo, duro e serioso ma mai, assolutamente mai, vulnerabile è stato davvero sorprendente.
Le parole con cui Enrica ha parlato della mia storia, la lettura, a sorpresa, della lettera che Filomena, una delle trenta figure femminili del romanzo (non avevo la più pallida idea di averne tratteggiate tante, ma lei, le ha contate tutte!) scrive al figlio Michelino poco prima della sua partenza per il nord, hanno rotto l’argine. Il mio, quello di Enrica e quello della platea che ha partecipato, attivamente, durante tutta la serata.
Un regalo gigante.
Una serata conclusasi nel modo più bello: alla fine della presentazione un giovane che non avevo mai visto si è messo in fila e ha atteso pazientemente il suo turno al firmacopie (volete qualche suggerimento su cosa scrivere? Leggete qui). Si è avvicinato e sottovoce mi ha confessato di essersi commosso tanto perché anche lui è un ragazzo immigrato dal sud. Mi ha chiesto di regalare a sua madre una dedica che ricordasse questo avvenimento e sono stata molto felice di poterlo fare, personalizzando il romanzo a lei destinato.
Che bello sapere di aver toccato le corde di uno specifico cuore!
Cosa mi porto nel 2022?
Entusiasmo e volontà. E una grande consapevolezza di chi sono, di dove voglio andare e insieme a chi.
Ma soprattutto, il mio nuovo anno comincerà com’è finito: con la consapevolezza di dover continuare a scrivere. Di continuare a tirar fuori dal cassetto dell’anima le mille storie che ogni mattina, al risveglio, mi ballano in testa e poi, offrirvele.
D’altra parte, non posso smettere. Scrivere significa tenere viva una parte importante di me.
Cosa vi ha trasmesso questo 2021? Abbondanza o scarsità? Nuovi progetti o pausa di riflessione?
Quali sono le cose che vorreste portarvi nel 2022?
Mentre vi apprestate a rispondere qui sotto, voglio ringraziarvi per avermi accompagnata fino a qui con le vostre letture, i commenti , la vostra amicizia. L’ho percepita, anche attraverso la rete.
Tornerò per gli auguri di fine anno ma intanto godetevi questi giorni, nel modo migliore.
Continuate a camminare sui ghiacci della vita con l’equilibrio e la grazia che caratterizzano noi Volpi 😉
Buon tutto amiche e amici miei
22 Comments
Marina Guarneri
Cara Elena, il tuo bilancio mi ha fatto riflettere, soprattutto sull’importanza dei rapporti familiari. Si dà sempre tutto per scontato, invece sono sempre necessari propositi concreti e azioni reali: nella difficoltà viene fuori il bisogno che abbiamo di non avere rimpianti. Per adesso io ne sto coltivando uno: essere lontana dai miei mi allontana da alcuni importanti problemi; vorrei, dovrei fare qualcosa e penso di avere tempo. Ma il tempo non è sempre paziente e quando penso alle paure che maturo, mi do delle colpe e vivo male. Anche la tua brutta esperienza insegna e ribadisco la mia felicità nel sapere che il destino abbia fatto scelte diverse per te. Sia ringraziato il Cielo!
Cosa mi ha lasciato questo 2021? Niente. Anzi, mi ha caricato addosso tante cose negative: paure,pensieri, preoccupazioni, delusioni (tante). Non penso che l’anno che verrà sarà migliore, per niente. Questo mio pessimismo cosmico ha inghiottito tutto, provo sollievo ormai facendo altro, scrivere mi pesa, ho smesso di capire le persone, non mi impegno nemmeno più a farmi capire io, insomma, è tutto brutto, per me, adesso.
Però ti auguro di trascorrere un sereno Natale e di coltivare sogni e speranze, visto che ci sono e sono un ottimo motivo per vivere bene.
