Tagliare i rami secchi
Il mondo con i miei occhi

Tagliare i rami secchi della nostra esistenza

 

La scorsa settimana chiacchieravo con un’amica di questo blog che da qualche tempo si è messa in stand by dalla scrittura, dalle conversazioni on line, dai social.

Ognuno di noi ha vissuto e vive questo periodo come può e ogni soluzione a mio avviso è quella giusta se ci porta a passare serenamente questi giorni difficili.

Non è necessario che gli altri ne comprendano le ragioni, o le condividano.

Vale il solito adagio: accettazione. Ne abbiamo parlato a lungo in questo post.

 

Ma dietro a questo esercizio di equilibrio e maturità, ve ne è un altro che rasenta l’assoluta necessità di questi tempi: tagliare i rami secchi della nostra esistenza.

Relazioni consunte, abitudini consolidate ormai  sbiadite, passioni che ci hanno succhiato il sangue, lavori sbagliati, partner sbagliati: ecco i rami secchi di cui bisogna saper fare a meno.

 

Bisogna agire con coraggio e il prima possibile.

Altrimenti il ramo secco toglie nutrimento a tutta la pianta.

 

Tagliare i rami secchi, una volta per tutte

 

Chi di noi in questi giorni di semi-ripresa non si è trovata ad avere a che fare con vecchie abitudini che non sentiamo più calzarci addosso alla perfezione?

Proprio come un vecchio abito ormai della taglia sbagliata (e io ne ho alcuni, mannaggia al lockdown) i rami secchi della nostra esistenza ci frenano, ingombrano il passaggio di nuova linfa, ci rallentano e piano piano si prendono il meglio di noi.

 

Tagliarli è l’unica soluzione.

Ma come fare a riconoscerli?


Dire no è un buon inizio. Ne abbiamo già parlato, ricordate?
Date un’occhiata qui.

 

Dire no per proteggere noi stesse

Il coraggio di chiudere, il coraggio di tagliare

 

In questo articolo avevo individuato un piccolo gioco per capire quando nella nostra vita qualcosa è di troppo.

Andate a riguardarlo, perché qui di seguito ne riprendo solo alcuni aspetti che credo particolarmente utili nella vita dell’oggi.

 

Chi tra voi scrive conosce bene l’euforia e la paura che proviamo alle prese con i tagli delle parti inutili di una storia.

Li compiamo durante le fasi della revisione, dopo aver lasciato passare il tempo necessario.

Proviamo euforia perché sappiamo che quel gesto migliorerà il nostro lavoro.

Proviamo paura e forse anche tristezza perché ciò di cui stiamo per fare a meno è stato scritto da noi, con la medesima passione e trasporto di ciò che abbiamo testé conservato.

E’ nostro, è parte di noi.

Eppure dobbiamo disfarcene.

Perché stona, rovina il nostro manoscritto, lo appesantisce.

Perché non serve.

 

Nella vita succede la stessa cosa. Ci affezioniamo a qualcosa o qualcuno in un dato momento della nostra vita che sembra fatto apposta per noi.

E quando a un certo punto ci sta stretto, proprio come un vestito vecchio, lo trasciniamo con noi il più a lungo possibile, per timore di perdere un pezzo di noi stesse.

Eppure basterebbe il coraggio di disfarsene.

Ma perché è così difficile?

 

Io penso che le nostre abitudini si incollino sulla nostra pelle come una pellicola.

Determinano il modo in cui vediamo gli altri e, soprattutto, il modo in cui gli altri vedono noi stessi.

Sono il nostro specchio, la verifica costante della nostra identità.

 

Sappiamo poi che il cambiamento fa paura.

Ma il più delle volte questa paura è più degli altri che nostra.

Non troveranno più ciò che si aspettano ma una persona diversa, cambiata, che segue una nuova direzione.

Se le persone che sono intorno a noi non dovessero più sentirsi in sintonia con la nuova noi, probabilmente si allontaneranno.

