Lo scorso Natale ho fatto una scelta temeraria: ho deciso di regalare un libro ai figli di mia sorella, preadolescenti.
Alla mia nipotina ho regalato “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad.
Al mio nipotone ho regalato un’autrice al suo esordio narrativo, avvenuto duecento anni fa: Mary Schelley e il suo “Frankestein”.
Sono lettori forti, ma con questi titoli ho corso un rischio.
Solo la loro indubbia educazione ha evitato scene isteriche per la mancata play station o amenità del genere.
E anche oggi, che sono certa non abbiano scorso che le prime pagine di quei libri per pura curiosità, non osano additare alla vecchia szia il tragico errore.
Ma è davvero un errore?
Dobbiamo dunque assecondare i gusti, letterari e non, dei ragazzi che la vita ci affida per educarli?
Io credo di no.
Questa riflessione parte da questo opinabile assunto.
E da un gioco che trovi sulla mia pagina Facebook a questo link.
La povertà educativa in Italia
La povertà educativa è particolarmente insidiosa, perché priva i minori delle competenze e delle ca-pacità cognitive e socio-emozionali, fondamentali per crescere e vivere nel mondo della conoscenza e dell’innovazione.
Queste le parole con cui si apre il rapporto : Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia, curato nel maggio 2018 dalla ONLUS Save The Children.
Sempre in premessa, il rapporto definisce cosa sia la povertà educativa:
La povertà educativa è la privazione, per i bambini e gli adolescenti, dell’opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.
In un momento in cui la cultura, la preparazione, la conoscenza sembra inutile ai fini di brillanti carriere, mi pare utile andare controcorrente.
La conoscenza è essenziale per formare persone in grado di discernere e di esercitare la propria autonomia. In ogni ambito: a scuola, in famiglia, nella società. persino tra gli amici.
Penso che nel nostro paese parlare di cultura e diritto all’istruzione per i ragazzi sia più urgente di quello che saremmo disposti a sostenere.
Mentre ci lamentiamo di quanto il numero di lettori decresca, e nessuno si scandalizza per il fatto che l’Italia sia stabilmente collocata nelle retrovie delle classifiche dei libri letti e venduti in Europa (dopo di noi solo Slovenia, Grecia, Cipro e Bulgaria), i nostri ragazzi, il futuro del nostro paese, si stanno impoverendo, materialmente e culturalmente.
Spesso la povertà materiale è causa di quella culturale, tranne lodevoli eccezioni.
Siamo disattenti e la nostra disattenzione genera ragazzi in prigione, come recita la canzone che in questi giorni ha fatto scalpore: Argentovivo, di Daniele Silvestri.
Isolati davanti alla tecnologia che eleggiamo a educatore e intrattenitore al posto nostro, sostituiamo il “peso” delle relazioni interpersonali alla supposta tranquillità che tale processo di delega consente.
C’entra forse il rapporto squilibrato tra tempo di vita e di lavoro?
Credo proprio di sì e le cose si tengono insieme: se non vi è consapevolezza sui valori di fondo di una società orientata all’educazione e all’istruzione, non vi è consapevolezza dell’importanza di rivendicare spazi, orari e anche salari che questo obiettivo consentano.
Focus: l’istruzione degli adolescenti in Italia
Come siamo messi quanto a libri letti dagli adolescenti e dai ragazzi?
Come i loro papà e le loro mamme.
Il 48% dei minori tra i 6 e i 17 anni nell’anno precedente non ha letto neanche un libro.
Sarà per questo che secondo lo studio di Save The Children, relativo ai ragazzi sotto i quindici anni, 1 su 5 non raggiunge le competenze minime in lettura e in matematica?
Avremo adulti che non solo non assaporeranno mai la gioia della letteratura, ma ne ignoreranno i benefici.
Nel linguaggio quotidiano questo si sente. E anche nelle riflessioni dei più.
