Scrittura creativa

Il tema della mia vita

Il 21 giugno 2023 si svolgerà la prima prova scritta della Maturità, quella di italiano: sette tracce ministeriali tra cui gli studenti potranno scegliere quella più adatta alla loro preparazione e capacità.

Ogni anno in questo periodo ripenso alla mia prova d’esame di maturità e all’esperienza e agli insegnamenti che ne ho tratto. Non è un caso che proprio in questo periodo abbia deciso di scrivere un post che ricorda i passaggi fondamentali per fare ciò che un tempo avremmo chiamato un buon tema di italiano. Ovvero, il tema della tua vita.

Dall’esito di questa prova dipende il tuo futuro, non solo un buon punteggio per proseguire verso l’esame orale.

Qualcosa che ti accompagnerà per tutta la tua vita di cittadina consapevole, e, perché no, di scrittrice solida. Il tema di italiano sarà la prima volta in cui ciò che hai ideato e che scrivi è messo alla prova della lettura e del giudizio di persone che non ti conoscono affatto. Inevitabilmente, anche del tuo.

Almeno così è stato per me. Voglio perciò raccontarti com’è andata e, soprattutto, cosa ho imparato da quella esperienza.

Il tema della mia vita

Sono le 8 e noi cinque siamo già pronte fuori dal portone della scuola. Amiche, sodali, qualche volta in competizione le une con le altre. Ma oggi no. E’ il giugno del 1987 e siamo semplicemente bisognose di reciproco sostegno.

Nessuna di noi ha mai pensato di chiedere a qualcuno che ha già passato quella tortura qualche suggerimento. Ci lasciamo suggestionare dai titoli, che sono ogni anno differenti, e dal toto scommesse sui temi che saranno sottoposti alla nostra attenzione. Le previsioni si sprecano, specie sulla versione di latino e sui titoli del tema storico, ma sono energie spese inutilmente, non ne avremmo azzeccata nemmeno una di quelle previsioni.

Ci fanno sedere in banchi singoli, con la superficie leggermente inclinata e sedie di legno scomodissime. Sono i professori a indicarci il posto, li conosciamo quasi tutti anche se non sono solo i nostri. Ai miei tempi i docenti erano tutti interni mentre l’unico membro esterno, una professoressa di cui non ricordo nemmeno il volto, se ne stava seduta alle cattedre, in fondo alla stanza.

Mi sistemano tra i primi banchi. Pazienza, tanto avevo già deciso di non copiare. In italiano non conviene, anzi, se non si sa copiare, cambiare un po’ ciò che sbirci nel foglio affianco, la verità è che non conviene mai. Ti beccano, sempre.

C’è nervosismo, cerco con gli occhi le mie compagne e mi accorgo che siamo tutte dislocate in luoghi distanti le une dalle altre. Sagace il prof di matematica, ha diviso il gruppo.

Passo in rassegna biro, matite, scambio occhiate con la prof preferita, quella di filo, sembra tutto a posto, incoraggiante, si respira fiducia. Bene, riesco perfino a ridere. Ma è il nervoso, lo so, lo sento.

Quando arrivano i fogli con i titoli non rido più. Una sensazione di gelo comincia a salire dalle caviglie alle tempie e sento come se un pugno fosse riuscito a penetrare nella bocca dello stomaco e avesse afferrato, tutte insieme, le mie viscere.

Gli occhi cercano le altre. Non le trovano. Allora guardo i titoli. Non ce n’è nemmeno uno che mi piaccia, accidenti, sembrano parole senza senso.

Che faccio? Mi butto su quello di storia? Interventisti e neutralisti nella prima guerra mondiale, l’ultimo argomento di storia che abbiamo abbozzato in classe prima di lasciare tutto il resto affidato alla nostra coscienza di studenti e allo studio a casa, l’ultimo mese prima dell’esame. Che fortuna aver studiato storia fino all’ultima pagina!

Comincio a scrivere e mi rendo conto che sono fatti ma sono anche molte opinioni. Da che parte mi sarei schierata? Con i cattolici e i socialisti, neutralisti, o con il Re, Dannunzio, Marinetti e gli industriali, che dalla guerra avrebbero tratto i maggiori profitti?

