Andrà tutto bene.
Lo ripeto spesso in questi giorni e se anche lo scordassi, ci sono le lenzuola arcobaleno disegnate dai bambini e appese ai balconi a ricordarmelo.
Per fortuna ce n’è una anche davanti a casa mia.
Andrà tutto bene.
Ne sono certa, così come sono certa che quando tutto sarà finito avremo imparato più di qualcasa da questa emergenza.
L’unico dubbio è essere all’altezza di utilizzare questa consocenza per farne qualciosa di buono, in un futuro che spero non sia troppo lontano.
Di sicuro abbiamo imparato neglio qualcosa che sapevamo gia:
che la vita è appesa a un filo sottile che può spezzarsi in qualunque momento Perciò viviamo pienamente. E basta
Anche se è più facile dirlo che farlo, in questo preciso momento.
Ho eliminato le visite a mia madre, che se ne sta sigillata in casa da dieci giorni, ed esco solo per andare in ufficio.
Il turno di copertura che ci siamo dati è qausi una gioia, se non fosse per tutte quelle attenzioni che devo tenere nel toccare oggetti, maniglie, porte, stampanti e fotocopiatrici comprese.
Ma andiamo avanti, come tutto il nostro sindacato. Per continuare a dare risposte anche adesso, anche in questo bailamme, perché ce n’è davvero bisogno, cosa credete.
Ho dimenticato di dire una cosa, prima, quando parlavo di cose imparate, ed è questa: c’è qualcosa da rivedere tra la classe dirigente di questo paese.
L’altra è che senza il sindacato il mondo del lavoro è abbandonato a se stesso.
In sede è facile tenere le distanze, persino troppo.
La maggior parte delle persone ci contatta via mail o telefono, va bene così. Persino le riunioni facciamo in call conference, io che ho sempre detestato questo strumento, pensando che mi facesse perdere il controllo della trattativa.
CI si abitua a tutto.
Seduta alla mia scrivania studio con attenzione il Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro.
Insieme al Decreto economico appena approvato, rappresenta lo strumento principe per affrontare questa situazione inedita e travolgente nei luoghi di lavoros econdo regole certe e condivise.
Un risultato importante. Non serve dire altro.
Che mette risorse sulla sanità pubblica. Finalmente. Dopo anni di tagli e occhiolini stretti al privato, era davvero il caso.
Perché c’è un’altra cosa che abbiamo imparato, sì, sono davvero tante.
Che pubblico è meglio, e non vale solo per la sanità, ormai più che evidente. Ma anche per la produzione manifatturiera.
Il caso della Miroglio, che ricondiziona la produzione tessile per fare mascherine, a mano, e che in pochi giorni è in grado di produrne a migliaia, è una di quelle cose di cui andare fieri e che dimostra che quando le aziende sono italiane, rispondono meglio alle esigenze della collettività.
Si può fare impresa responsabilmente. Non è cosa comune, quando succede bisogna riconoscerlo, visto che quando non accade e le aziende non rispettano le minime condizioni previste dal DPCM e dal Protocollo, siamo chiamati a intervenire e quando serve a denunciare.
Si può, non è difficile. Serve una maturità che, altra cosa che abbiamo capito di noi, il sistema non possiede. Ancora.
Ma verrà il momento per rimettere in discussione tutto, sarà necessario.
Ma ora, no. Ora dobbiamo remare contro vento per evitare che la tempesta ci travolga.
Dobbiamo rispettare le regole, evitare che il Coronavirus ci renda ciechi.
Restare a casa.
Andrà tutto bene. Non perdiamo la speranza
Guardo ancora dalla finestra del mio ufficio. La solita cappa grigia di inquinamento è svanita. “Che fortuna!” mi ripeto, e sorrido amaro.
Guardo di sotto e un passante mi rivolge lo sguardo. Sorride e mi saluta con la mano.
Non mi era mai successo.
Così come domenica, durante il flash mob, davanti casa mia sono sbucate persone con torce in mano che non avevo mai visto. Giuro.
