Il mondo con i miei occhi

Meditare é facile e può servirti nella vita come nella scrittura

 

Di recente ho scritto un post sulla scrittura al calor bianco. Non sono più la giovane impetuosa di qualche anno fa, sia nella scrittura che nella vita. Qualcosa è cambiato, anche se non saprei esattamente dire che cosa. Forse sono cresciuta e i miei cinquanta ruggenti cominciano a mostrare il loro lato positivo.

Perché c’è,  mie giovani amiche e amici,  solo che a volte non lo vediamo.

La calma che un tempo mi pareva una chimera, è diventata patrimonio delle mie giornate e mi ha aiutata a superare molte criticità che la vita mi ha messo di fronte. Per questo ho scritto meditare é facile. 

Se avete seguito la discussione al post, l’espressione al calor bianco non mi appartiene.

Tra le cose che sono cambiate c’è anche il fatto che dopo molto tempo ho imparato a meditare.

Imparato, sì, perché come tutte le cose anche la meditazione, o come oggi va per la maggiore chiamarla, la mindfulness, va praticata ogni giorno e imparata, al pari di qualunque altra tecnica.

Qui vi racconto come ci sono arrivata e quali benefici la meditazione sta apportando alla mia vita. E per vita, care Volpi scrittorie, intendo anche la scrittura.

Siete pronte a immergervi nella coscienza del sé e nel momento presente?

Meditare é facile

Meditare é facile e può servirti nella vita e nella scrittura

Per un principiante meditare può essere faticoso al pari di una lunga marcia verso una vetta che non raggiungiamo mai

Parlo di vette perché ho imparato cos’è la meditazione in una baita in Valle d’Aosta, una decina di anni fa. Al termine della settimana di yoga e meditazione che mi regalai, in un periodo difficile della mia vita, regalarono a ciascuno di noi un disegno, fatto dal gruppo, con alcune frasi guida che avevano caratterizzato il percorso di consapevolezza di quei giorni.

Il mio disegno rappresentava un cerchio in cui era racchiusa questa frase:


L’universo in un granello di polvere


Ci ho scritto un post sul significato che ha rappresentato per me quella frase. Lo trovi qui, se ti va.

 

Meditare è facile ascolto di sé

Avevo tentato altre volte di meditare, ne avevo sentito parlare così bene che volevo assolutamente sperimentare il benessere che sentivo raccontare. Così mi misi d’impegno, costringendomi in posizioni scomodissime pensando che di per sé fossero un veicolo fondamentale per raggiungere la calma interiore. Avete presente il loto? Una lotta incredibile per domare le mie articolazioni e tenerlo! Se ci penso…

 

Succedeva che poi, una volta trovata la posizione, me ne stavo in silenzio per qualche minuto, fino a quando un ginocchio o un’anca non cominciavano a farmi male, o i pensieri a girare in testa senza poterli lasciare andare.

Quel silenzio che mi stavo sforzando di costruire era sommessamente prima, furiosamente poi , offuscato dal chiacchiericcio della mia mente dominante.

Credevo che meditare significasse fare qualcosa. Ma mi sbagliavo: meditare è l’esatto opposto.


Meditare è assenza di azione, privazione di compiti.

Meditare è essenzialmente ascolto di sé.


Meditare è il contrario di agire, essere semplicemente presente in un dato momento in un dato luogo.

Per molto tempo, meditare non è stata cosa per me.

Sei troppo nervosa, mi dicevo, non considerando che meditare mi avrebbe fatto gradualmente perdere quel senso di ansia che mi rincorreva ogni giorno.

Quando con l’aiuto delle campane tibetane e le camminate in montagna apprezzai tutto il silenzio che la mia mente poteva accettare, cominciai a sentire nel corpo il benessere che quel silenzio mi portava.

Ma fu una conquista temporanea e presa dal correre quotidiano, abbandonai il praticare. Avevo percorso la mia lunga marcia verso una vetta che non avrei  raggiunto mai. Ma almeno, l’avevo vista da lontano.

E mi sembrava già abbastanza.

 

Uscire dal rumore della nostra vita

Quando ripresi la mia vita quotidiana dopo quella bella esperienza, mi dimenticai quasi subito della meditazione.

Di tanto in tanto mi concedevo qualche mezz’ora di yoga, giusto per sgranchirmi un po’ e risolvere il mio annoso problema di mal di schiena. Ma di meditare, non ne volli sapere più niente.

Credo che fossi arrabbiata con me stessa per non essere stata capace di imparare, io che nella vita non avevo quasi mai conosciuto limiti all’apprendimento.