E’ il prezzo del cambiamento.

Guardiamo a questi processi con pazienza e accettazione.

Stiamo scegliendo una strada nuova, che non contempla più le vecchie abitudini.

Su quei rami secchi potrebbero essere sistemati da anni ragnatele o spuntoni di legno pungenti.

Se li tagliate, torneranno a germogliare nuovi rami, nuove foglie e forse nuovi frutti.

Il bosco saprà accogliere ciò che voi avete abbandonato.

 

 

Attenzione a ciò che vi può frenare

 

Sassolini nell’ingranaggio che possono fermarvi, vanificando lo slancio di rinnovamento che siete pronti ad abbracciare.

Quali sono?

 

 ➡ Lo sguardo degli altri.

Quando cambiate tutto ciò che gli altri si aspettavano da voi anche il loro sguardo può cambiare. Le persone potrebbero non essere d’accordo, addirittura ostacolare il vostro percorso, rigettarlo. Facilmente non vi riconosceranno. Siate certe di sapere esattamente cosa volete e tirate dritto.

Forse il giardiniere con la moto sega si guarda intorno se l’altro fattore sta potando il ciliegio proprio come intende farlo lui?

Il giardiniere conosce la sua piantagione, la cura da anni, sa di cosa ha bisogno. Dunque studia a lungo il da farsi, imbraccia la moto sega e taglia proprio lì dove ha deciso di tagliare. 

Siate il buon giardiniere del vostro giardino.

 

 ➡ La percezione di voi stesse come Super Eroi. 

Pericolo massimo! Alert!

Quante cose facevate prima del Covid19?

Quante ne fate ora?

Quanta ansia vi crea la matematica differenza?

Non siete Super Eroi o Super Eroine. Non è dato in natura fare tutto ciò che ci interessa/piace/dobbiamo/la gente si aspetta da noi/i nostri genitori si aspettano da noi/i mariti compagni si aspettano da noi/ noi ci aspettiamo da noi stesse.

Diamoci un taglio.

La motosega in questo caso svolge una funzione di autotutela: vi protegge da voi stesse.

Troppe volte siamo proprio noi stesse le nostre peggiori nemiche.

 

 

Durante la mia clausura da Covid19 ho dovuto rinunciare a molte cose, come molti di noi.

Ma nella tranquillità delle mie mura protettive e nel trambusto del lavoro quotidiano in spazi tanto ristretti, ho realizzato cosa è per me veramente importante.

In fondo, l’ho sempre saputo, ricordate questo post?

 

Dunque qualcosa finirà, da qui in avanti.

Non sono più la stessa e me ne vanto.

Cambiare è segno di intelligenza.

 

E voi care Volpi, cosa tenete e cosa lasciate dopo la quarantena?

Quanta sofferenza vi procura dover cominciare il “lavoro”?

 

 

Un’ultima cosa:

Io la potatura un mese fa l’ho fatta per davvero. Avevo una pianta molto vecchia e trascurata di Gelsomino in balcone che non faceva più né fiori né foglie.

Ero sul punto di buttarla. 

Poi per la prima volta ho deciso di cimentarmi nella potatura. Mi sono documentata e ho provato.

Qualche giorno fa, dopo un periodo di trepidante attesa, i primi germogli sono arrivati.

Una grande gioia.

Merito di questo signore che ho ascoltato con grande ammirazione.

Per questo ho deciso di segnalarvelo. Prossimo appuntamento con le cesoie, l’autunno!

State pronte, care Volpi!

 

25 Comments

  • Sandra

    Post molto di buon senso, come sempre cara Elena.
    E’ venuto per tutti il tempo della potatura, ho individuato i rami secchi e zac.
    Rapporti che si basavano su assenze, più che presenze, sul pontificare più che confrontare.
    Il lavoro per me è un punto moldo doloroso, da ieri mi è piombata addosso una certa ansia in tal senso, non per la ripresa, è un discorso più complesso.
    w il gelsomino e Elena giardiniera, e di solito chi si percepisce come super eroe ha un grosso problema di fondo.

