La lettura di “Lettera al mio giudice” di Georges Simenon ha colmato una lacuna intollerabile.
Me ne rendo conto solo adesso che ho portato a termine questo straordinario romanzo, uno di quelli che mi hanno colpito di più negli ultimi anni.
Credo di non aver mai letto nulla di Simenon per una sorta di pregiudiziale.
In effetti leggo pochi gialli e quei pochi che leggo, a parte l’immensa Agatha, li leggo di autori contemporanei.
Non chiedetemi perché, non c’è nessuna ragionevole ragione 🙂
Dunque non ho letto di Magret e non so nulla di lui.
Almeno fino ad oggi.
Lettera al mio giudice, di Georges Simenon
Qualche sera fa, ascoltando Rai Teche, ho intercettato la lettura di uno dei numerosissimi romanzi con protagonista il commissario, non ricordo nemmeno più il titolo.
Mi ha affascinato così tanto la scrittura semplice e immediatamente percepibile di Simenon che sono corsa a cercare qualcosa che avesse scritto lui.
Potevo cominciare dalla serie poliziesca più amata?
Eh no, dovevo leggere qualcosa di differente ed ecco apparire sulla mia app Audible (io sono un’appassionata di audiolibri, ve l’ho raccontato qui) “Lettera la mio giudice” e via, in un attimo l’ho scaricato e divorato.
Avevano ragione gli amici che mi avevano messo sull’attenti con questo autore:
Quando comincerai a leggere, non riuscirai più a staccarti
E avevano ragione.
D’altronde, è uno degli autori più prolifici del mondo.
Sono settantacinque i polizieschi dedicati al suo personaggio più amato, ma ne ha scritti almeno un’altra decina o più su altri temi anche molto distinti tra loro.
Tutti sono accomunati da una caratteristica che amo molto; la caratterizzazione dei personaggi e la loro veridicità e semplicità.
Sono psicologici, indagano la mente e la razionalità umana, ma anche la sua dimensione dell’istinto.
Ed è proprio questa parte oscura che per Simenon è la causa prima del delitto.
Ho amato ogni passo de “Lettera al mio giudice“, che ha avuto il pregio di indagare con spietata crudezza e autonomia di pensiero la vita di un maschio del secolo scorso, borghese, affermato, padre di famiglia, che a poco a poco scivola in un incubo che lui stesso si è costruito e da cui non vuole uscire.
Ci immergiamo passo a passo nell’ossessioni di Charles, che sceglie di raccontarsi in una lunga e a tratti delirante lettera al suo giudice, a colui che lo ha giudicato colpevole di un delitto efferato, ragion per cui si trova ora in carcere.
La trama
Lettera al mio giudice narra la vita di Charles, medico di campagna, sposato con due figlie e un madre molto presente, che interferisce continuamente e subdolamente con la sua vita famigliare.
Spinto dall’ambizione materna, che tutto conosce di lui e tutto tace, Charles si trasferisce in città e comincia a collezionare sempre più pazienti, per diventare un medico ricco e famoso.
La sua vita trascorre lineare e perfino noiosa, fino all’incontro con Martine, una giovane donna che vive di attenzioni altrui e che Charles ha conosciuto in un bar in un giorno di poggia.
Martine si lascia sedurre da quell’uomo maturo e benestante che desidera soggiogarla, giorno dopo giorno, sempre di più.
Anche la sua identità è sotto l’influenza di Charles, nel totale disinteresse della moglie, preoccupata solo della rispettabilità e del potere, e nella complicità della madre, sempre pronta a passare come un’ombra dietro di lui a ripulire le tracce del suo pericoloso incedere.
Charles tiene l’amante in una prigione d’oro, con il solo obiettivo di avere su di lei piena legittimità e potere.
E l’avrà, nel modo più orribile.
Ecco l’incipit letto da me
La mia recensione
Se mai qualcuno si stesse chiedendo cosa capita nella mente di un uomo che progressivamente sperimenta la violenza contro una donna, sempre più gigantesca, sempre meno controllabile, fino all’ultimo, estremo, atto, ecco che in questo romanzo potrebbe trovare una chiave di lettura importante, onesta e illuminante.
La passione che lo muove agli inizi, la novità, la freschezza della giovane donna, a Charles non bastano più.
Subentra il possesso, la dominazione, la sottomissione di lei, “minuta e arrampicata su alti tacchi”, fragile vittima senza futuro.
Il personaggio più intrigante
La madre di Charles, ambigua figura che conosce tutte le sue turbe interiori e le protegge, nascondendole e anzi di tanto in tanto procurando lei stessa lievi passatempi con servette o baby sitter, affinché possa sfogare i suoi istinti.
Invisa e diversamente opposta alle due mogli di Charles, la madre le rende entrambe comparse in una famiglia che ha nella coppia madre-figlio il suo asse portante.
Una frase che non dimenticherò
Perché io, vede, ho comunque un immenso vantaggio su di lei: ho ucciso.
Che sia frutto di una sua esperienza personale di vita? Non è molto importante.
Ciò che importa è approcciarsi a questa storia, che dividerà, le coscienze e le opinioni, senza pregiudizi, godendo di una scrittura pulita e leggera, come la mano di un bravo chirurgo.
Una storia che ho amato dalla prima all’ultima pagina e che ho voluto raccontare anche a voi nella mia rubrica Pillole d’Autore.