Il problema dell’analfabetismo funzionale non riguarda soltanto i ragazzi, ma anche i genitori o i contesti in cui essi crescono (vedi articolo linkato più sotto).
La novità è che questa involuzione accade anche in famiglie che non si trovano sotto la soglia di povertà.
Insomma, la lettura, la conoscenza, è ancora un valore da trasmettere ai ragazzi?
Stimolare la resilienza
Che vi sia una connessione tra povertà materiale o culturale della famiglia di provenienza e analfabetismo funzionale dei ragazzi è stato ampiamente dimostrato.
Ma per fortuna vi sono dati confortanti che mostrano un sorprendente quadro di resilienza tra i ragazzi delle famiglie meno agiate.
Nonostante la condizione di disagio, le loro qualità interiori li portano a farcela, a fare il salto di qualità.
La scuola, un parente sensibile o genitori consapevoli sebbene non benestanti, un buon insegnante; tutto può fare la differenza.
Anche gli amici possono fare tanto. Persino i compagni di scuola.
Torniamo a bomba ai miei due nipotini.
Perché ho regalato quei libri?
Per loro stessi ma anche per i loro compagni.
Non hanno certo bisogno che la szia li solleciti a leggere, per fortuna i loro genitori hanno avuto un ruolo importante in questa faccenda. Ma che qualcuno li stimoli a uscire dalla loro zona di confort della lettura, sì.
Sperimentare altro, conoscere qualcosa che di primo acchito non avrebbero scelto, questa è un’altra tappa che ritengo fondamentale per la loro crescita.
E stimolare i ragazzini che frequentano a fare lo stesso.
Vorrei diventassero untori di libri, portatori sani della sfida della cultura e della lettura, promotori di resilienza.
Che nelle assemblee di classe o nelle ore autogestite a scuola leggessero insieme e ad alta voce testi da discutere e commentare insieme.
Che parlassero delle storie che hanno letto e che li hanno colpiti, dicessero serenamente ciò che non è stato compreso per comprenderlo meglio, insieme.
Ecco il sogno di una szia (così mi chiamano i miei toponi) di mezza età!
Ecco perché, proprio mentre preparavo questo articolo, sono venuta a conoscenza del progetto per stimolare la lettura che ho linkato sulla mia pagina Facebook.
Attraverso una catena virtuosa di regali da parte di adulti, i bambini/ragazzi coinvolti riceveranno decine di libri a casa propria!
A proposito, curiosi di sapere quale libro ho scelto per la piccola Emma di 9 anni?
Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza , di Luis Sepùlveda.
Soldi ben spesi, un investimento sul futuro che faccio con gioia e speranza.
Da un libro si possono apprendere cose che altrove non conosceremmo, perché distanti dal nostro modo di vivere.
Possiamo imparare dagli errori dei nostri eroi e esaltarci per le loro conquiste e subito pensare di ripeterle, in un modo o nell’altro.
Un libro crea fiducia, apre alla speranza in un mondo che si può cambiare a partire dalle nostre minime capacità che in realtà sono gigantesche, come mostrano molte fiabe.
Rinsalda il valore dell’amicizia e rifugge l’odio come elemento distruttivo, disfunzionale.
Un libro ci rende liberi, autonomi, capaci di fare le nostre scelte.
Un libro può cominciare una rivoluzione: sul nostro umore, nella nostra vita quotidiana, con i nostri amici. Persino nella società.
Leggere un libro insieme ai nostri bambini è un atto d’amore.
Una rivoluzione pacifica che qualche volta dobbiamo stimolare. In qualunque modo.
Cominciamo con il leggere noi adulti, trasmettendo questa passione ai bambini che abbiamo intorno.
28 Comments
Sandra
Ho messo in atto questa rivoluzione coi miei nipoti da anni.
Fatica ma anche soddisfazione.
Quest’anno mi sono fatta soggiogare dalle richieste di Nanni, 12 anni, piuttosto pretenziose e mai più la cosa si ripeterà, abbigliamento Nike su tutto. L’anno prossimo libri, scelti da me, che non sono certo una pivellina in quanto a letture, e fine delle trattative.