Elena
Cara Marina, hai proprio ragione, questo è un tempo in cui tutto vale e tutto va riscoperto. Così è accaduto a determinate mie relazioni familiari, non ottime per la verità fino a qualche anno fa e poi piano piano diventate sempre più tollerabili fino alla scelta di lasciare tutto il disagio che ho provato indietro per cogliere il momento e non avere rimpianti. Una scelta all’inizio faticosa ma oggi, pur nella fatica che non passa, per altre ragioni, assolutamente valida. In questo tempo buio, qualche punto fermo di serenità dobbiamo metterlo, almeno provarci! Mi spiace che il 2021 sia stato per te un anno così brutto e mi pare di coglierne gli effetti nel tuo messaggio. Ti conosco come una persona capace di guardare a spazi di luce e sono certa che li stai trovando, anche se la scrittura langue e il resto fa male. Le persone fanno male perché sono messe come noi. Cerco di ricordarmelo ogni giorno. C’è sempre tempo e modo per fare qualcosa, per piccola che sia, capace di cambiare il corso se non delle cose di una triste e apatica giornata da fine 2021. Ti abbraccio e ti faccio i miei migliori auguri di buone feste.
Cristina
Ho letto con molta partecipazione ed emozione il tuo post, e mi riprometto di riprenderlo sul mio blog con un articolo dedicato, magari per inaugurare l’anno che verrà. Mentre il 2020 è stato un annus horribilis per tutti, in varia misura, il 2021 sembra ci abbia offerto degli squarci di luce.
Elena
Sono felice che il 2021 sia andato meglio del 2020, d’altra parte l’anno scorso abbiamo ricevuto una botta davvero importante e per riprendersi non basterà qualche anno, a mio avviso. Sono felice di aver ispirato anche a te un post sul tema. Lo leggerò con attenzione e con la stessa emozione che tu hai provato leggendo il mio 🙂
Barbara
Buone feste e buon riposo Elena. Con un anno così complicato, c’è proprio necessità di prendersi un po’ di respiro approfittando delle festività. 🙂
Elena
Grazie Barbara, intendo proprio fare questo, respirare un po’ più profondamente. Auguro anche a te buon riposo e festività degne di questo nome.
Barbara
Beh, sarebbe divertente allenarci insieme per una volta Grazia! 😀 Ma mi basterebbe pure una bella camminata tra i boschi delle tue zone. Anche una ciaspolata, perché no? 😉
Grazia Gironella
Il 2021 mi ha portato tempesta. Mi ha staccata da cose cui mi aggrappavo con tenacia, mi ha mostrato che la vita non si può affrontare con troppo controllo. Adesso so che molto di ciò che dico di me stessa è relativo, che posso essere molto altro, nel senso “di più” e nel senso “diversa”. Non è un periodo tranquillo, davvero, ma in parte mi dà fiducia vedere che tante catastrofi immaginate, come la sospensione della scrittura e del blog, possono accadere anche senza il mio consenso… e lasciarmi viva e vegeta, pronta ad andare avanti. Di negativo, invece, mi porto addosso l’impressione che il tempo venga risucchiato prima di essere utilizzato, e la sensazione di non riuscire a instaurare una nuova pratica fisica regolare. Devo andare a lezione da Barbara! Ti abbraccio forte. 🙂
Elena
Lasciare andare, lasciarsi andare. C’è forse qualcosa più di questo che può regalarci la piena accettazione di tutte le nostre parti? Specie quando sono belle come le tue. Chiuderai il 2021 che verrà risucchiato come il resto. Cominciare il 2022 con la mente viva e vegeta è davvero una gran cosa. Ricambio affettuosa l’abbraccio
Marco Lazzara
Per me è stato il 2020 l’anno horribilis, a marzo mi sono davvero visto crollare tante cose faticosamente costruite. Il 2021 lo vedo già come un anno molto migliore: ho lavorato tanto in DAD, adesso ho ripreso a lavorare in presenza presso un’azienda, quest’estate ci sono state, al netto di alcuni momenti spiacevoli, delle belle soddisfazioni lavorative, belle soprattutto perché inaspettate. Quando trovi che c’è chi apprezza ciò che fai.