Scrivo, rifletto, collego, esprimo un punto di vista.

Consegno il tema, felice di essere riuscita a tenerlo dentro un foglio protocollo, e appena mezz’ora prima del termine previsto esco.

Sulle scale compagni di Istituto che giuro mi sembra di non aver mai incontrato prima. Arrivano le altre e ci abbracciamo, sorridenti, per esserne uscite vive.

Prima di svenire sulle panchine di un minuscolo parco cittadino lì vicino, con un panino fatto di fretta a casa la sera prima e una lattina di coca cola nell’altra mano.

Il tema della vostra vita
E’ su una panchina come questa che mi sono adagiata dopo l’esame

Cosa ho imparato dal tema della mia vita: la brevità, punto di forza

Ci sono due condizioni minime per affrontare la stesura di un tema: la creatività e la capacità di sintesi. Ho già parlato di brevità nella scrittura qui e a mio avviso è una delle prime cose che salta all’occhio di chi legge.

La brevità dell’elaborato (tre o quattro cartelle al massimo) è direttamente funzionale all’efficacia dell’esposizione. La brevità, o la sintesi, danno al lettore l’impressione di chiarezza sul tema o sulle opinioni espresse, persino una certa sicurezza: chi aggiunge o divaga non offre l’idea di sé di uno o una che sa dove vuole andare a parare.

Scrivere bene, in poco tempo e in uno spazio contenuto è questione che richiede organizzazione, chiarezza di idee e rapidità nella loro esecuzione.

Creatività: trova l’Idea

Fidati della prima immagine che si è formata nella tua testa quando hai letto il titolo. A cosa hai pensato?

Non domandarti perché e se sia un’immagine giusta, esplorala. Se è arrivata significa che ha qualcosa di importante per te ed è tutto ciò che ti serve se non sai da dove partire.

Da quel dettaglio comincia a elaborare un pensiero, un ragionamento, una riflessione. Sii creativa anche nell’individuare i collegamenti possibili, tutti, senza escluderne nemmeno uno, almeno nella fase iniziale. Avrai tempo per togliere ma intanto, metti, metti tutto.

Poi scomponi l’idea in sotto – idee e per ciascuna scrivi qualcosa. Questa diventerà l’ossatura della tua storia o, se preferisci, la tua scaletta. Meglio se riesci a scriverla. L’agitazione e tutto il resto può farti scordare di qualcosa di importante.

Pensa che spesso chi legge si fa un’idea già dalle prime cinque righe di testo. Nel caso di un tema, questa attitudine influirà di molto sull’esito finale. Trova sempre un buon modo per cominciare il tuo componimento alla grande!

Offri opinioni personali autentiche e ben circostanziate

Originalità significa anche mettere qualcosa di tuo nel componimento. Più difficile in un tema storico, dove la conoscenza della storia deve abbinarsi alla lettura dell’oggi, in modo da poter fare eventualmente qualche parallelo; più facile se si tratta di tema di attualità, in cui però, attenzione, le opinioni vanno corroborate da dati e analisi che partano da dati circostanziati e realistici.

Altro discorso vale per i commenti a un testo letterario o ad una poesia: qui si tratta di conoscere in primo luogo il periodo storico in cui l’autore ha scritto, il significato universalmente dato a quel testo per mostrare di aver perlomeno affrontato l’argomento, e magari anche qualche cenno biografico. Quanto incide nella storia di un autore la sua vita!

Tornando alla creatività, potresti rendere ancora più interessante il tutto con una tua opinione personale che sarà sempre accolta da chi ti legge come tale ma che per essere davvero apprezzata dovrà avere la forza di una vera idea.

Potresti provare descrivendo le sensazioni che le immagini del testo ti procurano, a cosa ti hanno fatto pensare e quali ulteriori commenti inducono. Avventurarsi invece in giudizi del tipo mi piace o non mi piace è inutile e stucchevole. Di solito non interessa a nessuno sapere se Il cinque maggio ti piace oppure no.

Piuttosto offrire una suggestione personale su una strofa, per esempio questa, sarà oggetto di attenzione e darà valore al componimento.

Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
65 scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese!

Da “Il cinque maggio” di Alessandro Manzoni

Evitate invece come la peste opinioni derivanti dal senso comune.