Cecilia, 10 anni, dai suoi per il compleanno ha avuto il Kindle, lettrice forte, avviata dalla indubbiamente dalla zia, che quando la piccola diceva “non trovo niente che mi piace, o sono troppo lunghi o mi annoiano” ha azzeccato il titolo e conquistata alla lettura, spero per sempre.
Elena
Io faccio tanto la furba Sandra, ma mi appresto a rimediare per il compleanno del più grande. Tecnologia a go go! Il kindle non ho avuto ancora il coraggio di regalarlo, ma è un’ottima idea per il prossimo compleanno. In questo articolo c’era un gioco a catena che trovo molto bello e che ho pubblicato anche su Facebook. Mi sono stupita del fatto che nessuno dei blogger letterari che seguo abbia aderito. Strano, no?
Sandra
Di che gioco si trattava?
Elena
Della catena per regalare libri ai bambini piccoli. Ho fatto un post sulla mia pagina Facebook ma nessuno lo ha commentato! Tristezza
Elena
Della catena per regalare libri ai bambini piccoli. Ho fatto un post sulla mia pagina Facebook ma nessuno lo ha commentato! Tristezza
Banaudi Nadia
Io ho ormai messo bandiera bianca sui miei figli che davvero leggono zero e lasciano intonsi i libri regalati nonostante le preghiere e le solfe di ogni genere. Ho provato a regalare libri ad altri bambini ma ahimè credo siano finiti in qualche mercatino a prendere aria. Quindi anche con molta buona volontà ho ottenuto il contrario, direi un bel muro. L’unica che mi dà soddisfazione è la figlia della mia amica a cui regalo spesso libri ma non riesco a spiegarmi il meccanismo occulto per cui con alcuni funzioni e altri no. Comunque al solito concordo su tutta la linea del tuo discorso e non so cosa darei per sentire le considerazioni dei tuoi nipoti sui tuoi regali.
Elena
Non ci credo che i tuoi ragazzi non leggano, ma sono proprio tuoi? . Nemmeno io so cosa darei per conoscere le loro reazioni! Attendo con pazienza. La zia ne ha ha tanta…
Banaudi Nadia
Purtroppo è così, non ci credo nemmeno io, ma devo arrendermi all’evidenza.
Patricia Moll
Ciao Elena.
Noi abbiamo genitori sempre letto, Le maestre già alle elemntari davano il libricino da portare a casa e leggere.
All’inizio la bimba non ne voleva sapere e allora leggevo io e lei ascoltava. Poco per volta mi è venuto “mal di gola” e così ha incominciato a leggere lei a me. 🙂 Mamma cattiva!!!! ahhahh
Certo che col tempo i suoi gusti son cambiati. Dai libretti (lodevoli) del Battello a vapore) poco per volta si è indirizzata ad altri generi. Un pochino spinta da noi che dopo aver letto un libro ne parlavamo entusiasti e un po per la sua curiosità innata.
Ora, sinceramente legge prevalentemente in inglese e quindi non so dirti cosa. Poi vive da sola orami… il “vizio” della lettura però l’accompagna sempre.
Leggere è basilare per noi. E’ una porta che ti apre mondi universali sconosciuti e che spalanca la mente.
ps ai figli di amici ho sempre regalato libri, classici soprattutto. Chissà quanti ne hanno letti?
Elena
Ma si Patricia è la stessa domanda che mi pongo io. Regalo libri che magari non saranno mai letti. Ma che importa? A me è capitato di riceverne alcuni in momenti in cui non ero pronta per leggerli. Ovviamente non li ho buttati e il loro tempo è arrivato. Un libro non è mai fuori luogo, bisogna solo che maturi l’occasione giusta
Credo fermamente nel buon esempio degli adulti, specie dei genitori . Hai fatto bene a stimolarla, ora legge in inglese, domani chissà! L’importante è che legga. Buona serata
Patricia Moll
Ormai ha quasi trent’anni lanostra “bimba” quindi….