È incredibile accorgersi di chi abita a poco più di un metro da te soltanto in un’occasione come questa. Eppure, è successo.
L’indifferenza, la chiusura, è stata la nostra quotidianità fino ad oggi.
Non mi manca affatto.
Così succede che affacciarmi alla finestra diventi il mio nuovo passatempo, tra una telefonata e l’altra.
La Mole Antonelliana si staglia solinga su una città muta e grigiastra, filtrando con la sua guglia i tetti rossi delle case circostanti, mute anche quelle, per toccare il cielo plumbeo con il suo dito aguzzo.
Sembra quasi stia tentando di bucarlo.
Dall’altro lato della vista c’è la collina, con quel poco di verde che ancora è rimasto intorno alla città.
Sento una sorta di respiro profondo salire dal ventre fino a riempirmi i polmoni.
E’ il mio corpo che si nutre di quel colore e di quelle foglie, appese ad alberi indifferenti al dramma che stiamo vivendo. Di quell’intrigo di rami stretti e intrecciati l’uno all’altro, allacciati, che chissà quando potrò ammirare da vicino.
Io che nemmeno oggi ho stretto la mano di nessuno.
Colpa tua, virus.
Sei più vecchio di qualunque essere vivente sulla terra, eppure sei brillante come un ragazzino.
Ti diverti, eh, a saltellare sulle nostre teste, adeguandoti a ciascuno di noi, senza badare a classi, età, sesso, etnia.
Ti adegui e in questo modo sopravvivi, resisti.
Rivendichi la tua parte di pianeta, la Terra, che credevamo solo nostro.
La colpa è tua, maledetto virus.
Vuoi sopravvivere, esattamente come noi.
Per farlo rischi di ucciderci, come noi facciamo ormai da tempo con molte altre specie, più o meno consapevolmente.
Quando tutto sarà passato, converrà ricordarcelo.
Suona il telefono. La pausa di qualche minuto è finita.
Un’altro problema dev’essere risolto. Parole dure, come spesso sono abituata a udire o a pronunciare.
Più difficile adesso che mi manca un gesto per addolcire ciò che è necessario sia detto con tono pacato ma fermo.
Si può trasmettere via telefono un sorriso?
Quello che in questo momento si sta palesando sul mio volto segnato, mentre penso che in fondo, massì, in fondo abbiamo qualcosa in comune con il virus.
Anche noi abbiamo bisogno di qualcuno cui aggrapparci per sopravvivere.
20 Comments
Giulia Lu Dip
Io vivo a Bologna Elena
Elena
In una regione dove le cose si fanno, non si dichiarano. Bene, buon per voi
Luz
Mi è capitato ultimamente di fare una riflessione su coloro, i tanti, che si mostrano perfino infastiditi dal mantra “andrà tutto bene”. Come se chi lo pensa e lo urla ai quattro venti non sapesse che c’è gente che muore, che in tantissime famiglie si sta vivendo un dramma, che siamo in una fase crescente dei contagi.
Ebbene, nonostante questo, sì, andrà tutto bene. È ciò che abbiamo bisogno di dire, di sentire, di comunicare se penso alla mia professione, a ragazzi fragilissimi che nel chiuso delle loro case, almeno alcuni, non vedono vie d’uscita, e si disperano.
Elena
Oggi siamo proprio in allineamento. Il terzo giorno consecutivo di aumenti di contagi e vittime meno importanti della scorsa settimana. Segno che le regole funzionano e che davvero andrà tutto bene, cara @Luz. Basta solo il rispetto per gli altri. Non è poco eppure in molti rinunciano. Ma il mondo è meno brutto di quello che spesso sembra. Ce la faremo amica mia. Torneremo presto a recitare la nostra parte
Giulia Lu Dip
Speriamo vada tutto bene davvero, è importante crederlo per evitare lo sconforto e la depressione. Io non sono ancora riuscita a comprare una mascherina, sono introvabili. Purtroppo da tempo, avendo perso già delle persone care, ero consapevole del fatto che nella vita bisogna cogliere l’attimo, il coronavirus ha messo tutti in questa condizione. Nella mia azienda l’atteggiamento dei grandi capi mi ha fatto arrabbiare parecchio, per non parlare della mia dirigente che si è defilata da un giorno all’altro, in lavoro agile, e continua a chiedere adempimenti ai pochi coglioni rimasti in presenza me compresa…salvo questi tre giorni che ho recuperato delle ore di straordinario non retribuito. Anche da noi il sindacato si è dato da fare, tanto che adesso il perdonale in presenza si è notevolmente ridotto, sperando che non sia troppo tardi. Inoltre certi adempimenti burocratici perché nessuno ha ancora pensato di posticiparli? Mi aggancio al commento di Sandra e concordo.