    • Elena

      @Sandra domani tornerà il sole dicono, speriamo che abbia effetti anche sull’umore! Detesto chi pontifica e giudica sulle spalle degli altri ma purtroppo è qualcosa da cui dobbiamo guardarci e lasciarci scivolare addosso perché è uno sport molto diffuso. Ti mostrerò gli effetti della potatura sul gelsomino. Nella vita lasciar andare le cose e le persone sbagliate è un atto di grande coraggio e amore per se stesse. Avanti!

  • Brunilde

    Cara Elena, andare avanti con gli anni significa percepire il tempo come prezioso, e non permettersi più sprechi: con attività, relazioni, occupazioni superficiali e superflue, se non dannose.
    Ho affrontato la clausura sola fisicamente, ma ho vissuto la solitudine con la profonda intima gioia di sentirmi libera. Uno scrittore tetraplegico, Lorenzo Amurri, ha scritto : ” Libertà di pensiero è libertà di movimento “. Libertà di inseguire i miei pensieri, le mie idee, di riordinare i miei scaffali facendo scoperte interessanti, di affrontare nuove letture, di rivedere i miei lavori di scrittura, di lavorare in giardino.Ho abitato il mio mondo interiore, e sono stata bene. L’unica cosa che mi mancava erano i miei affetti , stringere in un abbraccio le persone a cui voglio bene.
    Poi, confesso: amo viaggiare, l’ho sempre fatto, quando ancora non esisteva il turismo di massa e non era di moda andare in giro per il mondo. Ho riordinato e riguardato molte foto, durante la quarantena. Ma tranquillamente, senza mordere il freno: anche l’impazienza e l’insoddisfazione sono rami secchi da tagliare!

    • Elena

      @Brunilde: adoro il silenzio e lo sai. Mette in relazione la mia mente con il mio cuore, crea pace intorno a me, solitudine buona. Non quella intesa come assenza da rumori di fondo, ma come capacità di vivere in sintonia con noi stesse senza bisogno di altre cose o persone. Che poi scopri che non solo non erano necessarie , ma addirittura dannose, anche solo per il tuo percorso di crescita. Immagino che la tua spolverata alle vecchie foto sia propedeutica a un nuovo viaggio da Valchiria! Dove te ne vai, una volta finito questo delirio?

  • Marco Amato

    La verità è che i rapporti umani sono molto complicati. Con amarezza constato che bisognerebbe essere dei pugili, non per sferrare colpi, ma per avere sempre la guardia alzata.
    Vivendo si scopre che nessun rapporto è al sicuro. Mariti o mogli tradiscono. Lì dove pensi d’avere amici affidabili scopri d’aver avuto qualcuno che covando rancore ha avuto la voglia di pugnalarti alle spalle. C’è sempre molta iniquità. 
Io sono una persona che per indole incoraggia gli altri, che aiuta quando può, proprio perché avvertendo le difficoltà del vivere, trovo che prodigarsi per gli altri sia importante.
    Per questo a volte ci resto doppiamente ferito di fronte alla meschinità.
    Ieri una persona molto cara mi ha detto: uno dei tuoi problemi è che susciti invidia. La cosa mi ha spiazzato. Perché questo significa dover parlare meno, allentare i rapporti, isolarsi, non potersi fidare degli altri.
    Il mondo non è mai come lo vogliamo. Però col tempo si scopre che è un posto più buio e meno caloroso.

    • Elena

      A proposito di pugili, come ho scritto in un post su Muhammad Ali, non è solo la forza la virtù di un buon pugile, ma la capacità di intuire le mosse degli altri e conoscere i segni dei loro pensieri sui lineamenti del viso. Ali era un campione di questa pratica e credo faccia bene a ciascuno di noi esercitarci. Invidia?
      Può darsi, ma che t’importa? Hai mica bisogno di pacche sulle spalle tu! E se le persone amiche si aspettassero piuttosto qualcosa da te che non puoi più dare? Se non puoi più tanto vale andare. Il mondo è buio solo se i nostri occhi si nascondono la luce, Marco. E tu a Catania di Luce ne hai parecchia!

