Passione vela

Il mestiere del posaboe

L’ultima regata cui ho partecipato mi sono messa in testa di aggiornare le mie conoscenze in tema di posa delle boe del campo di regata.

La mia attività da questo punto di vista non è mai stata particolarmente intensa e a dir la verità nemmeno troppo brillante, per questo ho deciso di approfittare della disponibilità del Circolo AVAL di Gravedona e dei suoi tecnici dell’assistenza, per farmi un giro preventivo in acqua e provare a mettere giù il campo di regata, fisicamente.

Un UdR in genere, quando è nel pieno esercizio delle sue funzioni, svolge quest’attività dalla Pilotina, dando indicazioni via radio e controllando la direzione del vento.

E’ stata un’esperienza molto istruttiva, che mi ha dato la possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista.

Mettere giù una boa sul Lago di Como

Il nostro caro Lario è più o meno dappertutto caratterizzato da profondità a dir poco abissali per una che viene dal Lago di Viverone.

Il Lago di Como infatti ha una profondità che può arrivare fino a 400 metri, con una battimetrica incostante, che qualche volta ci fa delle spiacevoli sorprese.

Posizionare un campo di regata con queste profondità è piuttosto complicato e richiede una grande manualità, conoscenza della zona e naturalmente una certa prestanza fisica.

Materiale per l’ancoraggio

L’ancoraggio della boa sul fondo si effettua per opera di un manufatto di cemento, così detto “bolognino” (Se qualcuno sa perché lo chiamino così, ce lo racconti pure!) al quale si assicura un gancio di fil di ferro al quale si assicura una cima di canapa che viene raccolta in bidoncini e che è sempre disponibile in grandi quantità, datosi che arrivare fin sotto richiede tempo e molta, molta cima.

Come giustamente suggerisce Domenico in suo commento che trovate qui, la cima, biodegradabile, è meglio che sia doppia, è più affidabile.

Spostare questo “bolognino” è attività per la quale, se siete fuori allenamento come me, occorre fare molta attenzione (pena mal di schiena di ritorno, come è capitato a me). Collocarlo infatti sui siluri del gommone richiede una certa forza e cautela.

Una volta in acqua la corrente e la capacità di chi governa il gommone di mantenerlo fermo cambiano il risultato dell’ancoraggio. Mentre filare e trattenere quando serve la cima cui è attaccato il bolognino, è compito del posaboe, compito che diventa più complicato se il vento è piuttosto forte e la corrente idem.

Il mestiere del posaboe

Posizionare la boa

Di fondamentale importanza è il posizionamento della boa. Specie se si tratta della boa di bolina, che guida la conformazione definitiva del campo di regata, occorre posizionarla alla distanza e nella posizione corretta, come da Istruzioni di regata e da vento presente.

Quattro sono gli strumenti utili in questo caso: una radio, dalla quale ricevere le istruzioni dal Presidente del Comitato o chi per esso incaricato della posa del campo dalla barca Comitato, una bussola per identificare la direzione precisa della boa (cominciare a indicare nomi di paesi, di manufatti, di fabbriche eccetera eccetera risulterà comprensibile solo da chi conosce molto bene il Lago e non è detto che l’UdR ne sia a conoscenza) un anemometro, per misurare l’intensità del vento e un gps, per le distanze.

Ho imparato a filare la boa e a immergere il contrappeso calcolando la corrente e la forza del vento. Non è detto che sia sufficiente, ma di certo ne so più di prima.

Quali sono gli insegnamenti che ne ho tratto?

Innanzitutto che se non si è padroni di un’informazione che si ritiene fondamentale per poter svolgere bene il proprio lavoro, è meglio chiedere aiuto a chi ne sa più di noi e, senza alcuna remora, accettare l’aiuto che ci viene offerto.

In secondo luogo, imparare a posizionare le boe anche in campi di regata, laghi o tratti di mare che non conosciamo ci aiuta a conoscere e a prevedere anche problemi che potrebbero ricapitarci e a poter sostituire, magari anche all’ultimo momento, qualcuno deputato a farlo, senza provocare problemi all’andamento della regata.

Che un bravo posaboe ha sempre a bordo strumenti per misurare l’intensità del vento e la sua direzione e che deve comunicare continuamente con il Comitato di Regata, non cacciare farfalle 🙂

Ma soprattutto, il vantaggio comparato più grande è quello di poter guardare alla regata da un punto di vista diverso.

E’ incredibile come cambiando il punto di osservazioni si possano apprendere molte più cose di quante ne avremmo conosciute restando sempre fermi sulle nostre posizioni.

Insomma, io lo rifarei. Se la mia schiena non fosse assolutamente contraria! 🙂

 

4 Comments

  • Domenico Liguoro

    Posaboe. Ho insegnato a vari istruttori e marinai del Circolo a saper posare le boe, ma i migliori esperti spesso sbagliano nei particolari. Quali?
    1. Avere sempre libere le cime di varo degli ancoraggi, in modo da essere veloci nella posa delle boe;
    2. In caso di uso di cime o spaghi biodegradabili, come spesso avviene sui laghi, tenere conto che un solo capo non basta ed è necessario filarne due in contemporanea, Cio’ a maggior ragione quando si è in presenza di correnti di una certa intensità, come nelle acque di Capri o nello Stretto di Messina ed altrove.
    3. Un Comitato di Regata non si fidi mai troppo dei posaboe che affermano di essere esperti. Sul lago di Bracciano un addetto alle boe (che si dichiarò esperto, alla prima bolina non si accorse che la boa arava vistosamente.
    4. Un ottimo posaboe deve dotarsi sempre di strumentazione alternativa, come filo di lana su asticina che sostituisce egregiamente qualsiasi bussola nella posa delle boe.
    Tanti saluti da Domenico Liguoro (UdR Nazionale F.I.V.)

    • Elena

      Caro Domenico, bentornato e buon anno! Hai integrato l’articolo con degli ottimi suggerimenti, si vede che di esperienza ne hai molta! Se non ti dispiace, aggiorno l’articolo inserendo in particolare le precisazioni sulla doppia cima bio (fondamentale, si spezzano ogni tanto, doppia è meglio) e sul punto 4.
      Grazie per il tuo contributo, non smettere!!! BV

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