Ehi bambole, cambiamo le regole del gioco
Femminile, plurale

Ehi bambole, cambiamo le regole del gioco

Ehi bambole, cambiamo le regole del giocoVagolando qua e là per l’etere sono piacevolmente incappata nel blog Al di là del buco, interamente dedicato alla fine della guerra fredda tra i sessi.

Mi ha colpito in particolare un articolo che riportava uno Spot Audi: liberarsi dei ruoli di genere normativi è rivoluzionario.

Ho guardato il video e mi sono detta: Cavolo, sono d’accordo!

Ci sono molte chiavi di lettura nel video, per questo ho deciso di scriverci sopra un post, e vediamo che ne pensate.

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#Cambiamoilgioco

Il messaggio veicolato dal video è semplice (oltre a vendere l’articolo, ovvio): #CambiamoilGioco. Dal punto di vista della comunicazione è davvero molto efficace.

Il video è in realtà uno spot che trasmettono che io sappia in Spagna per promozionare in modo intelligente una nuova vettura di una famosa casa automobilistica. Come sempre occorre imparare dalla pubblicità.

Una bambola che sceglie di guidare l’auto

Di sicuro vi sarà capitato di gironzolare per i supermercati di giocattoli prima di Natale, ma ci avevate mai fatto caso? Le corsie sono organizzate, spesso anche attraverso l’uso dei colori, per indirizzare il giusto cliente all’acquisto.

Una potentissima arma di marketing il colore: veicolare la persona giusta nel posto giusto affinché acquisti ciò che deve acquistare.

Lo spot spagnolo dell’Audi

Ed ecco lo spot che non vedrete tanto facilmente in Italia: siamo in un grande supermercato nel periodo pre-natalizio e …. vabbè, guardatelo e poi ne parliamo 🙂

La forza della comunicazione efficace, ribaltare la realtà

Non mi stancherò mai di dire quanto le immagini possano essere efficaci per veicolare un messaggio forte che intendiamo far arrivare. Pensate un po’ all’effetto che farebbe in Italia un video come questo: mi piacerebbe proprio vedere ….

Ma ciò che mi ha davvero colpito di questo spot è stata la capacità di creare una situazione ribaltata rispetto alla realtà.

Questa scelta aveva probabilmente obiettivi non da poco: ribaltare per un attimo la prospettiva e provocare una reazione forte nel pubblico. Ci è riuscita? Io dico di sì.

La provocazione e il paradosso

E in questo video la provocazione è realizzata con la tecnica del paradosso, che in comunicazione è una delle più efficaci

Il paradosso, (dal greco παρά  – contro – e  δόξα – opinione) indica la descrizione di un fatto che contraddice l’opinione comune o l’esperienza quotidiana, e per questo risulta contraddittorio, provocatorio, sorprendente, insolito e inaspettato.

Tuttavia il paradosso potrebbe risultare, ad un esame critico più approfondito, assolutamente fondato.

Dunque non si tratta di un’assurdità, ma di un modo differente di percepire le cose, perché ribalta la prospettiva.

Collocare il punto di vista di chi vi ascolta in una posizione nuova, lo metterà di fronte a uno scenario con una visione più completa ed esaustiva del problema.

Non solo riuscirete ad essere più efficaci ed apprezzati, ma otterrete anche qualcosa che ha un valore inestimabile: la gratitudine.

Tecniche di oratoria. Guida all’arte di parlare in pubblico” – Elena Ferro

Il paradosso è giocato sul ribaltamento dei ruoli: l’omaccione prende il te in giardino mentre le altre bambole giocano a calcio.

Schemi comportamentali che si invertono o vengono sovvertiti, fate voi. Ma anche sul ribaltamento del senso comune.

Pensate all’idea tipica “donna la volante pericolo costante“.

La bambola se la cava bene, vince anche la sfida con il gallo di turno, insomma, è grande in un ruolo che il pensiero dominate affida ad altri.

