Rompere il soffitto di cristallo
Femminile, plurale

Rompere il soffitto di cristallo è questione di organizzazione

Facevo parte della delegazione della CGIL quando il 25 novembre 2017, accettando l’invito della Presidente della Camera Laura Boldrini, partecipai all’incontro da lei promosso presso Montecitorio, dal titolo #InQuantoDonna.

Qui la diretta della Camera dei Deputati

Sono entrata per la prima volta in vita mia in Parlamento, insieme ad altre centinaia di donne. Così tante che alla Camera non ci stavamo tutte.

Venute da tutta Italia, siamo arrivate vestite a festa, con i cuori gonfi di cose da dire e la voglia di essere ascoltate.

Ma gli unici uomini a sentire le nostre argomentazioni erano gli uscieri e coloro che hanno avuto la pazienza di seguire la diretta Rai, che ha coperto, anche se parzialmente, l’evento.

C’era tuttavia in quel luogo tetro e austero una freschezza nuova, autentica.

Occhi lucidi di tutte noi per le storie terribili e allo stesso tempo magnifiche che ci siamo raccontate, e la voglia di uscire, una volta per tutte, dall’oblio in cui queste storie sono confinate.

Con il naso all’insù guardavo l’immenso soffitto di cristallo di Montecitorio.

Nonostante le nostre voci, era ancora completamente intatto.

 

Non siamo riuscite a romperlo quando è passato il Rosatellum, che pur prevedendo esplicitamente una garanzia per i generi, non è riuscito ad andare oltre al  34% di elette in Parlamento.

Un risultato tutt’altro che positivo, sebbene sia la più alta percentuale mai registrata dal dopoguerra.

Se analizziamo la presenza di consigliere nei Comuni o nelle Regioni, le cose non migliorano affatto, anzi.

Non è servita nemmeno la preferenza di genere.

Il dato è francamente allarmante, come racconta Isa Maggi su Dols.

Le ragioni di questa disfatta credo siano essenzialmente quattro:

    • la composizione delle liste in capo ai partiti
    • la composizione delle segreterie dei partiti (cioè chi decide) largamente ed esplicitamente maschile
    • aggiramento del Rosatellum e dell’obbligo di candidare non meno del 40% per genere (ma nessun obbligo di eleggere almeno il 40%)
  • la difficoltà per le donne di accedere alla vita politica attiva nel quotidiano

Ci siamo interrogate per anni su quote rosa sì e quote rosa no, quando c’è solo una cosa da fare per noi donne: organizzarsi.

“Poi, metto insieme il mosaico di parole e di sguardi e: Dio, ce l’hanno con me. Sono io l’accusata. Non vogliono che parli sulle dichiarazioni del Governo. Chi mi ha autorizzato? Ho avuto forse l’incarico dal partito? Non so che ogni intervento in aula deve essere discusso e approvato dagli organi direttivi? (…). Non si può parlare quando si vuole (…). Posso essere brava a fare un comizio ma, che diamine, parlare alla Camera è un’altra cosa (…).  Sono ferita nell’amor proprio e decido di non permette nessun boicottaggio su di me. (…) è diventata una sfida. Ingoio saliva amara, la pelle mi brucia addosso come fosse stata frustata, ma resto in silenzio. Non siamo i rappresentanti di coloro che ci hanno dato il voto? Per loro parlerò”.

 

Bianca Bianchi, madre costituente

 

Abbattere il soffitto di cristallo è questione di organizzazione

 

Rompere quel benedetto soffitto di cristallo è tutta una questione di organizzazione.

Non di unione di associazioni già esistenti, questa è una strada già provata, molto complessa da reiterare.

Piuttosto costruire un movimento politico e sociale che abbia nella sua piattaforma rivendicativa la costruzione di una contro cultura femminile e che possa aggregare le forze per conquistarci quello spazio che ad oggi non esiste.

Ci abbiamo provato, ma sappiamo bene che senza lotta non c’è conquista.

Le donne devono dunque organizzarsi, non solo sostenersi, ma strategicamente fissare piattaforme, individuare obiettivi, che guardino non solo a temi specifici, ma a tutte le questioni generali del paese.

Specie oggi che quel paese va sostenuto e riavviato sulla base di un imprinting completamente nuovo.

Le donne devono occuparsi delle scelte politiche italiane e quando non sono invitate a far parte di commissioni o dei luoghi in cui le decisioni si assumono, devono presentarsi spontaneamente con i rapporti di forza alle soglie dei luoghi in cui si decide e pretendere di entrare con le nostre idee.

