Si lo so, avevo detto estate da lumaca e solo cose leggere per questo periodo di fine anno lavorativo prima delle ferie.
Ma è colpa mia se i nodi vengono al pettine proprio tutti ora?
La società in cui viviamo è strana, per così dire.
Escono “decreti dignità” che sotto sotto scopri che sono piccoli palliativi per chi il lavoro stabile non ce l’ha ancora, mentre in realtà si pensa di reintrodurre i voucher in agricoltura e tursimo.
Il che significa lavoro sotto pagato e senza tutele per intere generazioni. Qualcuno davvero fa finta di non sapere che nella maggior parte dei casi con un voucher, quindi una decina di euro, ci pagano intere giornate di lavoro senza contributi, malattia eccetera eccetera? Ma dai…
Ma anche la mia città è strana: una sindaca che francamente non ci accorgiamo di avere, se non per il pasticcio Olimpiadi, che udite udite fa comunicati stampa per inaugurare… Un nuovo asilo? Una scuola, un’area museale, un nuovo ospedale? No, l’attività di riempimento delle buche stradali da parte degli stradini.
Con tanto di televizioni e uffici stampa al lavoro.
Qualcuno le spiega che le priorità sono altre e che qui non siamo per fortuna a Roma, dove le auto vengono ingoiate letteralmente dall’asfalto?
Insomma, la bizzarria è all’ordine del giorno, sarà il caldo.
E poi c’è una questione che sapete bene mi è molto cara: la parità di genere.
In questi giorni si sta discutendo, dopo anni di sottovalutazione, di una nuova legge elettorale che, udite udite, non obblighi la parità di genere, non sarebbe né legittimo probabilmente nemmeno giusto, ma che consenta la doppia preferenza e l’alternanza nelle liste, sul modello delle leggi elettorali comunali di cui avevo già parlato in questo articolo sulla doppia preferenza di genere.
Democrazia paritaria: è tempo di agirla
La battaglia per una democrazia paritaria anche in Regione Piemonte non è finita. Donne e uomini sensibili e democratici hanno deciso di mettere uno stop alle promesse che negli ultimi due anni si sono succedute dalla Regione per aggiornare alle norme nazionali la democrazia paritaria in Piemonte.
Siamo a un anno dalle prossime elezioni e il Piemonte, la mia regione, non si è ancora dotata di una legge elettorale che promuova la democrazia paritaria.
Noi, la Liguria, la Calabria e la Basilicata. Dovevamo farlo già due anni fa, lo prevede la legge 20 del 2016.
Perché semplicemente il Consiglio Regionale del Piemonte, che è composto da 50 consiglieri complessivamente, ha soltanto 12 donne in aula!
Altro che parità nei ruoli istituzionali e politici.
Pensate che la sola richiesta di introdurre norme cogenti anche per i partiti in termini di candidature (e dunque di possibilità di essere elette) e nella costruzione delle liste elettorali ha generato un tale terremoto sotto la sala del Consiglio regionale che stanno anccora cercando di raccapezzarsi adesso.
Un po’ di geografia politica: il partito di maggioranza relativa, il PD, non sostiene la proposta. Lo fanno alcune sue dirigenti però. E le consigliere e i consiglieri di Leu, insieme a due della Lega Nord, una ex del Movimento 5 Stelle ora gruppo misto.
L’iniziativa è stata presa da Silvana Accossato, che ringrazio per la tenacia.
La sua proposta “Norme per l’elezione del Consiglio regionale e del o della Presidente della Giunta ” che potete trovare a questo link, è oggetto di discussione, tra polemiche e concreti timori da parte di chi pensa che la sola competizione leale, determinata da una percentuale del 50% di donne candidate e dunque eleggibili, sia una minaccia.
Come funzionerebbe la nuova legge regionale sulla democrazia paritaria
Semplice: la proposta interviene in due ambiti, la composizione delle liste e le modalità di espressione del voto.
- viene prevista l’alternanza di genere e la pari rappresentanza di candidate e candidati sia per le liste circoscrizionali, che per il listino regionale;
- viene introdotta la doppia preferenza: poter esprimere due preferenze date ad una donna e a un uomo, pena l’annullamento della scheda stessa.
Chi la sostiene
Dopo la proposta, altre consigliere e componenti della Giunta Regionale hanno detto che la sosterranno. Ma bisogna fare di più. Ci vuole un numero di firme sotto quella Legge tale da obbligare la discussione in aula e, soprattutto, una coscienza civile che si muova a sostegno di questa iniziativa.
Per prima si è mossa la CRPO (Commissione Regionale Pari Opportunità) di cui faccio parte, lanciando, due anni fa, una campagna per conquistare anche in Piemonte la possibilità di indicare una preferenza di genere e cambiare la composizione del prossimo Consiglio Regionale.
