Guardatevi intorno: ogni volta che un guaio si affaccia alla vita di una comunità sono le donne a farsene carico.
Non si risparmiano, dedicano ogni attimo delle loro giornate e dei loro sonni incerti all’obiettivo, rimuginano, rammendano, cuciono, rimettono in sesto e poi si dileguano.
Costruiscono dove altri distruggono.
Generose. Fin troppo.
Al centro del mondo del lavoro
Produciamo il 41,6% del prodotto interno lordo totale. Un valore impressionante, in particolare in settori come il turismo i servizi e il commercio.
Ma siamo pagate in media il 17% in meno dei nostri colleghi maschi, a parità di mansioni.
Le nostre doti professionali più apprezzate sono la modestia e la capacità di fare un passo indietro quando serve, mentre il mondo avrebbe bisogno di due passi in avanti, da parte di ciascuna di noi.
Faticano a definirci competenti.
Piuttosto ci chiamano emotive o troppo sensibili.
Così ci tengono fuori dai centri di comando, a volte addirittura dal mondo del lavoro.
Scambiano il nostro bisogno di accettazione con la debolezza e pensano di cavarsela con qualche pacca sulla spalla, invece che con una retribuzione e un rispetto che dobbiamo continuamente rivendicare.
Se camminiamo per strada e subiamo molestie, conoscono mille modi per dire che la colpa è stata nostra: “Vestiva in modo inadeguato” oppure “Deve stare più attenta alle persone che frequenta“, come se la colpa sia di chi subisce la violenza, non di chi la compie.
I volti delle donne straniere sono i più fragili. Li guardo quando viaggio sull’autobus o dai finestrini di auto pieni di bambini.
Sono arrabbiate, sofferenti, qualche volta sognanti, difficilmente sorridenti e felici.
Mi chiedo cosa si celi dietro ciascuna di loro, quali vissuti e quali sogni esse nascondano.
Mi chiedo cosa dicono i nostri occhi, i nostri sguardi, i nostri atteggiamenti, le nostre parole, quelle dette e quelle non dette.
Quando stamattina ti alzerai e ti guarderai nello specchio, guarda i tuoi occhi.
Si cela un tesoro tra le pieghe di un rimmel colato.
Tracce di una storia che ha voglia di essere raccontata e vite che vogliono essere vissute, degnamente.
Stamattina ho incontrato quegli occhi, sul tram verso la stazione.
Mi hanno ricordato che un tempo sono appartenuti anche a me.
Così mi sono convinta che vi sia una sorta di filo rosa che unisce le storie delle donne e ci abbraccia, tutte.
Il mondo è nostro
Nostro il diritto di parlare ed esprimere i bisogni.
Nostra la specificità e il valore della identità che portiamo con orgoglio.
Nostro il diritto a conoscere per difenderci.
Nostro il dovere di alzare la testa.
Per noi e per tutte quelle che non ce l’hanno fatta.
Il mondo è nostro.
Andiamo a prenderlo
15 Comments
Sandra
Bellissimo post, grazie, io in questo clima di involuzione culturale non so proprio cosa scrivere oggi.
Elena
Ma qualcosina hai scritto! Vado a leggere intanto buon 8 marzo!
Brunilde
Questa mattina un’amica mi ha scritto che oggi più che mai sente quanto sia fondamentale difendere i diritti delle donne e dire alle donne importanti nella sua vita ” grazie, ti voglio bene”.
La sorellanza/ amicizia femminile è un valore straodinario e un valore aggiunto alla mia esistenza . Spero che le nostre figlie sappiano prendere lo spazio che meritano, difendere i propri diritti e rendere il mondo un posto migliore.
Elena
Le nostre figlie Brunilde, ma anche noi! Never give up! Buona serata di lotta e di amicizia!
Banaudi Nadia
Oggi ho comprato due ciambelle al cioccolato per i miei figli e preparato per pranzo qualche sfiziosità. Leggere nei loro occhi la gioia è stato un bel regalo. Mi hanno chiesto perché l’avessi resa una giornata speciale ho risposto al maschietto di marchiarselo in fronte che è fortunato ad avere accanto due donne.che il giorno destinato a festeggiarle lo trattavano alla pari. Quello che lui deve imparare a fare ogni giorno della sua vita.
Il mondo è nostro, facciamone qualcosa di migliore!
Elena
Certo Nadia! E partire dai maschietti più piccoli è fondamentale. Sono le madri la chiave e gli uomini di domani la soluzione. Buona serata e godetevi le leccornie!
Rosalia Pucci
La mimosa non è un fiore qualunque, scelto a simbolo della festa della donna solo perché presente in questo periodo. La mimosa cresce in luoghi impervi, resiste al freddo e alla siccità, è duraturo, è delicato ma al tempo stesso forte, regala profumo e colori senza richiedere cure particolari, è simbolo di resilienza. Proprio come noi tutte. Il mondo è nostro, andiamolo a prendere. Un abbraccio Elena, donna speciale!
Elena
Cara Rosalia, grazie per averci ricordato la resilienza della mimosa! Un fiore che ha il sole dentro. Grazie per l’affetto e buona serata di lotta e amicizia anche a te
Giulia Lu Dip
Mi unisco anch’io, non conoscevo le qualità della mimosa, è proprio un fiore che ci rappresenta, tra l’altro il profumo della mimosa mi piace moltissimo.
newwhitebear
serve un giusto riconoscimente per l’opera svolata dalla donna nella società civile.
Elena
Già. Per esempio, lasciateci vivere
Calogero
Buon 8 marzo in ritardo.
Stavolta preferisco lasciare spazio alle protagoniste.
Aggiungo solo che sentire il bisogno di osservare una data sul calendario per celebrare la donna è sintomatco di una disparità sociale evidente, della presenza radicata di un pregiudizio morale che fa dell’umanità una società troppo poco emancipata e di un senso di colpa latente che si cerca di mitigare nel modo più semplicistico.
Elena
Parole da incorniciare. Buon fine settimana Calogero
Giulia Lu Dip
Il problema è che le donne continuano a morire per mano di un uomo e a essere sfruttate e uccise, la resilienza ci vuole tutta, ma noi non ci arrendiamo.
Elena
Certo. Sono così stanca di sentenze leggere per chi uccide. E quando arrivano da donne fanno ancora più male