Ho un carattere impetuoso, impulsivo. Di fronte a una situazione che considero sbagliata o inadeguata non posso fare a meno di intervenire, in qualche modo.
E non basta dire “se non puoi cambiare le cose, accettale”, sento il bisogno che questo mantra mi appartenga, nel profondo. Per me piuttosto difficile, ma non impossibile.
Il mio carattere proattivo, che mi ha dato molte soddisfazioni nella vita. Mi ha tirato fuori da situazioni difficili, relazioni negative, momenti di dolore soffocanti.
Di fronte a un’ingiustizia non ho mai pensato un solo istante di doverla accettare così com’era. Ho faticato molto per cambiarla, spesso ho pagato un prezzo, ma non rimpiango nulla.
Tuttavia resta una grande fatica. Tanto che a volte occorre gestire lo stress che io stessa mi affliggo. Ci ho a che fare da sempre, ho scritto un post su come gestirlo che ti linko qui. Magari è utile anche a te.
Di solito quando qualcosa non funziona, dopo averci creduto e lavorato tanto, mi faccio una domanda:
“Le cose sarebbero andate ugualmente se invece di ribellarmi a una situazione scomoda l’avessi accettata?”
Sarei la donna che sono se non avessi lottato per essere differente?
Sono domande che mettono i brividi perché chiedono di mettersi in discussione.
Cambiare per forza non è necessario
In questo periodo mi sto confrontando con persone e situazioni che non mi soddisfano e che vorrei cambiare. Molta parte di ciò che vorrei differente dipende anche da me, ma il grosso è in mano agli altri.
Dopo essermi data un gran da fare per forzare una nuova direzione di marcia mi sono resa conto che le cose non stanno andando come dovrebbero, cioè come io vorrei.
Così sono tornata a quelle vecchie domande e ne ho aggiunta una:
“Posso davvero, da sola, cambiare le cose?”
La frustrazione che vivo in questo momento per questo attrito che rallenta la marcia è responsabilità mia, ne sono cosciente. Sono io che assegno gli obiettivi a me stessa e agli altri, obiettivi che non sempre vengono raggiunti, con conseguente frustrazione. Mi sono chiesta se la ragione stia nella scarsa qualità del tentativo, o in una carenza di analisi.
La risposta ancora non è arrivata.
Abbandonare il controllo
Di certo so che non posso controllare tutto ciò che ho intorno. Certe volte me lo dimentico, così anche scrivere questo post può aiutarmi a ricordarlo.
Le cose che agiscono sotto la spinta di forze che non appartengono a me e che non posso controllare sono fuori dalla mia sfera del controllo. Anche quando si tratta di miei obiettivi, se li assegno in relazione ad altri posso decidere i miei movimenti ma non appunto quelli degli altri.
Se per esempio mi assegnassi come obiettivo scrivere cento parole al giorno del mio futuro romanzo, potrei pensare che tale obiettivo dipenda solo da me. Dunque se non lo raggiungessi ne ricaverei ampia frustrazione.
Ma se ricevessi una telefonata di mia madre proprio nello spazio di tempo che avevo dedicato allo scrivere? O accusassi anche solo uno stupido mal di testa, o avessi un imprevisto con l’auto?
Dovrei rinunciare al mio obiettivo, non raggiungerlo, nemmeno parzialmente. Disperarmi per il mio fallimento oppure accettarlo? Che liberazione, anche solo pensarlo!
Se non puoi cambiare le cose, accettale
Tipico esempio, il lavoro. Se anche avessimo obiettivi comuni a nostri colleghi potremmo avere modalità diverse per realizzarli.
Quando non possiamo cambiare le cose che vogliamo cambiare spesso la ragione non sta dentro di noi ma nel fatto che intorno a noi c’è un’esistenza che chiede rispetto e accettazione.
Accettazione è la parola magica! Quando manca ecco arrivare la frustrazione! Quella stessa che vivo oggi, mentre vi scrivo, a causa dell’impossibilità di imprimere subito il cambiamento nel mio lavoro che ritengo necessario.
Conoscendomi, so che tenterò ancora. Ma ho deciso di smettere di soffrire inutilmente.
Non tutte le armi sono spuntate. Se non possiamo controllare le reazioni delle persone intorno a noi, quelle che ci fanno tanto arrabbiare, possiamo cambiare le nostre.
In fondo siamo noi a dare peso e importanza a quelle azioni. Se smettiamo di farlo si sgonfieranno.
Ci torneremo presto con un guest post.
E voi, care Volpi, come ve la cavate con la parola accettazione? Fa parte del vostro vocabolario?
