Il mondo con i miei occhi

Ognissanti alle Terme di Torino

Care Volpi, oggi c’è un cambio di programma! Avevo previsto un post piuttosto ricco su tema della prospettiva di un romanzo su cui sto lavorando da tempo, ma all’ultimo momento ho deciso di raccontarvi la mia giornata di Ognissanti, quella che ho passato alle Terme QC di Torino.

Con il voucher regalo offertomi per il mio compleanno dai miei colleghi, mi sono goduta una mezza giornata tutta per me, non accadeva da troppo tempo.

Per questo ho pensato di raccontarvela, non senza un pizzico di ironia, presto capirete il perché. Stare in mezzo alle persone è fonte di ispirazione continua utile a riflettere sulla vita e su noi stesse.

Ognissanti alle Terme

Ognissanti alle Terme

Non vi dico che bellezza avere mezza giornata tutta per me! Non capitava da talmente tanto tempo che stamattina, 1 novembre, quando sono uscita di casa ancora non mi capacitavo di non essere in procinto di recarmi al lavoro ma bensì in un luogo che avrei potuto godere per me soltanto: le Terme QC di Torino, una spa cdi semi lusso in pieno centro cittadino.

Dopo un week end trascorso con mia madre, senza risparmiarmi spaventi e preoccupazioni, le terme ci volevano proprio.

Passare del tempo con lei mi costringe a guardare in faccia l’evidenza dell’età che avanza, della malattia, della fragilità fisica e mentale. Mi dico sempre come tutto ciò sia è una esperienza utile anche per me, oltre che un modo di prendermi cura di lei. Ma vedere sfiorire la donna che ti ha cresciuto settimana dopo settimana mentre matura una serenità e una consapevolezza sorprendente è comunque un momento forte, che va interiorizzato, compreso. Assaporato.

Avevo bisogno di evasione. Quale occasione migliore?

Conoscevo già le Terme QC di Torino, una catena che, ormai molti anni fa, aprì le prime Terme a Pré Saint Didier, in Val d’Aosta, in una location meravigliosa con vista sul Monte Bianco godibile direttamente dalla sauna o dalle vasche esterne. Una chicca.

Avevo un ricordo molto preciso di quel luogo, costoso ma, specie all’inizio, totalmente agibile e godibile, con un buffet ricco di prodotti naturali e della tradizione aostana.

Forse questi ricordi mi hanno indotto ad aspettarmi qualcosa del genere anche a Torino, e qui è arrivata la prima delusione. In tutta la giornata, riuscirò a rimediare un bicchierino di te caldo alla menta e uno di acqua. Altrimenti, c’è il caffè. Poco male.

Ero già stata due volte in questa struttura, una prima della pandemia e una l’anno scorso, in estate. Le cose, potete immaginare, non sono migliorate. E, d’altronde, c’è qualcosa che è migliorato, durante la pandemia?

Ciò nonostante, passare Ognissanti alle Terme QC di Torino mi sembrava la scelta migliore, visto che ho rinunciato a dolcetti e scherzetti. Me la meritavo.

Un’accoglienza soltanto discreta alle Terme QC

Lo stabilimento termale o meglio dire la SPA, perché non utilizza acqua termale ma della falda, si trova in pieno centro a Torino. La villa che la ospita è senza dubbio molto bella: un palazzo di fine ottocento nel quartiere della Crocetta, che noi torinesi chiamiamo così per via dell’omonima chiesa della Crocetta, situata a pochi passi dal centro, che a sua volta deve il nome ai monaci, i padri trinitari, il cui simbolo era, appunto, una piccola croce.

La villa è dotata di un parco e di una meravigliosa terrazza, incastonati tra palazzi altrettanto eleganti che affacciano sulle vasche e sugli avventori in costume da bagno.

Tutto dovrebbe far pensare a un luogo esclusivo, di benessere e soprattutto di relax. Ma non è così, o, almeno, non dappertutto. Che sia dovuto all’affluenza, decisamente alta per il periodo che stiamo vivendo?