Però continua a leggere ed è quello che conta
Elena
Si vede che ha una mamma che da piccola l’ha avviata alla lettura per benino!
Brunilde
Non credo si possa trasmettere l’amore per la lettura. Mia figlia, cresciuta in una casa piena di libri, abituata a vedermi leggere molto, ha rifiutato molto presto la lettura insieme a tutti gli altri i miei valori, studio e cultura inclusi. Il tempo è passato, lei è maturata ed ha avvertito la necessità di un percorso di crescita e formazione, che doveva passare necessariamente per lo studio, così si è iscritta all’Università, economia. La mia gioia è stata presto turbata dal verificare che la maggior parte degli esami ( a parte quelli prettamente scientifici, tipo matematica, che prevedono lo svolgimento di esercizi ) si svolgono tipo quiz per la patente, crocette su a,b,c, risposta aperta con mezza riga di spazio. Esami orali rarissimi, e vissuti con grande panico: i ragazzi non sono più abituati a elaborare concetti e a saperli riproporre!
Ovviamente, impegnata a dare esami, la creatura continua a non leggere, ma è preparatissima sulle serie di Netfix.
Spero che il suo personalissimo iter evolutivo a un certo punto incroci anche la lettura, nuovamente, come quando era piccola. Pare che ciò che si trasmette ai ragazzi sedimenti e riaffiori all’improvviso, inaspettatamente, magari dopo anni. Facciamoci sorreggere da questa idea, e continuiamo a testimoniare l’amore per le parole, per la lettura, per la narrazione e la poesia. Chissà, prima o poi riemergeranno e li renderanno persone migliori!
Elena
Cara Brunilde, annosa questione quella dei valori della famiglia. Molti ragazzi si allontanano per spirito di contraddizione. Sono sicura che l’hai accettato, sebbene con un pizzico di rammarico. Noi possiamo proporre, ma non disporre delle scelte degli altri. Io però sono convinta che le buone abitudini prima o poi tornino. E poi anche le serie di Netflix sono storie ben raccontate! La fantasia e la creatività mi pare non le manchino, il resto arriverà. Hai ragione ad essere ottimista
newwhitebear
chi comincia a leggere presto fin da quando è in grado di leggere difficilmente smette e continuerà a farlo.
Certo che sei stata temeraria con quei due titoli. Non facili da digerire e spesso odiati dai ragazzi.
Elena
Temerari è dire poco. Non so proprio come mi sia venuto in mente. Ma confido nei loro gusti raffinati e nella loro immensa pazienza
mattinascente
Una famiglia di lettori (anche se, a essere sincera, io ho iniziato ad apprezzare la lettura da adulta …) dove ogni membro ama fare una “scappatina” in libreria quando si trova a passeggiare per il centro e, in questa abitudine, hanno coinvolto anche le “dolci metà”, facendo loro scoprire che la lettura non è solo quella “scolastica”. Perché alcuni leggono ed altri no? Forse perché alcuni sono curiosi ed altri no. Dovremmo tornare a stimolare la curiosità nei bambini, quella curiosità che ti spinge a volere sapere come si fa una cosa, cosa c’è dietro un oggetto, un pensiero. Quella curiosità che ti fa smontare, rimontare, osservare, inventare. Una curiosità che non si sviluppa, purtroppo, con i giochi elettronici, ma con l’uso delle proprie mani. Ti ringrazio per le tue osservazioni, come sempre molto acute ed interessanti e ti auguro una buona giornata.