  • Barbara

    Questo è un periodo luminoso per alcuni e completamente buio per altri.
    E non dipende dal Covid. Dipende dalla situazione pregressa prima della pandemia, che ovviamente ha mostrato tutta la sua fragilità nel momento in cui ci si è ritrovati costretti in casa con i propri affetti e la propria anima. Se non ci andavi d’accordo prima e te ne uscivi di casa per respirare altra aria e dimenticare tutto, adesso non si poteva più.
    C’è gente che parla di invidia, astio, rabbia, rivalità e non si accorge dell’ambiguità con cui si rivolge alle stesse persone a giorni alterni, come le targhe, come le maree, come un orologio rotto, come chi non ha ancora capito cosa vuole dalla vita o peggio non racconta tutta la verità, sbaglia versione tra le mille disseminate, ma soprattutto mente a se stessa.
    In questo periodo si è visto più che in altri, perché la paura ti fa perdere il controllo anche su quello che scrivi in giro per la rete (che ha parecchia memoria, basta un click a volte). Ho letto post sui social che mi hanno fatto cadere le braccia dallo sgomento. Ma come? Oggi scrivi così e sei mesi fa cosa dicevi? L’hai scordato? Perché poi non è cambiare opinione (che solo gli stupidi non cambiano opinione), crescere, evolversi, svilupparsi. E’ proprio prendere in giro gli amici. Dando l’idea di averli usati quando ti faceva comodo.
    Mi è capitato ad ogni età di potare i rami secchi, è inevitabile e come dici tu è il sintomo del cambiamento.
    Per questo mi tengo ancora più cari quei rami che invece sono sempre gli stessi da trent’anni, che hanno accettato le novità e fortificato tutta la pianta. Gli altri li ho dovuti lasciare andare, non tanto per me, ma per il loro bene. Alcuni di loro nel tempo sono stati in cura, in terapia, hanno divorziato, cambiato paese, mollato tutto e stanno bene. Altri sono ancora fermi sul divano a lamentarsi della vita, ma di cambiare qualcosa – almeno il divano! – non se ne parla proprio.
    Dovrei aver imparato a distinguere le persone a quest’ora, ma no, a volte cado ancora nella trappola di amicizie fittizie. Pazienza, meglio aver amato e sofferto che non aver amato affatto.
    Per conto mio, in questo periodo ho costruito parecchio e pure trovato persone meravigliose. Giovedì scorso è arrivato un bel responso scrittorio, ora attendo data ufficiale (se non si rimangiano la parola!). Sabato mattina ne è arrivato un altro, una vittoria collettiva questa, ma che mi dà molta soddisfazione perché proprio qualche amica ci aveva abbandonato per la strada. E’ una soddisfazione vedere il logo che ho disegnato e il gruppo a cui contribuisco every day in questa pagina: https://mypeakchallenge.com/pages/clan-mcpeakers-italian-speakers
    Contro tutti i pronostici. 😉

    Ps. “Non siete Super Eroi o Super Eroine.”
    Parla per te!! Io settimana scorsa sono stata chiamata a fare un superhero workout e pensavo di abdicare perché non ho nessun costume a casa. Poi ho trovato gli stivali neri di pelle col tacco alto, i leggins da allenamento sono già neri, una maglia nera stretch, un paio di guanti neri da sera, e fare una mascherina in cartoncino nero ci è voluto poco. Mi sono anche allenata nel “Meowww” alla Halle Berry. Non ti dico altro.
    No, non vedrai mai né foto né video. 😛
    Ho ancora una dignità da difendere… forse… 😀