Elena
Abbiamo appena scritto a Conte per chiedere la chiusura delle attività non essenziali. Il contagio non si ferma, nonostante le norme già prese, e in certe zone (non so in quale regione sia tu, ma qui siamo quasi al collasso, figurati la Lombardia) bisogna essere più stringenti. Per due ragioni: nei luoghi di lavoro la sicurezza non è possibile garantirla ovunque e le persone si accalcano nei mercati (che qui a Torino sono anocra aperti, mi chiedo se lameno si possano chiudere in alcuni giorni della settimana)
Sul lavoro agile ci sarà di discutere, intato per me o è a rotazione o diventa uno strumento iniquo che agevola alcuni dipendenti rispetto ad altri.
Spero vada tutto bene davvero, perché la sofferenza è troppa. Quanto alle mascherine, ne ho una soltanto e la conservo come una reliquia. Ma ho visto che si possno confezionare in casa, magari tiro fuori la macchina da cucire e vediamo cosa combino… Un abbraccio @Giulia, forza!
Grazia Gironella
Gli aspetti positivi di quello che in famiglia chiamiamo corona-chan si avvertono anche nella stranezza delle giornate. Stranezza che per noi non è proprio tale, tutto sommato, perché il nostro stile di vita è molto quieto di suo. Mi sembra che siamo tutti più vicini, anche senza abbracci. Che sia così? Il tuo scambio di saluti con il passante sembra dire di sì. Un abbraccio sicuro, Elena. <3
Elena
Ciao @Grazia, sulle ricadute in famiglia ci sono interpretazioni differenti: molte violenze domestiche si riproducono all’infinito inq uesti giorni, molte dinamiche familiari sono messe in crisi da frequentazioni troppo strette cui non siamo abituati. Ma molti si ritrovano. Riscoprono il piacree di stare insieme. ANche per strada, sento una solidarietà differente. Insomma, come sempre non c’è solo il bello o il brutto. COme diceva Ghandi, persino nella più totale oscurità c’è la luce
Abbraccio sicuro ricambiato
Barbara
Eccomi, avrei voluto mettere il Piace a tanti commenti ma wordpress stasera fa i capricci.
Intanto grazie dei link, che adesso diramo. E grazie del sostegno.
Everything will be fine, è quello che scrivo di più in questi giorni. Anche Thank you for your precious work agli infermieri e medici in prima linea. E pure IT’S NOT A FLU, perché all’estero non gli arrivano le immagini tragiche dei nostri ospedali, perché non credono ai nostri numeri, che per qualcuno sono ancora solo numeri, per noi sono parenti o parenti di amici o vicini di casa o conoscenti. Comunque non un numero su un report. Sto cercando di essere positiva, ma l’indifferenza che ho respirato in questi ultimi giorni mi ha fatto male al cuore. Non so se essere arrabbiata più con sto cacchio di virus o con le persone completamente istupidite. Per non parlare di quelle frontiere che si sono alzate in un attimo, a testimonianza che quell’unione lì proprio non c’è. E’ triste anche vedere che si ricordano degli Italiani e di prenderci a modello solo durante una pandemia, tante grazie.
