Come l'email marketing diventa incubo
Comunicare, secondo me

Come l’email marketing diventa incubo

Come l'email marketing diventa incubo

Sarà capitato anche a voi. Siete davanti al pc, magari per risolvere qualche dubbio grazie alla vostra amica fidato, la stringa di ricerca di Google.

E compare quel sito accattivante che sembra capace di rispondere a tutti i vostri dubbi.

È un attimo.

Il pop up vi chiede di iscrivervi e voi dite

perché no

e… Bingo! Siete a bordo!

Ma se avete scelto il sito sbagliato, allora conoscerete l’email marketing da incubo.

A me è capitato e ho scritto questo post non tanto per insegnarvi a difendervi dagli stalker del web, quanto per analizzare le tecniche utilizzate e individuarne gli aspetti negativi e quelli meno invasivi che magari possiamo testare anche da noi.

Non solo per ricercare maggior consenso, ma per migliorare il nostro rapporto con chi ci legge, ovvero colui che ha deciso di offrirci con fiducia il suo indirizzo e-mail.

Come l’email marketing diventa incubo

Ovvero

Quando la mail diventa stalkeraggio

Scrivere questo post ha richiesto molto tempo.

Tutto è nato quando mi è capitato di rispondere alle domande di un test messo a punto da una naturopata piuttosto celebre.

Si trattava di stabilire il mio biotipo ideale e da qui assumere comportamenti conseguenti in campo alimentare ma non solo.

Da quel momento, e sono passati ben nove mesi, ho ricevuto una sessantina di email.

Talvolta con una periodicità superiore alle tre mail settimanali:  inviti all’acquisto di libri, di servizi a pagamento, di consulenza on line.

Servizi a pagamento al posto di quei contenuti gratuiti che la naturopata prometteva come esca per l’iscrizione.

Essendoci cascata, ho voluto trarne vantaggio.

Così ho cominciato a studiare le tecniche di marketing sottese a questi invii e le ho riassunte qui.

Spero possano esservi utili in qualche modo.


 1) Periodicità dell’invio

La principale strategia legata alle newsletter commerciali è legata al numero delle mail e alla periodicità dell’invio.

Nel caso di studio in questione, questi dati sono cambiati nel corso del tempo.

La variabilità è notevole: può trattarsi di un paio di invii a settimana, fino a una mail al giorno, per poi calare a un invio a settimana e, nel tempo, ogni due settimane.

Ma attenzione, il ciclo riprende dopo un periodo di circa tre mesi!

Variare il giorno di invio della mail e la sua periodicità credo sia utile a “gabbare” l’effetto attesa.

Se cambia orario, giorno, periodicità, di per sè la solita mail sembra una novità.

Così l’utente la apre più volentieri, solo per scoprire cosa c’è di nuovo, cosa è cambiato.

2) I contenuti offerti

Non mi stanco di ripetere che i contenuti gratuiti promessi non sono mai arrivati.

Piuttosto sono stati acennati in lunghi video o articoli che avevano il solo scopo di far venire l’appetito e acquistare quanto proposto; nel caso di specie un libro scritto dalla naturopata stessa.

Nel tempo questi contenuti, diciamo promozionali, sono cambiati.

La variabilità dei contenuti esca, quelli che hanno l’unico scopo di vendere il prodotto mascherati da consigli utili, è legata al tempo che l’utente ci mette per decidere di effettuare l’aqcuisto.

Ho il clic facile e credetemi è stato difficile resistere tutto questo tempo.

In altri casi avrei desistito, per poi pentirmene amaramente.

Ma dovevevo terminare lo studio e così sono andata avanti imperterrita a non acquistare niente per scoprire la sua prossima mossa 😀 

3) Le offerte speciali

Con una periodicità fissa, il venditore promuove attraverso la newsletter iscritti offerte speciali di propri prodotti o servizi.

Se non avete acquistato subito il prodotto, allora dovrete essere invogliati all’acquisto.

Per questo invieranno offerte dedicate esclusivamente a voi con sconti speciali che a volte arrivano fino al 40% di sconto, che però devono essere colti al volo, perché le offerte, tutte, sono rigorosamente a tempo.

 

Solo per 24 ore

Oggi il prodotto X lo trovate al prezzo speciale per voi di …

 

È solo un esempio.

