Le sensazioni che ho provato durante l’ultima presentazione del mio romanzo sono state così intense che ho deciso di raccontarvele.
Per ragioni a me ancora oggi ignote, a un certo punto ho deciso di lasciare andare la mia creatura primogenita, “Così passano le nuvole“.
Come se avessi deciso che doveva camminare con le sue gambe (ammesso che un libro le gambe ce l’abbia), l’ho lasciata andare, come un regalo prezioso su una cesta di vimini lungo un fiume.
Ricordo perfettamente le emozioni che quella decisione mi hasuscitato:
da un lato voglia di liberarmene
dall’altro vedere se se la cavava da solo, nel mare magnum di un’editoria sempre più affollata e competitiva.
Deve avere incontrato qualche canneto di troppo, perché per alcuni mesi non ne ho saputo più nulla.
Poi è tornato prepotentemente.
Quando il tuo romanzo torna a pretendere l’attenzione che merita
Quando è stato pubblicato del suo futuro me ne sono fatta carico per un bel po’, faticando a destra e sinistra con le presentazioni, con le lamentele di chi cercava il libro in libreria senza trovarlo, cose del genere, che credo abbiamo passato tutte e tutti.
Dopo averlo accudito per qualche tempo, facendolo conoscere e possibilmente apprezzare, a un certo punto l’ho messo da parte. Avevo bisogno di tenerlo a distanza.
Come se non lo riconoscessi più o, peggio, se fosse stato scritto da qualcun altro. Buffo, no?
Soltanto che il mio Pinocchio di legno con l’anima di un bambino ha preso vita e ha deciso di tornare alla ribalta.
E io mi sono sentita impreparata ad affrontare ancora una volta il suo ritorno.
Le prime avvisaglie del grande ritorno
Il primo segnale me lo ha lanciato Maria Teresa Steri con la presentazione del mio romanzo qualche giorno fa sul suo blog.
Un articolo che mi ha permesso di far conoscere a un pubblico nuovo il mio lavoro e che ha rivelato parti di me piuttosto intime.
VI invito a leggerlo : Elena Ferro presenta: “Così passano le nuvole”
E poi, qualcuno ha bussato per una nuova presentazione
In una biblioteca del centro di Torino!
Organizzare questa presentazione mi è costata più fatica del solito, perché avendolo lasciato da parte, non ero più allenata a cercare qualcuno che lo avesse letto, apprezzato e che avesse voglia di presentarlo con me.
Avevo pochissima energia da mettere nell’organizzazione che una serata ben riuscita richiede.
Ancora una volta il mio romanzo si è arrangiato da solo. Mi ha spinto a chiedere aiuto.
Ricordate l’articolo Chiedi e ti sarà dato? Tutto confermato 😆
Scrivere come terapia
“Così passano le nuvole” parla di femminile e di mutuo aiuto, di un modello diverso di agire che è intimamente nostro, delle donne e degli uomini che quel femminile lo hanno accolto dentro di sé.
Non c’è cosa più bella che chiedere aiuto e ottenerlo, per testare quanta parte di noi è nel frattempo cresciuta, anche grazie alla terapia della scrittura (ci ho scritto un articolo, leggete un po’ qua)
Una terapia che chi scrive conosce bene, spesso scriviamo proprio per stare meglio. COn noi stessi, con gli altri, con una società che non comprendiamo appieno.
La cosa più bella di quest’ultima presentazione, oltre alla partecipazione e all’affetto che ho sentito in quella sala, è stato comprendere quanto sono cambiata e come è cambiato il mio rapporto con il romanzo. In particolare con un personaggio del romanzo, Luce, la protagonista.
Una donna che in qualche modo avevo sottovalutato e che ora mi appariva forte e coraggiosa, con tutte le sue fragilità.
Il mio rapporto con il romanzo
Lo amo perché è stato il primo vagito della scrittrice che vorrei essere
lo amo perché c’è tutta me stessa lì dentro e come potrei non amarmi
lo amo perché ci sono le mie esperienze di vita sublimate a racconto, la mia fantasia, la mia immaginazione, i miei sogni, le mie emozioni.