Divertiti a togliere, non a mettere

Qual è il momento in cui mi diverto di più quando scrivo? Non è quando aggiungo, mi di lungo, approfondisco, ma piuttosto quando tolgo!

Anche nello scrivere il tema della tua vita, le parole che non servono o sono ridondanti, i paragrafi ripetitivi e inutili, gli argomenti che hai solo accennato ma non hai svolto, vanno eliminati.

Il tuo scritto ne trarrà giovamento.

Occhio all’ortografia

Questo è importante tanto quanto il contenuto. Nessuno vuole leggere un testo pieno di errori, grammaticali o di sintassi, o che sia scritto come se fosse un post sui social.

Dunque leggi e rileggi più di una volta il componimento.

La punteggiatura non è un optional ma un modo per rendere fruibile il testo.

Sai come mi regolo per capire se il testo scorre ed è ben scritto? Leggo ad alta voce e cerco di percepire nella mia testa una sorta di piacevole musica notando se qualcosa è stonato, non in sintonia con il resto del testo.

Se capita, cambio qualche parola o correggo la punteggiatura o, piuttosto, sposto il paragrafo. L’importante è che sia tutto assolutamente corretto. In fondo hai fatto cinque anni di scuola anche per questo!

Tieni a bada l’ansia

Accidenti se è difficile, lo so. La sera prima di quel fatidico giorno di inizio maturità mi sono svegliata alle quattro senza riuscire più ad addormentarmi!

Ansia e agitazione mi hanno costretta a ritirarmi in balcone, per non disturbare il resto della famiglia. Poi ho deciso per una lunga passeggiata a piedi che mi ha rimesso in sesto.

Qualunque sia il vostro modo di gestire l’ansia, usatelo! Tenerla a bada è meglio di domandarsi centinaia di volte se avete studiato abbastanza. Alla resa dei conti a nulla valgono queste domande, piuttosto usa bene quello che sai e tieni la mente fresca e concentrata.

Il tema della mia vita

Tornando al tema della mia vita, presi il più bel voto di sempre: 8/9. Fu come un riscatto per me, soprattutto nei confronti di chi, negli anni del Liceo, aveva fatto di tutto per scoraggiarmi e umiliarmi ogni volta che presentava in classe gli esiti di un mio tema.

Quella giornata mi ha insegnato due cose che tengo strette a me ogni giorno: la prima è che non bisogna mai abbandonare le sfide; c’è sempre lo spunto giusto per farcela. La seconda è che si può riconquistare stima e fiducia (degli altri ma anche di noi stesse) anche all’ultimo momento possibile.

Un po’ come una regata: non dare mai per scontato di averla vinta o persa fino a quando non hai tagliato il traguardo!


Avete mai scritto il tema della vostra vita? Su quale argomento era incentrato?

12 Comments

  • Brunilde

    Mi sono sempre piaciute le parole, la lettura, la scrittura. I temi di italiano fin dalle elementari ( titolo : Una gita. Frase finale: Stanchi, ma felici, rientrammo a casa. ) non sono stati un problema, anzi.
    Invece mi è piaciuta molto meno la scuola: gli insegnanti, spesso ottusi, le gerarchie, molte regole stupide, un mondo chiuso che, almeno all’epoca, non comunicava con l’esterno.
    E allora mai e poi mai, io che sono sempre stata gelosa del mio privato, mi sarei aperta in un tema, dando una parte di me in pasto a una supponente prof con la matita rossa e blu.
    Poi, moltissimo tempo dopo, ho trovato il coraggio di proporre quello che scrivo, sottoponendomi al giudizio di potenziali lettori. Ma quella è un’altra storia…

