Le persone serie sono finite
Comunicare, secondo me

Le persone serie sono finite

Da qualche tempo mi interrogo su una questione che sembra ormai derubricata a noiosa bizzarria di mezza età.

              Per chi non lo sapesse, ho passato i cinquant’anni.

Li porto a testa alta 😉

Se fossi nella fase ottimistica avrei inserito nel titolo un punto interrogativo, utile a svolgere un ragionamento.

Critico, sì, ma volto a lasciare aperta una possibilità, uno squarcio di luce nel buio dei nostri giorni, in cui ormai di serietà, affidabilità e responsabilità non si sente più parlare. Purtroppo.

Vale solo per me?

Amiche Volpi, le persone serie sono finite.

Sparite sotto il peso di un quotidiano sempre più greve, in cui rintracciare un barlume di luce è sempre più difficile.

Sparite, dietro le cortine di fumo delle parole al vento, delle frasi ad effetto, degli slogan e delle promesse mai mantenute, perché si sa, di noi tutti conosciamo una cosa molto bene, la nostra disponibilità alla dimenticanza, all’oblio, che certe cose è  meglio non ricordarle.

Le persone serie sono così rare da apparire quasi un tabù o una chimera.

Quando ne incontri una, vorresti tenerla in una teca, conservarla a futura memoria, proteggerla da tutto quanto intorno a noi ci costringe ad abbozzare, a svolazzare in modo superficiale sulle cose, a non approdondire, all’elogio della superficialità.

All’abbozzo e certe volte anche all’improvvisazione.

Accade che io faccia in questi ultimi tempi molta ma molta fatica a rapportarmi con un mondo che gira all’incontrario del verso mio.

Così mi domando…

Le persone serie sono finite?

Sto prendendo il treno dal verso sbagliato?

Dal mio finestrino vedo le cose all’incontrario e sapete che c’è? Non mi piace più.

Un tempo ci godevo.

Tutti vedevano ciò che appariva nel verso in cui doveva apparire, mentre io cercavo a tutti i costi di guardare intorno, di osservare da lontano se qualcosa richiedeva di essere vista da vicino o viceversa, di sedermi dal lato opposto alla direzione di marcia del treno per vedere il paesaggio, appunto, all’incontrario.

Quante cose si vedono sedute così che altrimenti non vedremmo mai…

Fino a quando la sorpresa, la ricerca, non ti sconquiffera più.

Sepolta sotto la mole di informazioni e di cose che vedendo hai accumulato e che pesano, come un gigantesco sacco di iuta pieno di segatura piazzato proprio lì, sulle tue affaticate spalle.

Così mi accorgo che in questo tempo di osservazione all’incontrario ho racimolato un tale numero di immagini, visioni, conversazioni, che ormai mi sono fatta capace che le regole, quelle con cui sono cresciuta e che da sempre mi indicano la via, il comportamento da seguire nel rispetto degli altri e del mondo che mi circonda, non siano più un valore ma un disvalore, qualcosa cioè che possiamo tralasciare, una zavorra appunto.

Non parlo di chi le regole le viola da sempre, esplicitamente, quasi fosse una scelta. Non voglio occuparmi di loro.

Ma della quotidianità di ciascuno di noi, di coloro che le regole pensano di rispettarle e invece le piegano alla volontà del momento.

Voglio parlare di quella zona grigiastra in cui ormai sembra che la maggior parte delle persone sia affogata e che mi fa domandare, con esito affermativo, se le persone serie siano finite.

Che cos’è la serietà?

Lungi da me pensare alla serietà come a un atteggiamento mentale o comportamentale incline al grigiore, all’austeriutà o peggio alla severità.

La serietà non ha nulla a che vedere con queste cose, se non nella misura in cui esse siano legate al rispetto delle regole del comune vivere.

Serietà per me è mantenere un impegno, la parola data, le cose assunte come priorità, i legami.

Serietà è riconoscere che esiste un quadro di riferimento che non può essere solo ed esclusivamente ad uso personale o individuale ma condiviso collettivamente.

La serietà per me non è affatto l’astensione dal ridere o dal divertimento, ma la capacità di gustarlo quando è opportuno e di tenerlo in serbo per dopo quando non possiamo gustarlo tutto subito.

L’ilarità, la leggerezza, sono valori che elogio.

Ho adorato per anni una frase che è anche la mio bio su Whatsapp, e che ho creduto fosse stata scritta da Italo Calvino (il grande Italo Calvino) nelle sue splendide Lezioni Americane, trovi info per acquistarle qui:

Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore

Quando poi ho studiato il testo completo (è già da tempo, mi accorgo solo ora che non ne ho mai parlato sul blog, errore che devo rimediare!) mi sono accorta che quella frase non era scritta da nessuna parte, ma poco importa.

