Come affrontare il cibo che ci fa del male
Secondo autorevoli esperti medici (leggi di più in questo articolo pubblicato sul Sole 24ore), quasi 8 milioni di Italiani sarebbero convinti di soffrire di intolleranze o allergie alimentari senza esserlo davvero. Sarebbe a dire 1 italiano su 4, il 25% della popolazione. Una cifra considerevole, ma il condizionale è d’obbligo. Riterrebbero, perché questi ricercatori sono invece certi che le intolleranze o le allergie alimentari “vere” sarebbero molte di meno. Insomma, noi intolleranti saremmo un popolo di visionari.
Che sicumera. Esiste un solo modo di diagnosticare, una sola cura, un solo test (o un solo set di test), mentre gli altri sono inutili e costosi.
In realtà dunque, le persone soffrirebbero di disturbi psicosomatici e fissazioni più che di disturbi reali.
A parte che il cervello determina la risposta all’ambiente e tutte le risposte sono significative, ma leggendo queste argomentazioni non ho potuto fare a meno di pensare alle recenti dichiarazioni del Ministero della Sanità che sollecitano i medici a tagliare gli esami inutili e a ridurre le spese per la sanità.
Sicuramente un’assonanza del tutto infondata.
Invece di cercare nuove strade e nuove soluzioni, magari partendo dalle esperienze e buone pratiche anche nella rete ospedaliera che si stanno praticando, si trancia la discussione.
Ciò che non rientra negli schemi non esiste, niente male come approccio scientifico.
Non confondiamo i piani: considero un’urgenza la costruzione di protocolli efficaci per la diagnosi e il trattamento delle intolleranze, mi pare una buona idea quella di predisporre “Linea Guida” per tutti i medici di base, ne hanno proprio bisogno.
Ma vorrei che il convegno in cui si discuteranno questi dati, organizzato il 16 ottobre all’EXPO per celebrare la Giornata Mondiale dell’Alimentazione voluta dalla FAO, diventi un momento utile ad aprire una discussione, in primo luogo su come è cambiata negli ultimi anni la produzione e la trasformazione del cibo. Perché se non si parte da lì non si affronta il problema dal verso giusto, a mio modesto parere.
Abbiamo il diritto di alimentarci con un cibo sano e se qualche squilibrio si crea dobbiamo affrontarlo innanzitutto con una buona educazione alimentare. La negazione non fa parte del programma.
Io non me la sento di derubricare le terapie alternative che si preoccupano della diagnosi di sintomi complessi come falsi scientifici.
Non è un caso che Francia e Germania siano molto più avanti di noi nello sviluppo delle terapie mediche alternative, perché in quelle nazioni la profonda conoscenza delle erbe mediche e l’approccio alla cura innovativo sono parte della cultura e della tradizione locale e si abbinano alla medicina tradizionale.
Insieme compongono un quadro di risposta a un problema complesso e offrono soluzioni non solo più interessanti ma senz’altro più efficaci.
Omeopatia, Naturopatia Fitoterapia
Un patrimonio di conoscenze. Ma ci sono i pro e i contro. Sceglile perché:
- servono per mantenerti in uno stato di salute, prevengono il disequilibrio
- sono accessibili e naturali
- sono economiche
- non hanno effetti collaterali
- curano la causa e recuperano lo squilibrio
Tuttavia:
- diffida di coloro che promettono soluzioni brevi, richiedono tempi più lunghi delle terapie tradizionali
- consulta sempre un medico se hai una malattia e abbina i rimedi sotto la sua supervisione
- non acquistarle via internet e affidati a un erboristeria, o a una farmacia omeopatica di provata serietà
La parola d’ordine per me è: INTEGRARE non SOSTITUIRE
E affermare il principio che la salute è un bene prezioso che va mantenuto ogni giorno. Serve una sana igiene alimentare, vi ho suggerito alcuni piccoli stratagemmi utili in questo articolo del mio blog, un pò di sport (che ne pensate della camminata nordica? Io l’ho sperimentata per voi e ve la racconto in questo post), e tanta tanta cura per noi stessi.
Ma soprattutto state in contatto con voi stessi:
Ogni corpo risponde in modo diverso a sollecitazioni simili. Meglio capirne il perché che prendere una pastiglietta!
I sintomi di un numero sempre crescente di pazienti, quel 25% di cui sopra, sebbene siano al momento difficilmente interpretabili non significa che siano illusori.
In questo video vi racconto come mi hanno diagnosticato l’intolleranza al glutine e la mia personale esperienza, tra sospetti risatine e sincera solidarietà.
I sintomi, il percorso per guarire. Guardalo e fammi conoscere la tua esperienza.
Adesso però tocca a voi: quali sono le vostre storie? La risposta del sistema sanitario è adeguata?
So che è pieno di cialtroni che si spacciano per terapeuti alternativi, è giusto censurarli e mettere in guardia, ma non eludere il tema dell’approccio alla diagnosi e alla cura alternativo.
In termini economici sarebbe un risparmio straordinario per il Servizio Pubblico Sanitario, certo non sarebbe altrettanto vantaggioso per le case farmaceutiche!
Per la cronaca: la mia Omeopata è laureata in Medicina e Chirurgia, specializzata in Dietologia e Nutrizione e successivamente ha frequentano numerose scuole estere di Omeopatia. Oggi guida il Centro di Medicina dell’Uomo di Milano e l’Associazione Simillimum.
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One Comment
intolleranzalattosioImmacolata
Buongiorno Elena e benvenuta nel mondo delle intolleranze 🙂
Ho letto il tuo articolo, molto interessante, mi piace come scrivi, offre una lettura scorrevole ed interessante. Da come scrivi si evince la tua forte personalita’ e di sicuro una bella persona.
Condivido il tuo articolo soprattutto quando scrivi che le persone soffrono di disturbi psicosomatici piuttosto che reali secondo alcuni medici, sia ben chiaro (non dal tuo punto di vista)!
Grazie per avermi fatto conoscere il tuo blog, ti seguiro’ con stima!
Ti auguro buona giornata e per qualsiasi informazione resto a tua disposizione 🙂
Immacolata