Anche i sindacati hanno espresso un orientamento a favore, ecco il recentissimo comunicato stampa che ha anche la mia firma insieme ad alcune associazioni importanti tra cui Se non ora quando.
È abbastanza? Assolutamente no. Servono tutte le energie. Ed è per questo che il nostro piccolo movimento non si fermerà, nemmeno d’estate. Vi terrò aggiornate.
E addio lumaca.
D’altra parte ricordate quando vi ho raccontato la splendida esperienza che ho fato lo scorso 25 novembre su invito della Presidente della Camera Laura Boldirni?
Insieme ad altre centinaia di donne sono stata protagonista della prima “occupazione” tutta femminile della storia della Repubblica di Montecitorio, raccontandovi le mie emozioni e riflessioni in questo articolo, a proposito di tetto di cristallo.
Siamo la metà del mondo ma non ci arrendiamo a essere sotto rappresentate.
Porte mai formalmente chiuse alle donne, ma in pratica sfondare il soffitto di cristallo è difficilissimo se una legge non lo consente!
In fondo abbiamo combattuto l’analfabetismo con l’obbligo scolastico, le epidemie con gli strumenti della sanità pubblica universale, val pure la pena di combattere le discriminazioni con una legge!
Le cose importanti accadono perché qualcuno si assume la responsabilità politica di farle accadere.
E io faccio parte di quelle persone che considerano la democrazia paritaria la possibilità di realizzare un diritto la cui implementazione concorre al benessere dell’intera società
Significa parlare di una nuova idea di cittadinanza, che non può essere solo relegata al genere femminile ma a tutti i generi e che deve permeare i ruoli del potere, politici e istituzionali
Non è irrilevante chi prende le decisioni. E se è vero che su queti temi alcuni uomini si muovono mentre non tutte le donne lo fanno, è anche vero che, come dimostrano le firme sotto la proposta di legge, le donne sono capaci di coalizzarsi per un obiettivo, al di là delle appartenenze politiche.
Prova gli undici esercizi di autonomia femminile per crescere
In una società disgregata a me questa caratteristica pare di altissimo valore. E voi, che ne pensate care Volpi?
Per approfondire: studio della Camera dei Deputati del marzo 2017
4 Comments
newwhitebear
il problema di stabilire per legge la parità dei sessi può andare bene oppure no. Ricordo nel lontano 1977 dovevo restare a Bolzano ma una legge provinciale stabiliva che il personale aveva mansioni per etnia. ovvero gli avanzamenti di carriera erano legati dalla ripartizione etnica e non dalle capacità dei singoli. Un vero bestiario.
Stabilire che in consiglio regionale metà uomini e metà donne per legge non mi sembra una gran soluzione. Per contro sono favorevole ad avere due liste da cui attingere per la preferenza, che deve essere unica. Se una donna è valida lo è sia per l’uomo che per la donna.
Quindi due liste fistinte un’unica preferenza
Elena
Ciò che riferisci a proposito del 1977 e della, la chiamerei col suo nome, selezione razziale, è aberrante. Solo 40 anni prima si stabilivano leggi razziali dunque la storia procede lenta e non sempre in avanti. Sta a noi fare in modo che vada nella direzione giusta. La proposta non prevede 50 e 50 posti per legge, ma la possibilità (dove io sia chiaro metterei un obbligo) di indicare una doppia preferenza di genere, come nelle elezioni comunali, credo ti sia capitato di sperimentarlo nel tuo Comune. E nelle liste dei partiti candidature paritarie. Poi, per rispondere anche alle obiezioni di Patricia, chi ottiene più voti passa. Ma qui si tratta di rimuovere una sorta di “selezione negativa all’ingresso”. Chissà se mi sono spiegata meglio?
Patricia Moll
Io credo nella parità ma sono strenuo difensore delle capacità.
Voglio, pretendo che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini in tutti i campi.
Però… però tra il raggiungimento delle cosiddette quote rosa e la professionalità e capacità forse c’è differenza. Quindi, quote rosa o azzurre poco mi importa basta che chi ci governa sappia cosa fa. Magari che al ministero della sanità non ci vada un astrofisico ma qualcuno con competenze in materia
Poi, giustamente, due preferenze una maschile e una femminile mi va bene.
Elena
Il punto è questo. Pari opportunità non significa una gabbia in cui escludere competenze, ma offrire possibilità. La politica è ancora appannaggio maschile, come molti altri ambiti. Poter votare un uomo e una donna stabilisce un equilibrio che prima non c’era. Anzi, restituirebbe un equilibrio. Infatti, e non a caso, non è ancora nemmeno stata discussa. E non tutte le 12 donne in consiglio l’hanno firmata. C’è di che riflettere Patricia