Se non lo avete ancora letto, affrettatevi. Non ve ne pentirete.
16 Comments
Rosalia pucci
Conosco Simenon e il suo geniale Maigret, adoro la sua scrittura, non sapevo dell’esistenza di questo libro piuttosto inquietante. Mi ha riportato alla mente il film La pelle che abito di Almodovar, dove c’è un chirurgo di fama, una madre complice e una donna prigioniera. Che si sia ispirato a Simenon?
Elena
Ciao Rosalia, si il tema è inquietante. Sbirciando in rete ho scoperto che la maggior parte dei lettori trascura questa tesi che vi ho presentato nell’articolo per concentrarsi sulla trama. Alcuni addirittura solidarizzano con il protagonista, segno che Simenon ha toccato un tema vero e molto attuale. Io adoro Almodovar e ho visto il film che citi. Le atmosfere sono completamente diverse, direi che il regista tocca la carne mentre lo scrittore la mente, la psicologia. Ma di sicuro il tema del possesso e della piena autorità su un altro essere umano, donna, è comune. Che Almodovar sia un fan di Simenon? Varrebbe la pena di approfondire cara Rosalia, ch’è memoria di ferro che hai! Un saluto
Marco Freccero
Uno dei migliori romanzi di Simenon. Uno scrittore immenso.
Elena
Eh sì Marco, il mio rammarico è proprio di averlo scoperto solo adesso. Ma da ora in poi….
Sandra
Anch’io, come te, non ho mai letto Simenon, senza motivo. Devo dare una sistemata all’arretrato poi provvedo. Grazie.
Elena
Senza un motivo. Quante volte mi sorprendo a pensare la stessa cosa di una miriade di autori. Non ce la farò mai a stare al passo con i miei desideri, nemmeno con gli audiolibri …
newwhitebear
ho letto diverse cose di Simenon e non solo i famosi gialli. Questo romanzo non lo conoscevo e mi ha incuriosito.
Elena
La manía di cercare nell’era ombre dei titoli più conosciuti a volte mi fa scoprire delle vere chicche… Felice di aver suscitato il tuo interesse se lo leggerai sarò curiosa di conoscere la tua opinione
Brunilde
Ho letto solo un romanzo di Simenon, che non mi ha entusiasmato, e non ho avuto voglia di leggere altro.
Grazie Elena per la segnalazione, la inserirò nella mia personale book list: amo alternare narrativa contemporanea e classici e credo che questo sia a tutti gli effetti da considerare un classico giusto?
Elena
Buona domenica Brunilde! Sono contenta di aver suscitato il tuo interesse. Credo che questo classico ( sono d’accordo con te nel definirlo tale) riletto oggi alla luce di ciò che accade specie sul fronte della denuncia della violenza contro le donne, possa fornire spunti di riflessione ancora diversi. Sai cosa mi ha insegnato questa lettura? Che chi sostiene che i gialli siano letteratura minore sbaglia di grosso. Simenon ne è un tipico esempio, ma anche Carofiglio non scherza (c’è una pillola su l’estate fredda se te la sei persa ). Ma la classe di Simenon…. Non mi resta che augurarti buona lettura. E quando l’hai finito non dimenticare di farmi conoscere la tua opinione!
Banaudi Nadia
Non ho mai letto nulla dell’autore dovrò assolutamente riparare. Questo titolo che citi mi pare oltre che interessante e attuale anche ricco spunti psicologici, quindi lo aggiungo in lista.
Come al solito le tue pillole d’autore impreziosiscono i brani. Ti ho già detto che mi piace molto questa rubrica?
Elena
Ciao Nadia, me l’hai fatto capire molte volte, ma non mi stanco di sentire che le Pillole piacciono alle Volpi … È un romanzo da leggere su più piani, davvero ricco… Grazie cara Nadia baci
Barbara
Credo di aver letto di Simenon L’uomo che guardava passare i treni, e non me lo ricordo! E’ passato tanto di quel tempo (primo anno università) che non ricordo nemmeno perché non mi entusiasmò. Di Maigret invece c’era qualcosa che girava per casa, ma soppiantato senza misura dalla grande Agatha. La regina resta lei. 🙂
Brunilde
Ecco qual’era l’unico libro letto di Simenon: L’uomo che guardava passare i treni. Non mi ricordavo neanche il titolo: se non ha entusiasmato nessuna delle due forse non era entusiasmante proprio!
Elena
Allora questo lo salto 🙂
Elena
Secondo me è la memoria che fa cilecca :))) . Scherzi a parte, credo che il libri, come i film, come il cibo e molte altre cose, ci affascinano in alcuni momenti della nostra vita e altre no. Come te anche io mi sono formata con Agatha, mio padre aveva la collezione completa ed io dopo il primo, me la sono letta praticamente tutta. Maigret? Mi dava l’idea di uno snob, pensa che errore grossolano… Ma per fortuna c’è un tempo per ogni cosa. E per me è giunto il tempo di Simenon… Pensa che ieri sera mi sono guardata una registrazione di Laeffe di una versione cinematografica del romanzo “La trappola di Maigret”. Ne ho ricavato l’impressione che il tema del rapporto donna – uomo, con le implicazioni violente che un giallista inevitabilmente vede, è proprio una cifra distintiva di Simenon…. Non so se tra di voi c’è qualcuno che ne ha letti abbastanza per confermare o smentire questa ipotesi…