Tutto ciò che avevo desiderato me l’ero preso. Tutto. Tranne il silenzio della mia mente.

Le giornate cominciavano a essere sempre più pesanti e la mia rabbia, quella che tenevo nascosta a tutti ma che in casa esprimevo, non accennava a placarsi.

Così ripresi a praticare yoga con continuità e nonostante le mie rigidità, l’abitudine si radicò nelle mie giornate e recuperando un po’ di flessibilità nel corpo, fui capace di fare lo stesso per la mia mente.

Ed ecco che un giorno decisi di provare di nuovo a meditare.

Acquistai un cuscino imbottito di noci di ciliegia, molto comodo per le mie improbabili posizioni da meditazione, e  riprovai.

Mi costringevo ancora nel mezzo loto,  che il loto intero non ho mai potuto praticarlo,  convinta che la postura fosse la chiave per la meditazione.

Avevo ragione, ma interpretavo quell’intuizione all’incontrario, e le mie anche se ne accorsero presto, purtroppo.

 

Meditare è fare la differenza

Provai al mattino, prima di colazione. Avevo letto da qualche parte che è così che la maggior parte delle persone medita. Ai tempi ero molto attenta a fare le cose come le suggerivano gli altri, convinta che se una cosa andava bene per tutti dovesse andare bene anche per me.

Ma al mattino ero sempre rallentata prima di fare colazione, e la mente non riusciva a concentrarsi sul respiro, né a fare silenzio. Scattava la programmazione dell’intera giornata, così come ero abituata da sempre.

Le mie sedute di meditazione divennero presto la fase clou della progettazione dei miei desideri e il modo in cui eseguivo i miei compiti e i miei obiettivi nella mia mente prima ancora che nella mia vita.

Fu un fallimento, totale.

Dovetti smettere, perché capivo che non era quella la mia strada, ma non riuscivo a trovare quella giusta.

Provai con musiche per il rilassamento, poi con meditazioni guidate.

Ma la voce dei maestri mi suonava distante, invasiva e i tempi che essi decidevano non erano mai giusti per me.

Ero ancora una volta sull’orlo del fallimento.

Eppure qualcosa mi diceva di non lasciare il campo. E così feci.

 

Lasciare andare ogni regola

Quando pensavo fosse troppo tardi, ebbi l’intuizione definitiva. Le regole che avevo trovato nei libri o che altri meditatori mi avevano suggerito,  con me non aveva funzionato. 

Tanto valeva definire io stessa le mie regole.

Decisi di rompere gli schemi degli altri e meditare come e quando andava bene a me.

Lasciai il cuscino morbido e optai per una posizione seduta, con le mani sulle cosce e i piedi ben radicati a terra. In quel modo avevo provato l’ipnosi qualche mese prima e aveva funzionato.

Così riprodussi con il corpo la modalità in cui avevo lasciato scorrere l’energia attraverso il mio corpo, dall’universo alla terra e viceversa.

La schiena dritta, le mani forti e rilassate, gli occhi chiusi.

Seguii le indicazioni di un’applicazione in inglese, questa,  che aveva il merito di suonare una musica con il potere di rilassarmi e di tenere alta la concentrazione.

La mia attenzione era rivolta alle parole, che in un’altra lingua, per quanto la si conosca, sono sempre meno intuitive che nella nostra.

Questo mi impediva di vagare con la mente, restando ben ancorata alla meditazione.

 

Il primo giorno la mia mente vagava e io la rincorrevo giudicandola, esattamente come avevo sempre fatto. La voce chiedeva di essere indulgente e di non giudicarmi per questo, piuttosto mi incoraggiava a tornare a portare l’attenzione sul respiro.

Mi accorgevo che era corto e alto e mi calmavo.

Feci qualche respiro profondo e poi lasciai che tutto accadesse.

Abbandonai l’idea di meditare al mattino per farlo la sera, prima di cena, abitudine che cerco di mantenere anche oggi.

Compresi che avevo bisogno di staccare e la mia mente, provata dai molti pensieri, si mostrava più disponibile a fare silenzio e a sentire soltanto il momento corrente come importante, centrale, brillante.

Ero io, soltanto io, il mio corpo e l’universo.

I benefici della meditazione, anche per la scrittura

Meditare é facile e può servirti nella vita e nella scrittura, ne sono assolutamente convinta!

I benefici sono così tanti che è difficile enunciarli tutti. Di certo posso dirvi che non sono diventata un guru e nemmeno cammino fluttuando.