All’ingresso, di buon mattino, trovo infatti una decina di persone in attesa di fare il check in. Si acquistano i biglietti e si prenota on line, per evitare assembramenti…

Sono l’unica signora sola, insieme a tre coppie di fidanzatini e due gruppi di amiche, entusiaste. Quando è finalmente il mio turno, entro spazzolando la suola delle mie scarpe come richiesto da un cartello poco più indietro. Ma ecco che la supposta disinfezione non avviene o avviene in modo del tutto inconsapevole. Non vi è odore di disinfettante da nessuna parte (ora che ci penso, non sentirò quell’odore particolarmente penetrante per tutta la durata del soggiorno).

Alla reception mi accoglie una signora, falsamente gentile. Mi chiede se voglio pranzare lì (- no, grazie.) e controlla il green pass.

Lo so che sono pistina, ma chiunque si accorge se una gentilezza è autentica, soprattutto se mentre stai consegnando il voucher, ubbidendo a una indicazione ricevuta dal sito (stampate, portate con voi e consegnate!) ti viene detto che no, non è necessario, che lei non lo ha chiesto. Salvo poi pretenderlo un attimo dopo, con aggiunta di scuse (anch’esse, che ve lo dico a fare, falsette).

Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.

Scendo una rampa di scale e mi ritrovo nel piano interrato. Qui si svolgerà la prima parte del viaggio e precisamente, dopo un corridoio a gomito, davanti allo spogliatoio. Non trovo nessun addetto, così decido di entrare per cambiarmi.

Non vi salta nulla all’occhio? Sì, avete proprio ragione, niente misurazione della temperatura! Ancora in mutande mi dico che, sì, di sicuro, controlleranno appena metto il naso fuori di lì. Invece, niente.

Con il mio costumino datato (da quanto non vado al mare? Ah, sì, da luglio, ma meglio dimenticarlo!) e un accappatoio incredibilmente della mia taglia che mi avvolge in una nuvola bianca di spugna, mi avvio verso le prime strutture di wellness, con le ciabattine in dotazione di almeno un paio di misure più piccole di quelle che porto.

– Poco male, – mi dico, – almeno non mi scapperanno di continuo.

Guardo a terra e noto rotolini di polvere che svolazzano a ogni passo delle mie compagne di avventura che cominciano ad avviarsi alle toilette, per indossare il costume. Beata gioventù pudica.

All’ingresso del centro mi rendo subito conto che la promessa del led wall luminoso sito all’ingresso è falsa o quantomeno tutta da valutare: accessi regolati e contingentati, che a casa mia significa ne entrano meno del solito.

Eh ma qui non è casa mia.

Gli ambienti sono stretti, la folla preme intorno alle vasche. No, non proprio un benvenuto, almeno per me.

Il percorso acquatico delle Terme di Torino

Dopo un diversivo, fatto di vasca di acqua gelata, in cui riesco a stare credo un minuto o poco più, e un idromassaggio alle membra inferiori davvero piacevole (ma i saponi, profumano? Dovrebbero!) mi butto sul mio percorso preferito, il mitico percorso Kneipp, che adoro da quando ho problemi di circolazione, cioè da sempre, e in cui passo almeno dicei volte (ma starei di più, se non fossi pressata dagli astanti).

Poi mi reco alla doccia cromatica. Sarà che Halloween è appena passato ma a me il tavolo di pietra grigia modello obitorio su cui devo sdraiarmi non fa nessuna impressione, ammetto però che la scelta di colori avrebbe aiutato.

Qui dovrei godere di un misto di cromie e calore alternato a freddo, ma riesco solo a pensare a questo tavolo di pietra e a quante persone ci si sono rovesciate sopra prima di me e mi alzo, proprio mentre da fredda l’acqua diventa gelida. Un pizzico di fortuna aiuta le audaci.

