E’ una mattina in cui tutto deve andare per il verso giusto, ci ho lavorato da tempo perché accadesse. Ho preparato tutto per bene, previsto i possibili intoppi e le conseguenti contromisure, messo tanta pazienza e una buona dose di diplomazia. Insomma, mi aspetto che funzioni tutto a puntino.
Ma proprio in quel momento, quando pensavo di essere arrivata quasi alla linea di partenza pronta per il decollo, mi accorgo che qualcuno ha sabotato i blocchi di partenza. Un imprevisto imprevedibile.
L’ineguagliabile, impareggiabile tocco maschile.
Comprensibile la reazione; perché le donne come me non si agitano, semmai si incazzano.
Certe donne non si agitano, semmai si incazzano
Che bellezza quei rassicuranti luoghi comuni sulle donne che ci fanno apparire creature fragili, delicate, che si rompono facilmente, da trattare con cura. Che tradotto per qualcuno significa che vanno gestite con attenzione perché emotive, facili all’agitazione.
Quando queste amabili creature si trovano di fronte a qualcosa che non quadra, un’ingiustizia o un gesto spiacevole e fuori contesto, una parola di troppo o una modalità prevaricatrice, sono incredibilmente capaci di mostrare il lato proattivo di questa fragile bellezza; tradotto, secondo qualcuno si agitano.
Non mi dite che non ve lo siete mai sentite dire, almeno una volta!
Le donne che perseguono con energia un obiettivo, partecipano a una discussione, gestiscono uno scontro, non si arrabbiano, non discutono, ma “si agitano”. Interessante.
Trovo ci sia un carattere profondamente paternalistico in questo modo di vedere la questione. Ora capite perché nel titolo di questo articolo non ho esitato a usare un termine a dir poco scurrile ma perfettamente calzante: le donne si incazzano! Ops, l’ho ridetto…
C’è bisogno di affermarlo, perché gli angeli non sono più angeli del focolare da tempo anche se ancora qualcuno non se ne è accorto.
Le nostre modalità sono differenti e differenti sono le nostre reazioni, tocca prenderne atto, senza giudizi!
La percezione della nostra rabbia, che può anche essere sana e utilizzata come una potente riserva energetica, ad esempio per la scrittura, come ho argomentato qui, fa parte del nostro percorso evolutivo. La rabbia è una funzione adattiva che esprime uno dei modi possibili per reagire a una condizione difficile.
Dobbiamo abusarne? Certo che no. Ma possiamo permetterci di provarla e manifestarla in modo civile.
Dire che una donna è emozionata, agitata piuttosto che incazzata significa sottintendere che sia senza controllo, in preda a sé stessa e da ricondurre in qualche modo “sulla retta via”.
Scambiare una condizione per un’altra fa parte di una lunga storia di dominio culturale e sociale che vuole comprimere le nostre reazioni. Decidiamo noi quando e perché essere ciò che sentiamo di essere.
Possiamo reggere uno scontro senza perdere il controllo

Non amo lo scontro, ma posso gestirlo senza perdere il controllo delle mie emozioni, semplicemente manifestandole. Sembra strano? Non lo è.
Se lo faccio in modo diverso dagli altri significa solo che non vi è un unico modo di reagire, ma molti.
Ho imparato a relazionarmi con modelli reattivi molto diversi dal mio, anche quelli verbalmente violenti (ancora troppo diffusi e poco esecrati) o subdolamente prevaricanti.
Se agitazione significa manifestare una condizione emotiva allora rivendico di essere una donna che non ha paura delle emozioni!
Dietro l’idea di agitazione però troppo spesso si nasconde un giudizio di valore.
Agitarsi significa perdere il controllo, essere preda delle proprie emozioni, mettere l’istinto sopra la ragione. Finanche perdere di lucidità. Avete mai sentito parlare di un vostro collega come di uno “che si agita?”.
Rivendico il diritto di arrabbiarmi senza dover per forza seguire i modelli e le forme ritenute accettabili.
Sì perché anche la rabbia è stata per noi donne lungamente repressa. E’ del tutto comprensibile che oggi quando la esprimiamo non sia sempre facile da accettare, da accogliere, specie quando lo facciamo senza scomporci o dare di matto come ci hanno dipinte per anni, nella migliore tradizione dell’isteria che va dagli studi di Freud a pratiche tradizionali come la Taranta.
Una rabbia che vuole essere espressa senza assumere la postura di chi ha tenuto ben salde le redini fino ad oggi. Una rabbia femmina.
Da non confondere con l’agitazione. Se la vedete così forse siete più fragili di quanto non siate disposti ad ammettere.