Dobbiamo occuparci di politica estera, grande tabù, di interni, di economia e giustizia. Di scienza.

Dobbiamo essere parte del processo decisionale.

Alla pari degli altri ma forse con qualche chance in più, visto che il modello maschile è ampiamente fallito.

 

Le leggi elettorali, gli strumenti democratici dei partiti, nelle imprese, nei luoghi di lavoro, nelle associazioni, sono solo strumenti.

 

Non funzionano senza una salda organizzazione

 

Nessuno di loro avrà mai un potere euristico, ogni strumento va agito, difeso, rivendicato.

Ciò che manca alle donne in questo paese non è la pietas, né la solidarietà, che sono sentimenti elevati ma incapaci di individuare una strada, di raggranellare tutte le risorse che servono per condurre una battaglia di civiltà, quella per la parità di genere, l’equità nella distribuzione del potere e degli incarichi ad esso correlati.

Ciò che manca a noi è il coraggio di una scelta.

Bisogna rimediare in fretta.

Non ci bastano le commissioni pari opportunità né gli spazi, risicati, di alcuni partiti.

Dobbiamo creare qualcosa di nuovo e di nostro che raccolga tutte le competenze e la forza delle donne.

Non soltanto perché siamo diverse.

Ma perché viviamo, esistiamo al pari di altri e al pari di altri vogliamo, dobbiamo contare. Ne abbiamo le facoltà e il diritto.

Le differenze vogliamo rivendicarle, non cancellarle.

Se restiamo fuori dai luoghi delle decisioni, quel soffitto di cristallo, meraviglioso quanto opprimente, resterà per sempre intatto.

 

Mentre noi vogliamo sentire il rumore del cambiamento

 

Agiamolo insieme.

 

Ditemi cosa ne pensate, come sempre, nei commenti qui sotto.

 

18 Comments

  • Sandra

    Io aggiungo solo che mi piace tanto Laura Boldrini beata te che l’hai conosciuto da vicino in un’occasione tanto importante. (Centellino il tempo per stare al pc, sono ancora bendata)

    • Elena

      Mannaggia, ma ancora con la benda? Sandra Sparrow 😉 Veramente l’ho proprio solo vista da vicino e ascoltata, ma comunque sì, è una persona piena di energia.

  • newwhitebear

    la scelta delle quote rosa, quote giovani, ecc.. mi hanno sempre lasciato un qualcosa di strano in bocca. Motivo? Si dice ma non si fa. La mano destra recupera quello che ha dato la sinistra. Quindi questo lascia tutto il tempo che trova. Come fare? Non per legge, c’è sempre una via d’uscita per non applicarla, ma partecipare attivamente e imporsi con i fatti. Facile? No, difficilissimo.

    • Elena

      Caro Gianpaolo, bentornato. Non ti tiri mai indietro nemmeno nelle discussioni più difficili. Grazie. Anche io ho sempre avuto una certa diffidenza per le quote rosa, ma invecchiando, lo scrivevo a un’amica oggi su FB, ho cambiato opinione. Perché le quote non sono abbastanza e le regole fatte da altri sono utili agli “altri”, come dimostra il Rosatellum e come tu stesso hai appena sostenuto. Partecipare e organizzarsi. Organizzarsi significa fare un patto di sostegno reciproco, mettere nelle condizioni ciascuna di noi che lo desidera di fare esperienza. e tanto altro. Io non mollo 😉

  • Marina

    Sono anch’io dalla parte dei meriti, dunque delle donne che sappiano fare bene ciò che dicono di voler fare. Non mi piace pensare che una donna mi rappresenti solo perché deve riempire la percentuale che le tocca di diritto. Purtroppo conosco donne che in Sicilia sono state elette e ricoprono ruoli per cui non sono tagliate. Gli incarichi politici hanno dei requisiti cui devi stare dietro: esigono competenze specifiche, preparazione, dedizione e tempo, quello che spesso alle donne manca, perché devono occuparsi “anche” di altro. Ci sono diversi fattori che ci remano contro e non è solo un fatto legato al sessismo: molti pregiudizi sono stati sfatati, per fortuna, e ci sono donne che hanno ruoli importanti in politica, il problema è che spesso esiste il pregiudizio inverso: che per dimostrare di non fare differenze e realizzare la parità di diritti fra uomini e donne, si dà credito a persone che farebbero più figura a fare altri mestieri.
    E poi, può essere che dobbiamo stare sempre là a chiedere spazio e considerazione? Ma facciamoci valere una buona volta rendendoci indispensabili, non mostrandoci capaci di fare cose che non abbiamo alcuna necessità di dimostrare di saper fare.

