A Viverone le cose vanno così, con il meteo è una continua rincorsa.
Alle 9 del mattino di domenica scorsa il lago di Viverone, situato in una conca tra le colline e la serra di Ivrea, era una sorta di lago fantasma.
Nebbia fittissima, temperatura mite e assenza totale di vento.
Ciò nonostante, le 33 barche iscritte alla regata Memorial Filesi, promossa dai tre circoli del lago, si avvicinavano senza tema nella nebbia navigando a naso, che riconoscere le sponde era praticamente impossibile.
Dai pontili guardavamo i navigatori fantasma appropinquarsi verso l’ipotetica area di regata in cui noi, Comitato di regata, non ci eravamo ancora appropinquati, mentre l’organizzazione tirava fuori le bacchette da ventomante per chiamare il vento.
Qualcuno a bordo ha persino fischiettato, che la tradizione insegna che è il metodo migliore per chiamare tempesta.
Il Comitato di Regata esce in acqua e subito bisticcia con il vento. Mai sopra i due nodi all’ora stabilita e soprattutto mai da una direzione stabile, con tutte le barche in acqua scalpitanti per la sfida.
Era da moltissimo tempo che sul nostro lago non vedevamo una regata con tanti iscritti, perciò l’entusiasmo era fattor comune.
La scelta di suddividere in classi
Come da istruzioni di regata, in partenza erano state inizialmente previste soltanto due classi, libera derive/bulbi e libera cabinati.
Ma le iscrizioni ci hanno consegnato ben due classi in più, gli FJ, corsisti appena sfornati con la voglia di sperimentare subito quanto appreso durante i corsi appena terminati, e i Laser, con i soliti immancabili atleti del lago e qualche novità, specie tra i ragazzi.
4 classi dunque e 4 partenze, come da comunicato.
In acqua
Tutte le previsioni meteo davano vento forte da nord ovest (quello che qui da noi chiamiamo Val d’Aosta, perché si incanala appunto in quella valle e spazza via Anzasco e tutto ciò che trova sul lago). Ma la situazione meteorologica alle 12, poi alle 13, poi alle 14 era invariata.
Pochissimo vento e mal disteso, condizioni insufficienti per mettere giù il bastone previsto dalla manifestazione, nemmeno corto corto.
Poi arriva il Canadair
Mentre i tre Ufficiali di Regata cercavano il vento con la solita asticella con filo di lana, scorgiamo un Canadair.
Dapprima pensiamo a un’esercitazione, non sarebbe la prima volta che ne fanno una senza avvisare. Il lago è molto piccolo come sapete e un Canadair ha la necessità di un corridoio di atterraggio notevole per potersi approvvigionare in sicurezza.
Un volo, un volo di segnalazione, poi giù sul pelo dell’acqua a rifornirsi. No, non può essere un’esercitazione, c’è qualcosa che non va.
Il vento intanto non arriva e le barche stanno gironzolando sullo specchio del lago, in posizione poco sicura rispetto al Canadair.
Noi del Comitato di Regata chiediamo al Comitato Organizzatore di informarsi presso la Protezione Civile su cosa sta accadendo, e subito ci viene spiegata la situazione.
Un incendio molto vasto in Val di Susa, dicono che sia partito a Bussoleno. Arriveranno altri Canadair a rifornirsi dunque dobbiamo liberare l’area di approvvigionamento.
Il Comitato prende rapidamente una decisione: Intelligenza su Alfa, le regate previste sono annullate.
C’è malumore ma il rischio di incidente con il Canadair non puo’ essere corso e dobbiamo lasciare libero il lago per i soccorsi.
25 nodi sul lago
Mezz’ora dopo l’annullamento delle prove previste comincia ad alzarsi il vento. Prima una decina di nodi, le barche rientrano ancora con facilità. Poi improvvisamente si alza a 25 nodi, con punte di 30.
Il lago è increspato, le scuffie sono a ripetizione (molti i neofiti dei corsi) l’assistenza corre in acqua e riesce a fatica a gestire le barche e a garantire il rientro in sicurezza.
Qualche manovra rotta, qualcuno di troppo si è bagnato, ma senza alcun danno serio e soprattutto senza grossi problemi.
Non abbiamo il tempo di fermarci a pensare a quanto quel vento sta rendendo il lavoro dei Canadair difficile e dei soccorsi in valle impervio, perché abbiamo già i nostri guai.
In questi momenti penso che ci convenga essere più umili e pensare che abbiamo sempre da imparare. A volte porre attenzione alle cose considerate erroneamente di contorno in una regata è la carta vincente.
Penso alla preparazione di chi fa assistenza, alla manutenzione dei mezzi, alla disponibilità a bordo acqua di salvagenti e cime. Tutte cose che possono tornarci utili ed essere addirittura indispensabili in certi casi.
Quando le cose vanno bene tutti possiamo improvvisarci ma nel momento critico bisogna sapere ciò che si deve fare e avere i mezzi pronti per farlo. Bisogna avere la capacità di prevedere. Non è forse questa la caratteristica principale di chi va a vela?
Com’è finita?
A tufeia e nebbiolo, come volete che finisca una giornata così in Piemonte? Tra amici, che si sono dati una mano e tutto sommato hanno imparato qualcosa di nuovo gli uni dagli altri.
Il Memorial Filesi torna a marzo 2018, siete tutti scritturati.
Ma per allora, facciamo la danza dei dieci nodi e guai a chi ne mette uno di più o uno di meno 😉