Elena
Grazie a te per essere passata. La creatività, il ‘fare con le mani’ sono parti importanti di uno stesso processo evolutivo. La lettura lo ispira e travolge allo stesso tempo. Quante ore passate a leggere la nostra storia preferita senza badare ad altro. Ecco il mio ricordo più bello dell’adolescenza. Ma oggi, sono altri tempi. Eppure i libri ci sono ancora. Abbracci
Rosalia Pucci
Ciao Elena, sfondi una porta aperta. A Natale, come avevo annunciato sul Blog, ho regalato libri e ogni volta che ne ho l’occasione, lo faccio. I bambini amano molto i libri, quando sono piccoli amano sfogliarli e provare a leggerli. C’è una certa disaffezione da parte degli adolescenti come dimostrano le statistiche più accreditate. Conta l’esempio, ma anche far sperimentare diversi generi, accettare che i ragazzi “spilucchino” in qua e là, nella speranza che prima o poi scatti l’innamoramento;)
Elena
Hai ragione Rosalia. Faccio fatica ad apprezzare i generi che vanno al giorno d’oggi e non sono molto brava né a selezionarli né a acquistarli, come avete capito. Forse anche questo fa parte di un processo di crescita, mia s’intende. E se vale il ragionamento che ho fatto nel post, se tengo le antenne allenate io anche i miei nipoti nel beneficeranno
Barbara
Eccomi, eccomi, eccomi!!
Questo gioco m’intriga, è forse l’unica “catena di Sant’Antonio” che potrei digerire! 😀
Ti scrivo in privato Elena, perché io sono al limite d’età col mio nipotuzzo partecipante, 16 anni, ma mi piacerebbe non dirgli niente e fargli la sorpresa. Ti scrivo in privato.
Sul tema della lettura, e del valore dello studio in generale, c’è un’importante riflessione che ho letto (in realtà da parte di un’economista mi pare): la diminuzione della mobilità sociale verso l’alto (cioè il passaggio da una classe sociale povera ad una più benestante) nonostante il titolo di studio e la qualificazione lavorativa ha portato alla diminuzione del valore percepito delle competenze. I nostri nonni erano per lo più contadini e poi operai, avevano la terza elementare, qualcuno la quinta, ma hanno inculcato da subito ai nostri genitori che lo studio era importante, l’unico mezzo per un lavoro meno faticoso e dignitoso. I nostri genitori a loro volta hanno perpetrato quest’idea: chi aveva le scuole medie, chi la maturità ha cercato quanto meno di far avere lo stesso titolo a noi figli e, potendoselo permettere, anche una laurea. Ma oggi? I nostri laureati sono costretti ad andare all’estero per lavorare, mentre in Italia la meritocrazia è morta, seppellita da una gerontocrazia che non accetta di farsi da parte a favore delle menti giovani e sta uccidendo il paese. Di conseguenza, i genitori di oggi (la nostra generazione) fa fatica ad insegnare ai figli l’importanza dello studio. A che serve, ti dicono, se ad avere “successo” sono gli youtubers sgrammaticati con dei video che nulla hanno a che vedere col merito.
Elena
Cara Barbara, anche a me il giochino ha esaltato e ho iscritto la mia nipotina di nascosto, spero proprio che possa funzionare! La tua riflessione richiederebbe una risposta lunga e forse un commento non è il massimo posto adeguato. Come dici tu stessa, i nostri nonni hanno trasmesso il valore della cultura ai nostri genitori che hanno fatto lo stesso con noi. Senza voler fare analisi sociologiche, mi attengo alla mia esperienza familiare. Mi sono fatta l’idea, crescendo, che la ragione per cuí i miei genitori hanno insistito tanto perché studiassi non è legata all’idea romantica che spesso abbiamo dello studio e dei libri, quanto al fatto che la cultura era un ascensore sociale che mi avrebbe permesso di evitare la vita dura della fabbrica che ha fatto mio padre o della commessa sotto padrone stronzo che ha fatto per un po’ mia madre. Oggi la laurea non è più utile a questa scalata sociale. L’istruzione è più diffusa, anche se non è solida, e un esercito di manovalanza ‘studiata’ è disponibile a lavorare alle stesse condizioni degli altri. Si è verificato un paradosso : la cultura e la conoscenza non sono state la leva per un riscatto dell’intera società ma sono state surclassate da altri valori. Un bel guaio. Che ti porta al successo mettendoti un dito nel naso su YouTube (sto esagerando ma neanche troppo). Reggerà? Credo di sì. Marionette ne abbiamo?