    • Elena

      Cara Marina, perché ho la sensazione che si parli di meriti sempre ed ogni volta che affrontiamo il tema del ruolo delle donne ai vertici della società? Questa discussione nel paese non esiste, certo dovrebbe esserci, ma non c’è.
      E poi, quali sono le capacità che dovrebbero avere i politici? L’uso del congiuntivo? Faccio questo esempio apposta. Le donne hanno risorse innate, se non consentiamo loro di dispiegarle nemmeno noi sapremo mai cosa significa essere diversamente capaci. Non credi? Un abbraccio

      • Marina

        Quello che dici è giusto, ma quando provo a fare mie queste discussioni mi trovo sempre a dovere sottolineare a qualcuno che noi donne valiamo, che abbiamo teste pensanti, che siamo in grado di, che potremmo fare o essere, mentre vorrei che la cosa non dovesse essere tutte le volte ribadita, ma fosse in re ipsa. È questo il mio non sentirmi inferiore a nessuno o da meno rispetto all’universo maschile. Lo so bene che, poi, la realtà è altro.
        E poi, cara Elena, avrei molto da discutere per farmi capire, che due parole in un post non sono sufficienti a chiarire e spesso è un attimo fraintendere. Per esempio, se ti dicessi che per me fare politica è un mestiere che richiede una dedizione totale (per essere come la intendo io e con le capacità di cui parlo io) che sposta la donna in ruoli che ne sacrificherebbero per me altri più importanti?

        • Elena

          Cara Marina, sono d’accordo con te quando affermi che noi donne valiamo e non abbiamo bisogno di affermarlo continuamente. Questo è senz’altro valido per donne come te e lo è per me, che ho fatto un certo percorso di vita. Ma è valido per tutte? Spesso scriviamo per noi stesse, ma a volte scriviamo per le altre. Non ti ho frainteso, è strano ma anche se con tutti voi non ho conoscenze di persona, commentandoci e leggendoci da tempo penso di poter intuire da quale universo veniamo e cosa sentiamo, davvero. Stiamo discutendo di temi grandi che toccano tasti sensibili, come quello con cui tu chiosi. La politica dovrebbe essere fatta proprio come dici tu, è un lavoro e va remunerato, come qualunque mestiere. Ma come ogni altra cosa è questione di scelte, scelte personali che ne sacrificano altre. Io ho fatto politica attiva, ma ti dico in cuor mio che il fatto che non abbia figli non è imputabile all’enorme mole di tempo e lavoro che farlo in certo modo richiede. Era già una scelta mia, se alludevi ai figli, che so che ami moltissimo. Ma ha tolto tanto tempo a me stessa, un po’ di salute, di benessere, di notti passate insonni perché essere se stesse e autonome e non manipolabili richiede una grandissima fatica. Eppure, eccomi qua. C’è spazio per il contributo di tutti e tutte. Deve esserci. Mi batto per questo, per la libertà di esserci a modo nostro. Ma non transigo sull’obiettivo, che è l’emancipazione della persona in una società tradizionalista e maschilista. Che bello non sentirsi inferiore a nessuno, stai bene Marina cara.

  • mattinascente

    “Solo se la pianta della democrazia crescerà nel terreno arato dall’autorità femminile sarà possibile rigovernare il mondo.”. Tratto da “Sovrane” un libro di Annarosa Buttarelli, che penso possa offrire utili spunti di riflessione. Grazie per questi tuoi pensieri e buon pomeriggio.

