La vigilia di Pasqua stavo preparando una cena leggera, vista l’abbuffata dell’indomani e, peggio ancora, del dopo domani, per via di una grigliata in montagna con un numero imprecisato di partecipanti che si rivelerà, come sempre, una festa del cibo e della compagnia.
Avevo le mani a bagno nel lavandino, quando qualcuno ha bussato alla nostra porta.
Non riceviamo molte visite e di solito socializziamo con i vicini dai giardini o al massimo recandoci in strada. Ma con Aldina e Aldo, che vivono a due passi da noi, le cose sono diverse. Si è stabilito sin da subito un rapporto speciale che qualche volta ci permette di prendere un caffè insieme, con tutti i riguardi per il periodo difficile che stiamo vivendo.
Due colpetti leggeri sul vetro. Una figura china dietro la porta. Mi asciugo le mani e vado ad aprire.
E’ Aldo, 86 anni, con un mazzolino di rose rosa profumatissime in mano. Sono i loro auguri di Buona Pasqua, li ricevo in questa forma per la prima volta. I suoi occhi sono umidi, e per la verità, anche i miei. Si trattiene qualche istante, poi scivola via.
Resto a guardare quelle rose che Aldo cura ogni singolo giorno. Proprio ieri mi raccontava di aver appena debellato una colonia di formiche che stava soffocando il suo prezioso roseto. Lo pota quasi ogni giorno, per impedire ai rami che crescono floridi di uscire fuori dal recinto, aspettando con pazienza ogni singolo bocciolo per celebrarlo, con autentica gioia.
Qualche volta assisto a questa cura attenta e delicata e so che in silenzio mi ha insegnato qualcosa.
E mi sovviene un ricordo. Ho già letto qualcosa in proposito.
È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante
Antoine de Saint-Exupéry – Il piccolo principe
Superare le barriere sociali ed emotive nella mia terra richiede tempo. Dei piemontesi si dice spesso che siano falsi e cortesi, ma non è vero. Sentono forte il bisogno di adempiere agli obblighi sociali dell’accoglienza, ma il riserbo è tale che impedisce afflati di entusiasmo. Sono diffidenti, sì, e hanno bisogno di tempo, conoscenza, pratiche comuni. Allenamento.
Puoi accorgerti di aver infranto le barriere, che stabiliscono nelle relazioni al solo fine di proteggersi, quando abbandonano la forma e si lasciano andare alla sostanza. Allora sono capaci di regalare gesti autentici senza alcun fine se non quello della gioia del dono. Gesti come questo mazzolino di rose che ora ha trovato posto nel centro tavola e dona vita e colore alla stanza.
La mia Pasqua è cominciata così, con un piccolo grande gesto che mi ha fatto riflettere sul significato del dono: qualcosa che ci appartiene e che lasciamo che sia qualcun altro a custodire.
Qualcosa che riceviamo dal nostro piccolo principe, interiore o esteriore, e che dobbiamo coltivare e conservare con cura.
Dovremmo trovare tutti noi il modo di affidarlo a qualcuno che amiamo o ne ha davvero bisogno.
E voi care Volpi, come avete passato le vostre festività Pasquali?
Quali doni sentite di aver ricevuto?
13 Comments
Giuseppe Marino
A proposito. Il mio bel sito non esiste più. Ma ho un semplice blog. Mi trovi anche di là, se ti fa piacere,
Giuseppe Marino
Ciao Elena, da quanto tempo! Sono mancato per un bel po’. Ma ora rieccomi!!! Bellissimo gesto. I doni inaspettati e i più semplici sono i più belli. Hanno tutta la freschezza della bontà, della sincerità e dell’amore. Un salutone!
Elena
Poffarbacco, sei tornato! Ciao Giuseppe, che bello rileggerti. Ma che hai combinato? Vengo subito a sbirciare il tuo nuovo spazio, intanto grazie per il commento, viva la sincerità, la bontà e l’amore!
Elena
Bene
Grazia Gironella
Ne ho tutte le intenzioni. 🙂
Grazia Gironella
Che bel momento hai descritto. Per noi Pasqua normale nel senso migliore del termine: tutto tranquillo e tante energie buone. Ti abbraccio.
Elena
Ciao Grazia, che bello risentirti! Sono felice che la tua Pasqua sia stata “normalmente buona” e ricambio di cuore l’abbraccio. Sono passata sul tuo blog perché è un po’ che non ti leggo… Ci racconterai? Baci
Luz
Deve essere stato bello, Elena. Piccole cose che scaldano. La semplicità.
Io ho vissuto una Pasqua memorabile. Sono stata a Reggio Emilia, dove vive mia madre, nella casa di mia sorella. Io e mio nipote Alessandro ci siamo dedicati a un cortometraggio su Massimo D’Azeglio, un lavoro che doveva produrre per la scuola. Giornate stupende. Credo che ci dedicherò un post.
Elena
Chissà da quanto tempo Luana non riusciate a stare insieme così a lungo? I miei nipoti mi mancano molto. A volte le distanze sono ostacoli a volte alibi. Leggero con piacere il tuo post sulla tua bella Pasqua. Un caro saluto
Giulia Lu Mancini
Molto belle le rose di Aldo, ma ciò che é bello è soprattutto il gesto gentile che denota cura e affetto per gli altri. Sul detto sui piemontesi non mi soffermerei troppo, in Italia imperano i luoghi comuni, si ha il vizio di generalizzare, dimenticando che ogni persona è diversa da un’altra. Se per questo io sono abbastanza chiusa e riservata, ho bisogno di tempo per concedere la mia fiducia e aprirmi agli altri, potrei essere piemontese quindi sotto questo aspetto.
La Pasqua mi ha portato un po’ di riposo con uno sprazzo di primavera (ma non era troppo caldo però…)
Elena
La nostra Pasqua è stata all’insegna del solleone, oggi però doppia maglia e giacchetta, piove e fa freddo. Ma mai lamentarsi, di solito le pasquette le passiamo al freschetto, quest’anno è andata meglio. Quanto ai detti e ai caratteri, sì, c’è molta generalizzazione ma come spesso accade anche qualche fondo di verità. Tu piemontese? Ti accogliamo a braccia aperte!
Sandra
Che tenerezza Aldo!
I piemontesi, che conosco bene perché mia madre pur non essendo piemontese diciamo di sangue è nata in Piemonte dove ha vissuto pe 20 anni, la suocera di mia sorella (che frequento abbastanza) è di Cuneo e altre relazioni, sono un po’ formali, sempre gentili, vero, e il detto che si associa, quel “falso e cortese” che citi anche tu, lo trovo un po’ cattivo, ma con un fondo di apparente verità, mi sembrano frenati nello slancio emotivo, atteggiamento che li fa sembrare appunto falsi. Detto ciò, Pasqua splendida, mi ha regalato, oltre al notevole gaudio di tornare sul Trasimeno, una rinnovata e davvero importante consapevolezza sulla mia scrittura, toccava davvero allontanarsi per acchiapparla.
Elena
Eh sì, a volte la distanza da ogni cosa aiuta a guardarla meglio!