E qui intercettiamo lo stereotipo, ovvero il fatto che sia l’uomo ad essere competitivo. Cavolo, non avete visto certe iene… 🙂

Sul tema della parzialità implicita, ovvero sul ruolo degli stereotipi di genere nella nostra società, puoi leggere anche Stereotipi di genere, sei capace di individuarli?, su questo blog.

La notte, simbolo di trasgressione

Quando si compiono le trasgressioni nell’immaginario collettivo? Di notte, ovvio.

E infatti è proprio di notte, mentre l’ipermercato tace, che la nostra bambola, che ha perso la ruota di una carretta (pardon, carrozza) che non cammina, trova l’auto e decide di guidarla. Proprio quando le brave bambine devono dormire...

Ma la trasgressione più simpatica è quella del bambino, che consuma una vera e propria piccola ribellione: chi l’ha detto che i bambini non possono giocare con le bambole?

Cambiamo il gioco, cambiamo la cultura

Partendo proprio dai giochi, ovvero dai piccoli. Il bambino che disubbidisce alla madre e porta via con sé macchinina e bambola incorporata domani sarà un adulto, e magari un padre, più evoluto.

Di certo il primo passo dobbiamo farlo noi.

Non nei giochi ma nella realtà della nostra vita quotidiana. Se riconosciamo degli stereotipi che ci fossilizzano in ruoli che altri hanno stabilito per noi, rompiamoli.

Male che vada ci ritroveremo a guidare un’auto fantastica, sfidare qualcuno al suo stesso gioco e a farlo nel modo che sappiamo fare meglio: con la forza della nostra straordinaria femminilità.

Perché a quella no, non ci rinuncio.

Ci avete mai pensato che rosa più azzurro insieme diventano viola?

Sarà mica questo il colore della rivoluzione 😉 ?

E voi, siete bambole o pilote di formula uno?

12 Comments

  • emy

    Penso che questa pubblicità sia stata realizzata davvero molto bene. E’ come un racconto a cartoni animati, dove tutto è detto con un poco sostanziale. Sulla differenza di genere c’è ancora da fare, ma è difficile in un mondo che è stato abituato a distinguere tra maschio e femmina in ogni ambito della vita sociale. Tuttavia, credo che le donne di oggi siano perfettamente in grado di raggiungere ogni obiettivo, anche se con maggiore fatica. Il vero nemico delle donne di oggi sono quelle donne stesse che vendono il proprio corpo per far carriera, o quelle che si rifiutano di acculturarsi. Non puoi vincere se non conosci il tuo nemico e per conoscerlo devi fare o esperienza diretta in battaglia o esperienza indiretta sui libri di strategia di guerra.
    Grazie per avermela fatta conoscere, la diffonderò, magari salviamo qualche altra donna! 🙂

    • Elena Ferro

      Cara Emy, il problema è che in Italia affrontare certi temi è difficile. Genitori anche molto “evoluti” nelle piccole cose si lasciano condizionare dal senso comune. Così un bambino, che vorrebbe giocare con una bambola, viene delicatamente invitato a scegliere altro. Quante volte l’ho visto fare! Ho la stessa tua fiducia nelle donne, ma occorre anche che cresca l’universo maschile, che mi pare sempre un po’ spaventato dal cambiamento. Non so se siamo capaci di salvare altre donne, ma di certo un video come questo potrebbe far riflettere, uomini e donne, su un terreno diverso….
      a presto cara Emy e benvenuta nel blog!

      • Emilia Capasso

        Direi che la maggior parte degli uomini sono terrorizzati e non puoi dargli torto. Adesso basta un messaggio in più e si prendono una denuncia per stalking! Per il resto sono d’accordo.

  • mattinascente

    Bel video, almeno non è la solita donna che pulisce, impeccabile e sorridente!!! Penso che la vera uguaglianza sia data dalla possibilità di fare, liberamente, ognuno ciò che vuole, nel rispetto degli altri. Buona serata.