Se è una questione di prezzo, ecco a voi la promozione che può indurvi all’acquisto.

4) Raccontare la filosofia del prodotto o di chi lo promuove

Gran parte dei contenuti saranno dedicati a raccontare la storia di chi promuove il prodotto o del prodotto stesso.

Come sapete bene, oggi è lo storytelling a vendere.

Ciò che non sappiamo ancora di desiderare sarà per noi fonte di desiderio solo se colpirà il nostro immaginario, i nostri bisogni consci o inconsci, se riuscirà a suscitare ricordi o emozioni.

Un prodotto, specie se appena uscito sul mercato, non esiste se non ha colpito l’immaginario di qualcuno che lo ha provato e apprezzato.

Per questo occorre creargli una storia.

E ad essa aggiungere la storia di chi lo ha prodotto o lo promuove.

 

Senza fiducia non si vende nulla

Chi può avere fiducia di qualcuno che non conosce? (questa frase mi ricorda qualcosa…)

5) Perché è necessario acquistare il prodotto

Il presupposto è più o meno questo: se ancora non lo avete acquistato, significa che non ne avete copreso le finalità per la vostra vita. Dunque via a ogni tipo di motivazione che possa spiegare acora meglio perché non potete fare a meno di quel prodotto o servizio.

Un bravo marketer toccherà ogni corda per te delicata: la stima che hai di te stessa, i risultati che vuoi raggiungere, come migliorare la tua vita o il tuo aspetto.

Tutto ciò che ti preoccupano tanto sarà usato per convincerti.

Anche conquistare una persona o un lavoro sono buone ragioni per cercare on line risposte e mezzi per incrementare la fiducia in noi stessi.

Ma il miracolo dell’email marketer con ambizioni di stalker è questo:

essere capace di mostrarti un prodotto standard come esattamente calzato su di te.

Geniale, non trovate?

6) Le storie di chi ce l’ha fatta grazie al magico prodotto

Non possono certo mancare le esperienze “vere” di vita vissta.

Nella lunga lista di email da incubo queste ammontavano approssimativamente al 20%.

Voi non potete in alcun modo verificarne la veridicità, ma di certo potete saggiarne la consistenza.

Sono convincenti, toccano i tasti dolenti che prudono anche a voi e sono capaci di generare un’affinità tra la vostra storia e la loro che vi convince ad acquistare il prodotto o il servizio perché è la risposta giusta per voi.

L’email markteting, quando fa bene

Ci sono molti modi per creare  la newsletter di un blog, come ho scritto in questo post.

E ci sono molte persone disposte a iscriversi perché ritengono che i contenuti di ciò che pubblichiamo o promuoviamo ne valgano la pena.

La mail dei suoi lettori è lo strumento più potente che possiede un blogger per l’ffiliazione al proprio blog.

Ma come ho tentato di argomentare, occorre evitare quel  fastidioso email marketing fatto fuori dai canoni di netiquette della rete.

Dunque quando promuoviamo qualcosa, il nostro romanzo, un servizio o semplicemente noi stessi, dobbiamo farlo nel rispetto della privacy di chi ci ha regalato la sua fiducia.

Quindi un buon email marketing fidelizza i lettori, genera consenso e familiarità, non è invasivo e soprattutto non racconta frottole.

Questo è ciò che a mio avviso dobbiamo fare tutti.

Dopo questa esperienza, ho cambiato la forma della mia newsletter

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Passando tutto questo tempo ad analizzare la questione, mi sono resa conto che forse dovevo alleggerire l’invio della mia newsletter nuovi post.

Così, come vi avevo annunciato in questo post, ho deciso di inviare la newsletter nuovi post una sola volta a settimana.

Il giorno è, come vi sarete accorti, il sabato, ma sto ancora sperimentando l’orario.

Se avete voglia, indicatemi se c’è un’ora preferita per ricevere le mail in fondo al post, nei commenti. Grazie!

Non ho solo cambiato il giorno di invio, ma anche il contenuto della newsletter: troverete i post usciti nella settimana e una citazione tratta dai miei libri perferiti.

Abbiamo già avuto Melville, Simenon, Dostoevskji, ma le possibilità sono infinite!

