Comunicare, secondo me

Lettera ai diciottenni al voto per la prima volta

Ricordo i miei diciotto anni e il mio primo voto come se fosse ieri.

Non ti svelerò cosa votai.

Ma con la mia lettera ai diciottenni al voto per la prima volta voglio raccontarti le mie emozioni di un giorno che ricordo come fosse ieri.

Per dire a te che sei di fronte a questa importante responsabilità per la prima volta che questo giorno è tutto per te, per il tuo futuro, per modellare chi sei e chi sarai.

Lettera ai diciottenni al voto per la prima volta

Lettera ai diciottenni al voto per la prima volta

Ricordo di come attesi con ansia il certificato elettorale. Mi sembrava di essere finalmente entrata dalla porta in quella società che avevo già imparato a conoscere e che mi pareva così profondamente da cambiare.

 

Il voto era lo strumento che possedevo per farlo, un’arma pacifica che chi ha fatto la Resistenza mi aveva consegnato perché la usassi nel miglior modo possibile, seguendo la mia coscienza.

Nessuno avrebbe potuto sottrarmela e questa convinzione mi rendeva forte. Anche io contavo qualcosa, anche io potevo fare qualcosa!

Pensai che con il voto avrei potuto proseguire in altro modo le lotte che durante l’adolescenza, nell’ambito del mio liceo, avevo messo in campo per rivendicare e in fondo appropriarmi una volta per tutte della mia identità.

Il voto insomma era per me la prosecuzione di una lotta per il diritto alle mie idee e alla mie scelte autonome, ad essere pienamente me stessa.

 

Sono certa che in qualche modo ci state provando anche voi a dare un senso a questo momento così importante, il vostro primo voto!

 

Tenete duro, perché è proprio in questo momento che state decidendo la forma e la sostanza della vostra esistenza. State definendo la vostra vita. State crescendo.

 

La prima volta al voto può far paura

Votare per la prima volta può fare paura.

 

Può venire la tentazione di reagire a questo disagio sfuggendo la giornata elettorale, magari adducendo qualche scusa a sé stesso o agli altri.

E forse non sarete nemmeno i soli a pensare a questa soluzione. Ma a chi gioverebbe? Ve lo siete domandato?

Chi trae vantaggio dall’astensione, dall’indifferenza dei giovani che si affacciano alla vita collettiva?

 

Non è facile districarsi tra la miriade di proposte che la politica, sempre più distante dalle persone, offre. Sembrano tutte uguali, come le parole che spesso usano. Eppure, credetemi, non lo sono.

 

Se solo poteste prendervi qualche minuto per capire meglio, cari diciottenni alla prima volta al voto, e leggere opinioni che abbiano punti di vista differenti per comprendere appieno la posta in gioco e poi decidere secondo il vostro sentire.

So bene che siete più sveli di quanto molti sono disposti a credere. Sentirete la differenza nelle parole, nei gesti, nei contenuti, perfino nella pochezza degli slogan!

Se osserverete, voi saprete cosa fare e cosa votare. Non ho alcun dubbio.

Se vi può aiutare, trovo sempre interessante la lettura della biografia dei politici che si affacciano all’agone elettorale. Quanta verità c’è nella storia intima delle persone…

 

Guardare tra le righe richiede tempo, ma è l’unico modo per capire cosa succede

C’è stato un periodo in cui i partiti avevano una visione della società a lungo termine. Erano capaci di ispirare i ragazzi ma anche gli adulti con idee e proposte che traguardassero l’immediatezza del qui e ora.

 

Affrontavano temi di fondo e ragionavano non sull’onda emotiva del quotidiano, quello sì, manipolato, ma su ciò che dovrà essere per realizzare una società più giusta, ciascuno dal proprio punto di vista. Alcuni l’hanno fatto con più autenticità e autorevolezza di altri.

Ma oggi avrete senz’altro notato come i contenuti siano essi stessi manipolati e adattati al qui e ora.

C’è molto da cambiare, cari diciottenni. C’è da riformare il modo di fare politica, da porre sul tavolo i temi che interessano davvero la vostra generazione che vive nell’epoca in cui la nostra ha lasciato il campo perché spesso disillusa.

Serve la vostra freschezza, servono le vostre idee, il vostro contributo è importante più di quello che siete portati a pensare.

Non lasciate che parlino su di voi. Parlate voi stessi.

Parlate di quel lavoro precario che vi attende, dell’istruzione di cui avete diritto, di una casa per voi, del diritto di essere ciò che sentite profondamente vero nella vostra identità.

Parlate anche di noi, se vi va. Giudicateci. Ci serve il vostro punto di vista, serve alla classe dirigente del paese che da troppo tempo non ascolta.

 

Cari diciottenni al voto per la prima volta, ho fiducia in voi  

Ho fiducia. Nelle vostre capacità, nella vostra energia, nella forza dei vostri 18 anni. Mi auguro che possiate usare bene queste qualità che troverete, dentro di voi. Usatele per costruire, non per distruggere.

Usatele per amare, non per odiare.

Vi capisco, cari diciottenni, se ora non sapete che pesci pigliare.

Se avete paura di sbagliare, se non trovate da nessuna parte le motivazioni per andare a votare ed esprimere chi siete veramente e cosa vorreste. Capisco se non sapete ancora di chi fidarvi.

 

Fidatevi di voi stessi, del vostro istinto, della vostra intelligenza!

 

Scegliere è segno di maturità; significa segnalare al mondo “Ci sono e voglio contare” , decidere che non c’è nessun altro che puo’ disporre della vostra vita senza il vostro consenso, senza che vi siate espressi, anche con un voto.