Sono centrata e reggo meglio lo stress quotidiano. Appaio più solida e forte, persino più bella, tanto la meditazione mi ha donato una luce che vedo io stessa allo specchio, ogni mattina.

Soprattutto, mi ha concesso la pace e il silenzio. Quello che ancora non sono riuscita a portare diffusamente nella mia vita.

Ma nella scrittura sì. La scrittura ha beneficiato di questo mio equilibrio in maniera sorprendente!

Credo che se non avessi imparato a meditare non avrei retto i molti stop and go che ho vissuto nella mia ultima avventura scrittoria.

E non avrei avuto la forza di portare a termine un progetto che richiede fiducia e amore per sé stessi, quell’amore che ho trovato meditando, nell’ascolto profondo del mio cuore.

La calma che deriva dalla meditazione per me è diventata la cosa più importante. E anche se so bene che non ho certo eliminato o risolto ogni problema o tensione nella mia vita, so che ora posso affrontarle con uno spirito diverso.

Se anche tu hai una mente che corre troppo, tenta in ogni modo di meditare.

Scegli qualunque luogo e orario ti possa andar bene, vestiti come meglio credi e pratica, con chi e come vuoi.

Non mollare e soprattutto, non lasciare che la frenesia del mondo ti conquisti.

 

Hai mai provato a meditare? Qual è la scoperta più bella che hai fatto di te stessa meditando?


Recentemente ho trovato una nuova app, tutta in italiano.

Eccola. Magari può aiutarti, come ha aiutato me.

 

25 Comments

  • Calogero

    Mi piacerebbe trovare il tempo di meditare, possibilmente con cadenza quotidiana. Ne avrei davvero bisogno. Al momento però l’attività più vicina alla meditazione che posso permettermi sono otto ore di buon sonno (quando è possibile) ascoltando rumore bianco per rilassarmi.
    Sono riuscito a crearmi un mix di frequenze che mi aiuta a sciogliere la contrazione mentale e induce sonnolenza.
    Da sveglio invece mi aiuta a concentrare i pensieri eliminando il brusio di fondo.
    Piuttosto che niente…

    • Elena

      Il rumore bianco mi rilassa ma non riesce ad addormentarmi. Purtroppo mi capita di svegliarmi sempre alla stessa ora piuttosto spesso. Meditare mi aiuta, come ho già detto, specie di giorno. Comunque a giudicare dai commenti capisco che che non sono l’unica con problemi di sonno …

      • Calogero

        A me di solito succede quando faccio uno spuntino prima di mettermi a letto.

        Pare che per migliorare la qualità del sonno meditare in posizione supina ascoltando suoni della natura (pioggia, acqua che scorre, vento tra gli alberi…) sia un toccasana. Magari però bisogna praticare questa tecnica alla fine della giornata, quando ci si mette a letto.

  • silvia

    Come sai, da un po’ di tempo pratico anch’io la mindfulness. La chiamo così invece che meditazione perché il mio maestro sostiene che sia un po’ diversa da quella orientale e adattata alla nostra forma mentale occidentale.
    Io ci sono arrivata cercando un rimedio all’ansia e poi ho capito che non dovevo cercare rimedio a niente e semplicemente apprezzare ciò che arriva, ma ci ho messo un po’.
    Io la pratico la sera, nel letto prima di addormentarmi. Metto una traccia su youtube e le cuffie. Non importa se sovente mi addormento mentre la faccio e mi sveglio nel pieno della notte con qualche musica strana. Mi fa stare un sacco bene ed è un rito a cui non riesco quasi più a rinunciare. Tra l’altro dormo molto meglio, faccio un sacco di sogni che, anche quando sono strani, non sono mai angoscianti e mi sveglio molto carica e concentrata.
    Ma soprattutto, ho imparato un atteggiamento mindfulness in molte piccole cose della vita e questo, più di tutto, ha iniziato a fare la differenza. Prima non mi arrabbiavo quasi mai perché soffocavo le emozioni, e stavo male senza capire il motivo, poi ho imparato a riconoscere le emozioni, accettarle e lasciarle andare. Insomma, mi sembra di vivere una nuova vita, anche se l’equilibrio che si raggiunge va recuperato ogni giorno, minuto per minuto.

