Nel prologo de La dottrina cristiana, il suo lavoro più compiuto in merito all’interpretazaione delle Sacre Scritture, Sant’Agostino, intento a difendersi dalle critiche cui un tale lavoro lo aveva e lo avrebbe ancor più sottoposto, scrive:
Mi sono pertanto deciso a comporre questa trattazione per coloro che vogliono e sono in grado di apprendere tali norme, e mi auguro che Dio, nostro Signore, non mi neghi nello scrivere i doni che è solito elargirmi allorché penso a tale argomento.
Prima di iniziare la trattazione, credo però che sia necessario rispondere a quanti mi muoveranno critiche o me le avrebbero mosse se prima non mi fossi fatto dovere di tacitarli.
Che se anche dopo questa premessa ci saranno di quelli che mi muoveranno critiche, essi perlomeno non riusciranno a rìturbare gli altri né a farli passare da un utile interessamento alla pigrizia, madre di ignoranza: cosa che avrebbero potuto conseguire se si fossero trovati di fronte a persone indifese e impreparate.
La pigrizia, madre dell’ignoranza
Che io ami i saggi è cosa nota, lo testimonia l’estenuante battaglia per sistemarli tutti nella mia libreria.
Per quanto desideri leggere narrativa, finisco sempre per comprare saggi, sull’onda di suggerimenti, impressioni, fatti apparentemente innocui che sempre hanno il loro proprio significato.
Così il colpo d’occhio sui miei libri è sempre a favore loro, dei testi di approfondimento, i saggi appunto.
L’ultimo arrivato è questo capolavoro di esegesi scritto da Sant’Agostino, merito del suggerimento di una lettrice di questo blog, Mattinascente, che ringrazio di cuore perché è davvero un mirabile saggio, profondo conoscitore delle cose umane e per tale ragione, di quelle divine.
Credo che nella citazione del suo prologo che vi ho offerto sia nascosta una profonda verità.
Una verità universale, che parla anche a chi scrive per trasmettere un messaggio, qualunque modalità scelga, sia essa il saggio o la narrazione.
Per scrivere abbiamo bisogno di illuminazione
Intanto chiarisce che chi scrive deve avere il dono dell’illuminazione.
Che giunga per tramite di Dio, di una musa, o di qualunque altra fattispecie umana o sovrannaturale, poco importa.
Lo scrittore riceve l’illuminazione e la rende conoscibile, intelligibile ai più attraverso la forma della scrittura, che assume quasi un significato divino.
Lo è di certo per Sant’Agostino, che parla di cose divine e di divini testi (le Sacre Scritture), lo è per ciascuno di noi.
Non ci avevo mai pensato ma raccontando di intime profondità umane, non raccontiamo forse del divino?
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Per ricevere occorre l’attitudine giusta
Ma a Sant’Agostino preme un’altra cosa: che egli possa incontrare un pubblico capace di ricevere quel messaggio.
Una ricerca che richiede umiltà e pazienza.
Quante volte abbiamo provato un senso di frustrazione perché il sapere di cui pensiamo di essere portartici non viene accolto?
Un sapere fallace, certo, parziale, così come parziale è la nostra esistenza, ma autentico, vero. E per questo, necessario.
Per raggiungerlo siamo disposti a molti sacrifici. E sapete perché?
Perché temiamo l’ignoranza.
Tentiamo disperatamente di allontanarla da noi e dal nostro intorno, leggendo, ascoltando e sperimentando.
Probabilmente sappiamo che è l’ignoranza, sì, l’ignoranza, che ci porta dai falsi profeti e che ci allontana dal nostro essere, intimamente legati con l’Universo.
L’ignoranza è la madre di tutti gli orrori, piccoli o grandi che siano.
E Sant’Agostino ci offre una traccia per combatterla, sia che riguardi le cose del mondo, che quelle del cielo.
O la nostra scrittura.
Combattere la pigrizia dunque significa combattere l’ignoranza, questo il suo insegnamento.
Per farlo, forse penserete che sia necessario avere la possibilità di accedere ai più alti livelli di istruzione.
Non è così.
Essi sono certamente un viatico per ottenere gli strumenti per raggiungere il nostro obiettivo. Ma non sono indispensabili.
Ce lo racconta proprio Sant’Agostino:
Il monaco egiziano Antonio, uomo santo e perfetto, il quale, senza alcuno studio di grammatica, col solo ascolto delle Sacre Scritture, le riteneva a memoria e con la riflessione, unita a saggezza, ne penetrava il senso.
La Dottrina Cristiana – Sant’Agostino
E dunque solo la pigrizia, l’indolenza, la superficialità e la disattenzione che può allontanarci dalla conoscenza.
Per il resto essa è lì, sotto i nostri occhi.
Alleniamoli affinché possano guardarla e infine, vederla.
Ciascuno apprenda con umiltà quanto deve essere imparato dall’uomo, e colui, ad opera del quale viene impartito l’insegnamento, senza insuperbirsi e senz aprovarne invidia, comunichi all’altro ciò che egli stesso ha ricevuto.
Mi pare, in conclusione, l’essenza dell’insegnamento e della trasmissione del sapere.
E voi care Volpi, siete disponibili ad accettare questo scambio?
15 Comments
Marco Freccero
È la pigrizia, madre dell’ignoranza, che poi induce a adottare soluzioni semplici e veloci quando, per esempio, si vive in un mondo sempre più complicato e complesso. Con risultati vicini alla catastrofe.
