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Il Futuro di Cuba c’è ora anche cartaceo!

Il Futuro di Cuba c'è ora anche cartaceo!Finalmente ce l’ho fatta!

Il mio primo lavoro, un diario di viaggio nell’isola di Cuba, è ora anche cartaceo, lo trovate in qualunque libreria on line a soli 6,99.

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Per l’occasione ho cambiato la copertina (che mi pareva appropriata, nel diario vi racconto anche della mia visita a una vera fabbrica di sigari!) e impaginato il tutto come un vero diario di viaggio. Spero vi piaccia, non vedo l’ora di conoscere le vostre opinioni.

Lo so, state pensando qualcosa del tipo “Come mi piacerebbe viaggiare a Cuba!” oppure “Non vedo l’ora di ritornarci“!

Di sicuro prima di partire o ripartire vi conviene portare con voi questo diario. Ospedali, scuole, incontri speciali, politica, religione, natura, agricoltura. E la gente di Cuba, con tutte le sue contraddizioni che alla fine si rispecchiano nelle nostre.

Scritto ormai da tempo, rileggendo Il futuro di Cuba c’è mi è capitata una cosa strana: mi è parso perfetto così com’era, tanto che non ho avuto il bisogno di toccare nemmeno una virgola. Strano per una che ha appena pubblicato un post come La scrittura, un sentiero impervio e faticoso!

Ma la visione è chiara e la scrittura semplice e scorrevole. Qualcosa che entra dentro, come dentro di me è entrata l’alma de Cuba.

Più volte qualcuno di voi mi ha chiesto di proporvi un estratto. Non so perché, non l’ho mai fatto. Mi pare che questa sia l’occasione giusta. L’estratto che vi offro è il primo contatto con la religione tradizionale, la Santeria, e il suo universo di sante e santi.

Ho pensato che questo lato dell’isola, che nel diario sarà approfondito, è una di quelle cose che di Cuba non si conoscono.

Allora, tuffatevi per un attimo nel mar delle Antille, chiudete gli occhi e… Disfruten!

Qui “El Futuro de Cuba Existe” in lingua spagnola!

Un estratto da “Il futuro di Cuba c’è”

Paco è il nostro ospite a Cienfuegos. Gestisce la casa particular in cui siamo alloggiati per il nostro soggiorno nella città.

Paco ci raggiunge in centro, ha una grossa novità. Sa del nostro interesse per la santeria, ha passato una intera serata a raccontarci l’origine legata alla religione yoruba di matrice africana, l’universo di santi e di figure di riferimento, il funzionamento dei riti. Per essere certo che io non sbagliassi a trascrivere i nomi, mi sottrae il mio prezioso diario di viaggio e comincia a scrivere. Sono talmente tanti che deve fare mente locale: Olofi, Dio, Yemaya, la Vergine Santa, Chango, Santa Barbara, Olga, Santa Teresa, Ogun, Sant’Antonio, e così via. Mi sento come proiettata in un romanzo di Amado.

Gli chiedo come mai senta il bisogno di associare questi santi a santi conosciuti alla religione cattolica. Lui con chiarezza estrema ci spiega che quando gli schiavi neri furono importati nelle americhe per lavorare nei campi di cacao e di caffè, per sopravvivere all’estirpamento dalle loro terre, dalla loro famiglia e dalla loro cultura, si strinsero tra sé e costituirono delle comunità nelle quali non vollero perdere i riferimenti alla loro cultura. La religione era il modo più efficace, più intuitivo per stare insieme e ricordare. Donne e uomini provati dal duro lavoro dei campi, trattati come bestie, umiliati, trovavano conforto nei loro santi, perché non avevano altro modo per difendersi e per sopravvivere. La storia di Cuba è anche questa. In questo Paese, come in molti altri Paesi dell’America del nord e del sud, tra il XVI e il XVIII secolo i mercanti spagnoli, portoghesi, olandesi e inglesi approfittarono della regola dell’ asiento, il monopolio che il governo spagnolo concedeva ad alcune compagnie mercantili, per deportare milioni di africani in particolare dell’Africa sub-sahariana, nelle colonie dell’America appena conosciuta e immensa.

C’è un posto vicino a Dakar, davanti all’isola di Goree, detta l’isola degli schiavi, chiamato La Casa degli Schiavi, i cui spazi angusti, i cui muri graffiati da mani disperate, danno il senso della violenza, del terrore, della morte, che hanno provato milioni di africani. I neri che oggi sono a Cuba discendono da quei sopravvissuti e vivono ogni giorno con il pensiero a quei tempi. Sulla porta che conduce fuori dalla Casa un cartello recita “ Goree – Dachau, quale cammino ancora dobbiamo percorrere prima di diventare uomini?” e sotto “Non esiste un popolo senza memoria. L’avvenire di un popolo non potrà essere luminoso se non si fonda sul suo passato”.

Questi uomini hanno difeso il loro passato, hanno difeso la loro stessa esistenza, anche contro l’ortodossia cattolica delle colonie spagnole, che non ha potuto inglobarle ma che ha dovuto riconoscerle rendendole intelligibili, tentando di darne una lettura propria, per non perdere un occasione di influenza e di controllo.

Oggi i due universi si tollerano ma si ignorano. Nonostante il tentativo di colonizzazione culturale da parte delle colonie, questa religione resta viva come era un tempo.

Da Il futuro di Cuba c’è, di Elena Ferro

A un rito di Santeria ci ho partecipato sul serio. Ma questa è una delle storie che racconto in “Il futuro di Cuba c’è“.

Un gradito regalo per Natale ai tuoi amici più cari

Ci avevate pensato? Di sicuro qualcuno che vi sta a cuore sta partendo per Cuba, o ne è un appassionato, per ragioni storiche, politiche o culturali, oppure c’è già stato e ha visto solo Varadero e l’Havana e non ha colto il senso della sua identità.

Questo è il regalo che fa per voi! Ora che è in formato cartaceo, sarà un piacere regalarlo a qualcuno che possa apprezzarlo. O a voi stess*.

D’altronde, è un diario che ho scritto per voi, come ho spiegato nella prefazione. Leggendolo, scoprirete il perché.

Allora, lo farete conoscere ai vostri amici?

 

3 Comments

  • Banaudi Nadia

    Io a Cuba non sono mai andata, forse per colpa della distanza e di tutto quel dire che corrisponde a uno di quei posti dove si pratica turismo sessuale. Da come invece ne parli tu, Cuba è più che un posto, è un mondo fatto di tradizioni, peculiarità e quotidianità sconosciuta. Credo sia davvero meglio di una guida per chi sceglie di intraprendere un viaggio proprio lì. Ottima idea per i regali di Natale e non solo, anche perché regalare libri è sempre un regalo azzeccato.
    Molto suggestiva la copertina!

    • Elena

      Ciao Nadia, questi pregiudizi li avevo anch’io. Li ho raccontati all’inizio del diario e sono il punto di partenza del “viaggio”. Ma ciò che ho visto, sono stata fortunata perché era un ospite speciale cui aprivano molte porte essendo cittadina onoraria della provincia di Avana, mi ha fatto cambiare idea. Il diario è un percorso di cambiamento che ho attraversato. E un modo divertente e piacevole di capire meglio come mai un’isola così piccola metta in scacco da anni i potentissimi Stati Uniti d’America. Chissà, magari ti capiterà di regalartelo o di regalarlo. Un abbraccio e buona giornata

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