Mi affaccio alle vasche idromassaggio ma rinuncio causa assembramento. Vado con fiducia verso la stanza per lo scrub, un cubo di tre metri quadri in cui c’è un cestello di sale grosso da massaggiare sulla cute e risciacquare con un getto d’acqua, – provate a dire? Sì, gelida – in cui cerco disperatamente di tenere il distanziamento mentre la giovane posizionata davanti a me, incapace di aprire il rubinetto, richiede l’assistenza di una sua amica che prontamente la soccorre. Risultato: siamo in tre in tre metri quadri. Anche se la matematica non è il mio forte, calcolo rapidamente l’area, poi la divido per il volume di noi tre, applico il Teorema… Insomma, esco e pace al sale e allo scrub.

Come rimediare? A pochi passi da lì c’è un nuovo spazio in cui accalcarci, ed è la bellissima cascata d’acqua, in cui mi fermo a massaggiare le spalle, la schiena, le gambe e tutto ciò di me che riesco a mettere a novanta gradi rispetto al getto.

Al termine, mi dileguo. Sono una deviazione dai percorsi standardizzati, un essere silenzioso e attento che cammina cercando di non urtare nessuno, godendo del silenzio che a questo punto decido di trovare dentro di me.

Povo a ignorare le coppie a disagio con i loro corpi che si toccano con circospezione e quelle che corrono, letteralmente, da un’attrazione all’altra senza godere di niente, nemmeno dei propri sfioramenti.

Perché le persone hanno paura del vuoto? Perché sono incapaci di fare silenzio?

Qui sotto più che una spa mi sembra di essere in una fabbrica di rilassamento a ciclo continuo. Se davvero ci fossero state poche persone, come promesso e previsto, avrei potuto godere meglio di queste attrazioni?

Credo proprio di sì. Così, piena di voglia di riscatto mi accingo a salire le scale del paradiso.

O divina virtù, se mi ti presti

tanto che l’ombra del beato regno

segnata nel mio capo io manifesti, 

Dante, Primo Canto del Paradiso

Il beato regno del silenzio

Priva di tensioni e con il viso rilassato e forse anche sorridente, giungo nell’etereo regno dello pseudo silenzio. Qui mi accorgo di aver avuto una grande idea nel venire da sola. Posso muovermi da una zona all’altra senza dover attendere, e decidere di saltare la pausa caffè (che mi dà acidità) e andare oltre.

Al piano di mezzo scovo una sauna grande e completamente vuota, che dovrebbe parlarmi delle luci della città. Dentro non vi è nulla che richiami questa esperienza, ma poco importa. Mi sdraio al caldo del legno un tempo profumato ascoltando musica classica che mi fa volare altrove, nei luoghi della storia che sto scrivendo e del personaggio misterioso che pretende di essere il protagonista.

Mi appisolo e di certo mi fermerei per più del quarto d’ora possibile, ma, proprio quando comincio a sudare, sento che è il momento di uscire. So già che quell’oasi di tranquillità mi mancherà e mi riprometto, qualora non ne trovassi altre, di ritornarci. Ma non è necessario.

Al piano successivo si trovano le altre saune, quelle ahimè stracolme. Poco male, ho già avuto la mia buona dose di silenzio e posso buttarmi sull’ala sinistra, dove una cascata di ghiaccio mi attende per essere stropicciata sulla pelle. Devo fare questa operazione in uno stretto corridoio davanti all’ingresso della prossima sauna, mentre il ghiaccio cade per terra e mi accorgo che la massaia che c’è in me si preoccupa di non bagnare troppo, guardandosi intorno come una diabetica in un negozio di pasticceria.

Così ghiacciata entro nella piccola sauna detta delle cravatte, dove sono esposte teche che a me non paiono nulla di particolare. Dalla finestra osservo le vasche esterne, piene di gente. La pioggia novembrina cade titillando il terreno e le acque sobbollenti e io mi chiedo se avrò mai il coraggio di uscire all’aperto per godere di quell’esperienza, prendendo la dose di pioggia che il tratto dal portoncino alla vasca mi riserverebbe.

Stanca di fissare cravatte, in totale solitudine ma con la mente sempre pronta a cogliere qualche imminente e fragoroso arrivo, raccolgo le mie cose e mi butto nella zona accanto, dove vi è la stanza del sale.

