Il mondo con i miei occhi

Cambio lavoro! So quel che lascio ma …

Succede sempre. Quando penso di essere riuscita a inquadrare nel modo giusto le cose di cui mi devo occupare, mi chiedono di fare altro e quel venticello che chiamiamo proposta* comincia a spirare.

Arriverà di stravento fino a quando la proposta non sarà ufficializzata, ovvero quando tutto il puzzle è completato.

Da quando ne sono stata oggetto mi sono messa più volte a pensare a ciò che avevo realizzato nel mio presente incarico e a come avrei il diritto di godermi, dopo anni di indubbia fatica, un po’ di tranquillità.

Ma non è così che funziona la nostra organizzazione e in verità lo so da tempo. Dunque oggi tocca a me e ne sono onorata e felice.

Lo ammetto, ho pensato anche agli scontri e alla quota di amarezza che questa esperienza da Segretaria Generale mi ha riservato. E mi sorprende la costanza e resilienza che ho espresso in molte difficili situazioni.

Rivedo la me alle prese con equilibri conquistati giorno per giorno, instabili, a collaborazioni mai del tutto offerte e ricambiate, e talvolta a ostacoli apertamente frapposti. Ma anche alle molte mani tese, alle molte conquiste e agli avanzamenti che indubbiamente abbiamo registrato. Un buon lavoro, mi sento proprio di dirlo.

So che dovrei pensare a tutto quanto accaduto, dentro e intorno a me, senza distinguere tra ciò che ha funzionato e ciò che non lo ha fatto.

Vale la consapevolezza che ogni singola cosa accaduta mi ha permesso di rafforzare la mia identità, di consolidare il mio impegno e affrancarmi da questioni di piccolo cabotaggio per dedicarmi a ciò che ha fatto vibrare la mia vita da sempre: la militanza delle idee e la voglia di cambiamento. Mi hanno sempre sospinto, come la dolce carezza di un’onda da poppa.

La mia CGIL mi chiama a una nuova sfida che sento già entusiasmante.

Cambio lavoro, sì: so che cosa lascio ma non so di preciso cosa mi aspetta.

Cambio lavoro

Mentre voi leggerete queste righe fresche di pubblicazione, io mi sarò alzata prima del suono della sveglia, tentando di mettere a tacere la quota di ansia che mi accompagna sempre quando mi approccio a un cambiamento.

Oggi infatti lascerò le redini della categoria, la SLC CGIL Torino e PIemonte, che ho diretto per quattro anni.

Vorrei essere leggera nell’approcciarmi a questo giorno e mentre fisso il papavero che orna la parete di fronte la mio letto mi dico che devo riuscire a diventarlo.

Almeno mano a mano che la giornata si dipana, tra ultimi accordi, procedure burocratiche, sorrisi, abbracci, forse qualche pianto.

Ma sono troppi i ricordi che si affollano nella mia mente e so già che mi sarà impossibile riaddormentarmi.

Cercherò di applicare il famoso metodo dei marines, letto da qualche parte nelle mie notti insonni, che permetterebbe di addormentarsi in soli cinque minuti. Alcuni siti dicono due, e io ci credo, quando non riesco a dormire sono disposta a bermi di tutto.

Anche il metodo infallibile però fallirà mimseramente, come tutte le altre volte, così sceglierò un meno pretenzioso rilassamento delle gambe, che, in assenza di sonno, è pur sempre qualcosa.

Passeranno dai cinque ai dieci minuti prima che opti definitivamente per la lettura del mio quotidiano preferito, cercando di proiettare la luce bianca del cellulare verso la porta finestra, per non disturbare Carlos che finge di non avermi sentita svegliare e prova a continuare a dormire.

Almeno sono obbligata a non parlare.

Dunque, leggo. Di solito le prime quattro pagine del giornale per intero, poi è solo più un leggiucchiare qualche titolo, qualche paragrafo qua e là, quasi sempre senza memorizzare chi scrive.

Questa brutta abitudine mi pesa ma ogni volta mi dimentico di controllare chi firma l’articolo. Quando finisco di leggere ci penso, e anche questa mattina scorrerò verso l’alto la pagina per trovare l’autrice o l’autore e fissarlo nella mente, quasi sicuramente invano. Perché? Non riesco a spiegarmelo. Intanto ho sonno, guardo l’ora, sono solo le sei. Continuiamo a sfogliare.