Sarebbe bello se suscitassero qualcosa di cui vorrete parlare con me. Sapete che potete farlo qui o attraverso il modulo apposito sul blog.

Spero che l’equazione “meno invii meno fastidi” si riveli giusta. Voi che ne dite?


Chiuso il post mi è venuta voglia di farne uno simile per la promozione dei nostri libri… che ne dite?

Io intanto ci penso e ci lavoro su 😉 

45 Comments

  • Banaudi Nadia

    Io detesto le mail spam. Di abitudine mi cancello non appena l’invio diventa molesto come quello che hai elencato. Non avrei mai potuto sopportare quanto hai fatto tu, anche se ti sei immolata per una buona causa. Per me la mail deve essere sintetica e diretta e fornire informazioni utili a chi la riceve, una comunicazione lampo, se diventa stolkeraggio allora mi fa allontanare. Oltretutto se diventa abituale finisce che non la leggo nemmeno piu scorrendola veloce. Non sono certa sia utile a chi è già iscritto a un blog, se lo segue non si è perso niente. Ma questa é la mia opinione.

    • Elena

      Anch’io ho parecchi dubbi sulla newsletter del blog. Avere un elenco di mail è potenzialmente importante, ma dovresti produrre contenuti speciali da distibuire o mandare di tanto in tanto un reminder per l’acquisto del tuo libro o altro. Insomma, devi lavorarci, e infatti è così che i guru dell’email marketing ti suggeriscono di fare. Ma abbiamo il tempo di farlo? Io no. Il tempo mi serve per scrivere post decenti e leggere più che posso. Piuttosto mi pare che la mail sia utile per mantenere un legame, impedire a chi ti legge o ti ha letto che possa dimenticarsi di te. Per questo non bisogna esagerare. Una comunicazione lampo, conq ualche cotenuto speciale. Ecco ciò su cosa sto riflettendo in quetso momento, Nadia.

      • Banaudi Nadia

        Secondo me è bello ogni tanto che racconti come una chiacchierata personale cosa stai leggendo o quali sono in piani per i prossimi post, quindi a cosa stai lavorando, io come riassuntivo di ciò che già è stato pubblicato lo trovo poco utile, anche se è vero che per molti può essere un remember nel caso avessero perso gli articoli.

        • Elena

          Si Nadia, più che altro serve a quello, cioè a recuperare i post che hai perso. Non avevo pensato alla newsletter come mezzo per aggiornare i lettori sulla situazione scrittura e aggiornamento blog o altro. Qualcosa simile alla scelta di @Grazia di mettere al fondo dei post il punto sulle letture e sulla sua scrittura. Grazie, un’ottima dritta, ci rifletto sopra

  • Maria Teresa Steri

    Disavventure come la tua me ne capitano spesso. Puntualmente dopo un po’ le mail si fanno insistenti ed eccessivamente promozionali. A volte il confine è anche sottile, altre volte c’è un eccesso punto e basta. Penso che trovare dei contenuti interessanti non sia facile, newsletter davvero utili si contano sulla punta delle dita. Però ricevere gli aggiornamenti è essenziale per me, infatti i blog che non hanno questo tipo di servizio tendo a non vederli e a perdermi i post. Secondo me nel tuo caso non serviva fare questa modifica perché le mail non erano tante, però la nuova grafica è molto carina 🙂

    • Elena

      Grazie per i complimenti per la grafica! Ogni tanto cerco di aggiornarla, anche questo serve per rendere più appetibile l’apertura della mail. La verità è che con tutti i profili social e il lettore di WordPress è facile sapere di un nuovo post. Sto facendo tentativi per trovare il giusto equilibrio tra segnalazione e disturbo. Nel mio caso, sto testando l’invio dìsettimanale vs quello giornaliero nuovi post, per capire se e come aumentano le aperture e il numero di clic che portano al sito dalla email.
      Che cosa pensi quando cominci a ricevere le email fastidiose?

