Sapete che c’è, care Volpi? Sono stanca di sentir suggerire come evitare le critiche, come difendersi dalle critiche, come digerire le critiche.
E non perché non ce ne sia bisogno, se corressimo dietro a ogni osservazione negativa degli altri, non vivremmo più!
Ma perché sono stanca di difendermi. E non mi resta che farle arrivare, un po’ come Keanu Reeves in Matrix quando con le sue ditine invita l’avversario alla sfida.
Le critiche arrivano in ogni momento: le intuisci da come ti guardano al mattino se esci con qualcosa addosso di storto, oppure quando esprimi un’opinione sincera ma in controtendenza, o quando sei quella che sei e non sei perfetta, anche se gli altri lo pretenderebbero.
Insomma, in ogni singolo momento della giornata c’è spazio per le critiche. Ho passato molta parte della mia vita a respingerle attivamente o a prevenirle e minimizzarle. E ora sapete che vi dico?
Criticatemi pure.
Criticatemi pure
La vita è imprevedibile: quanto più ti impegni in una direzione, tanto più accade il contrario. Ci avete mai fatto caso?
La stessa cosa vale per le critiche o, al contrario, per ciò che vorremmo celebrare, valorizzare.
Avete mai letto e poi criticato un libro apertamente con il solo risultato di scatenare una curiosità così incontenibile da spingere i lettori a leggerlo?
Pensate al libro di cui avete sentito parlare peggio. Fatto? Ora confessate: siete andate a sbirciare almeno la quarta di copertina o, addirittura, l’avete comprato e letto proprio perché era stato fortemente criticato?
Eppure qualcosa del genere è successo con il capolavoro mediatico del (ex?) Generale Vannacci, il quale quatto quatto scala le classifiche con un libro – si deve chiamare così, ma che fatica! – mentre rischia la rimozione dall’incarico per aver elencato in un sol boccone tutti i peggiori luoghi comuni e i più indigesti stereotipi che ha soltanto raccolto nella sua lunga militanza di militare. C’è da chiedersi se lo stupore che ha generato non sia dovuto a una totale sconnessione tra la cultura e un paese che ormai da anni non pronuncia più nemmeno la parola cultura. Se non fermiamo la china, rischia di diventare desueta.
Vien proprio da dire criticatemi pure, se questi sono i risultati!
Eppure, per qualcuno che stravende, altri bevono l’amaro calice.
La tentazione del bastian contrario
Partiamo da me: ho realizzato molte più vendite con il primo romanzo, Così passano le nuvole, apprezzato ma anche sinceramente criticato, che con l’ultimo, Càscara, che ha ricevuto unanimi consensi.
C’è qualcosa che non controlliamo oppure cediamo alla tentazione di fare l’esatto contrario? O c’è una parte di noi che si esalta quando si tratta di fare il bastian contrario? Funziona?
Tuttavia, anche il bastian contrario deve fare i conti con la stessa tentazione da cui è affetto.
Mi è capitato di recente di osservare qualcuno che nel tentativo accorato di difendere la sua reputazione ha peggiorato la situazione, perché troppa attenzione talvolta è peggio di poca o niente, specie in quell’universo mefitico che è il web.
L’imperatore romano Marco Aurelio soleva dire che “Il fuoco si alimenta degli ostacoli”. Una verità talmente evidente che non richiede alcuna spiegazione.
Dunque criticatemi pure perché ora so che bisogna imparare a non rispondere mai alle provocazioni, specie sui giornali o sul web, perché la sola reazione possibile è scatenare il mostro e trovarsi ricoperti di ingiurie mentre credevamo soltanto di affermare, legittimamente, la nostra sacrosanta verità.
Certo, i più ottimisti diranno che c’è anche un risvolto positivo, ovvero che la critica porta comunque e sempre a parlare di noi.
Voglio stare dalla vostra: criticatemi pure, ma fatelo con perizia!
C’è qualcosa da salvare in una critica?