    • Elena

      Eh no, cara Barbara, non puoi raccontarci queste derive fetish e poi rifiutarti di mostrare le foto! Sai che me ne faccio dei quadretti del logo Peakers (bello) senza Barbara Webnauta in costume da Cat Woman! Vabbè, andiamo oltre. Dico che sono totalmente d’accordo con te. Il Covid ha solo fatto esplodere contraddizioni, difficoltà, maschere appunto pregresse che sotto stress, paura, panico, esplodono. In fondo lo abbiamo già detto, non tutto il male viene per nuocere. E poi ci sono errori ed errori: io per esempio al pari tuo preferisco sbagliarmi con le persone ma dando loro la possibilità di dimostrare che la mia porta aperta vale e di esserne all’altezza. Mi deludono, sì e a volte tradiscono. Ma io sono serena con me stessa. La porta aperta c’è, se entri in casa e fai un disastro la colpa è solo tua. Salutare certe supposte amicizie, tagliando qualche ramo secco, in fondo è pure molto liberatorio. Il mio tronco è sano. Per qualche stagione posso resistere con qualche ramo in meno, in attesa che la primavera faccia spuntare di nuovo qualche magnifico butto…

  • Sandra

    Purtroppo c’è una sfasatura enorme. Nessuno riconosce di essersi comportato male, ma molti affermano di essere in credito con gli affetti, di dare aiuto e ricevere badilate di fango. Un po’, passami il paragone, come la vecchia faccenda per cui gli uomini si dicono certi di rendersi conto se la donna a letto finge, ma tutte le donne dicono di aver finto almeno una volta nella vita.
    Diffido sempre molto in generale di chi, faccio un esempio concreto di un paio di amiche fuori dal giro blog sempre incollate al tormentone: “io do tanto e non ricevo nulla, io sono generosa e guarda gli altri ecc.” casualmente due persone molto sole, perché alla fine la gente il gioco lo capisce, si viene smascherati, e ti fai il vuoto intorno, soprattutto come dice Barbara oggi. Queste 2 donne non sono affatto come si dipingono, una è l’invidia fatta persona, l’altra l’egoismo, più una carrettata di menate psicologiche pesanti. Rami tagliati ben prima del virus.
    Io non ho mai detto “guarda te, quanto do e cosa ricevo, che mondo ingiusto!!”
    Ho dato tanto e ricevuto altrettanto, sono circondata da persone generose che ancora prima che io chieda sono lì a darmi una mano.
    Io andrei nel fuoco per molti affetti, certa di non bruciarmi.
    Io sbaglio, perché sono umana, ma sono profondamente coerente.
    Il mondo è un posto meravigloso, pieno di persone splendide, i miei amici lo sono.

    • Elena

      Il mondo è un posto meravigloso, pieno di persone splendide, i miei amici lo sono
      Detto tutto, che altro posso aggiungere? Che sono tua amica, naturalmente!!! :))))

  • newwhitebear

    tagliare i rami secchi deve essere fatto. per evitare che seduti sopra ci facciano rovinare a terra. Allora sì che sono dolori.
    I rami secchi sono retaggi del passato che non ci appartiene più. Quindi è un tagliare quei lacci che ci impediscono di progredire e proseguire.

  • Grazia Gironella

    Siano benedetti i tutorial! 😉 Andando avanti nella vita ci attacchiamo a mille cose, gesti, persone, idee, con cui ci identifichiamo, e che in ultimo diventano un guscio che ci nasconde e ci toglie elasticità. Senza liberarci della zavorra facciamo ancora più fatica a riconoscere il nucleo radioso di noi stessi.

    • Elena

      Si @Grazia, viva viva tutta la vita! Ho fatto tutorial su come imparare a tagliare i capelli, la potatura, le torte e il pane fatto in casa, persino come apparire più bella in videochiamata (lo ammetto, sono Narcisa ma non costante, ahimè). Insomma, tutto ciò che serve fuori e dentro per riconoscere il nucleo radioso di noi stesse. E se abbiamo paura, per stare in metafora, c’è la corteccia che ci protegge quel tanto che basta.