  • Barbara

    Se c’è una cosa che blocco ancora prima che abbiano terminato il caricamento sono i pop-up. 😀
    Mai e poi mai mi iscrivo da quelli, ho proprio il NO automatico incorporato. Ed è comunque difficile che io mi iscriva ad una newsletter al primo impatto. Piuttosto vado a vedermi la pagina Facebook prima e decido da lì.
    Anche iscrivendomi, non ho il problema di essere sommersa da mail: santo Gmail le smista piuttosto bene e la scheda Promozioni la pulisco in fretta, manco 5 secondi.
    Fare una notifica riassuntiva della settimana può essere meno invasivo all’utente, però dovrebbe quanto meno contenere l’elenco degli ultimi contenuti pubblicati. Sulla tua vedo solo un “vieni a curiosare sul sito”. Il rischio è che venga aperta per vedere se c’è qualcosa di interessante, scatta l’accesso al sito (e quindi si potrebbe pensare che si aumentano le visite, sono obbligati a cliccare per vedere i nuovi contenuti), ma se non trova nulla che lo acchiappa o si accorge che il contenuto merita più tempo, esce subito. L’effetto finale è di avere un rialzo di accessi, ma anche un aumento della frequenza di rimbalzo e una diminuzione drastica del tempo di permanenza sulla pagina. Queste ultime due sono cose cattive per Google e il ranking.
    Quindi è consigliabile che l’utente clicchi sull’anteprima di un contenuto consapevole di volerlo leggere (e se esce subito è per un imprevisto), piuttosto che clicchi solo per vedere il titolo e poi scappi non interessato.

    Per la mia personale esperienza, mi puoi mandare una mail al giorno dal tuo blog (se scrivi un post al giorno) e appena posso me la leggo. Se me ne mandi anche una a settimana va bene, appena posso me la leggo uguale. 🙂

    • Elena

      Ciao Barbara, probabilmente devo impostare meglio gmail, perché la casella promozioni non filtra nulla. Certo come blogger uso la mia esperienza di lettrice per regolarmi. Per parte mia , ricevere molte mail al giorno equivale a spam. Per questo sto “migrando” verso il tasto seui sull’applicazione di wordpress, così quando ho tempo di leggere vado sulla app, apro i siti seguiti e leggo in pace.
      Ma molti blog, e non solo quelli su blogger, nonn presentano questa funzionalità o se sono disponibili sul lettore non si possono commentare direttamente ma occorre andare sul blog.
      In ogni caso per me è meglio che ricevere molte mail, oltre a quelle che devo leggere per motivi di lavoro.
      La newsletter settimanale deve avere un codice scritto in modo errato perché nella preview di Mailchimp ci sono i link agli articoli e nel corpo della mail non ci sono. Spero questa volta di aver corretto, ma non nesono mica sicura… Continuerò a tentare, fino a quando non ci riesco perché senza dubbio hai ragione. Non mi importa tanto la questione accessi, non entro così nel profondo delle questioni informatiche come sai fare tu :), ma mi spiace non linkare gli articoli.
      La newsletter settimanale punta proprio su questo.
      Comunque sono lieta che anche quella settimanale ti possa piacere. Ho aggiunto le mie citazioni preferite… 😀

  • Rosalia Pucci

    Ciao Elena, di solito ripulisco la mia mail di ciò che non mi interessa e finisce nel cestino senza neppure prendermi il disturbo di aprirlo. Non riguarda il tuo blog, che invece apprezzo e seguo. Anch’io sono per la linea soft, l’inviare una newsletter ogni tanto è rispettoso di ci dà la sua mail, ogni giorno o quasi, risulta invadente. Un abbraccio

  • newwhitebear

    allora come mi difendo dagli stalker? Thunderbird, il gestore di posta, ha una funzionalità: spam: Dici che è indesiderata e quella manco la vedo, Questa unitamente al filtro spam dei miei provider, sono due, riduce a poschissime mail stalker.
    Seconda opzione firefox, il mio browser, mi permette di bloccare per default le finestre di popup e prevedere le eccezioni per quelle che servono, che abilito singolarmente.
    Quando mi iscrivo a un sito leggo per bene cosa propone con la privacy e ovviamente il marketing o altro è bandito. Se non si può tanti saluti.
    Chiedi l’orario? Quello notturno è il migliore.