E’ esattamente quello che mi domando ogni volta che ne ricevo una. La mia risposta è la seguente: oltre a una qualche forma di verità che un’osservazione, per quanto sgradevole, contiene sempre, non c’è molto altro da imparare da una critica in sé, specie se sferzante o offensiva, se non l’osservazione degli effetti che tale critica ha su di noi.
Che cosa produce in noi? Da qui è interessante partire.
Ho ricevuto spesso critiche, anche pesanti, circa il mio lavoro, la mia scrittura, il mio gusto nel vestire, il mio modo di essere. E’ una cosa normale. Ognuna di quelle critiche ha rafforzato la mia consapevolezza e in qualche caso mi ha anche aiutata a cambiare direzione.
Per questo è importante ricevere le critiche come un dono.
Dunque criticatemi pure perché ne ho bisogno. Anche se troppo spesso generano in me nervosismo e intolleranza.
Criticatemi pure perché so che in fondo in fondo, anche se non ci avevate pensato, criticandomi mi state volendo bene.
E voi care Volpi, che rapporto avete con le critiche?
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11 Comments
Giulia Mancini
Lo ammetto subito, le critiche mi fanno soffrire,
però se sono costruttive e hanno lo scopo di farmi capire un errore e migliorarmi le accetto volentieri, cercando di farne buon uso.
Ovviamente dipende molto anche dalla provenienza delle critiche, deve trattarsi di persone di cui ho stima o fiducia, se mi critica uno qualsiasi che, per partito preso, spara a zero mi indispongo e basta.
Riguardo ai social li evito come la peste, possono mettere un mi piace al post di qualche amico (se li conosco) ma evito le discussioni e i commenti perché c’è sempre il tuttologo di turno che deve dare pareri non richiesti e magari solo per cercare lo scontro.
mattinascente
La critica, forse, nasce dal pretendere di essere detentori della verità; ma quante cose, importanti, sono, oggettivamente, vere in egual modo per tutti? Io dico sempre che usiamo poco il “condizionale” e molto “l’imperativo”, ma sulla correttezza dell’uso dei verbi … L’antica saggezza indiana diceva: “Ogni volta che vuoi giudicare qualcuno, cammina prima per tre lune nei suoi mocassini.” Un caro saluto.
Elena
Ciao @mattinascente, conosco quel proverbio e lo porto sempre con me perché lo trovo molto vero. E concordo anche sul fatto che spesso siamo troppo convinte della nostra verità. Eppure sono anche io spesso incapace di proteggere me stessa dal dare giudizi. E’ un allenamento di cui ho ancora molto bisogno… Un saluto.
Grazia Gironella
Mi impegno abbastanza ad accettare le critiche e coglierne gli aspetti costruttivi, ma certe situazioni sono escluse dai miei sforzi. I commenti in rete di persone che non mi conoscono e hanno voglia di sciacquarsi la bocca e sfogare le proprie frustrazioni – ricevuti molto, molto di rado, devo dire – per me sono spazzatura, e come tale li tratto. E’ importante però non essere inutilmente reattivi, e cercare sempre la pepita nascosta nella… nella polvere, voglio dire. 😉
Elena
Nella polvere si nascondono pepite e granelli di sabbia luccicante, ma non occorre essere troppo concentrate sul contenuto delle critiche a mimo avviso. Sono spesso mosse da motivazioni poco nobili. Piuttosto sulla forma e su cosa possono smuovere dentro di noi. Gli haters in rete sono semplicemente la versione digitale di quelle maldicenze a ripetizione che, specie in alcune comunità umane, sono spesso la norma. Solo che in rete si possono fare anonimamente e questo aiuta i coraggiosi a vomitare sentenze. Spazzatura e come tale vanno trattati. Dividere la pula dal chicco, un lavoro certosino necessario. Buona domenica @Grazia
Marina
Io non temo la critica, però deve suggerirmi qualcosa che magari non so o non vedo io, se è fine a se stessa, fatta per pregiudizio o solo per colpire un punto debole, allora ci rimango malissimo e sono, purtroppo, capace di allontanarmi dalle persone che me l’hanno rivolta (studio anche la buona o cattiva fede, eh!). Ormai, tengo per me molte opinioni, non mi va di criticare gli altri per ciò che pensano e io non condivido, ma pretendo la reciprocità. Del resto, faccio parte di una minoranza, in questo momento storico, che si è dissociata da tante idee prevalenti. Dunque criticatemi pure, ma lasciatemi la libertà di fare lo stesso.