  • Brunilde

    Argomentone!
    Io penso che a tenere lontane le donne dalla politica sia non solo la difesa del potere da parte degli uomini ( ci hanno riconosciuto l’anima da meno di 1500 anni, ci hanno dato il voto da soli 70: insomma che pretendiamo? ) ma anche la maggiore difficoltà femminile ad assumere un impegno professionale totalizzante, che tutto trascina con sè. Una mia collega bravissima e preparata ( al di là dello schieramento politico di appartenenza ) si è candidata sindaco di una città non piccola, riuscendo peraltro a farsi eleggere al ballottaggio. Ricordo le sue parole, durante la campagna elettorale: ” E’ già cominciato il tritacarne mediatico… “.
    Ecco, non tutte sono disponibili a questo .
    Poi c’è la schifezza dei collegi blindati, dei candidati paracadutati nei territori ” sicuri” che nulla hanno a che fare con i loro elettori. Noi emiliani ci siamo ritrovati una esilarante Nunzia De Girolamo in visita alla fabbrica della Granarolo ( latte e latticini ) andare in visibilio, lei, campana, per le nostre pallide mozzarelle ( ci sarà stata la rivolta delle bufale al suo paese ). O la Boschi improvvisamente altoatesina che mangiava pubblicamente wurstel e studel…
    Peccato siano state le donne stesse, di ogni schieramento, ad accettare di essere spalmate in più collegi, convogliando voti e facendo poi eleggere i colleghi maschi in lista dopo di loro.
    Il malcostume non ha sesso, così come certe candidature femminili sono terrificanti, al di là del genere.
    Ci vorrà ancora molto tempo per sensibilizzare le nostre figlie alla partecipazione consapevole, all’interesse per il sociale e per la politica intesa davvero come perseguimento del bene comune, per ottenere una reale partecipazione paritaria.
    Ma sono certa che accadrà: non è un se, è solo un quando.

    • Elena

      Cara Brunilde, che bell’ottimismo che ci porti oggi, grazie! Anche io sono convinta che sia solo questione di tempo. Ma nel frattempo bisogna costruire, riflettere, essere consapevoli. Credo che le donne, lo dicevo poc’anzi, che scimmiottano gli uomini e stanno alle loro regole, sono comunque un cambiamento ma che non è in grado di concretizzarsi. Serve una rivoluzione negli atteggiamenti, nelle scelte, accettando le sfide. Se quella tua amica sindaca donna ce l’ha fatta, sono sicura che la ragione stia nella sua capacità, nel suo coraggio, e anche nella rete di sorelle che l’ha sostenuta. Ecco, si puo’ fare se allarghiamo queste tutele a tutte noi. Facciamolo. Un abbraccio

  • Barbara

    Io la penso come Nadia. Mi pare che la questione “quote rosa” sia già divisiva per principio. Non si dovrebbe votare per sesso del candidato, ma per i suoi meriti. Dovremmo perciò chiederci per quale motivo poche donne si interessano attivamente di politica. C’è un motivo sociale o psicologico? E’ già difficile mandare avanti lavoro e famiglia, quindi non c’è spazio per introdurre anche la politica? O forse quando te ne interessi, ti accorgi che devi subire una maggiore pressione mediatica, a volte proprio in capo alle tue “sorelle” che per prime di ritengono incapace, in quanto “sesso debole”? Io ricordo lo scalpore dietro alla candidata sindaco milanese Bedori del M5S, come i media si accanirono su di lei, usando parole come “casalinga” e “disoccupata” come fossero offese. Me li ricordo bene certi articoli di giornale e servizi in tv. Si può discutere sulla gestione delle liste dei pentastellati, sui dubbi di Fo e di Casaleggio, o sul fatto che sia necessaria una laurea per un ruolo istituzionale (sicuri? quanti politici pensate siano davvero laureati? andate a vedere i loro curricula, potreste avere enormi sorprese)… ma quelle parole sono state pronunciate dalla stampa proprio in quel modo. E io me ne sono vergognata.
    Se poi devo fare un paragone col mondo del lavoro, sono costretta ad ammettere che i trattamenti peggiori mi sono stati riservati da colleghe donne, mai da uomini. Anche sui social mi capita di osservare maggiori divisioni proprio tra donne. Solo un banale esempio: un’amica lamenta che al suo fidanzato è andato male un colloquio di lavoro, il selezionatore era donna e si è saputo da un altro interno che non le andava bene com’era vestito (abbigliamento scelto proprio dalla mia amica). Il commento di lei è stato che questa selezionatrice ha probabilmente un arretrato sessuale da soddisfare (e lo scrivo parecchio alla leggera). Mi sono arrabbiata: l’avrebbe detto di un selezionatore uomo?
    C’è parecchio su cui riflettere…