  • Giuseppe Marino

    “La forza delle provocazioni è necessaria per destare l’interesse delle persone”. Concordo pienamente. A volte bisogna pur uscire dalla mediocrità e dalle righe convenzionali che la società ci impone o che ci costruiamo addosso come un vestito. E in questo ci vuole molto coraggio. Auguri per il nuovo anno.

    • Elena Ferro

      Buona sera Giuseppe e benvenuto tra le Volpi! Grazie per aver sottolineato un concetto cui tengo molto. Lo vedo legato pero’ a un contenuto profondo, che riguardi un tratto autentico della nostra personalità, come tu stesso hai colto. La provocazione per la provocazione non porta da nessuna parte, non credi?
      Grazie per gli auguri che ricambio di cuore . A presto!

  • Elena Ferro

    Si, capisco cosa intendi. Io pensavo piuttosto alla paura di confrontarsi con donne che sono più consapevoli, più forti……. Quanto al resto andiamo su un altro terreno. Ma su questo blog ho discusso anche di questo e ne discuterò ancora! Grazie per la tua riflessione

  • Marina Serafini

    Simone De Beauvoir scriveva che “donne lo si diventa”. Molte preferiscono essere identificate come “femmine”: piu facile e apparentemente più conveniente. La convenienza di un bambino che ha già chi decide per lui e non si sente chiamato a rispondere di quanto fa… Solo che poi il bambino cresce, e se preferisce rimanere piccolo, ne paga tutte le conseguenze: le persone non evolute fanno danno a se stesse e alla comunità cui appartengono. Quante madri danneggiano i figli perchè non sono state in grado di crescere? Può un adulto non evoluto aiutare un bambino ad evolversi?
    Molte donne non sanno decidersi a crescere perchè incoraggiate da uomini non evoluti a rimanere bambine, bamboline dipendenti da poter solo guardare. Un gioco perverso di reciproco assassinio: io ti danneggio attraverso le mie convinzioni, e tu, accettandole, rinforzi le stesse in un fare sempre piu deleterio.
    Il video è ben fatto, anche se poi, alla fin fine, riduce tutto ad un gioco, ad una finzione: la vicenda si svolge in un negozio di giocattoli, dove girano persone “vere”. Ecco che il messaggio sfuma in un contesto che lo sminuisce un pò: sono solo fantocci, in una auto fantoccio, in un contesto che si contrappone per stato. Alla fine “la realtà” prevale, tutto torna a posto, e chi ha trasgredito, torna immobile nel suo ruolo di giocattolo. Un pò come dire ” è stato solo un sogno”!
    Insomma: l’Audi realizza macchine vere, no??

    • Elena Ferro

      Ciao Marina, condivido per intero la tua riflessione, grazie per averla condivisa! Hai ragione, alla fine la realtà prevale. Audi deve vendere le proprie auto, in questo modo ha raggiunto un duplice obiettivo: quel bolide è per tutte le tipologie di acquisto, perché fa sentire una donna trasgressiva e cool, un uomo galante che poi a bordo preferisce avere una bella donna. Vista così sembra addirittura un cliché!
      Sul ruolo di madre la discussione è talmente grande che merita uno spazio tutto per sè. Forse è una riflessione che dovremmo cominciare a fare, che dici?
      Ah….. leggi la chiosa dell’articolo “Befana sarai tu”. Manco ci fossimo messe d’accordo su “donne si diventa”….. 🙂
      A presto

      • Marina Serafini

        Si, in effetti credo che detestiamo le stesse “festivita”… Sull’8 marzo avevo scritto anch’io qualcosa lo scorso anno. Le origini dell’evento sono piuttosto interessanti.. Il resto è la solita fuffa!!!
        😉
        Comunque, a dispetto di tutto, le mimose sono splendidi fiori e nessuno è ancora riuscito a farmeli odiare. Quindi prepariamoci perchè “il giallo” è alle porte!!! Con la penna, intendo!
        🙂

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