Elena
. Qualche riferimento alla situazione attuale, @Marco?
Sandra
Molto interessante, oggi come oggi è proprio impossibile non potesi informare e se vogliamo scrivere dobbiamo farlo con cognzione di causa, evitando argomenti che non conosciamo se non abbiamo voglia di studiarli. I pigri che googlano in velocità, che girano notizie – in questi giorni poi – senza verificare la fonte, be’ generano ignoranza e spero che non abbiano troppa voglia di scrivere, perché potremmo magari incappare nei loro libri. E poi sottolinei l’importanza della condivisione aperta ci ciò che sappiamo, in ogni campo aggiungo io, anche una banale ricetta di cucina, insegnamento, scambio, confronto sempre con una buona attitudine a fare nuove scoperte.
Elena
Ciao @Sandra, credo molto nella condivisione, una “fissazione” che mi porto dietro da tempo. Sono da sempre curiosa e la mia curiosità credo mi abbia portata ad approfondire molte questioni che altrimenti ne il mio corso di studi ne la mia “educazione” mi avrebbero fatto conoscere. Mi lascio andare a ciò che l’universo mi porta, per poi scoprire che mi fa posare sempre sulle stesse cose. Destino?
newwhitebear
la pigrizia? Rende fiacca la mente e l’ignoranza prospera.
Elena
Giusto
newwhitebear
buona serata
Grazia Gironella
Sono d’accordo sui danni prodotti da pigrizia e ignoranza, e sento molto il desiderio di divulgare quello che imparo di importante. Non sempre trovo la situazione giusta, e non sempre mi sento io “giusta” nel farlo, ma ci provo. 🙂
Elena
Il fatto di non avere figli credo amplifichi questo mio bisogno
Rebecca Eriksson
Pigrizia e ignoranza vanno a braccetto. Al giorno d’oggi che siamo invasi dalle informazioni poi… se la mente si rivela troppo pigra per selezionarle e non ha la curiosità di approfondirle è facile sembrare sciocchi.
Elena
Ciao Rebecca, c’è da dire che quando ci sono troppe informazioni si rischia la confusione per forza… E poi credo che ci sia un problema: la selezione delle informazioni a chi spetta? Per esempio, guarda l’oggi : le persone non hanno gli strumenti per decidere quale informazione buttare e quale tenere. E si rischia di tenere quella sbagliata. Ammetto che qui la pigrizia non c’entra. Ma di sicuro l’ignoranza si
Giulia Lu Dip
Più che la pigrizia è la superficialità che fa danni, ma capisco cosa intende Sant’Agostino, il fatto è che oggi tutti si ergono a giudici e dottori su qualsiasi argomento…
Elena
Sant’Agostino è un uomod ci cultura e consoce i limiti dell’animo umano. Ogni invito a diffondere la consocrnza va accolto. Certo, come suggerisci tu, anche la superficialità fa danni. Ma l’ignoranza, intesa come ignorare ovvero non conoscere le cose, fa danni incommensurabili. Chissà ce in questi giorni di pausa forzata, a qualcuno non verrà la voglia di studiare qualcosa… Pare invece che Facebook sia in aumento… Siamo panati 🙁
Barbara
Non c’è solo la pigrizia, come madre dell’ignoranza. Nei nostri giorni ci vedo anche il ritmo frenetico a cui siamo costretti. Sicuramente c’è pigrizia in chi, avendo molto tempo a disposizione, decide di non usarlo per colmare le lacune di conoscenza, senza fermarsi alla prima fonte “facile”. L’esempio di questo periodo è quello più chiaro: con il caos informativo creato sul Coronavirus dai nostri politici e dai nostri giornalisti, occorre uno sforzo in più per leggere diverse testate, confrontare le opinioni, dargli il giusto “peso” a seconda della qualifica dell’autore (però pure i medici che litigano sui numeri?).
Ma chi invece lotta tra casa, figli e lavoro, magari pure qualche anziano, non ha il tempo materiale per questa ricerca, e quindi è quasi costretto a rivolgersi alle voci più vicine, quelle a cui si affida generalmente autorevolezza (l’amico medico, la vicina che lavora in Municipio, il telegiornale di sempre, il quotidiano più letto).
E questo, se ci pensi, è voluto. Perché più le persone non hanno tempo di pensare con la loro testa, più sono facili da controllare.
Ci aggiungerei anche l’analfabetismo funzionale (anche questo più che voluto, con decenni di distruzione della scuola pubblica a favore di certe elite private…), per cui sono anche pochi coloro che possono permettersi di leggersi le fonti estere, magari il sito dell’OMS (o WHO) direttamente in inglese, sapendo dove andarlo a cercare…
Elena
Di recente hai scritto un bellissimo post sull’uso del tempo e su come ci sia stato scippato. Non aggiungo nulla perché condivido il tuo pensiero. E sì, è fatto apposta. COn un popolo devi avere a che fare, con un gregge, devi solo trovare il modo di comandarlo e farti ubbidire. Poi però succede che avresti buisogno di un popolo, e ti ritrovi un gregge. Un gregge che non sa cosa fare e dove andare. Io amo le pecore. Ma preferisco essere una persona intera. Trovare il tempo per comprendere a fondo le cose puo’ significare anche soltanto ascoltare le storie degli altri, fino in fondo. Non possediamo tutto il sapere, e nemmeno i libri lo possiedono. C’è un sapere diffuso di cui molti sono portatori. Ecco, se almeno riuscissimo a dedicarci la giusta attenzione, forse…