Ci metterò circa tre quarti d’ora a leggere l’intero giornale. Poi poserò il capo di lato sul cuscino e chiuderò gli occhi, sussurrandomi “almeno cinque minuti” e, forse, mi riaddormenterò.

Per risvegliarmi imbambolata peggio del primo turno di veglia, quando la cara Alexa, con quel suo insistente rumore che chiamano suono cercherà di destare la nostra attenzione.

Uno di noi a un certo punto troverà la forza di urlare fino in cucina la parola magica “Alexa, stop!” nella speranza di convincerla che sì, l’abbiamo sentita la sua sveglia, il dovere è salvo ora puoi finalmente tacere, cara Alexa.

Poi viaggerò con incedere incerto e zoppicante (mai come in questo periodo i dolori mi attanagliano, specie appena sveglia) fino in bagno, dove indosserò abiti comodi e collaudati che sanno già il da farsi e saranno capaci di accompagnare ogni mia esigenza, fingendosi assenti, inutili, vani.

Saranno gli stessi che adorneranno il mio bel personalino di cinquantenne al quinto piano, dove prenderò finalmente possesso del mio nuovo ufficio e del mio nuovo lavoro.

Ah già, non ve l’ho ancora detto. Vedete che fatico a ingranare? Il sei aprile sono stata eletta nella Segreteria della CGIL Torino. Due incarichi, anzi tre, insieme non li posso proprio tenere, va da sé che oggi saluterò il gruppo dirigente SLC e poi cercherò di capire cosa davvero mi aspetta, in CGIL.

In cucina prenderò soltanto un caffè, il primo di molti. Poi un frutto, magari un centrifugato di kiwi, quelli della nostra rigogliosa pianta in campagna che ci nutre ormai da dicembre. Con tutti quelli che mangio dovrei diventare immune alle influenze per almeno un secolo!

Saluterò Carlos che mi garantirà che andrà tutto bene, come sempre, mentre cercherò di convincerlo del contrario. Avrà ragione Carlos, lo so, lo sento. Ce l’ha sempre.

Mentre uscirò di casa con l’ombrello – in questi giorni pazzerelli non si sa mai – una domanda mi frullerà in testa “Quello che ho fatto in questi anni sarà stato abbastanza?

Sappiamo già che a certe domande non ci sono risposte, almeno non quando noi le vorremmo. Io la vorrò subito quella risposta e la cercherò di continuo lungo tutto il tragitto in auto. So che devo chiudere questa esperienza e voglio chiuderla al meglio e sapere come è andata mi serve, accidenti.

Poi mi tornerà in mente ciò che ho imparato: non tutto dipende da noi, non tutto dipende da me. Come ho scritto altre volte, anche gli altri giocano la loro partita. E in questo avvicendamento molte partite diverse sono state giocate e non tutte sono state divertenti e giocose. Pazienza.

Non voglio portare con me le cose più amare, che pure in questi anni sono state presenti. Ma quelle più belle. Le tante delegate e delegati che ho incontrato e con cui ho condiviso iniziative, discussioni, costruito tutele e muri difensivi, aperto brecce e costruito ponti.

Tutti quegli occhi li ho dentro di me e non ho bisogno di cercare di memorizzarne i nomi, come con i giornalisti, perché me li ricordo già, uno per uno.

Ogni nome è una storia. Una bella storia fatta insieme.

E poi i compagni di lavoro, quelli con cui condividere i momenti difficili e anche i più belli.

Che poi le persone che ti lavorano accanto le misuri nei modi più differenti e pù spesso ti risparmiano la fatica e si pesano da sole. Basta saper aspettare il momento giusto.

La vita mi ha insegnato che tutto accade per una ragione e ho imparato che occorre lasciare tutto accadere. Ogni cosa reca con sè un significato profondo anche se non immediatamente intelligibile: soprattutto, non ci è dato sapere cosa ci attende dietro la porta.

A noi è richiesto solo di attraversarla e di scoprire il resto vivendolo.