Forse ho acquistato un’edizione del testo che non la comprendeva.

Ciò che importa ora è il senso di questo bellissimo pensiero.

Calvino conosceva il buio del cuore, inteso come assenza di quella luce, timida o prorompente che sia, che alberga in ciascuno di noi e che a volte è spenta, soffocata, coperta da altre incombenze o presenze, a loro volta troppo ingombranti.

Lo conosceva e l’aveva vissuto da vicino. Per questo ambiva alla leggerezza, all’ilarità, all’allegria, alla leggerezza.

Serio o seria significa essere capaci di assumersi una responsabilità e portarla avanti.

Qualcosa che ha a che fare con il significato di impegno, di responsabilità, non riguarda solo noi.

Seria o serio è colui/colei che prende sul serio il suo lavoro e ti permette di fare lo stesso, che mantiene la parola data, che è in grado di sostenere un’opinione fino in fondo, che ti prende in braccio e non ti lascia cadere, nemmeno quando il fardello pesa troppo…

Invece troppo spesso su quel treno mi capita di imbattermi in qualcuno che dice delle cose, ne pensa altre e ne fa ancora delle altre.

Per queste ragioni talvolta sono portata a pensare che le persone serie siano finite!

Bisognerebbe trovare il modo di togliere quella paratia che taluni hanno davanti capace di riflettere un’immagine diversa, rifratta, agli altri e persino a loro stessi.

E coltivare la propria diversità, sempre.

Quando ero una ragazzina, le mie idee di cambiamento della società ben radicate in testa sortivano due tipologie di effetti distinti tra i miei amici e conoscenti: alcuni mi guardavano con tolleranza e pazienza, dicendomi che presto, crescendo, avrei compreso il mondo e cambiato opinione.

Altri sorridevano e mi trattavano con sufficienza.

Altri si allontanavano.

“Adesso la pensi così, ma quando sarai adulta cambierai opinione.

Ti renderai conto che le cose non possono cambiare e ti metterai a posto”

Frasi sentite chissà quante volte, non ricordo.

Per loro “mettersi a posto”, “crescere” significava proprio questo, adeguarsi.

Forse il problema è mio, che sono rimasta quella bambina ribelle nel cuore.

Ma mi piace pensare che di bambine come me ce ne sono tante.

Solo facciamo più fatica a vederle, coperte come sono da tutto il resto.

Le persone serie ci sono ancora, ma sì!

Basta accendere la piccola luce che abbiamo in dotazione e illuminare intorno a noi.

Troveremo nel buio dei nostri giorni più cupi il bagliore degli altri e lo uniremo al nostro.

Se teniamo accesa la nostra luce, di qualunque colore o intensità essa sia, qualcuno ci troverà e si unirà al nostro viaggio.

Seriamente.

E voi care Volpi, cosa ne pensate?
Le persone serie sono davvero finite o voi ne avete incontrate, di recente?

22 Comments

  • mattinascente

    La serietà è quella caratteristica che permette agli altri di confrontarsi con te, senza paura di giudizio, perché non stai su un piedistallo, sai riconoscere i tuoi errori; di trovare in te un esempio, perché il tuo fare rispecchia le tue parole; di chiedere un consiglio, perché ciò che dici è frutto di esperienze, di studi, altrimenti preferisci tacere. Forse richiede molto impegno, ma penso che ne valga, veramente, la pena. Buona serata.

  • Banaudi Nadia

    Le persone serie scarseggiano, per lo più prima di dimostrare di esserlo testano le situazioni, forse perché spesso hanno sperimentato quanto sia più proficuo essere furbi. Purtroppo in questa realtà attuale essere seri significa essere rigidi, nostalgici e tradizionalisti, in una parola “vecchi”, mentre non è assolutamente così, ma piuttosto sani, incorruttibili, coerenti, appassionati… Forse quando resteranno davvero pochi verranno visti come moderni guru e allora giustamente ascoltati

    • Elena

      Beh, io un po’ rigidina sono, ma VECCHIA; NO! Insomma, meglio sana e coerente, senza pretendere troppo. Come dico sempre, mi accontento di coerenza. Ma accidenti se è rara questa merce!
      Abbraccio

  • Barbara

    Le persone serieeee
    non ci sono piùùùùù
    ti toccano il sedereeeeee
    dandori del tuuuuu
    cit. Marco Masini nel lontanissimo 1990
    Sì, io ascoltavo anche Masini, e allora?!
    E indovina qual’era la mia preferita nel turbinio della ribellione adolescenziale? XD

    Seriamente (!), di persone serie ce ne sono, solo che purtroppo la loro serietà sembra nascosta. Perché le altre persone, quelle per nulla serie, fanno molto più chiasso e baccano. Per convincersi che si stanno comportando bene devono strillare più forte, tutti insieme. Le persone serie parlano poco, e non hanno bisogno di urlare.