Ed è lì che arrivano loro, madre e figlia con l’inesorabile cellulare in mano per fotografare tutto ciò che vedono e prontamente pubblicarlo su Instagram.

Va da sé che la suoneria non è in modalità silenziosa, perciò le due social relaxed sono raggiunte da un continuum di suoni che mi fanno passare la voglia di respirare a pieni polmoni dalla cascata di sale abbarbicata a una catasta di legna di cui francamente stento a comprendere la ragione.

Me ne vado, con quell’aria sdegnata di una donna di mezza età che ha scelto di chiudere fuori la vita per qualche ora, spegnendo il suo cellulare, anzi i suoi due cellulari.

E finalmente, il cielo

Non so se sia per via del numero di scalini complessivamente necessari per raggiungerla, ma la stanza denominata “relax cielo” è quasi vuota.

Si tratta di una meravigliosa sala tutta bianca, di dimensioni ridotte, in cui sei o sette altalene a forma di uovo, appese con un gancio fissato al soffitto tramite una catena, ospitano un cuscino comodoso in un’atmosfera di assoluto silenzio.

Le decorazioni simil legno bianco alle finestre mi fanno aggiornare la prima impressione: non sono uova, ma batuffoli di neve in cui posso accoccolarmi, dondolata dall’eterno fluire di un corpo appeso a una catena sospesa.

Chiudo gli occhi. Il bianco che mi circonda offre un momento di autentico benessere. La folla oscena delle vasche al piano interrato è lontana, qui ci sono soltanto io e i miei pensieri.

Io, i miei pensieri e madre e figlia social relaxed.

Eh sì, arrivano anche loro, a stretto giro, come un inseguimento. Le sento accomodarsi accanto a me e sbircio. Sono sedute in punta all’uovo (continuerò a chiamarlo così) come se dovessero scappare da un momento all’altro. Dalla tasca (quale tasca? Il mio accappatoio non ne ha nemmeno una!) tirano fuori l’oggetto insostituibile della loro esistenza, il totem, la malattia, l’adorato. Insomma, cacciano fuori lo smartphone di cui sopra che subito segnala la sua presenza con un cicalio insopportabile. Foto anche qui, di tutto. La catena, il cuscino, l’uovo. Me? Nooo.

Stavolta non mi lascio cacciare via. Stavolta l’uovo lo voglio difendere, a tutti i costi.

– Si può avere un po’ di silenzio, per cortesia? – mormoro, mentre richiudo gli occhi.

Sento frusciare via le due ancelle di Zuckerberg, non senza aver prima eseguito un’altra serie di scatti alla bellezza di quel posto di cui, sia detto per inciso, non hanno goduto nulla. Ma sono andate, e tra poco scoprirò per sempre!

Così resto lì, a pensare a quanta bellezza c’è nel silenzio e al perché mai possa fare così paura alla maggior parte di noi.

Resto. Almeno fino a quando le gambe non mi fanno male per via della posizione yogica anti gravitazionale assunta.

Sempre a questo piano si trova una piccola stanza per apprendere e praticare l’arte del massaggio al viso. Vuota. Evviva!

Lì dentro trovo una fornitura di creme tutte disponibili, eccetto naturalmente quella che avrei voluto, la mitica crema antirughe, sogno di ogni cinquantenne. Mi dispongo a imparare l’auto massaggio del viso, guidata da una splendida ventenne che, in un video a grandezza 2 x, mi spiega come picchiettare, massaggiare, lisciare, pizzicare eccetera eccetera la pelle del mio viso che ancora ringrazia.

Degna fine di tanta intima gioia il labirinto incantato, una sala relax che si trova due piani più sotto, proprio dove si ci sono bar e zona massaggi. Rischio di addormentarmi grazie alla comodità dei materassi, al silenzio e alla gradevole compagnia del canto di varie specie di uccelli di bosco. Finto. Ma ci sta, piacevole lo stesso.

Cedo alla pioggia

Non ho prenotato un trattamento extra e nemmeno il pranzo, non me ne pento.