Cambio lavoro

So quel che lascio ma non ho ben chiaro cosa mi aspetta

E questa è davvero la cosa più interessante di tutto.

Quella proposta conteneva un significato per l’organizzazione ma anche per me.

Mi permetterà di sperimentarmi in un nuovo ruolo, più politico e dunque più nelle mie corde, in cui potrò spaziare tra vari argomenti e tematiche che mi sono state affidate dalla mia Segretaria Generale, con la quale lavoro benissimo.

Cercherò di non pensare al fatto che il rapporto diretto con lavoratori e delegati mi mancherà, tanto, tantissimo.

Mi sono detta che questo valore, il valore del rapporto con le persone, vorrò metterlo ogni giorno nel mio nuovo lavoro. E quando sarò pronta, vorrò fare un bilancio dell’esperienza che oggi terminerò, mi auguro alla grande.

So che occorerà tempo, distanza, oggettività. Arriverà il momento giusto.

Nel frattempo mi permetterò di vivere con tutto il bagaglio delle mie emozioni e della mia energia la nuova sfida che è già cominciata e che mi attende.

Un’altro giro di boa nella mia vita ricca di esperienze. Di certo non ho ben chiaro cosa mi aspetta ma so che avrò tempo e modo, ancora una volta, di sorprendermi.

Fatemi gli auguri care Volpi perché ne avrò bisogno.


*proposta: è avanzata dai centri regolatori, di norma dopo otto anni del precedente incarico politico, avanzata dalle categorie nazionali e dalle CGIL regionali. Viene rivolta a nome dell’organizzazione a una compagna o compagno e riguarda il lavoro che gli viene chiesto di fare. Alla proposta di solito, a meno di casi particolari, si risponde di sì. Siamo un’organizzazione, non un’azienda, e siamo a disposizione delle persone che rappresentiamo

16 Comments

  • Marco Freccero

    Tutti gli auguri del mondo, ma non ne hai bisogno. Non avresti accettato se tu stessa non sapessi di andare a svolgere ottimamente il tuo lavoro. Credo di conoscerti un po’, per questo mi permetto di dirlo (anzi, di scriverlo).

    • Elena

      Grazie Marco. Si, sono pronta per il nuovo incarico anche se lasciare è sempre un momento di grande emozione. Per ciò che lasci e per ciò che troverai. Bello sentirsi comprese così a fondo… Buona giornata

  • Giulia Lu Mancini

    In bocca al lupo Elena, i cambiamenti sono sempre faticosi ma tu hai sempre l’entusiasmo e l’energia per affrontarli, resti comunque nel tuo elemento, il sindacato, in cui hai già dato prova di grandi capacità e competenze.

    • Elena

      Cara Giulia grazie per la fiducia. Mentre ti leggo non riesco a non pensare alla tua terra e a ciò che vi sta accadendo. Ti mando un abbraccio forte, tieni duro, anche da remoto

  • newwhitebear

    I cambiamenti servono per arricchirsi e completarsi. Sono certo che andrà tutto bene, come dice Carlos, anche se esiste una percentuale di paura che qualcosa possa andare storto. Tuttavia non credo che valga per te.
    Complimenti e tante pacche sulle spalle di buon augurio!

    • Elena

      Ahia! Sei forte Gian, le tue pacche le ho sentite! Ma sai che è andata bene esattamente come ho scritto? Ormai mi conosco bene e posso prevedere come gestiró momenti difficili . È andato tuto bene. Sono una che le cose le segue e le accompagna
      Non sempre la ciambella riesce con il buco previsto ma di solito esce col buco. Ecco. Perché ho la sensazione che mi consociate meglio di quanto un blog consentirebbe?

  • marina

    Augurissimi, Elena e, prima, complimenti: i cambiamenti sono importanti, soprattutto quando sono migliorativi e mi sento di appoggiare la sicurezza del tuo Carlos!
    E come dicono a Roma: Daje sempre! 😉

    • Elena

      Ma si infatti alla fine è andato tutto bene e anche la nottata predetta si è verificata. Ormai conosciamo i nostri polli interiori e li accettiamo anche quando vorremmo cambiarli! Grazie degli auguri Marina, riferirò la tua fiducia a Carlos

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