    Noto con tristezza immensa che anche tu ti sei sentita dire “quando sarai grande capirai che il mondo non può essere cambiato”. Per me era anche la stessa persona che, ad ogni mio osservazione sul suo operato, ribatteva “vedremo cosa farai tu, quando sarai grande, se sarai in grado di fare meglio”.
    Beh, ho dimostrato più e più volte che il mondo si cambia, a piccoli passi, e che posso fare di meglio e pure con meno possibilità economiche.

    • Elena

      Cara Barbara, capisco che l’immensa soddisfazione di dimostrare ad altri che non credevano in noi e nelle nostre motivazioni che possiamo essere coerenti l’hai vissuta anche tu. ne vado, come te, giustamente orgogliosa. C’è molta revanche in queste parole, la sento e, ormai ti seguo da un po’, la conosco. Ma ci fa bene: ci rende fiere di noi stesse. Troppe volte perdiamo la fiducia, quetsi momenti e ricordi la rinsaldano.
      PS: non sapevo di Masini, sono andata a vedere e … non commento!!!

  • Giulia Lu Dip

    Le persone serie ci sono ancora, ma sono sempre più rare o, forse, più nascoste perché, spesso, sono quelle che scelgono di fare e non apparire.

  • Pier Luigi

    Buonasera figliola, visto che anagraficamente potresti esserlo, accertato che il livello di relatività del pensiero soggettivo è aumentato a dismisura, tu ti ritieni seria e quindi in grado di giudicare chiunque? Poniti questa domandina e poi mi dirai…………personalmente ritengo la serietà un valore estinto e quindi rispondo citando un certo Gesù che rivolto a dei benpensanti disse: chi è senza peccato scagli la prima pietra! Sono vecchio e non ho tempo da perdere con degli esercizi teorici, a meno che non si tratti di visitare in concreto luoghi come la “cassa ‘d Purcarel” dove è tutto relativo, nessuna certezza. A presto! PIETRONE da Piverone, sedicente profeta…………..

    • Elena

      Meravigliosa questa tirata d’orecchi, Pietrone! Hai ragione, chi sono io per definire che cosa è serio e cosa no. Hai ragione sul mio conto, mi ritengo una persona seria, ma forse tu intendi che ciascuno di noi ha i suoi punti deboli e senza dubbio hai ragione. Oggi sono stata a fare una passeggiata nei nostri boschi e ne ho scoperta un’altra. Vieni a leggermi martedì sul blog e perdona la superbia :*

  • Grazia Gironella

    “Se teniamo accesa la nostra luce, di qualunque colore o intensità essa sia, qualcuno ci troverà e si unirà al nostro viaggio.” Certo, è proprio così. Da simili ci si attira, ci si avvicina, si comunica e si crea una rete che si espande ad avvolgere e illuminare il mondo. Dico sul serio, non perché credo negli unicorni (anche se CREDO negli unicorni, comunque). 🙂

  • newwhitebear

    un tempo, non molti anni fa, c’era un senso comune delle cose e una dialettica dove le opinioni si scontravano ma anche si rispettavano.
    Per me questa è serirtà perché il convivere civile nel rispetto delle regole, è sintomo di serietà.
    Le regole posso essere sbagliate ma si possono anche modificare in meglio come in peggio.
    Quello che si assiste oggi è che le regole si devono piegare alle nostre esigenze, il comune sentirsi parte di una comunità sparisce sotto il manto del virtuale, dove le persone non si parlano più guardandosi negli ma chattano nascosti dietro uno schermo.
    Però le persone serie esistono ancora, spesso sono mimetizzate, timorose di venire allo scoperto.
    Dobbiamo vincere questa ritrosia e cercare un comune denominatore per portare avanti delle istanze che sembrano svanite o morte.

    • Elena

      MI piace Gian la tua idea di portare avanti un minimo comun denominatore. E’ un approccio soft ma sostenibile. In realtà le regole esistono solo che, come giustamente sostieni, sono piegate alla nostra volontà e duqnue non sono più “regole” ma qualcosa che in fondo si può superare. DIcevo che molto dipende da ciascuno di noi e ne sono convinta. Quando vedo qualcuno che butta un pezzo di carta per terra, lo segnalo. Lo so, sembro la sceriffa del borgo, ma ho deciso che per cambiare le cose occorre, con garbo, non lasciar passare nessuna violazione, nemmeno piccola piccola. Che dici, è abbastanza per la “via bassa alla serietà”?

      • newwhitebear

        mi sembra la via giusta. Le regole si rispettano e credo che tu faccia bene. Con garbo e decisione si ottiene serietà.