Lo feci qualche anno fa e non ne rimasi affatto soddisfatta. Così posso prendermela con calma e senza orari girovago nelle stanze con i pavimenti di marmo del primo piano. Qui riconosco le fattezze della villa ottocentesca. Pregevoli quadri di una collezione privata si trovano alle pareti, negli scaffali promozioni di profumi per ambiente e per la persona in teche lucidissime e creme tutte da provare di cui non riesco ad aprire il coperchio.

Sale, vuote, in cui si trovano splendidi libri pop up, in inglese, con soggetti che vanno dal racconto delle streghe, assolutamente a tema, a Pinocchio o Alice nel Paese delle Meraviglie. Il tempo di sfogliarli e apprezzarne la bellezza e di provare alcuni profumi per l’ambiente e i tessuti davvero spettacolari. Come i loro prezzi.

Anche lì c’è una finestra che dà sulla terrazza che si affaccia sul cortile. Sfido i 7 gradi centigradi oggi previsti ed esco. Osservo la città, rumorosa come al solito (la villa si trova affacciata a un corso di grande scorrimento, anche di mezzi pubblici) che ammicca da un lato, mentre dall’altro il richiamo delle vasche continua a farsi sentire.

Posso ignorarlo?

– Sarà l’ultima cosa che faccio oggi, -mi dico, mentre scendo le scale e saluto i ragazzi del bistrot che stanno preparando l’aperitivo. Ora che ci penso, da due ore sono dentro questa struttura e sono i primi addetti a qualcosa che incontro.

Fuori fa freddo, ma non come avrei immaginato. Ritrovo la folla che avevo lasciato nel seminterrato; è del tutto evidente che i torinesi concepiscano il relax come qualcosa legato al distendere le proprie membra mollicce in piscine di dimensioni ridotte, calde e zampillanti.

Trovo un posto coperto per appendere l’accappatoio e uno spazio, miracolosamente libero, nella vasca idromassaggio. Quante volte premerò il pulsante per riavviare il meccanismo? Non lo ricordo. So solo che se avessi ascoltato la mia pigrizia mi sarei persa qualcosa di piacevolissimo che mi regala una insolita visione: voltandomi a pancia in giù riesco a scorgere, in quel poco di verde che la villa regala, lungo il perimetro del cancello, proprio sotto la siepe di alloro, uno scoiattolo grigio che corre per mettere al riparo il suo prezioso bottino, noce o nocciola che sia.

Un’immagine che mi fa sorridere di gusto. In mezzo a quella mercificazione del piacere, tra le pietre e i marmi morti posati di fresco, lontano da chiacchiere inutili e gesti imbarazzanti, scorre una vita che possiamo ancora chiamare Natura.

E io mi domando se tutto ciò in cui sono immersa ne faccia ancora parte.

Vi è piaciuto il racconto della mia giornata di Ognissanti alle Terme QC di Torino? Com’è andata la vostra?

Dimenticavo: sapevate che esiste un bonus terme, potenzialmente fruibile da tutti (no comment)? Io l’ho scoperto per caso: leggete qui

Lasciate pure che gli stomaci brontolino, purché le pelli siano lisce.

8 Comments

  • Sandra

    Non impazzisco per le terme, ci sono stata tre volte, di cui la prima in Slovenia dove costano la metà che in Italia e devo dire mi piacque, ma il prezzo contenuto fece innalzare l’indice di gradimento. Poi verso Lecco, il posto che ho preferito, anche lì voucher regalo, mentre le QC ci sono anche a Milano, altro voucher regalo ma credo che abbiano una fama un po’ immeritata e non mi sono trovata molto bene. Questo pre pandemia, oggi con ciò che stiamo ancora vivendo non ci andrei, e penso che sia un regalo poco azzeccato di sti tempi.