23 Comments
newwhitebear
io ragiono un po’ come te. Mi sforzo di cambiare quello che non ritengo valido e giusto ma da solo spesso non si può. Allora adotto un’altra tattica prova a d accettare quello che da solo non riesco a modificare senza però demordere dai tentativi di raggiungere il mio scopo.
Accettare ma non resa e solo quando la situazione non consente altra via d’uscita.
Elena
Caro Gian, in pratica la tua è un’accettazione a metà :D. Ti capisco però perfettamente, in quanto ci somigliamo molto da questo punto di vista. Credo che accettare una situazione significhi però altro. Ha a che fare con la considerazione dell’altro che agisce e pensa differentemente da noi. Altro o altri. Questo ci impedisce di avere il controllo, anche sul cambiamento. Credimi, vivo una grande frustrazione quando non mi lascio comprendere questa semplice realtà. Vorrei che anche il mio cambiamento fosse definitivo, ma, anche qui, vedi bene che faccio fatica ad accettare…
newwhitebear
capisco che si prova frustrazione se non riusciusiamo a imporre il nostro cambiamento o quanto meno far comprendere il nostro punto di vista. Però anche se non cambiamo idea dobbiamo accettare questo.
Elena
Eh lo so lo so, che hai ragione lo so, saggio Newwhitebear che non sei altro!
newwhitebear
grazie 😀
Sandra
Poni un’importante questione, cara, in effetti esistono diverse preghierei che invitano proprio a imparare ad accettare ciò che non possiamo cambiare, bisogna quindi di base capire cos’è in nostro potere cambiare e cosa no, con quel giusto equilibrio, perchè esiste anche chi ha il delirio di onnipotenza e chi non muove neppure un passo. Sì, molte cose ho imparato ad accettarle, col tempo, gli anni, la maturità. Si tenta, anche tanto in diversi campi, poi si scelgono altre strade, accettare non è rassegnarsi, la differenza magari sembra sottile ma è importante.
Elena
Certo, la differenza tra accettare e rassegnarsi è importante e affatto flebile. Rassegnazione è abbandoare ogni tentativo, anche mentale, accettazione significa mantenere il pèunto considerando ciò che è intorno a noi come una realtà indipendente da noi, All’inizio Sandra hai scritto preghiere? Perché non riesco a immaginarne una sull’accettazione. Mumble mumble
Grazia Gironella
Oh, ci lavoro! L’accettazione vera – che non è quella supina dell’inerzia – è un obiettivo di vita. Non dipendere per la propria serenità dai successi e dalle avversità significa riconoscere la propria forza, e anche imparare a usarla. Hai detto niente! 🙂
Elena
Ecco @Grazia, mi pare che la parola magica sia propro “Ci lavoro”. Quoto
silvia
Come diceva Gandhi? Qualcosa tipo: se vuoi cambiare il mondo, prima cambia te stesso.
Ecco, credo che la chiave sia proprio lì, e il senso dell’accettazione è strettamente collegato con questa frase.
Accettare credo che voglia dire anche accogliere: accogliere le cose che non ci piacciono, accogliere la nostra rabbia, la nostra frustrazione come parte della vita, per poi lasciare andare.
Proprio qualche giorno fa ho letto un bellissimo articolo di Nicoletta Cinotti che dice così: “La nostra mente funziona per contrapposizione: conosciamo la sazietà grazie alla fame, la gioia grazie al dolore, il riposo grazie al movimento. Solo che, quando attraversiamo il lato spiacevole delle cose, non pensiamo che sia un modo per conoscere il lato piacevole. Pensiamo di dover cambiare lo spiacevole, di dover trovare una soluzione. E così, lottando verso la soluzione, rendiamo più duratura la sofferenza”.
Elena
Cara Silvia, facendo corsi di meditazione, anzi mindfullness, una delle suggestioni preferite è la seguente: il cielo azzurro piace a ciascuno di noi, mette allegria e buon umore. La pioggia invece produce sensazioni tristi, cupe, grigie come le nuvole che sembrano sovrastarci. Ma non pensiamo mai che oltre quelle nuvole c’è comunque un cielo sereno, anche se da quaggiù non possiamo vederlo. Che poi per me non calza proprio a pennello perché adoro la pioggia, ma mi è venuta in mente leggendo il tuo commento e mi pare appropriata per condurci sulla strada dell’accettazione di cose che apparentemente sono terribili ma che possono anche nascondere lati più che positivi…
Grazia Gironella
La contrapposizione è stata anche al centro della mia ultima lezione di yoga, ma mi mancava la parte finale sull’aspetto piacevole come condizione per vivere quello piacevole. Molto utile! 🙂
Elena
Ecco, appunto!!