    • Elena

      Sono sempre stata una fantasista nei temi. Ho già raccontato altrove sul blog dei miei racconti di fine settimana immaginari per non sentirmi da meno cone le mie compagne (classe tutta femminile che noia!) che viaggiavano ovunque mentre io al massimo mi allontanavo un’oretta da casa. Le storie inventate però alle superiori con tenevano più, svelavano subito le loro debolezze. Così mi sono confrontata con la realtà e con la letteratura. Oh, quanto l’amavo. Persino nella storia trattavo i saggisti come romanzieri e qualche volta indugiavo proprio sulla narrazione oltre che sui contenuti. Sono cresciuta per tutti i cinque anni del Liceo con una professoressa incapace di valorizzare i miei talenti e aiutarmi a superare i miei limiti. Perché si divertisse a umiliarmi non saprei. So solo che è andata in pensione e l’ultimo giorno di scuola, salutandoci, mi è parsa quello che era sempre stata: una vecchia piena di complessi, quanto di più somigliante a una strega di quanto avessi mai visto. Scoprire la scrittura da adulti dona una grande consapevolezza. Molto meno frustrante di sentire da ragazzina di voler scrivere e abbandonare l’idea per aver accettato come vero un giudizio malevolo. Ecco il limite e la potenza della scuola! Un mondo chiuso, in cui se non trovi l’uscita rischi di rimbalzare da un muro all’altro…

  • Marina

    Ne ho parlato in un post, a proposito della maturità di mio figlio. Ho raccontato la mia e credo che l’ansia da prestazione stringa alla gola tutti gli studenti che devono affrontare la loro prima prova importante. Anch’io ho fatto gli esami nel 1987 e ho scelto il tema su Norberto Bobbio, anche se non ricordo nulla di ciò che scrissi. I tuoi suggerimenti sono tutti giusti, anche se ho notato che oggi la prova d’italiano ha un taglio diverso da quello di un tempo, non meno difficile (la scelta è più ampia: tema descrittivo, uno dall’impostazione giornalistica,il commento a una poesia… e ti danno dei brani o dei testi da cui attingere).
    Ciò su cui sono molto d’accordo è la lunghezza del tema, la capacità di dire tutto nelle giuste proporzioni, che è un po’ l’esercizio che faccio sempre quando scrivo: spesso le inutili lungaggini distraggono e non sono efficaci. E faccio il tifo anch’io per le sfide che mettono alla prova e fanno crescere.

    • Elena

      Cara Marina, ammetto che non avendo figli ho perso il grip con l’attualità e indugio, come spesso accade alle anzianotte, in vecchi e struggenti ricordi. Credo che l’intento delle varie riforme sia offrire delle tracce meno esoteriche agli studenti, tentando anche di indicare, almeno a matita, una strada da percorrere, con il bagaglio delle proprie idee e conoscenze. Credo di non ricordare il tema su Bobbio, eppure dev’essere stata la stessa maturità la nostra, sono del ’68! Ecco , vedi, se avessi dovuto scegliere oggi avrei scelto Bobbio e con il senno di poi non invidio chi scrisse in allora su uno studioso così complesso e profondo. Era molto più facile dal mio punto di vista buttarmi sui fatti E sulle opinioni. Quelle non mi sono mai mancate e a pensarci bene è rimasta una delle caratteristiche della mia esistenza. Chissà se anche tu ne riconosci qualcuna in quell’esperienza… Un caro saluto e un abbraccio a tuo figlio

  • Giulia Lu Mancini

    Che brava che sei a ricordarti così bene il tema della maturità, io mi ricordo solo di aver svolto il tema di letteratura (credo) ho evitato il tema di attualità perché lo trovavo più difficile mentre scrivere su argomenti che hai già studiato credo ancora oggi che più semplice. Della maturità ricordo che portavo Italiano come prima materia e Ragioneria come seconda (era il periodo in cui si portavano le due materie e la seconda poteva essere cambiata all’ultimo momento, quindi facendo l’istituto tecnico commerciale la mia era una scelta strategica, diventava più improbabile che mi cambiassero la seconda materia che era più specifica e quasi nessuno – almeno nella mia classe – portava Italiano come prima materia a differenza di me che la adoravo. Ricordo di aver preso un voto molto alto in entrambi i compiti ma non ricordo quale, comunque mi diplomai con 60/60 quindi il massimo, un grande successo il periodo della scuola superiore, ma studiavo sempre tanto. Ricordo tuttavia con grande piacere quel periodo perché eravamo una classe molto unita, c’era un grande sostegno e “proteggevamo” i compagni di scuola più fragili, se penso al bullismo di oggi capisco quanto fossimo speciali. Che ricordi che hai scatenato, potrei scriverci un post!