(Il generale Vannacci avrà fatto le tue stesse considerazioni! :P)
Sandra
Dipende sempre dai modi che possono veicolare meglio contenuti scomodi. Anche dal mittente, giorni fa in bel modo, va detto, mi è stato consigliato di tingermi i capelli con una critica al mio non volerlo più fare, ecco chi me l’ha detto aveva sì, la tinta fresca, ma un taglio atroce e i peli sulle gambe, ho abbozzato e pensato “miiii, da che pulpito!”
Poi ci sono questioni molto più profonde ovviamente. Non sono permalosa ma rimane un argomento complesso, in fondo nessuno vuole essere criticato, dai.
newwhitebear
Criticare gli altri è facile. Tutti noi, non mi escludo anzi, siamo bravissimi nel criticare gli altri, nel trovarci difetti e suggerire rimedi – uso suggerire perché il consiglio è un vocabolo ancor più deprimente – per poi offendersi e replicare con asprezza alle critiche altrui.
Il caso del generale è emblematico: un furbo marketing per promuovere il suo testo – mi rifiuto di chiamarlo libro e lui scrittore.
Cosa mi riprometto ogni volta che ricevo una critica? Di non reagire, di analizzarla e trovarci qualche lato positivo ma alla fine la mia indole umana il più delle volte mi fa reagire. Però, lo dico sotto voce, talvolta trovo la critica azzeccata e ammetto che era giusta.
Elena
Grande consapevolezza Gian, non avevo dubbi, sei il nostro decano ☺️. Accogliere le osservazioni (quanto condivido la tua opinione sui consigli!) è un esercizio tanto utile quanto difficile. Arrivarci è un bel pezzo di strada fatta. Un abbraccio
BRUNILDE
Critiche costruttive, e quindi utili, se ne ricevono poche, per lo più sono provocazioni, osservazioni malevoli.
Strada facendo sono diventata “impermeabile” alle critiche alla mia persona: cosa faccio, come mi vesto, come spendo i miei soldi, dove vado e chi frequento sono fatti miei, se qualcuno ha da ridire pazienza.
Però ho due punti ipersensibili, in cui è facile ferirmi: mia figlia e la mia scrittura.
Soprattutto in passato ho ricevuto pesanti critiche da chi diceva che ero una cattiva madre: non è stato facile farsela scivolare addosso.
I miei libri non hanno avuto un grande pubblico, ma certe ossevazioni cattive mi hanno fatto un po’ male. Sono consapevole di non essere Alessandro Manzoni ( ora è messo in discussione pure lui, poveretto! ) ma quello sche srivo mi viene da dentro, è autentico, ed è proprio questo che mi rende vulnerabile.
Quindi non sono sempre d’accordo sul fatto che chi mi critica mi sta volendo bene: solo che mi dimostra rispetto e mi fa osservazioni che mi aiutano a migliorare mi vuole bene davvero!
Elena
Cara Brunilde il punto è un altro : non sono mai stata impermeabile alle critiche e non lo sono ora. Solo che quasi facendomi beffa delle cattive intenzioni ora affermo che ogni critica, quella costruttiva e quella costruttiva, mi è utile e in qualche modo mi fa bene. Se è buona mi aiuta a migliorare, se è cattiva mi aiuta a rafforzarmi e reagire. Con buona pace dei detrattori. Un conto è poi è la scrittura e un conto sono i nostri affetti. Chissà li mette in discussione sbaglia sempre. E in quei casi, parla la leonessa che è in me, graffiare è d’obbligo. Un abbraccio, la tua scrittura è autentica, quanti possono dire lo stesso?