Ho deciso di partecipare alla sfida lanciata dal blog di Morena Fanti su come vediamo il nostro futuro.
Morena ha rivolto a tutti noi una domanda:
“Come vedete il futuro tra trentacinque anni? Saremo tutti estinti?”
Ma invece di aprire un dibattito su opinioni, esperienze, vissuti personali, previsioni che chissà dove ci avrebbe portato, ha chiesto di dire cosa ne pensiamo con un racconto.
Da tempo stavo pensando a un post sulla mia idea di futuro e un racconto, sebbene con vincoli nel numero di battute, è un bel modo di dire la propria.
Come ai vecchi tempi, ne ho appena parlato sul blog (qui).
Di racconti ne ho scritti e pubblicati altri, li trovate su questa pagina del blog, ma mai mi ero cimentata con l’idea di futuro che stiamo costruendo.
Sarà negativa o positiva? 🙄
Per quanto mi riguarda, sebbene non veda un futuro roseo, non abbandono la speranza.
Cosa ne è stato dei nove racconti in gioco?
Sono stati raccolti dalla cara Morena in un pdf. Lo trovate a questo link (è molto bello Morena, grazie!).
Grazie a tutte e tutti voi per i commenti graditi all’articolo del blog di Morena che ha ospitato il mio racconto, “Fino all’ultimo istante“.
Ve lo ripropongo qui, e attendo le vostre opinioni.
Come sempre, care Volpi!
Fino all’ultimo istante
Da tempo la luna si avvicina alla terra, riversa su un fianco come una signora addormentata. In meno di un lustro la grande marea inonderà ciò che resta della città in cui sono nata. La guardo dalla mia vetrata, mentre appoggio la testa sul cuscino. So che è presto per andare, ma è inutile restare a rimuginare sulla mia decisione. Lancio il comando vocale e subito il braccio meccanico si avvicina, offrendomi un sostegno per alzarmi. L’ho chiamato Buck, come il cane che possedevo da bambina. Mi alzo. Buck mi offre la dose giornaliera di proteine in polvere gusto latte che bevo come se avessi i minuti contati. Il connettore è collegato alla corrente, in poco tempo le protesi aggiuntive saranno cariche e potrò camminare sulle mie gambe, se così si può dire. Ho deciso di indossare un tailleur simile a quello che io e mia sorella gemella portavamo il giorno del funerale di mia madre. A quei tempi eravamo una persona sola. Poi, per dimenticare la grande nuvola nera apparsa in cielo, ha deciso di cancellare i suoi ricordi. Dice che soffre meno e probabilmente ha ragione. Lei non si sveglia, ogni notte, all’ora esatta in cui accadde, sudata e impaurita come un filo d’erba sotto il temporale.
Ci terrei a salutarla prima di andare, ma ha rifiutato il mio invito. Forse avrei dovuto spiegarle la ragione di quella richiesta, invece mi sono accontentata di raggiungerla con la connessione mentale, mentre programmava i figli, gemelli anche loro. Era così di fretta che non ho nemmeno potuto accennarle della catenina. Infilo la gonna e la giacca, acconcio i capelli con la solita treccia e mi affaccio all’ascensore del palazzo. Premo il tasto meno centonovanta. In un attimo sarò al livello del parco artificiale, a qualche chilometro in altezza dalla Città Nuova, proprio sotto la nuvola fluorescente. I bambini laggiù si divertono a ruzzolare su tappeti di plastica verde, annusando fiori dai profumi improbabili. Mi svolazzano intorno con i loro aggeggi basculanti a un metro da terra, giocando alla guerra dei mondi. Alla loro età raccoglievo margherite caduche che sfogliavo al ritmo della speranza: M’ama, non m’ama.
La luce sul monitor all’ingresso del Centro lampeggia. Poso la mia tessera Universale sul lettore e clanc, la porta si spalanca su un corridoio circondato da pareti chiare. Vi scorrono immagini prelevate dal mio microchip, senza soluzione di continuità. Altro clanc e la porta si chiude. Una perla di sudore mi scivola sulla fronte mentre desidero voltarmi indietro, congedarmi dal profilo di casa mia, sospesa in aria come una stella, dal parco artificiale, dai bambini che svolazzano sui loro Flyboard. Persino le margherite di plastica vorrei salutare. Ma vedo soltanto una luce bianca e fredda avvolgermi, come una nuvola.
È già stato cancellato tutto. La mia esistenza si sta dissolvendo.
Ho il battito accelerato. Apro la bocca, ma nemmeno un sibilo, un brandello di voce, un decibel di speranza. La mezzeria mi conduce verso la stanza dove avverrà. Potrò ricominciare da capo, avere la mia seconda chance e liberarmi dal peso gravoso degli anni. Dovrei essere felice, eppure mi sento come la prima volta sulle montagne russe, con lo stomaco capovolto e i pugni serrati, il fiato corto e la gola secca. Non doveva accadere.