Giulia Lu Dip
Sono una maestra dell’accettazione, ho tentato di cambiare molte cose nella mia vita, qualche volta mi è persino riuscito, ma quando non dipendeva solo da me e mi toccava combattere contro i mulini a vento, alla fine con l’accettazione ho risolto, salvandomi dall’ulcera.
Una cosa importante, tuttavia, è accettare i propri limiti e fare pace con se stessi.
Elena
Grande @Giulia! Questa sì che è fiducia e consapevolezza! Chapeau dalle Volpi :*
Rebecca Eriksson
Non so se sia per il mio carattere tranquillo, perché mi sono stancata di lottare contro i mulini a vento o perché la mia pazienza è stata esaurita. Fatto stà che ora la mia filosofia di vita si basa sul “faccio ciò che posso” e ho preso a vivere meglio. Per natura io do l’anima a ciò che faccio, ci credo e voglio farlo bene: quando però arrivo al punto in cui il mio meglio l’ho dato e fattori che non dipendono da me non permettono di realizzare al meglio l’obiettivo, io sono comunque serena con me stessa. Perché ho comunque dato il massimo che si poteva.
Elena
Ciao @Rebecca, abbiamo tutti bisogno di rallentare, di prendere le cose meno di petto. Non significa non prenderle sul serio ma darsi del tempo per reagire, comprenderle, agire o fermarsi. Siamo sempre dentro una gabia da criceto… ecco, forse questa condizione non è da accettare ma da superare, perché dipende solo da noi. Oggi in un mondo che ci vuole sempre e subito, la più grande ribellione è prendersi il proprio tempo…
Ninasol71
Li accettiamo per forza di cose, anche quando non vorremmo
Elena
Ciao Ninasol, ti do il benvenuto nel blog. Parli di un’ accettazione più che altro subita passivamente. In effetti non è accettazione, non trovi? Accettare richiederebbe un percorso interiore che un’imposizione, qualunque essa sia, non consente. Ma forse avevi in mente qualcosa in particolare…
Luz
Io non me la cavo bene. Non mi piace per principio. Ci vedo una rassegnazione che non fa onore al mio modo di concepire la vita tutta. Guarda, mi è capitato con alcune vicende familiari. Comportamenti che ritenevo scorretti, ho cercato di cambiarli, di fare ragionare le persone, di far capire costi e benefici delle vicende varie in cui andavano a cacciarsi, delle conseguenze sulla famiglia tutta. Mi sono esposta, sono passata per quella rompi… Per nulla. Mi pongo le tue stesse domande e mi rispondo, lo rifarei. Perché io sono fatta così. Le cose non sono cambiate e allora, piuttosto di accettarle me le sono fatte diventare indifferenti. Sì, conosco il bene dell’indifferenza. La divina Indifferenza di Montale è magnifica.
Elena
Grazie per la notevole citazione @Luz, meriterebbe una lunga meditata e forse anche una discussione questo richiamo alla poesia di Montale forse molto conosciuta ma non per questo compresa. L’indifferenza mi fa paura, anche quando la provo io. E’ più forte di me, mi indispone, se non è prendere le distanze da qualcosa per comprenderla meglio non mi convince mai. Capisco bene quando parli di lotte contro i mulini a vento o cose del genere, ne sono esperta. La mia accettaziione non vuole essere rassegnazione, nel merito la penso come te. Cerco solo di comprendere che non tutto può andare come io desidero, anche quando penso che sia il modo o la soluzione migliore del mondo. In fondo è un esercizio contro l’egocentrismo, di cui temo non sono affatto immune. Una cosa l’ho imparata subito: le persone non cambiano Luz. Perché a volte me lo dimentico?
Barbara
Per 8 mesi mi sono sentita dire che “alla mia età” non è più possibile cambiare lavoro. L’ho fatto, anche se le opportunità migliori arrivavano dall’estero.
Per non dire di quelli che, sempre “alla mia età”, è impossibile dimagrire e tornare in forma come a vent’anni.
Il punto è lì: il cambiamento dipende sempre da noi, ma magari non nel modo in cui ci siamo convinti debba avvenire.
L’unica cosa da accettare è che il cambiamento non è facile, né per noi né per gli altri. E molti rinunciano alla fatica.
Elena
Il cambiamento dipende da noi ma non nel modo in cui siamo convinti debba avvenire. Questa frase la condivido pienamente. Bisogna sempre seguire le nostre aspirazioni, infischiandosene dei limiti che esistono fuori di noi. Teniamoli lontani. Anche se non sempre ciò che crediamo giusto per noi si rivela tale. Tenere questo atteggiamento mentale aperto è importantissimo. Ci fa raggiungere le mete più alte, come cambiare lavoro “alla tua età” e farcela. Grande