    • Grazia Gironella

      Secondo il mio maestro di yoga è implicito nel concetto di equilibrio (dal latino: aequus «uguale» e libra «bilancia») che esistano due “piatti” da mantenere allo stesso livello con costanti aggiustamenti, se non si vuole perderlo. Questo concetto di equilibrio instabile mi sembra molto più calzante di quello statico, in cui per molto tempo ho creduto. (Scusate l’intromissione! :))

      • silvia

        Interessante. Pensandoci, credo anche che sia più realistico. Così come il nostro corpo è in costante ricerca di equilibrio per trovare la condizione migliore, lo è anche la mente. Del resto noi stessi non siamo mai uguali a noi stessi ma in continua evoluzione.

      • Elena

        Ciao cara Grazia, credo anch’io nell’equilibrio dinamico, d’altra parte è molto più calzante e veritiero e soprattutto meno stressante. Che faticaccia mantenere a lungo qualcosa. Se invece accettiamo l’idea che possa cambiare, che è normale che cambi, allora tutto è differente. Come una posizione Yoga: all’inizio ero presa malissimo dal fatto di non riuscire a mantenere alcune posizioni a lungo. Poi ho lasciato andare la parte di me che voleva performare. E sono stata benissimo. Anche se sono rigida come un bastone, vorrei precisarlo 😀

    • Elena

      Lo so lo so, è la nostra piccola sincronicità 🙂
      Anche io medito la sera, ma non con una traccia YouTube. Avevo provato l’autoipnosi e sistematicamente mi addormentavo prima che finisse, per poi svegliarmi esattamente quando la voce mi richiamava indietro. Incredibile. Le mie notti sono ancora tribulate (sarà l’età?) ma di sicuro le mie giornate sono migliorate. Mi sento più calma e salda nelle mie convinzioni. Non posso quantificare quanto mi abbia aiutata la mindfulness o meditazione che sia, perché ha fatto per me la differenza. Mi sento di condividerla con voi, desidero che ciascuno possa porvare questa esperienza nella sua vita.
      Namastè

  • Rosalia Pucci

    Sono felice che tu abbia trovato nella meditazione la strada per l’equilibrio e la stabilità interiore. Penso che sia m fondamentale imparare ad ascoltarsi. Ho letto le esperienze dei Padri del deserto dediti alla meditazione nel silenzio più assoluto e nella solitudine, ricavandone grande saggezza e benessere interiore. Spesso anch’io nel silenzio e nella solitudine medito sulla vita, trovando talvolta risposte inattese:)

    • Elena

      Il deserto, fisico e dell’anima. Un’esperienza che provai anni fa ma che è ancora vivissima nel mio cuore. Grazie per avermela fatta rivivere Rosalia

  • Grazia Gironella

    Anch’io, quando ho iniziato a meditare, ho cercato di ascoltare i consigli altrui, per poi cercare un modo giusto per me; e anch’io sono partita cercando di ottenere qualcosa, o di rimuovere i fattori di disturbo, per poi capire che proprio questo tipo di atteggiamento ostacola la meditazione. Adesso so come meditare, ne ho visti i benefici, ma non lo faccio! Questa cosa ha da cambiare. 😉 (Anche per me il tardo pomeriggio è migliore della mattina. Io di mattina mi sento come se avessi meditato durante la notte, e sospetto sia vero.)

    • Elena

      Grazia birichina! Speriamo che le cose cambino allora. Al mattino non ho la fortuna di svegliarmi già meditata come te, semplicemente non ci riesco perché percorro tutto il da fare della giornata e la mia testa diventa un crocevia di pensieri e soluzioni che manco la rotonda di Piazza Baldissera! (questa la capiscono solo i torinesi). La sera invece è come un congedo : saluto la giornata e mi preparo al riposo. Mi sento bene così

    • Elena

      Ciao Newwhitebear, la riflessione o analisi sulla nostra esistenza è sempre utile. La meditazione si differenzia da questa pratica perché, per come l’ho capita io, non chiede nulla. Non è il fare, è il non fare. Un concetto che ci ho messo tempo a comprendere…

  • Sandra

    Una mente che corre troppo veloce, dici, oh, la mia è davvero campionessa mondiale, stacca e straccia tutti i rivali senza fatica e va e vaga in modalità supersonica.
    Mai provato a meditare, ma ho spesso pensato di doverlo fare.
    Forse il tuo post mi ha dato il giusto start.
    Grazie

    • Elena

      Ahahah Sandra la tua mente è di sicuro Speedy! Chissà che non ti riesca, amica mia. Ne trarresti di sicuro un grande beneficio, specie nell’affrontare momenti non proprio facili. Ti auguro allora una buona pratica, tienici aggiornate