Penso che quando inizieremo di nuovo a vivere – che questo è sopravvivere – noi Italiani dovremo darci tutti una mano. Comprare nel negozio più vicino, tornare dalla parrucchiera, dal fioraio, scegliere di andare in ferie – chi se lo potrà permettere e chi avrà ancora dei giorni di ferie – qui in Italia, perché dubito che avremo del turismo straniero, questa primavera è buia per noi, quest’estate sarà tremenda per loro. Se non altro stiamo risparmiando benzina e l’aria sembra esserne davvero contenta. E anche su questo ci sarà da riflettere dopo.
In arrivo altre mascherine: se non l’avete ancora visto, Grafica Veneta ha riadattato parte dei macchinari per produrre delle mascherine, non certificate ad uso medico ma comunque una barriera per chi è costretto a muoversi. In una settimana arriveranno a 1,5 milioni di pezzi al giorno. I primi 2 milioni saranno donate alla Regione Veneto per le emergenze. Ecco, è il caso di dire che i libri ci salvano sempre, a volte anche in modi inconsueti. 🙂
Elena
Ciao Barbara, è vero, questo è un blog che parla di scrittura e comunicazione, ma sono pur sempre una sindacalista! QUindi mi è parso opportuno segnalarvi il decreto e non è detto che la prossima settimana non scriva qualcosa di più su alcune misure che riguardano in particolare gli artisti, tra tutti gli altri lavoratori.
La situazione credo si aggraverà e di certo non aiutano le schermagle tra occidente e oriente che gli anglosassoni provano a ingaggiare, né tanto meno le irrisioni a un paese, il nostro, che sta facendo di tutto, è proprio il caso di dirlo, per sopravvivere!
Bene Grafica Veneta, ci sono molte industrie che stanno riconvertendo la loro produzione sul versante sanitario. Leggevo ieri che persino FCA (sì, FCA, quella delle auto) pensa di produrre respiratori o componenti degli stessi. La Miroglio, storica azienda piemontese tessile, poprietaria di marchi come Elena Mirò, Caracthere, Motivi, Krizia ecc, ha cinvertito la sua produzione in modo totalmente gratutio per produrre mascherine a MANO, sì a mano. Ha sarte bravissime, che provengono dalla lunga tradiizone tessile piemontese, che stanno compiendo miracoli per produrre migliaia di mascherine. Questo è proprio il problema, ottenere i dispositivi di sicurezza individuali. Insomma una situazione terribile. Con sonseguenze sullo stato psicologico di ciascuno di noi. Avremo un lungo risalire la china. Restiamo uniti, #andràtuttobene
Banaudi Nadia
Voglio con tutta me stessa che vada tutto bene. Solo che comincio a dubitarne. Chi farà i conti con una o più perdite in casa non sarà del parere che si sia trattato di una semplice influenza. Chi avrà grandi ripercussioni economiche, sia per il crollo della borsa che per l’inattività lavorativa, avrà molti pezzi da incollare ancora. Gli studenti faranno i conti con un anno scolastico da sei politico?
Spero vada tutto bene, ma sarà davvero dura.
Elena
Oggi sono stanchissima. Una collega lombarda mi ha confessato di vedere ogni giorno un’ambulanza e una agenzia di pompe funebri nella sua via. Siamo psicologicamente sottoposti a una pressione altissima e non possiamo fermarci. Una guerra, qualcuno l’ha chiamata così e io sono d’accordo. Tutto cambierà, sta già cambiando. Le persone mostrano i loro lati migliori e quelli peggiori. Cara @Nadia, lavoro ogni giorno perché tutto ciò non sia invano. Un abbraccio
Sandra
Purtroppo mi ritrovo d’accordo con Brunilde. Benissimo i disegni incoraggianti dei bambini, ne ho visti di splendidi attaccati fuori dai muri delle case, c’era anche un bel Robin Hood, ma per andare bene è già troppo tardi.
Se anche il virus dovesse scappare su Marte tra 1 minuto, 2000 morti non potremo mai dimenticarli, non potrà chi ha perso qualcuno di caro. E l’economia quando si rialzerà? Ognuno fa i conti col proprio quotidiano, possono blindarmi in casa per altri 6 mesi, davvero no problem, ma là fuori c’è un paese che ha perso 50 abitanti in pochi giorni, e nello stesso lasso di tempo nel 2019 erano stati 8 e tra quelli c’è il padre di una mia amica. Ho un’altra amica che non era tenuta a farlo, ma ha restituito le caparre di tutte le prenotazioni annullate nel suo B&B (lei vive di questo) lei piccola affittacamere restituisce, le agenzie di viaggio ancora no, esperienze dirette non racconti fake su FB.
