Buongiorno marinai,
l’altra sera, ai margini di una regata che no è partita per la totale assenza di vento (ma che non mi ha impedito di valorizzare le splendide barche che dovevano regatare nell’articolo Farfalle sull’Acqua) ho intrattenuto un’interessante discussione a cena con i regatanti e il circolo organizzatore su una questione che mi sta molto a cuore.
Un Ufficiale di Regata deve o meno aver fatto qualche esperienza di regata prima di diventare un giudice?
La discussione sembra di lana caprina ma a giudicare dalla verve e dagli argomenti portati a sostegno delle due tesi non lo è affatto. Al punto da suggerirmi di scrivere un articolo per sentire anche la vostra opinione.
Sono sicura che starete già macinando riflessioni nella vostra testa, magari qualcuno di voi lo starà facendo giusto alla fine di una regata, dal pozzetto o al timone della sua barca a vela.
Noi discutevamo davanti a un profumatissimo Zacapa invecchiato 26 anni, insomma un bel discutere.
1) Il problema della parzialità
Parole se ne sono fatte tante ma alla fine l’argomento più gettonato, portato a sostegno della tesi che un Ufficiale di Regata non possa essere anche un regatante, è che minerebbe la sua imparzialità.
Vale a dire che un giudice, per essere imparziale e assicurare il necessario equilibrio nel dirimere eventuali questioni sorte tra i regatanti, è meglio non sia stato un regatante, per azzerare il probabile processo di identificazione con chi regata.
Il richiamo all’imparzialità è assolutamente di buon senso, direi che è una sorta di conditio sine qua non un UdR si definisce tale.
Ma davvero essere stato regatante lo mette nelle condizioni di non poter giudicare una gara?
Forse che l’UdR non abbia una sua formazione specifica, un suo percorso professionale che lo porta ad assumere la responsabilità della conduzione della regata nel modo migliore possibile?
Io non concordo con questa tesi che mi pare forzata. Anzi, aver fatto una regata consente di comprendere meglio le esigenze degli sportivi.
Mi pare un merito, non un demerito.
2) La regata è uno degli aspetti di un curriculum, ma non l’unico
Per diventare Ufficiali di Regata non è richiesto alcun percorso specifico prima della formazione e degli esami da sostenere.
No so se sia giusto ma è così.
A differenza degli Istruttori, parlo ovviamente della FIV che è l’unico ente riconosciuto dal CONI per la gestione delle regate e l’organizzazione dell’attività velica e della formazione ad essa connessa, il cui percorso in un circolo come istruttori ausiliari diciamo è richiesto, per gli Ufficiali di Regata si accede al corso senza particolari sbarramenti.
La FIV non assegna a determinate caratteristiche un valore tale da includere o escludere di default un candidato.
La formazione che l’UdR seguirà, che come sapete è abbastanza severa, almeno negli ultimi anni, e io aggiungo per fortuna, è sufficiente alla sua preparazione, unita al tirocinio e poi a una pratica adeguata.
Ma se l’aspirante no comprende il senso della regata, qualunque formazione sarà come un seme in un terreno infecondo.
3) Giudicare ciò che no si conosce è possibile?
La polarizzazione che si è verificata quella sera a tavola è utile a riflettere ma non a dirimere la questione.
Ci sono UdR che non hanno mai visto una regata nemmeno da lontano e UdR che provengono da percorsi di regata molto importanti.
Se guardiamo ai risultati, ci sono eccellenze nell’una e nell’altra categoria. L’avreste mai detto?
Questa polarizzazione a volte genera difficoltà nella conduzione delle regate: alcuni suppongono una superiorità nella comprensione della conduzione delle regate rispetto ad altri e ciò si percepisce quando si è in Comitato.
La domanda è: si può riconoscere una violazione alla Regola 42 in acqua sulle Star non essendo mai saliti su una Star? – tanto per fare un esempio.
Diciamo che aver portato almeno qualche volta una deriva o una barca secondo me è assolutamente necessario.
Aver praticato sport a livello agonistico serve
Così come aver partecipato a qualche regata. Io immagino la mia attività di UdR come al servizio dei regatanti, e dunque assumere il loro punto di vista qualche volta è necessario a mio giudizio per comprendere non solo le aspettative e i bisogni, ma anche eventuali trucchi da disarmare 😉 .
E penso sia utile anche nella discussione delle proteste. Avere entrambe le esperienze migliora la conoscenza del Regolamento di Regata, che ricordo a me stessa è un documento a cui sottendono allo stesso modo giudici e regatanti.
L’altro giorno a Maccagno per la regata di cui sopra sono rimasta affascinata dalle barche in regata, i windsurf. Ci sono salita una sola volta.
Così mi sono messa a parlare con i regatanti (carini e disponibili peraltro) da cui ho appreso le tecniche, le metodiche e le caratteristiche delle attrezzature.
Ad esempio ora ho molto chiaro che un albero in carbonio non va lasciato al sole, altrimenti esplode, non è vero Tiziano 😉 ?
Parlare con il delegato di classe mi ha chiarito che non in tutte le regate servono le boe, specie in quelle artistiche e di figure. Se avessi una conoscenza più diretta lo avrei saputo e non sempre si ha il tempo e l’occasione per fare una full immersion come quella che ho fatto io, causa una giornata terribilmente uggiosa.
In conclusione, alla teoria bisogna abbinare la pratica
Partendo dal presupposto che l’UdR deve conoscere il regolamento, essere preparato e attento e al netto di chi si crede migliore degli altri sulla carta (che poi in acqua ci devono andare tutti e poi vediamo), io sono dell’opinione che un UdR senza un’esperienza di regata o di barca a vela significativa sia in una sorta di svantaggio rispetto agli altri.
Uno svantaggio che sopperirà certamente con una eccellente preparazione.
“Senza pratica non c’è teoria che tenga”
Ne sono così convinta che, giudicando la mia attività di regatante di molto migliorabile, mi ero persino peritata nel cercare un corso di Regata all’altezza delle mie aspettative. Lo avevo trovato a Monfalcone, al mitico Circolo Hannibal, ma accidenti a una settimana dallo svolgimento la metà dei partecipanti ha dato forfait!
Com’è difficile lavorare con la vela di questi tempi….
Voi come la pensate?
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