    • Elena

      Guarda un po il linguaggio degli uomini a che punto è… https://plus.google.com/+ElenaFerroLeVolpi/posts/ePEnZ1ezvWm?fscid=z13pefbpjka1svkaz04cfvfpawmldrupivc0k.1521203707362421. Ti ringarzio per questo contributo, il tema della partecipazione delle donne alla politica è il punto. A parte la difficoltà di farsi ascoltare una volta dentro il sistema (ho provato, ne so qualcosa) il tema è come avvicinare le donne alle decisioni e alle scelte della comunità. Eppure mi capita spesso di sentire, nel mio borgo, donne molto attente alle scelte delle ammnistrazioni e anche critiche, quando necessario. Sempre nel merito delle questioni, come penso sia giusto fare. Ma perché poi non facciano il salto, non lo so. Certo l’accoglienza una volta arrivate in aula, non è gran che. Tu hai citato dei casi, ma ricorderai bene gli insulti e le minacce alla Boldrini. E poi, il tema centrale. Le donne sono spesso le maggiori nemiche delle donne … Ecco perché sono d’accordo con chi dice che c’è molta strada da fare e perché penso che sia doveroso, anche s enon sono Margherita Hack, sostenere le donne che ci provano

  • Banaudi Nadia

    Premesso che di politica mi intendo e interesso molto poco credo che il sistema elettorale attualmente in uso non funzioni affatto donne o non donne. Per quanto riguarda invece la necessità di aumentarne il numero concordo se chi va a occupare quella sedia mostra di avere le giuste competenze, per me che sia donna o uomo non fa una grande differenza se poi le sue idee sono poco etiche o costruttive, quindi non vorrei che ci fosse una quota che permette a una percentuale di salire in cattedra senza meriti. Il sesso dei candidati dovrebbe essere un fattore successivo.
    Su discorso invece che una donna abbia in sè le qualità giuste per la mediazione concordo, ma detta così sembra colei che fa ragionare un uomo, colui che alla fine prende decisioni, e mi piace poco anche se riconosco l’esatta collocazione che avrebbe. Credo ce ne sia di strada da fare, ma come individui, politica o non. Anche se dopotutto quella sala con quel soffitto è proprio lo specchio del nostro paese…

    • Elena

      La mediazione la intendo cara Nadia come capacità di comporre fazioni contrapposte per il bene del paese. Non mi pare che questi fulgidi soggetti siano molto capaci di fare qualcosa che alle donne inevitabilmente riesce meglio, perché sono fuori dal sistema del conflitto e dentro il sistema della composizione degli interessi.
      Sai la questione delle competenze è sempre questione delicata: poiché la meritocrazia in Italia non esiste, è il potere che rigenera se stesso. Anche le donne che utilizzano i mezzi e gli strumenti del potere e del sistema di potere (delle relazioni, dei comportamenti, ecc) sono parte di questo schema. Lo rigenerano e lo garantiscono, prestando ad esso la faccia.
      Quel soffitto, hai proprio ragione, è lo specchio del paese. Non è incredibile che sia il soffitto di Montecitorio? Grr

  • rosaliap

    Buongiorno Elena, ho provato a cliccare sul link ma rimanda a una pagina vuota. Tornando al Post: bello, intelligente, pieno di passione civile. Sono convinta che più donne al potere significherebbe anche nuove strategie per uscire dalla crisi in cui versa l’Italia (noi donne sappiamo davvero essere creative). Una piccola parentesi che non c’entra nulla, ma che ha a che fare purtroppo con una donna: trovo vergognoso che una sconosciuta sia stata candidata in un collegio di ferro nella provincia di Napoli, perché amica di un potente di Forza Italia. Queste cose non fanno bene all’immagine delle donne e ci riportano indietro anni luce. Che ne pensi?

    • Elena

      Buon giorno Rosalia, intanto grazie per la segnalazione, ho corretto il link malfunzionante. Sentivo il bisogno di dire qualcosa su questo tema da giorni e mi è tornato alla mente quell’incontro alla Camera. E’ rimasto lettera morta per così dire. La tua parentesi c’entra con un sistema elettorale comunque farlocco, che non ha favorito la rappresentanza del territorio (e i territori a mio avviso hanno bocciato questa impostazione, al di là degli eletti) e ha fatto calare dall’alto i “garantiti”, di cui questa donna che tu citi è solo un esempio. Il meccanismo del Rosatellum ha prodotto un effetto distorsivo sulle elette anche a causa di questo: le donne, per garantire il 40% nelle liste (non tra coloro effettivamente elette) sono state “spalmate” su più collegi, uninominali e plurinominali, per tenere la quota, per così dire. Il risultato è che quando qualcuna è stata eletta, negli altri collegi in cui è stata candidata ed è passata ha lasciato il posto a un uomo. Ecco a mio avviso l’effetto distorsivo che ha prodotto il non raggiungimento del 40%.
      Il clientelismo in politica è un fenomeno maschile e femminile, cerchiamo di non notarlo solo in una direzione e combattiamolo sempre! Grazie per questa tua bella riflessione mattutina
      Un abbraccio

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