Questa è una guerra senza macerie.
newwhitebear
io spero che alla fine tutto andrà al posto giusto. Quello che sono meno convinto è che le persone cambieranno abitudini, cercheranno i contatti che in questi giorni convulsi hanno perso. Passata la grande paura si tornerà alle vecchie abitudini, dimenticando tutto.
Elena
Gian sta a noi impedirlo. A ciascuno di noi
newwhitebear
è vero ma conoscendo gli italiani… prevale il pessimismo
Brunilde
Non lo so, se andrà tutto bene: perdonami, la foto è bellissima, ma io non ne posso più di arcobaleni e cuoricini. E di lodi agli nostri ultimi eroi, i medici, a cui fino all’altro giorno si davano botte durante le guardie, si sfasciavano ambulatori e pronti socccorsi e si faceva causa per ogni imprevisto.
Sto facendo un grande sforzo di auto controllo, non voglio farmi sovrastare dall’ansia e dai pensieri più foschi ma devo essere lucida e realista, e fare i conti con l’inevitabile.
Al netto dei miei privilegi, ovvero starmene al riparo dai rischi in una casa grande con un giardino fiorito in cui la clausura è quasi una vacanza, e con tutti i miei cari che stanno bene (toccando ferro), devo pensare anche al resto.
Ovvero, le ricadute economiche, che già dopo pochi giorni di blocco vedo profilarsi, precise, inesorabili e tremende, esattamente come le avevo preventivate.
La salute e gli affetti prima di tutto, quindi resisterò, ma sarà duro e frustrante vedere vanificati tanta farica e sacirfici. Io me la caverò, in qualche modo, perchè sono abbastanza vecchia da avere un po’ di risparmi e non più mutui da pagare, ma per tanti altri sarà molto peggio.
La mia speranza? Che da tutto questo casino esca fuori una società più etica, più morale. Che richieda alla propria classe dirigente cultura, competenze e preparazione al di sopra della media, con capacità di azione svincolata dalle campagne elettorali permanenti.
Se ci sarà un risveglio delle coscenze, il coronavirus avrà avuto, nella disgrazia, un’utilità.
.
Elena
Si Brunilde, dovrà accadere questo risveglio delle coscienze, è inevitabile. Quanto alle conseguenze economiche credo che il decreto appena approvato sia qualcosa senza precedenti in Italia. Certo non soddisfa le esigenze di tutti ma senza dubbio individua delle priorità condivisibili. Credo che da questa crisi ne usciamo solo se teniamo la fiducia. Ma mi rendo conto, è la cosa più difficile. Permetti di invidiare un pò la tua “quarantena” ma ci sta. Abbracci
Sandra
Io ho trovato un botto di contatti umani a distanza davvero importanti. Anche qualche delusione, ma è sempre da mettere in conto. Niente come le situazioni estreme mettono a nudo la parte più autentica di ognuno. Carissima, noi ieri abbiamo sdoganato le macherine dalla Cina, in realtà la pratica l’ha seguita il mio responsabile, io continuo a fare lavori socialmente inutili che il governo non ha pensato di differire, scusa la polemica, ma gli studi professionali che se ne occupano sono abbastanza inviperiti.
Elena
Polemica giusta! E anche se non l’hai fatto tu di persona, credo che tutti noi vi dobbiamo ringraziare per aver sbloccato le mascherine! Non ne ho nessuna e non vedo l’ora che tornino disponibili. Nel frattempo tengo le distanze e sto chiusa in casa il più possibile. Per fortuna non mi sento mai sola e, altra fortuna, non ho (ancora) collezionato delusioni di sorta da parte di persone intorno a me. Spero non siano troppo dolorose. Un forte abbraccio