Ho letto e sentito molte cose in questi giorni di orrore e paura, troppe delle quali mi sono parse inutili e spesso dannose. Perciò ho taciuto.
Davanti a 129 morti non si può che stare in silenzio.
Ma stamattina l’ISIS ha rivendicato ufficialmente gli attentati o meglio gli “atti di guerra orchestrati dall’esterno con complicità interne”, come ha dichiarato il Presidente Hollande. Il motivo è aberrante: Parigi sarebbe “La capitale dell’abominio e della perversione”.
Sono le parole di una follia omicida che non ha nulla di umano. Sono atti ingiustificati e ingiustificabili. Sono atti violenti generati da violenza e che produrranno violenza. Una spirale che va interrotta in ogni modo. Nessuno può tirarsi fuori.
Il giorno prima, a Beirut, strage di musulmani sciiti e sunniti. Sempre rivendicata dall’ISIS. Libano e Francia. Quasi contemporaneamente. Altri 43 morti. Basta!
Oggi confermo ciò che scrissi solamente un mese fa da Parigi. Io a Parigi ci vivrei. Oggi più che mai mi sento parigina, perché è una città che accoglie tutte le differenze e che non merita ciò che le sta succedendo. Oggi più che mai mi sento umana, libanese, anche se a Beirut non ci sono mai stata. Un’umanità che si è smarrita e che si contrappone all’orrore del fanatismo, del terrorismo e della violenza. Un’umanità che sento il bisogno di rivendicare.
Tra tutte queste cose che ho letto una mi ha particolarmente colpito: ve la regalo. Sono anch’esse parole di autentica umanità.
Da La stampella di Cenerentola
“L’orrore di Parigi mi ha fatto riflettere sulla mia disabilità”, un articolo di Noria Nalli.
Buona lettura Volpi e restate umane!