Odio la paura, odio sentirmi in pericolo, odio tremare e perdere il controllo. Voglio andare oltre il Passaggio, rinascere, ma non in questo modo.
Forse potrei tornare domani e stasera andare a cena da mia sorella. Vedermi le farebbe tornare qualche stralcio di memoria, un po’ di tenerezza. Potrei portarle le piante grasse che ho lasciato sul ripiano in cucina e la catenina d’oro che ho lasciato intorno al collo di Buck. Sono certa che le farebbe piacere avere un mio ricordo.
D’improvviso un Arduino si avvicina e mi porge un farmaco. Il suo sguardo è quasi umano. La nostra specie sta diventando ridondante. Prepara gli aghi e le fasce e le posa sul lettino, guardandomi come se mi vedesse per la prima volta. «Come avverrà?» domando, lui si avvicina in silenzio e dice: «Si stenda». Ubbidisco, che altro potrei fare? Chiudo gli occhi e ingoio la pillola. Speriamo sia più efficace del sonnifero che prendo prima di andare a letto. Mi sveglierò una persona nuova, in un mondo e in un tempo scelto da me soltanto. Ma ora non sono più sicura. Per quanto detesti la mia vita, è l’unica che abbia mai vissuto.
Lo chiamano SuperLifeRewind e offre solo un’opzione. Non si può tornare indietro. Quando Arduino l’avrà attivato mi addormenterò e i miei ricordi misti ai desideri si materializzeranno. Il mio ologramma si sveglierà inconsapevole nella nuova vita artificiale che ho scelto per lei, mentre il mio corpo sarà gettato oltre il deserto e incenerito.
Sarà bellissimo. Niente nuvola fosforescente, niente case galleggianti, nessun componente aggiuntivo. Sarò giovane, per sempre.
Arduino è tornato. Il tasto reset è acceso ma io, non riesco a decidermi. «Ancora una cosa!» domando, «Non mi avete detto se incontrerò di nuovo mio marito, dopo il Passaggio!» Arduino fa cenno di no con la testa e mi sbatte sotto il naso il contratto che ho a suo tempo sottoscritto. Maledetta rabbia, perché mi lascio trascinare dal rancore? «Fermati Arduino, ho cambiato idea, voglio tornare indietro, voglio sospendere tutto! Mi hai sentita?» Mi guarda, immobile. «Tenetevi i soldi, lasciatemi andare e scusate il disturbo.»
Provo a sollevarmi, ma i componenti sono già stati disabilitati. È la procedura, dice Arduino. Allora mi senti, maledetta ferraglia!
La stanza comincia a girare su se stessa. La voce risoluta di Arduino mi invita a premere il tasto desiderato e più indugio più il calore intorno a me aumenta, sto per esplodere. Una fitta nebbia cala su di me e rido, così forte che Arduino si confonde e prova a tapparmi la bocca. Non si è accorto che ho cambiato idea all’ultimo momento. Ho scelto di nuovo la mia stessa vita. Conserva tutto ciò di cui mi importa.
6 Comments
Barbara
Il nome di Buck mi aveva portato sulla traccia di qualcuno della squadra, ma forse l’avevi inserito apposta per depistaggio? 😀
Ma se non abbandoni la speranza, quella maledetta ferraglia dovrebbe interrompere il processo, giusto? O intendevi che “la speranza è l’ultima a morire”?
Elena
Si può morire con dignità e in pace con sé stessi e con gli altri . Questa è la speranza. E non chiamare Arduino ferraglia che si offende!
newwhitebear
il racconto è tra quelli che mi sono piaciuti di più, come ho detto nel commento alla sua uscita. L’autrice, per me era femmina e infatti è femmina 😀 , non l’avevo indovinata.
Ribadisco che è di certo ottimo.
Spero che in molti scarichino il PDF e lo leggano. Meritano tutti i racconti.
Elena
Grazie Gianpaolo, posso confermare che il sesso è l’avevi individuato correttamente . In effetti capita anche a me di leggere qualcosa e di essere certa di trovarmi di fronte non solo a un autore o autrice ma addirittura un certo tipo di persona. Qui di sicuro avrai pensato a una pazza . Tutti i racconti sono davvero belli e originali. Chissà, magari ne vien fuori un film di fantascienza!
Banaudi Nadia
Ho seguito tutti i racconti ma non ho indovinato a chi appartenessero, quindi nonostante abbia scaricato il pdf scopro ora il tuo. Complimenti sia per la fantasia che per l’audacia. Avventurarsi nel futuro non è cosa facile, almeno per me, che infatti non ci ho nemmeno provato.
Elena
Grazie cara Nadia. Di solito i miei racconti non sonó molto “studiati”. Vengono così, di getto e poi comincia il duro lavoro di limatura. In questo caso poi come illecito limite di battute è stato anche peggio. Ma il risultato mi soddisfa, spero accada anche ai lettori