Il 2020 è stato una mazzata anche dal punto di vista di blog e scrittura. In tanti mi hanno abbandonato, per i motivi più vari, e a me spiace per ognuno di loro (o quasi), e averne visto il declino progressivo, perché se da una parte ti rendi conto che alla fine si scrive più per se stessi, dall’altra ne avverti anche l’inconsistenza, che qualcosa non ha funzionato. Allo stesso modo per la scrittura, purtroppo al mio ultimo libro non ho potuto dedicare fisicamente lo spazio che avrebbe meritato, essendo uscito giusto poco prima dell’inizio della pandemia (già, bella sfiga). La Mole sulla copertina rimane una malinconica immagine di sospensione.
Elena
Caro Marco, mi spiace molto per la pesantezza del 2020. Perdere tutto o quasi all’improvviso è disarmante. Per fortuna questo 2021 sembra averti portato qualche buona novità, mi rallegro, sono certa che ti stai concentrando su questa. I romanzi sono una incognita, talvolta escono e non li nota nessuno e poi, d’improvviso, vengono notati, apprezzati, letti. Molti hanno scritto durante la pandemia, è capitato anche a te? Quanto al blog, io ho avuto un incremento durante il lockdown poi tornato alla normalità. Anche da me molti commentatori abituali sono spariti, mi piacerebbe sapere dove e come stanno. Quando ogni settimana leggi quel nome nei commenti ai tuoi articoli è come frequentare il bar sotto casa in cui vai con fiducia perché incontri sempre qualcuno che hai piacere di vedere. Il bello? C’è chi va e c’è chi arriva… Un grande regalo
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Maria Teresa Steri
C’è molta maturità e saggezza nelle cose che dici, nel modo in cui hai “letto” i fatti che ti sono capitati quest’anno. Alla fine, viene da pensare che gli eventi spiacevoli arrivino per insegnarci cose positive. Per lo meno, a volte è così. In ogni caso, se siamo in grado di accoglierle nel modo giusto, ci fanno crescere interiormente.
Io non ho ancora fatto un bilancio di quest’anno. Non mi sono capitati eventi importanti ma è cambiata la mia prospettiva su tante cose (e persone) e purtroppo non in modo positivo. Non so se mi sentirò di parlarne in un post, magari quando acquisterò un po’ di serenità, vedremo.
In ogni caso, ti ringrazio per questa ventata di positività che ci hai donato. E sono contenta del tuo proposito di continuare a scrivere!
Elena
Cara Maria Teresa, i bilanci arrivano quando i contrappesi sono pronti. Per me è stato adesso, perché questo è un momento delicato in cui sto raccogliendo gli esiti di molte vicende tentando di farne qualcosa di utile per me. Per arrivarci ho attraversato la palude, una lastra di ghiaccio direbbero le Volpi. Ora sono sull’altra sponda. Mi sono voltata un attimo, ma ora desidero andare avanti. Auguro anche a te e a tutte noi di attraversare questo momento portandosi dietro un pò di positività e speranza. La scrittura? È parte integrante del mio benessere, non potrei lasciarla… Grazie per il tuo pensiero!
newwhitebear
L’anno che sta per finire non è stato facile per un cumulo di motivi tra questioni personali e altre beghe direi che è stato orribile . Tuttavia cerco di vedere nel negativo anche qualche aspetto positivo. E così è stato Cosa? non dare troppa fiducia alla gente ma solo il minimo.
Cosa mi aspetto dal 2022? Un pizzico di tranquillità che quest’anno non sono riuscito ad avere.
Elena
Ciao Gian, mi spiace per questo anno orribile ma sono felice che tu possa comunque intravedere qualcosa di positivo. Capisco che la tua capacità di dare fiducia è stata messa a dura prova e mi sono chiesta se sarei capace di dare fiducia “al minimo” alle persone che ho intorno. È difficile calibrare io di solito mi regolo così :la fiducia accordo sempre in anticipo (con minime condizioni di intende). Poi sta all’altra persona mantenerla. Una responsabilità che cedo volentieri accettandone le conseguenze. Ti auguro nel 2022 di ottenere davvero la tranquillità che desideri. Un abbraccio
Luz
Questo post di bilancio non poteva che essere fitto fitto di tutta l’umanità che sei capace di vivere e raccontare, Elena. Credo che anch’io farò un post del genere, perché il mio anno non è stato da meno quanto a sofferenze e anche a belle cose. E senti che dentro di te qualcosa cambia. Comprendo appieno ciò che provi nei riguardi di tua madre, così come l’angoscia di avere vissuto quel momento tanto difficile, in cui hai rischiato la vita.