  • Luz

    È evidente che la meditazione ti appartenga. L’hai cercata, l’hai trovata.
    Io la sfiorai diversi anni fa, durante un periodo durissimo della mia vita. Ero alla ricerca di un equilibrio interiore, ero “intossicata” emotivamente. Ed ero stanchissima. Lessi diversi libri di Osho e poi acquistai “L’arte della meditazione” di Matthieu Ricard.
    Avevo bisogno di capire questa pratica dal suo interno (non andai a cercare gruppi per praticarla), volevo capirla da sola. Il libro mi fu utile, la conoscenza è sempre un toccasana. Praticai qualche volta questa arte raffinatissima, non credo di esserci riuscita pienamente, ma anche solo leggere questo libro fu per me meditazione, immersione.
    Ogni tanto ne sfoglio qualche pagina.

    • Elena

      Giungiamo alla meditazione in molti modi diversi. E non è detto che subito ci appartenga. In realtà è altrettanto affascinante la ricerca del sé, che non conosce una sola strada.
      Ciò che conta è trovare la pace della nostra mente. Siamo troppo avvinghiati ai problemi del mondo che ci scappa la vita

  • Banaudi Nadia

    Mai meditato, e provato solo una volta a fare yoga con scarsi risultati. Stare in posizioni tanto complicate non fa per me. Quello che mi riesce bene è immergermi nella natura, specie se si tratta di un bosco e lasciare fluire i pensieri, le tensioni e abbandonare tutto per ritrovare me stessa. Mi piace il silenzio che sento entrarmi dentro, mi piace la sensazione di leggerezza che poi provo che sa quasi di sonnolenza e mi piace l’energia che si risveglia dandomi una piena consapevolezza di cosa voglio davvero.
    Forse è proprio il distacco dalla natura e dai valori umani a rendere necessario un ritorno a “casa” che si sente in quest’epoca.

    • Elena

      Cara Nadia, quanto pagherei per vederti attorciliata in Garadusana! Sapevi che esiste la meditazione camminata? Si svolge proprio in mezzo alla natura o in un posto tranquillo. Serve per abbandonare i pensieri su cui siamo arroccati e liberare, pulire la mente. Qualcosa di molto simile a quello che fai. Cercando quei valori umani che sento essere molto presenti nella tua scrittura

  • Brunilde

    Cara Elena, un grande post! La meditazione è uno strumento straordinario, potente e gentile. L’ho incontrata dieci anni fa, mi trovavo a uno snodo cruciale della mia esistenza e confusamente sentivo che dovevo cercare dentro di me per trovare la strada. Ho frequentato per anni un corso , prezioso per rimanere centrati, e per le energie che meditando insieme circolano fra le persone. Ho lasciato il corso (ma non la meditazione!), perchè volevo lavorare sul corpo, e ho fatto tai chi, che non a caso viene definita ” meditazione in movimento “. Dopo 5 anni di scuola, anche per motivi logistici ( palestra scomoda da raggiungere, lezioni la sera tardi, stanchezza ..) ho lasciato, e sono tornata ad un corso di meditazione vipassana, perchè comunque sento il bisogno di una mano ideale che mi tenga stretta nella pratica.
    Più che un’esperienza, è una parte del sè. Sarei una persona diversa, senza l’attitudine a spegnere il chiacchiericcio mentale, a osservare il respiro, ad allinearmi lungo un immaginario filo che mi tende verso l’alto, partendo dal centro del cranio, distende la mia colonna vertebrale e apre la mia cassa toracica, facendo fluire il respiro. Senza il costante tentativo di essere,semplicemente,qui ed ora.
    In questo percorso, ho incontrato letture che sono state determinanti, parole che mi sono entrate dentro e mi hanno sorretto lungo la via.Mi permetto di citare la voce che più mi è arrivata nel profondo: Charlotte Joko Beck, con ” Niente di speciale” e ” Zen quotidiano”, Ubaldini editore: libri letti, riletti, vissuti, ormai sottolineati, zeppi di segnalibri, di note a matita.
    Un abbraccio e un grazie a Elena per aver parlato della meditazione e condiviso la sua esperienza!

    • Elena

      Ciao Brunilde, grazie per gli ottimi suggerimenti di lettura. Mi accorgo che quando sono in difficoltà mi rifugio nei libri. Se trovi quelli giusti, ti regalano sempre una risposta, una riflessione nuova, un conforto. Mi è piaciuto che tu abbia usato la parola “gentile”. Quando l’ho ascoltata per la prima volta dalla voce guida mi ha come fulminata. Essere gentile con me stessa, un impegno che la meditazione ha fatto diventare quotidiano

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