    • Elena

      Ah sì, in Italia tutto costa troppissimo, terme comprese. Che poi, come ho detto, terme non sono. Qui a Torino l’apertura è stata molto sostenuta da tutti, era un vero e proprio evento visto che non abbiamo mai avuto niente di simile. Per questo mi spiace un po’ che stiano perdendo colpi. Stando dentro ti rendi conto di quante risorse, umane ed economiche, servano per tenere in piedi dignitosamente strutture del genere. Manutenzioni continue, personale, banalmente asciugamani ecc. Ma c’è anche da dire che ormai ci sono da anni e a questi prezzi i profitti se li sono anche fatti eh. Il problema è sempre lo stesso: in periodi positivi i guadagni vengono ripartiti tra i soci e raramente reinvestiti nella qualificazione di personale e strutture. Quando i tempi sono duri, la cosa più facile è tagliare il costo del lavoro (mi sa che ne sai qualcosa), chiedere aiuto allo stato (ho scoperto questo bonus terme, sono orripilata) ma si guardano bene da usare il plus di guadagno per farci fronte. Questo è il nostro paese, questo è il mondo in cui viviamo. Le pance possono anche essere vuote, ma che almeno la pelle della classe dirigente del paese (che frequenta le terme più della maggior parte delle persone che conosco) sia liscia e ben idratata…

  • Giulia Lu Dip

    A dire il vero non mi piacciono granché le terme, tuttavia mi sono lasciata trascinare più volte dal mio compagno e devo ammettere che mi sono piaciute, ma le ho sempre godute in situazioni di vacanza e al caldo: per esempio le terme di Sorano nella maremma toscana sono bellissime perché sono all’aperto e se ci vai con il caldo prendi anche il sole, insomma passi una bella giornata di vacanza, poi sono stata anche alle terme di Poseidon a Ischia (meravigliose, c’è anche la piscina con l’acqua di mare, comunque ce n’è per tutti i gusti) anche a Ischia ci sono andata in estate a giugno. Quando sono in città non mi viene voglia di andare alle terme, anche se a Bologna ci sono, sia in città che a Castel San Pietro.
    La mia giornata di Ognissanti l’abbiamo passata nella casa in campagna di una nostra amica, a mangiare tutti insieme carne alla brace e pinzimonio…peccato che fosse brutto tempo e siamo stati costretti a mangiare dentro.

    • Elena

      Detto tra noi, magari avessi un compagno che ama terme, coccole ecc. Devo sempre trascinarlo io, ovunque, persino nei viaggi! Non sono una viaggiatrice termale, ma sono stata a Chianciano (e ho bevuto l’acqua al sapore di zolfo, terribile), a Saturnia (viaggio allucinante, in auto, peraltro al rientro da sola, un incubo) belle e all’aperto, un’altra cosa in effetti. Andai anche a Vulcano, ma non so se vale come stazione termale 🙂 In Piemonte sono stata a Vinadio una volta e ho apprezzato non tanto la varietà (sono piccoline) quanto la semplicità e la location montana, molto gradevole. Mi manca il top, Ischia, da tempo vorrei andare, più che altro per fare una vacanza sull’isola… Ma come si suol dire, a caval donato non si guarda in bocca. Ho apprezzato il pensiero e ho cercato di apprezzarlo al meglio.
      Una bella grigliata è sempre una soluzione gradevole. Pioveva ovunque, siamo proprio entrati in novembre!

  • Brunilde

    Adoro le terme! Le mie preferite sono a Montegrotto una struttura che frequento (non quanto vorrei ) da anni..
    A me per Halloween hanno fatto uno scherzetto: mi hanno notificato di venerdì pomeriggio un provvedimento che devo impugnare tassativamente entro10 giorni. E per il ponte di Ognissanti sarei stata fuori ! Ho cercato di stare tranquilla e ho iniziato a lavorarci ieri sera appena rientrata. Però avrei preferito dolcetto!

    • Elena

      Ah , finalmente una spa addicted, non avevo dubbi. Mi spiace per la brutta sorpresa, ma tanto ha fatto brutto, non ti sei persa gran che… Dolcetti a volontà quando verrai a Torino (perché prima o poi verrai, lo sento) 🙂

    • Elena

      Eh, c’è ironia caro Gian, perché le cose vanno prese per il verso giusto, non è così? Un orso bianco alle terme? Naaaa… Magari su uno snowboard, quello sì…

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