Qual è il vostro modo di esprimere la rabbia? Vi siete mai sentite giudicate per le vostre emozioni?
14 Comments
Luz
Argomento che mi sta particolarmente a cuore perché spesso mi sono sentita dire che mi agitavo troppo. Ma il peggio, secondo me, è:
1. che te lo dica una donna, magari tua collega professoressa
2. che in realtà tu ti senta dire questa cosa non perché sia realmente arrabbiata ma semplicemente “assertiva”.
È capitato in un consiglio di classe recente. Collega di matematica inviperita (lei, sì) dinanzi all’incapacità di un’alunna di capire la matematica (mi ha ispirato uno degli ultimi post questo fatto, a proposito) e io che, quando prendo con tutta calma la parola dico la mia, non arrabbiata, ma semplicemente ferma, rappresentando la mia visione della ragazzina, della classe. Nella mia materia alcuni alunni che con lei vanno male non dico eccellono ma quasi e lei è tipo da infastidirsi molto per questo. Non sarebbe accaduto nulla se, di punto in bianco, mentre sto esponendo le mie osservazione in modo assertivo, questa qui non mi avesse risposto “sì, ma calmati”. Una cosa da mandarti ai pazzi. E direi anche un bel colpo da maestro per i furbi, perché è andata a segno. Ma sono rimasta ferma, semplicemente rispondendo “questo è il mio modo di parlare, in modo assertivo, non ti stupire”. Lei risponde alzando la voce e dicendo che stavo comportandomi… in modo scorretto. Al che ho taciuto, perché cosa vuoi rispondere? Lei ha perso la mia stima, perché ho capito di che pasta è fatta, e per quanto mi riguardo è stata un’esperienza tale da far comprendere tutta la piccolezza di un’insegnante dinanzi alle proprie frustrazioni. Distolgo l’attenzione dal problema appellandomi alla tua “agitazione”. Mi pare abbastanza meschino.
Elena
Ah cara Luz, mi sento meno sola nella mia dissertazione intorno alla rabbia e all’agitazione, vedo che la faccenda ha colpito anche te. Sentirsi dire “calmati” è cosa da far impazzire anche me. Già capitato e ora che mi ci fai pensare, con una donna! Non voglio sostenere una tesi, ma certo è una coincidenza interessante! Che dirti, dal racconto di questo fastidiosissimo episodio mi viene da pensare che la tua collega sentisse un po’ di competizione e forse si sentisse in difetto, con la classe ma anche con te. E’ una tecnica diffusa quella di attaccare di petto quando non si desidera essere attaccati, ma bisogna saperla reggere. Secondo me le hai dato una lezione. Hai risposto a tono senza uscire dai gangheri (ti ci vedevo, con i tuoi occhiali a raggi gamma fulminarla!) e quando ha esagerato ti sei fermata. Le provocazioni tirano fuori il peggio dalle persone e spesso si rivolgono contro chi le fa. Non è un contesto in cui esprimere rabbia però, sono d’accordo. Se così fosse, dovremmo passare l’intera giornata ad arrabbiarci… Che cos’altro posso aggiungere se non qualcosa che ti ho già scritto: io una insegnante così l’avrei voluta, eccome, di qualunque materia. Vado a leggere il post, secondo me tu per quella ragazza una parola buona l’hai spesa…
Marina
Brava, il sorriso. Anch’io uso quest’arma invincibile! 😉
Elena
siiiiiiii
Brunilde
La rabbia a volte è inevitabile ma trovo sia un’emozione negativa, una sorta di tossina che toglie lucidità ed energia.
Nel tempo sono riuscita a controllarla, di solito non mi arrabbio, ma faccio di peggio: azzanno e non mollo, finchè non ho ottenuto il risultato.
A volte mi faccio paura da sola, per la determinazione che ci metto!
In ogni caso, le battute sessiste si sprecano, ad ogni età: quando smettono di insinuare che sei nervosa perchè hai il ciclo, ti dicono che sei isterica per la menopausa, e dopo ancora ti danno della vecchia pazza: e io azzanno!
Elena
Come mi piace immaginare le tue zanne, Brunilde! Così ti ho conosciuta e così in effetti sei. Hai ragione, potrebbe anche essere che sia la nostra determinazione a fare paura e a generare reazioni scomposte. O a indurre qualcuno a epitetarci come agitose. Invece stiamo solo mostrando le nostre zanne, proprio come fanno gli animali. Non per colpire ma per avvertire. Invece di fingersi morte come gli opossum, emettere lievi scariche elettriche come le anguille: pronte a diventare più forti se si esagera… Altro che vecchia pazza! Con te non si scherza!