Ma a volte lo respingo, perché temo rimandi un’immagine imperfetta di se stesso e dunque di me.
I romanzi hanno vita propria, come i loro personaggi
Continuano a scavarti dentro e anche quando vuoi dimenticarli non te lo permettono.
Ti danno l’illusione che ciò sia possibile, ma in realtà al momento giusto ti dimostrano che essi sono ancora una parte importante di te.
Sono ripartita. E a dirvi la verità, dopo qualche delusione, ne avevo proprio bisogno.
11 Comments
Luz
Quanto è bello il tuo modo di parlare e di esporre i contenuti del romanzo.
Insomma, vedere e sentire rende capaci di conoscere almeno un poco una persona.
Insomma, piacere, Elena!
Elena
Cara Luz davvero il piacere è tutto mio! Grazie per queste parole così belle e benvenuta tra le Volpi
Banaudi Nadia
Sono felice che tu abbia seguito questa idea e sfruttato l’occasione di presentarti da Maria Teresa, se così non fosse stato non ti avrei mai conosciuta e letta. In effetti mantenere dopo l’exploit iniziale vivo l’interesse non deve essere facile, anche perché di solito chi scrive è impegnato in quello, ma la rete aiuta sempre e i colleghi anche. Ascoltare dalla tua viva voce la presentazione del libro è davvero molto piacevole e aggiunge realisticità e accorcia le distanze.
Elena
Grazie Nadia, sono davvero convinta che la voce avvicini, in fondo siamo una piccola comunità, è bello scoprire nuovi lati di noi…. Se fai un giro sul blog scoprirai che io amo molto l’audio e la radio 🙂 Per quanto riguarda
Maria Teresa…… è stata un’ospite generosa e meravigliosa. Ma prestissimo avrò l’occasione di sdebitarmi… Non dimenticare di aprire la mail e collegarti con le Volpi domenica prossima 😉
Banaudi Nadia
non mancherò!
Giuseppe
Wow. Bellissimo post. Eh sì: è sempre difficile riprendere un vecchio romanzo e presentarlo al pubblico dopo del tempo. ma vedo che te la sei cavata benissimo. Alla grande. Complimenti!
Elena
Ciao Giuseppe, grazie a te! E tu come fai a mantenere vive le cose che hai scritto da un po’? Ti butti sulle presentazioni o fai altro?
Antonio
et Lux fuit! facendo riferimento al nome della protagonista del tuo romanzo….
Vedo che te la cavi benissimo con il microfono in mano e sei anche telegenica 🙂
ciao Elena, un caro saluto
Elena
Grazie Antonio! Speriamo di funzionare altrettanto bene come scrittrice
mariateresasteri
Mi sento molto in sintonia con queste emozioni che hai raccontato. Ho avuto per anni lo stesso rapporto ambivalente con il mio primo romanzo (forse sono arrivata a un punto anche peggiore di rifiuto rispetto a te) e un po’ mi sta accadendo anche con il secondo. Forse è proprio come dici, un romanzo è come un figlio che a un certo punto si deve lasciar andare, perché percorra la sua strada. D’altra parte la tua esperienza insegna anche che quando arriva il momento, bisogna essere pronti a riprenderlo in mano e aiutarlo, come hai fatto tu con questa presentazione. Sono convinta anche io che i libri abbiano una loro vita, un sentiero che prescinde a tratti dall’autore.
Per quanto mi riguarda, di recente mi è capitato di ritrovare il mio primo romanzo, in un modo del tutto inaspettato. Infatti, spero di scriverci un post, quando sarò pronta.
Adesso purtroppo non riesco a vedere il video, lo farò dopo, ma intanto sono contenta che la tua creatura sia tornata in pista e che ti abbia regalato nuove soddisfazioni. Dall’intensità con cui ne parli sono certa che è una bellissima storia che vale la pena di leggere. E infatti conto di farlo 🙂
Elena
Non vedo l’ora di leggere il tuo post. Il tuo commento mi fa sentire u po’ meno mattarella 🙂 Non vedo l’ora di conoscere la tua opinione sulla mia storia, cara Maria Teresa 🙂