    • Elena

      Sei ben organizzato! Anche io ho i pop up bloccati, ma qui non è colpa dei siti stalker, ma mia. Di solito non mi iscrivo se non sono sicura, ma come poterlo essere? La signora in questione era così accomodante…
      Proponi un orario notturno? Interessante, non ci avevo mai pensato. Questa settimana lo provo, vediamo…
      Grazie

  • Grazia Gironella

    Apprezzo gli invii di newsletter non troppo frequenti, così come apprezzo i post non esageratamente lunghi. Posso dire finché voglio che la nostra è la civiltà della fretta, che è inaccettabile avere voglia di “tagliare” dopo pochi minuti… ma lo faccio! E sì che i post sul mio blog non sono poi questo fenomeno di concisione…
    Gli spammatori via email sono detestabili. Ho cambiato indirizzo email, qualche mese fa, perché ormai ero sommersa di spam, e non ti dico il paesaggio che trovo adesso quando vado a controllare se un qualche messaggio utile è finito all’indirizzo vecchio… 🙁

    • Elena

      Sui post lunghi sono d’accordo con te e con chi lo ha già sottolineato. La SEO ti suggerisce sempre contenuti lunghi, più di 2000 parole, per raccogliere più stringhe di ricerca. Non è che non li tollero ma difficilmente li leggo per intero andando a cercare l’essenziale. Cerco di considerare il tempo e la pazienza come vincoli per la mia scrittura, ammetto di non riuscirci sempre. Nel caso che vi ho raccontato non solo le mail erano numerose ma lunghissime. Ma siamo noi fuori dalle abitudini standard o devono aggiornare le tecniche utilizzate?

      • Grazia Gironella

        Non so risponderti, ma sono abbastanza critica verso i dettami dei guru della visibilità, soprattutto quando contrastano con le mie impressioni personali. Un post di oltre 2000 parole lo leggo raramente anche quando l’argomento è di mio interesse, figurarsi se mi interessa il giusto… Anche il fatto che il lettore “cerchi l’essenziale”, come dici, è normale ma mi sembra anche una piccola sconfitta: non dovrei essere più interessante, o più concisa? Tu comunque non mi sei mai sembrata davvero fuori misura. 🙂

      • silvia

        Chi consiglia contenuti lunghi oltre 2000 parole ha un concetto di SEO piuttosto antiquato se non errato. Prima di tutto perché, anche ammesso che tecnicamente davvero un post lungo possa essere preferito da google rispetto a uno più breve, stroncherebbe il lettore e il buon posizionamento non porterebbe comunque a nulla.
        Oggi gli algoritmi di google sono sempre più sofisticati per intercettare congruenza tra il contenuto e le parole chiave, oltre ad altri elementi come la reputazione del sito, la coerenza interna dei contenuti, il numero di visite, il tasso di rimbalzo etc etc.
        Poi, per carità, se il tema richiede un post anche di 3000 parole, non c’è nulla di male, eh!, ma non certo per fare un piacere a google.
        A ben vedere, the king is content anche in chiave SEO. 😉

        • Elena

          La questione sembra essere questa, Silvia : visto che il contenuto è il re, quanto più l’argomento è approfondito meglio è. E in un post più lungo del solito le parole chiave che appaiono nella stringa di ricerca sono di più e dunque il post sarà più visibile sui motori di ricerca.
          Io però come ho già scritto non amo lungaggini come lettrice e di conseguenza cerco di non dilungarmi troppo cometa blogger. Eppure seguo siti in cui la lunghezza sembra la norma e vanno alla grande. Misteri. Di sicuro è inutile se non dannoso allungare il brodo. Anche per la SEO!

  • Giulia Lu Dip

    Io mi sono ritrovata una bolletta wind triplicata perché a quanto pare navigando mi sono iscritta a chissà quale abbonamento, adesso wind ha disattivato questa iscrizione e disattivato anche la possibilità di farlo inconsapevolmente (non ho ancora capito a cosa mi sono iscritta e spero che mi arrivi il rimborso parziale che wind mi ha promesso). Racconto questa esperienza perché la tecnica è la stessa, ci si iscrive a un sito, si risponde a un questionario con promesse accattivanti e ci si ritrova bombardati da mail e offerte. Io spesso cancello le mail e basta, dopo aver provato più volte a cancellarmi dalla lista inutilmente ormai mi limito a cancellare le mail. Per le iscrizioni ai blog invece non è problema, se ricevo la notifica di un post me la tengo in evidenza finché non lo leggo, gradisco i post non troppo lunghi ma se seguo un blogger mi piace seguirlo a prescindere.
    Il sabato comunque, per me, è un giorno buono perché ho il week end davanti per leggere il post 🙂