Calogero
Per me è facile parlare:
IO a 4 anni freschi freschi ho chiesto a mamma che mi insegnasse a leggere e scrivere (GRAZIE, mamma);
IO a 5 anni ho ricevuto in regalo il mio primo libro, un testo di 2^ elementare donatomi da una maestra mia vicina di casa (come condizione per ricevere il dono la “furbona” ha preteso che le leggessi una paginetta scritta in un corsivo, lo devo ammettere, ostico per un bimbo dell’asilo [GRAZIE, maestra Luisa 😉 ]);
IO passavo in biblioteca ore su ore (e continuo a farlo, quando posso) a leggere e fare ricerche per la scuola anche quando non avevo nessuna ricerca da fare;
IO dopo aver letto tutti i classici della narrativa e aver trovato rifugio nei romanzi di King sono stato indirizzato dal bibliotecario verso Asimov, per il quale ho maturato fin da subito un’autentica predilezione (GRAZIE GRAZIE GRAZIE Vincenzo).
Sono certo che non faticherai a comprendere quanto mi intristisca, quando vado in biblioteca, non beccare mai ragazzini o ragazzi di una certa età che prendano in prestito qualcosa da leggere; e non va meglio con il sesso femminile, dedito ai romance e nient’altro (al massimo romance mascherati da qualcos’altro, mannaggia a Twilight 🙁 ).
Troppa tecnologia, ecco qual è il problema! Sarebbe ora di razionare l’uso dell’energia elettrica ai giovani. Sempre con sti benedetti telefonini a chattare e a cazzeggiare con i social, a fissare inebetiti porcherie demenziali in tele, a sparaflesciarsi con la Play Station…
Il conta-watt bisogna inventare!
Superato il consumo di un tot di watt mensili si torna alla carta stampata per passare il tempo e ricrearsi, punto!
Elena
Sei davvero una perla rara, Calogero! Ho sentito di recente di un esperimento fatto con i ragazzi di un istituto superiore. I docenti hanno proposto uno mese di astinenza da smartphone ai ragazzi. Hanno aderito alcune decine di studenti ma solo due sono arrivati alla fine. Un numero bassissimo, ma chissà se gli adulti avrebbero fatto meglio? Siamo alla frutta. Giochi /catena come questo sono così contro corrente che è doveroso sostenerli! Resistere, resistere, resistere!
Calogero
Forse perché a quei ragazzi bisognava proporre (o forse imporre) delle alternative valide.
Le perle rare sono i due ragazzi che ce l’hanno fatta 😉 Ai miei tempi era facile, la tecnologia più avanzata era la macchinina col radiocomando 😀 , la nostra attenzione non era monopolizzata da smartphone, tablet, console, social, etc…
Se gli adulti avrebbero fatto meglio? Conoscendo certi adulti ne dubito. Io stesso nell’ultimo anno mi sono molto integrato con la rete, nonostante fino a 2-3 anni fa la usassi sporadicamente.
Sì, Elena, bisogna resistere e insistere, magari provando modi nuovi e fantasiosi.
Elena
Quanto alla dipendenza degli adulti dallo smartphone c’è da mettersi le mani nei capelli : l’altra sera ero al ristorante e nel tavolo vicino c’era una coppia che ha passato giuro tutta la cena a controllare gli aggiornamenti sui social. Che dire, se non è patologico questo…
Luz
Concordo con tutto e devo assolutamente recuperare questa cosa.
Leggerò di questa catena. 🙂
Elena
Nel post ho incorporato quello che occorre commentare su Facebook Luz! Clicca e aderisci è una bella iniziativa! Marco ne ha fatto un Meme e so che anche @Barbara lo sta preparando!