        O.T. ho rinunciato ai 150000 euro. Le perplessità sull’iscrizione di dicembre non sono cambiate. Le regole della privacy non mi piacevano allora, non mi piacciono adesso. Volendo lo si può contestare perché non è aderente allo spirito del codice. Quindi in coerenza con la ‘serietà’ ho rinunciato.

          • newwhitebear

            Cerco di non essere prolisso. I dati raccolti erano per quattro finalità: legati al concorso, al marketing , profilatura degli acquisti e altro che non ricordo. Però le caselle di spunta erano tre perché il marketing, la cui lista faceva paura, era accorpata con finalità concorso. Tradotto in italiano, mail, indirizzo di casa, telefono possono essere inviati a cani e porci in giro per il mondo senza nessuna protezione. Questo nonostante nei termini della privacy era scritto che era possibile negare il consenso, cosa che invece non era possibile.
            Se fossi sicuro di vincere avrei chiuso un occhio ma avendo la certezza di non vincere non potevo accettare. Questo l’avevo visto a dicembre e mi aveva bloccato. Però quando ho immesso i dati e negato il consenso l’iscrizione è stata bloccata. Quindi ho rinunciato.
            Comunque quella privacy era al limite del legale, perché pur facendo riferimento a GDPR europeo di fatto non l’applicava.

  • Brunilde

    Ho letto da qualche parte che chi parla sempre della propria età è vecchio, allora mi sono ripromessa di ignorare il ( mio ) dato anagrafico che, come in questo caso, non credo che c’entri.
    La serietà non è più un valore,non a caso per vent’anni abbiamo avuto nella stanza dei bottoni chi ci ha convinto di questo, anche con l’esempio diretto.
    Serietà e aggiungerei sobrietà.
    Ora si apprezza di più la furbizia, la visibilità, l’ostentazione , scorciatoie verso un facile successo. .
    Noi siamo figlie di chi ha ricostruito il paese, con spirito di sacrificio, tanto lavoro e molto buon senso: rispetto, risparmio, studio, lavoro, senso del dovere, questa è stata la nostra educazione, molto lontana dalla realtà attuale: ora non siamo più cittadini, ma consumatori, e come tali veniamo trattati.
    Però: i farabutti ci sono sempre stati, va detto.
    E noto molti giovani che, in controtendenza, riflettono, pensano con la loro testa, e prendono la vita con molta serietà. Questo mi apre il cuore, come madre e come persona che, indipendentemente dall’età, ha ancora voglia di guardare al futuro. .

    • Elena

      Accidenti Brunilde, devo smetterla di dire la mia età, altrimenti invecchio più in fretta? Se funziona così, cancello subito la parte del post in cui mi autodenuncio :D! Schersi a parte, il tuo passaggio sulla sobrietà lo condivido molto. Ho poca dimestichezza con i giovani, la colpa è del mio non essere madre (ogni rifeirmento a dichiarazioni assurde è puramente casuale) e del lavoro che faccio che mi permette di incontrare molti giovani ma di contattarne davvero pochi, pochissimi per potermi fare un’opinione in merito. Ma accoglo il tuo ottimismo, perché ne ho davvero bisogno. Un abbraccio

  • guchippai

    Ciao, leggere questo tuo post è stato come vedere i miei pensieri nero su bianco. Come te ho superato la cinquantina, ma non credo che sia una questione d’età, infatti le persone serie che conosco vanno dai 20 ai 90 anni. Sono purtroppo una specie rara ed è grave perchè ce ne sarebbe un gran bisogno.

    • Elena

      Ciao Guchippai, grazie per il tuo commento. È sempre una soddisfazione scrivere qualcosa in cui altri si identificano. Benvenut* nel blog!

  • Marina

    Conosco persone serie, sì, affidabili, persone con cui puoi discutere di tutto senza che ci sia prevaricazione ignorante; gente che perlomeno riflette prima di spararla grossa e assumersene la responsabilità, ché anche questo a suo modo è serietà. Invece, dove la serietà dovrebbe essere la prerogativa madre, è considerata l’ultima delle preoccupazioni: la politica in Italia, che schifo! (Mi scuso per la franchezza e l’irrecuperabile pessimismo)

    • Elena

      Cara Marina, non ti nascondo che gran parte del post è stato ispirato proprio dall’osservazione delle dinamiche di politiche, dunque capisco bene il tuo sfogo. Eppure sono tra coloro che assegnano a questa “passione alta” l’importanza che merita in quanto essenziale per la vita della comunità. Noi vediamo solo chi urla più forte la sua ignoranza, come se fosse un vanto. Ma ci sono tante persone che serie lo sono davvero. Ne ho incontrate tante. Forse spetta anche a noi isolare depotenziare chi serio non è, stando al nostro ragionamento, e valorizzare chi si assume responsabilità e poi ne risponde. Un piccolo segno di civismo militante. Non pensi? Grazie e buona giornata!

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