    • Elena

      Ciao Giulia, mal comune mezzo gaudio! Di solito dovresti poterti cancellare dal servizio direttamente dalla email, credo sia obbligatorio inserirlo, ma vedo che in molti se ne disinteressano. Non basta cancellare l’email o cancellarsi dall’invio della newsletter. Dovresti poter cancellare facilmente il profilo con cui ti sei iscritto al sito. Riuscirci è un’impresa! Ricordo il nostro impegno di blogger senza fini commerciali per adeguarci al GDPR. mentre chi fa business spesso trascura la trasparenza. Allora il sabato è fissato!

  • Calogero

    Tempo fa mi sono iscritto alla newsletter di un sedicente guru della SEO (uno “meglio di Neil Patel”, a voler credere alle sue vanterie da adolescente avvinazzato).
    Risultato: 3 mail promozionali piene di smargiassate a settimana.
    Stufo di perdere tempo con le sue str… anezze, la penultima l’ho cestinata senza nemmeno aprirla.
    Elena, vuoi sapere come è andata a finire?
    2 giorni dopo ho ricevuto una sua mail dove mi informava di essere a conoscenza del fatto che non avevo aperto la precedente (mail evidentemente tracciata) e al contempo mi chiedeva, nel caso non fossi interessato ai suoi aggiornamenti, di disiscrivermi dalla sua mailing list perché, UDITE E RABBRIVIDITE:

    “Non abbiamo tempo da perdere e la tua casella mail è già abbastanza incasinata”

    (se ti sembra assurdo al punto da non crederci posso inviarti la mail originale, così ti rendi conto di che razza è l’individuo in questione).

    Per quanto mi riguarda, un invio a settimana è più che sufficiente. Riguardo l’ora non saprei, le mail le apro quando ho un po’ di tempo e i blog li bazzico quando ne ho di più.

    Attendo il post sulla promozione letteraria 😉

  • silvia

    Rispondo qui sotto. Sul fatto che più un post è approfondito, meglio è, sono d’accordo, ma non in senso assoluto. Dipende da un sacco di variabili. Dal tipo di sito, dal tipo di utenza, dal tipo di argomento, per esempio.
    Tanto per farti un esempio, collaboro come ghostwriter per un’agenzia SEO che ha come clienti alcuni tra i maggiori colossi della vendita on line. Ebbene, gli articoli che mi commissionano mediamente sono di 500-600 parole, perché per il loro target questo è richiesto. Eppure, neanche da dirlo, sono sempre al top del ranking (ovviamente l’agenzia SEO fa a monte un enorme lavoro per il posizionamento che prescinde dai miei post, tra cui anche capire la lunghezza adatta per quegli articoli).
    Quasi sempre è meglio avere poche keyword mirate, che corrispondano a un preciso intento di ricerca, piuttosto che mille parole chiave inutili, anche perché è sufficiente fare un’analisi dei trend per capire che certe keyword non portano alcun traffico. Anzi, oggi l’algoritmo di google penalizza l’eccessiva quantità di keyword troppo simili perché lo considera una sorta di stuffing.
    Purtroppo, e per fortuna, non ci sono regole universali: il lavoro del SEO è molto complesso proprio perché va adeguato alla singola situazione e al singolo sito.

    • Calogero

      Le ultime SEO che mi sono giunte (non dal SEO “guru” spammer) parlano di post lunghi almeno 1000 parole.
      A chi dare retta?
      Secondo me tra le 500 e le 700 andrebbero anche bene, ma io sono privo di competenze in materia.