    • Elena

      Il periodo del Liceo è stato il più bello della mia vita! Dunque nonostante la mia memoria corta conservo ricordi vivissimi. Il biennio fu più difficile, la mia timidezza e riservatezza mi faceva patire molto la distanza con gli altri. Dalla terza in poi sono stata meglio e ne ho combinate davvero di tutti i colori. Magari ci facciamo un post 😉

  • Luz

    Mi hai fatto tornare in mente il mio esame scritto di maturità classica anno 1990, e ho trovato le tracce:
    1. La minaccia permanente di guerra nasce dalla mancanza di fiducia tra gli Stati e dal reciproco timore di subire un’aggressione, oltre che dal ricorrente insorgere di mire egemoniche. È perciò necessario, oggi più che mai, creare tra i popoli uno stato di fiducia e di sicurezza, che rimuova i sempre incombenti pericoli di guerra, assicurando in tal modo le condizioni essenziali al mantenimento di una pace stabile. Riflettete sulla questione proposta, precisando se, a vostro giudizio, può cogliersi nell’odierno scenario internazionale qualche segno in favore dell’auspicata pace universale.

    Sviluppate e discutete il seguente giudizio su Pascoli: «L’esattezza e la limpidezza sono i pregi più manifesti in tutta quanta la poesia del Pascoli. Egli è un poeta rurale. Il sentimento che egli ha della natura è profondo, tranquillo e casto. Egli ama, più che le solitudini, i campi
    animati dal lavoro umano. Lo attraggono le bellezze umili della terra più che gli spettacoli grandiosi».
    Motivi ideologici ed eventi politici che portarono alla rapida affermazione e all’improvviso declino del Neoguelfismo.

    Tema di indirizzo:
    4. Dalla grande oratoria di Demostene e Cicerone alle declamazioni delle scuole di retorica dell’età imperiale. Illustrate il rapporto esistente nel mondo greco-romano tra eloquenza e libertà politica. Riflettete altresì sui modi in cui tale rapporto si pone nelle società odierne.

    Indovina quale scelsi. 🙂

  • Luz

    È bastato cercare “maturità classica anno 1990”.
    Ho scelto il tema su Pascoli, io che non lo amo ora come non lo amavo allora. A pensarci, ho scelto un tema di letteratura, la sola materia fra quelle apparse nelle tracce di cui mi sentissi sicura e con la coscienza a posto. Fu un buon tema. Penso che se avessi avuto la possibilità di studiare meglio Storia (senza il mio prof fanfarone pur se tanto simpatico), avrei scelto quella meraviglia di prima traccia.

    • Elena

      Davvero non ci avevo pensato e mi ha sorpreso, googolando maturità 1987, trovare esattamente il titolo che ricordavo, come ha notato @Giulia nel suo commento. E c’è una ragione: rileggendo gli altri, che invece non ricordavo, mi sono detta che amche oggi avrei scelto nuovamente quel tema. Forse non era tanto che mi sentivo meno portata per gli altri, ma proprio che questo tema mi piaceva. Credo anche per i riferimenti, abbastanza evidenti, con l’oggi. D’altra parte la Storia a questo serve, non credi? Quanto alle materie di italiano, poesia compresa, la mia professoressa è stata, come immagino si sia capito dal post, molto severa e ingiusta con me. Al punto che non mi sono disinnamorata per la letteratura per un soffio. Ma di certo avrei potuto coltivare molto di più quel terreno, se solo avessi avuto la guida giusta. L’hai scritto altre volte, gli insegnanti contano.

  • Marina

    Sì, scelsi quel tema proprio perché mi dava la possibilità di scrivere qualcosa di mio (già da allora), ma non posso negare di avere ragionato anche per esclusione 🙂 (sono del ’69, ma la maturità è quella: 1987)

    • Elena

      Ahricordo solo che Norberto Bobbio allora mi sembrava un trombone. Ma mi sbagliavo, ovviamente. Forse temevo di dovermi confrontare con un pensiero che non coglievo in toto. Comunque andare per esclusione è unn ottimo metodo, possibile che lo abbia scelto anche io e che a distanza di anni Bobbio mi sembri ancora così ostico come allora…

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