Succede che mentre tu sia affaccendata nelle mille questioni che il lavoro e la vita quotidiana ti consegnano come gomitoli da districare, il telefono squilli e la voce all’altro capo non sia una delle “solite” voci.
E succede, strane risorse della mente, che nonostante quella voce tu non l’abbia mai sentita, la riconosca subito, dalle prime parole. E ti venga subito in mente che tempo fa hai partecipato al tuo primo concorso letterario. Così pensi:
“Toh è il primo giugno!”
#Che cosa è successo il 1 giugno 2016?
“Lei ha vinto il Concorso Letterario Gente di Mare“. E la giornata si riempie di colori 🙂
Avevo partecipato quasi per caso al Concorso Letterario Gente di Mare – Premio Nazionale di narrativa breve organizzato dal gruppo di lavoro Donne di Mare e promosso dall’Associazione culturale Incroci.
Non so se sia stata l’idea del gruppo di donne che parlava di mare o il progetto di editoria diffusa in sè che mi aveva incuriosito parecchio. Ma tant’è.
Il progetto merita un post tutto suo, e vi prometto che prima del 30 giugno, data della premiazione e dell’evento che trovate qui, ve ne parlerò. Nel mercato dell’editoria dove non si muove nulla da tempo, le novità vanno colte, al volo.
Non avevo mai partecipato a un concorso letterario prima e così mi ci sono buttata con entusiasmo. E tanto meno avrei mai immaginato di parteciparvi con un racconto.
A parte le storie che racconto ogni tanto su questo blog, il romanzo, le mini guide, non avevo mai seriamente pensato di scrivere racconti. Dunque non era solo il tema del concorso, era anche la sfida.
Già
#Il tema del Concorso
Leggendo il bando mi sono detta “Sì, questo tema mi appartiene”.
Ecco la molla. Il mare, l’esperienza del mare, dei suoi odori, dei suoi colori, delle paure che ho vinto e dei dolori che ho superato.
Per una che ama il mare e che lo vive appieno solo quando è in barca, quasi un invito a nozze. Un invito speciale.
Così non ci ho pensato più di un secondo e mi sono messa subito a scrivere, anche perché la ‘me’ autrice aveva già scovato nella memoria delle esperienze di mare due episodi che potevano essere messi in relazione e costruire così una storia. E’ così che è nato il racconto.
Non vi svelo altro, altrimenti vi rovinerei la sorpresa 😉
#Come ho capito che poteva funzionare
Quando l’ho riletto per l’ultima volta, “La prima notte di Lisa” è stato capace di suscitare in me un’emozione forte, qualcosa di simile alla commozione. Quando succede, allora significa che siamo riusciti a portare la fantasia e la creatività al livello emotivo, ecco perché funziona. Penso dovrebbe accadere per tutte le storie 🙂
Scrivere “La prima notte di Lisa” è stato come ripescare dentro di me un’emozione antica per poi lasciarla andare”. Volete provarla insieme a me?
Spero vi sia venuta un pò di voglia di leggerlo. Ecco un primo estratto. Buona lettura!
La prima notte di Lisa
un racconto di Elena Ferro
Lo sguardo di Lisa è fisso all’orizzonte. La notte non è poi così buia come aveva immaginato. Le nuvole grigie hanno lasciato il posto a una luna piena di luce. Sembra accompagnarla nella sua prima navigazione notturna da sola.
Le hanno detto che avrebbe fatto molto freddo, ma non pensava così tanto. Il thermos di te caldo è ormai alla fine e lo stomaco brontola un po’. Non che le importi. E’ stata altre volte in mare e per intere giornate, Lisa sa che ci si deve accontentare. Qualche grissino e una scatoletta di tonno condita le basteranno, almeno fino all’alba, quando è previsto l’arrivo in porto.
Spera che le 90 miglia al largo del mar ligure passino in fretta. Deve consegnare una barca nuova di zecca al suo legittimo proprietario per conto del cantiere che l’ha ingaggiata.
Da quando è sola ogni lavoro è buono per arrotondare il misero stipendio che recupera con qualche serata da cameriera.
La barca è talmente nuova che nemmeno il sapore del mare riesce a cancellare l’odore della plastica che ricopre l’arredo, giù, sotto coperta.
Il colore del tek è ancora chiarissimo e intonso. Una meraviglia, viene quasi voglia di accarezzarlo.
Per non parlare degli strumenti di bordo, di ultima generazione.
Niente a che vedere con il suo cabinato dell’82, dal quale però non si separerebbe mai. Ma per una barca a vela come quella che sta timonando ora, un cinquantatre piedi da regata, Lisa venderebbe la casa in cui abita, se fosse sua.
Il mare è diventato la sua passione da qualche anno, da quando suo marito se ne è andato e con lui la sua unica figlia, Silvia. Al solo pensare al suo nome, Lisa ha un fremito lungo la schiena. Non è il freddo.
Leggi tutto, scarica il racconto in versione pdf!
2 Comments
Paolo
È bellissimo,
Elena Ferro
Paolo grazie per il tuo commento! Sono felice, non pensavo di poter scrivere racconti… Ogni tanto bisogna rischiare! 🍀