      • SILVIA ALGERINO

        In quello che dici tu c’è una base di verità, ma il problema è che a volte le analisi vengono mal interpretate o semplificate. Le statistiche (si parla dell’inizio del 2018) dicono che nelle prime 3 posizioni del ranking mediamente gli articoli sono di 920 parole, mentre in precedenza erano mediamente più corti (se ricordo bene, con la stessa approssimazione, allora si diceva di scrivere post di almeno 600 parole).
        Gli stessi esperti SEO affermano che si possono dare due interpretazioni altrettanto valide, benché opposte: da un parte si può dire che sono i produttori di testi a prediligere testi più lunghi (il ritorno al testo più lungo si registra anche sui social, per esempio) oppure, viceversa, che è google a premiare testi più corposi.
        Di fatto, qualunque sia la risposta (e forse non lo sapremo mai), scegliere una lunghezza di testo avendo come unica base il soddisfare l’algoritmo non va bene per una lunga serie di motivi, tra cui il rischio di annoiare il lettore e l’essere penalizzato da google stesso nel momento in cui il post ha una scrittura ridondante di parole chiave (stuffing). Del resto, è normale che ci siano argomenti che si possono esaurire anche con 400-500 parole, mentre altri che ne richiedono 3000. Pensiamo, per esempio, ai quotidiani on line: se le regole fossero così ferree, l’ANSA on line potrebbe chiudere.
        Per questo, secondo me, non ci sono regole universali, al di là dell’indicazione sempre valida che un testo ben scritto, esaustivo e coerente con l’argomento e con il target sicuramente si posizionerà meglio di un testo sciatto che non tiene conto di questi elementi.

        • Calogero

          Vero. Lo dimostra il fatto che Twttr abbia raddoppiato il numero di caratteri fruibili per singolo tweet.

          Soddisfare l’algoritmo è una rogna. Tempo fa ho utilizzato il tool di un sito di comunicati stampa (eccellentissimo! ne ho imparate di cose facendone uso). Risultato (anche perché ero al primissimo approccio): per soddisfare le linee guida di pubblicazione del sito e scrivere un minimo di 300 parole mi ci è voluta tutta una sera.

          Concordo che un testo ben scritto, possibilmente privo di forme passive, piacerà di più tanto al lettore quanto all’algoritmo.

      • Elena

        Silvia ha argomentato bene il perché di post più brevi, anch’io non me ne intendo perciò tenterò di seguire i suoi consigli… A proposito @Calogero : quando apri il tuo blog?

        • Calogero

          Da quando Nadia mi ha messo la pulce nell’orecchio non faccio che pensarci 😀
          Sto cercando di capire chi tra Blogger e WordPress sopperisca meglio alla mia carenza di nozioni informatiche. Ne ho lette di cotte e di crude, tutti pareri contrastanti e, secondo me, soggettivi, scaturiti dall’esperienza personale di ciascuno.

          • Elena

            Ah benissimo Calogero, finalmente! Io ovvio sponsorizzo wordpress, è facile e gestibilissimo. Credo sia difficile scegliere in effetti, valuta anche l’aspetto dei siti caricati su WordPress e Blogger, perché sono leggermente diverse le impostazioni. Se hai dimestichezza con la rete, non farai fatica a gestire un blog. Se ci sono riuscita io… Buon sabato!
            PS: Io e @Nadia lavoriamo in tandem 😉 😀

    • Elena

      Sei una vera esperta Silvia, grazie per i tuoi suggerimenti. Credo che un post di 500 /600 parole sia un’ottima mediazione, cercherò di mettere in pratica questo prezioso suggerimento

      • SILVIA ALGERINO

        Secondo me devi fare una riflessione anche in rapporto agli argomenti che tratti e al tipo di pubblico che hai. Molto dipende anche dallo stile: tu hai una buona capacità di utilizzare la tua prosa e sono certa che al tuo pubblico piace . Quindi, non sentirti troppo legata alla lunghezza, in nessun senso. Chiediti piuttosto quanto tu ti aspetteresti che fosse lungo un post su un determinato argomento e scrivilo di conseguenza.
        (Ps. mi pare che il tuo sito non sia messo affatto male a posizionamento, al tuo posto non mi farei troppi problemi). 😉

  • Calogero

    @Elena: E quando sarò online avrò piacere di ospitare una tappa del tuo blog tour 🙂 (ovviamente sarà benvenuto anche chiunque altro lo desideri).

    Tu vai forte 😉 Io sarei già contento di cavarmela la metà di te.

    In tandem? Nel senso che sopperite vicendevolmente alle reciproche esigenze?

    • Elena

      Ciao @Calogero, no, non abbiamo accordi di questo tipo, era solo un modo per dire che spesso siamo in perfetta sintonia.
      Bene, grazie per l’offerta e attendiamo con ansia il tuo debutto sul web!
      Buona serata

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