Giulia Lu Mancini
Nel corso degli anni ho imparato e tenere a freno la rabbia, non la esterno (quasi) mai perché quando accade non fai altro che passare dalla parte del torto, anche se hai ragione. In pratica evito lo scontro cercando di eliminare tutte le situazioni in cui possono sorgere discussioni accese. Questo non vuol dire che non mi arrabbi, dentro di me mi arrabbio moltissimo, ma discutere con i “sordi” è un dispendio di energie inutili. Ovviamente in casi in cui occorre parlare per farsi ascoltare lo faccio, ma cerco di mantenere un tono pacato, non sempre ci riesco però.
Sul discorso ciclo, menopausa e denigramenti vari sulle donne ho imparato a lasciarmi scivolare addosso le provocazioni, al limite rispondo che gli uomini sono dominati dal testosterone (o dall’andropausa) ognuno ha le sue dipendenze.
Elena
Sui toni car Giulia sono daccordo con te: meglio la pacatezza, anche per evitar escalation. L’importante è che questo non si traduca in una introiezione della rabbia che, sarà pure una emozione negativa, come dice qui sopra @Brunilde, ma in molti casi inevitabile. Il trucco è imparare ad esprimerla in modo civile. In effetti sono molte le mie amiche che “eliminano tutte e situazioni in cui possono sorgere discussioni accese”. Un tempo capitava più spesso anche a me. Ma ho imparato una cosa importante: spesso chi fa la voce grossa o forte ha paura se lo si prende davvero sul serio e, come direbbe un pokerista, si va a vedere il suo gioco. E mi diverte riscoprirlo ogni volta che capita… Ognuno ha le sue dipendenze.. 😀
newwhitebear
il controllo delle emozioni rende la rabbia più fredda e micidiale, perché non si perde il polso della situazione e si ragiona con lucidità.
Elena
Si, vero. Una strategia come dici tu micidiale quella di attendere “il piatto freddo”. Quando si riesce a controllare la rabbia si può progettare questa pariglia, ma ne vale la pena? Non è forse espressione di rancore e dunque qualcosa che alla fin fine fa male anche a noi? Mi interrogo, perché l’istinto va domato…
Grazia Gironella
Sto leggendo “The Power of Unwavering Focus” di Dandapani, e sono giusto arrivata al punto in cui ragiona sul fatto che l’emozione è espressione dell’energia vitale. Forse gli uomini sono… delle pappe fredde dal punto di vista energetico? Scherzi a parte, riconosco in me stessa l’esigenza di un maggiore controllo, a volte; ma “agitarsi” per me è quello che fanno i maccheroni mentre si cuociono: caos senza senso. No, grazie.
Elena
Adooooooroooo. Pappe fredde, sei tremenda, tagliente, provocatoria. Oggi anche tu ti sei svegliata con il piede giusto, eh? Con te scopro sempre qualche nuovo maestro, Dandapani ancora non era pervenuto, magari ne parlerai sul blog? Unn conto è il controllo delle proprie reazioni, amica mia, un conto è che vogliano controllarle gli altri per tenerci a bada… Ma noi siamo peggio dei maccheroni nella pentola, perché sappiamo esattamente dove andiamo a parare quando scateniamo il caos… 😀
Marina
E non ti capita di essere soggetta al luogo comunissimo del “sei incazzata, aspetti il ciclo?” Ma come si fa a ragionare sempre mandando avanti il pregiudizio! Dunque sono libera di incazzarmi solo se vicina alla mia mensilità, non esistono altre occasioni o momenti o cause… A cosa si appiglieranno adesso che si appresta la menopausa è tutto da vedersi! 🙂
Io perdo raramente la pazienza, ma quando accade, non mi agito: se qualcosa altera il mio stato d’animo m’incazzo e basta e rispondo e urlo e litigo. L’agitazione cos’è, un preludio? Uno sfogo essa stessa? Ma vah!
Lo vedi, mi hai fatto innervosire! 😛
Elena
Ah cara Marina adoro quando sei nervosa! Non ricordavo più quelle insopportabili dicerie sul ciclo anche perché da qualche tempo non è più un mio problema ma lo è stato, eccome. Un po’ era vero, il ciclo mi rendeva nervosa, irritabile, ma come hai giustamente colto tu qui non parlo di irritabilità ma di rabbia proprio, anzi, chiamiamola con il suo nome, incazzatura! Una volta urlavo anche io ma poi ho imparato a risparmiare e dosare le mie energie. Proprio oggi mi hanno fatto notare che io con il sorriso faccio più tagli che con il rasoio… Ecco, è esattamente ciò che sento di essere e che, confesso, ho lavorato per diventare. Non è forse vero che feriscono più le parole? Ora relax, respira, keep calm and comment! Bisou