  • Barbara

    E voi non immaginate che programmi avevo per quest’anno!!! 😀 Stramaledetto virus!! Ah ma va tutto raddoppiato per l’anno prossimo, e chi sa se tornerò indietro… 😉

  • Giulia Lu Dip

    I rami secchi vanno tagliati, ma spesso manca il coraggio, magari il coronavirus è servito per dare quel coraggio a molti che non ce l’avevano, chi può dirlo? Per quanto mi riguarda avevo tagliato parecchi rami secchi ben prima della pandemia, grazie a un evento tragico della mia vita – ormai di parecchi anni fa- che mi ha dato nuova consapevolezza. Ed è stata una fortuna, perché la pandemia non ha cambiato troppo la mia vita, ero già fortificata e corazzata abbastanza per sopportare tutto questo…anzi mi sono pure riposata un po’ da certe frenesie della vita moderna, non sarà troppo?

    • Elena

      Cara Giulia, il tuo commento conferma un mio convincimento : le cose più dolorose spesso nascondono pregi inaspettati
      Chi sa passare attraverso la sofferenza di solito ne esce rafforzato. È la negazione a travolgerci. Con tutti i rami che abbiamo tagliato non può che attenderci una verde e ricca primavera!

  • Rebecca Eriksson

    Non ti parlo del mio rapporto con la quarantena, perchè ho utilizzato questo periodo per rivalutare alcune cose e crescere, quindi potrei azzardarmi a dire di averlo sfruttato positivamente.
    Però in due occasioni, l’ultima una decina di anni fa, mi sono ritrovata “chiusa”.
    Chiusa fisicamente in una routine, chiusa mentalmente in un ambiente (lavoravo 13 ore al giorno con le stesse 8 persone). Mi ero completamente spenta, accettando come abitudine persone ed incarichi: il problema è che non me ne accorgevo.
    La prima volta lo superai andando a Parigi, lo feci controvoglia (uscire dalla routine, impensabile!) ma ero stata invitata gratis.
    Non dimenticherò mai quella sensazione avuta in una strada di periferia, passeggiando sotto un ponte tra immondizia e puzza di barbone, in cui fui colpita da un “Ma è tutto qui?”, vedendo la mia mente perdere le paure ed aprirsi in una vera esplosione di libertà.
    Dopo qualche anno ho avuto una ricaduta, ma per fortuna ho avuto la consapevolezza che mi stavo chiudendo e sono corsa subito ai ripari, ridimensionando quei fattori che mi stavano chiudendo.

    • Elena

      Cara @Rebecca, grazie per questa tua condivisione. Spesso non ci rendiamo conto di finire, come dici tu, chiusa in una routine più o meno malata. Se anche ci stessimo bene, senza accorgercene rinunceremmo a fare esperienze nuove, magari facendoci pensare che tutto ciò che è fuori dalla routine sia pericoloso, troppo sfidante. Ieri sono stata al circolo sul lago che frequento dove per la prima volta tutta la banda si ritrovava insieme. C’era una voglia di ricominciare ma anche tanta tanta “riservatezza”. Qualcuno non è riuscito a uscire dal lockdown, qualcuno si è trovato molto bene e come te e come me (ne abbiamo già parlato sul blog, non solo in questo articolo) riscopre alcuni lati di sé e dei propri bisogni che ovvio non vuoi più abbandonare. Qualcuno ieri ha detto: “Non vedo l’ora di tornare a essere quella che ero prima”. Io ho risposto, d’istinto: “Io invece non vedo l’ora di essere pienamente la nuova me, perché come prima io e tutto il resto non potrà più essere”. Colgo nelle tue parole il medesimo senso di orgoglio per aver fatto un passo in avanti. Ora dobbiamo solo essere consapevoli delle conseguenze. Buonissima nuova vita

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