Ma poi sei anche una donna che cerca e trova dentro di sé le proprie risorse, e così hai pubblicato Càscara e sei diventata una coach. Ecco, sono traguardi che nascono da dentro, da quello che siamo, e per questo sono talmente importanti da essere parte integrante della nostra identità.
Elena
I sentimenti fanno parte di un mondo che è mio e in cui desidero includere tutte le persone che apprezzo, rispetto, amo e che provano lo stesso per me. C’è tanto spazio nel cuore. Ti abbraccio forte e ti leggerò con piacere (sono contenta che questo post sia diventato, almeno nelle intenzioni, una specie di Meme!). Chissà come e quanto sei cambiata Luz, come è accaduto a molti di noi ma non a tutti. Anche il cambiamento è un dono che ci facciamo, affatto scontato. A presto
Sandra
Anch’io come Giulia penso di fare un post seguendo questo tema, perché quest’anno è stato davvero pieno. Tu mi sembri davvero in gamba nell’affrontare quanto ti è accaduto. Ho letto con piacere questo post in cui ripercorri l’anno che sta per chiudersi, buon relax per i giorni a venire.
Elena
Quest’anno Sandra è andata così. Invece di rincorrere nuovi propositi per il nuovo anno ho preferito mettere a valore quello appena passato, come dici tu, un anno “pieno”. Penso ci faccia bene per tante ragioni. Grazie per il complimento credo davvero che questo sia stato un anno sfidante per tutte noi e ciascuna di noi deve trovare il tempo e il modo per dirsi “brava” ce l’hai fatta anche questa volta! Un caro saluto e ti leggerò con piacere, aspetto il post a tema da te ☺️
Giulia Lu Dip
L’incidente che ti è accaduto nel primo giorno di vacanza è stato abbastanza inquietante, perché ti ha fatto toccare con mano la fragilità della vita, è una sensazione che ho provato per esempio quando c’è stato il terremoto in Emilia, mi sentivo insicura e in balia degli eventi. Tuttavia, quando si rischia di morire si guadagna la consapevolezza della preziosità dell’esistenza e di come sia importante non dannarsi troppo per cose che poi non sono mai realmente importanti. È per questo che spesso aver avuto a che fare con una malattia o un incidente ed esserne usciti “salvi” sia pure con qualche cicatrice fa cambiare la prospettiva e si comincia a vivere meglio, perché si assapora la vita diversamente. Anche la cura di tua madre ha portato in te qualcosa di nuovo, riconciliarsi con i genitori per le mancanze che hanno avuto può essere molto liberatorio.
Cosa mi ha portato il 2021? Sicuramente una nuova consapevolezza di me stessa e di quello che voglio nella vita che poi fondamentalmente è la serenità (per niente scontata). Ho lasciato andare la frenesia per la scrittura per una maggiore serenità, anche se mi piace ancora scrivere e sicuramente le storie continueranno a emergere dentro di me. Ma il 2021 non si esaurisce qui ci sarebbe molto di più da scrivere, magari ne farò un post…
Elena
Ogni bilancio ci permette di tenere qualcosa e lasciare andare qualcos’altro. Leggendo il tuo commento ho capito che ho lasciato andare il rancore che produce danni profondi. Quando si è serene si vedono le cose con il necessario distacco. Anche le più importanti, come la scrittura. Sono sicura che questa nuova consapevolezza ti porterà soddisfazioni anche più grandi… E se scriverai del tuo 2021, come sempre verrò a leggerti con curiosità e interesse… Buona notte