 

Legittimate una domanda e pretendete una risposta!

 

Ancora una cosa, se avete un po’ di pazienza residua.

 

Il diritto di voto, conquistato a caro prezzo

Forse non ci avevate pensato, cari diciottenni, ma rinunciare a votare significherebbe rinnegare ciò che altri hanno fatto per garantirci questo diritto, la libertà di espressione.

 

Esprimere le nostre opinioni è un valore assoluto, difendetelo esercitando il vostro diritto.

 

Considerate che ci sono state persone nel nostro passato comune che hanno messo a rischio la loro propria vita perché voi poteste liberamente esprimere il vostro parere con un voto. E’ successo con la Resistenza, negli anni dal ’43 al ’45 e poi nel 48, con la nascita della nostra bella Costituzione.

 

Lidia Menapace è una di queste persone. Lei non c’è più, ma resta il suo impegno che ho conosciuto personalmente.

Diceva sempre che sarebbe andata a votare anche arrampicandosi su un muro con una gamba sola!

 

Lidia come tante altre e tanti altri ha rischiato la sua vita affinché oggi si possa essere liberi di dire la nostra, liberi di votare, liberi di vivere pienamente in democrazia.

 

Ha combattuto con altre (hai mai sentito parlare delle suffragette?) anche per una battaglia importante che sento come donna sulla pelle: ottenere il voto per le donne. Lo abbiamo conquistato solo nel 1946 ma oggi sappiamo come difenderlo.

Non disdegnate il frutto di tali conquiste!

 

 

Con il voto battete l’indifferenza

Voglio concludere questa mia lettera ai diciottenni che votano per la prima volta con una bella riflessione di Antonio Gramsci sull’indifferenza, il nemico più subdolo che si annida tra voi e le vostre scelte:

L’indifferenza opera potentemente nella storia. 

Opera passivamente, ma opera.

È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costrutti.

È la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza []

Antonio Gramsci

Buon voto, amica o amico mio. Goditi appieno la democrazia che ti meriti.  

17 Comments

  • rosaliapucci

    Bellissimo post, Elena. L’appello che fai al diciottenne in qualche modo è servito anche a me che, purtroppo, ho perso fiducia nella politica e nei politici. Hai rimesso in discussione una mia controversa decisione. E di questo ti ringrazio;)

    • Elena

      È quasi impossibile non perdere la fiducia nella politica quando la maggioranza delle persone che la esercitano sono inaffidabili, per molte ragioni diverse, politiche, etiche, culturali… Il dubbio è un segno di intelligenza che, come cito nell’articolo, alla fine ci consente di fare la scelta giusta. Se ti sono stata utile per rivedere un tuo orientamento, allora oggi sarà per me una bella giornata. Ti abbraccio

  • Barbara

    Bel post. Io diciottenne votai con le idee che si respiravano in casa, mi ci vollero un po’ di anni ed esperienza per comprendere che non sempre i genitori hanno ragione. Da lì in poi seguiranno discussioni interminabili, accesissime, stile Peppone e Don Camillo – che io adoro – ma su fronti differenti, più attuali. Mi dispiace quando poi puntualmente i risultati elettorali seguono le mie stime e non le sue. Della giornata di oggi sono molto amareggiata di certi commenti che vedo passare sui social. Posso capire la delusione per la perdita del proprio schieramento, la preoccupazione per un governo stabile, le incomprensioni per il voto degli “altri”, ma trovo veramente poco “democratico” scrivere che “il suffragio universale è da rivedere”, e che “questo voto è figlio dell’ignoranza e della stupidità”. Credo fermamente che nessun cittadino si debba sentire superiore ad un altro e che ogni voto esprima delle difficoltà, piuttosto che offendere gratuitamente, analizziamo queste difficoltà.
    Parafrasando un film americano (“Il presidente” con Michael Douglas): “La democrazia non è facile. La democrazia è di un avanzato civismo, dovete volerla fortemente perché vi farà combattere; vi dirà “vuoi la libertà di parola? Vediamo se accetti un uomo le cui parole ti fanno bollire il sangue, che si piazza al centro della scena sostenendo con quanto fiato ha nei polmoni quello contro cui passeresti una vita ad opporti con quanto fiato hai nei polmoni.”

    • Elena

      Anch’io cara Barbara ho cominciato a “fare politica” in casa, con differenze non così radicali stile Don Camillo e Peppone, ma le discussioni erano toste lo stesso. La politica era il pane quotidiano, l’idea che fosse compito di ciascuno di noi farsi carico del destino. Negli ultimi anni si è sostituita a questo sentimento politico la delega in bianco. È un errore, sempre. Quanto ai commenti, mi pare l’effetto dell’uppercut che ha ricevuto un sistema politico che non si misura da tempo con le difficoltà degli italiani. Purtroppo le facili ricette di questa campagna elettorale non saranno sufficienti, ma questo è un altro discorso e ce ne accorgeremo presto. Intanto un’idea ha perso, forse perché peccava di ambiguità. Sono felice che sia stato esercitato il diritto di scelta, la partecipazione è stata alta. Grazie per il tuo apprezzamento e per il commento franco

  • Marina

    Eccomi Elena, come al solito (ne capissi le ragioni) ho avuto difficoltà ad accedere ai commenti, comunque ora ci sono.
    Dunque, ti dicevo, mio figlio e il suo primo voto.
    Devi sapere che io ho votato fino ai vent’anni, grosso modo, poi non più. Lo so, i discorsi, i rimproveri, le polemiche mi sono piovute da ogni dove e da chiunque: un diritto rinunciato, poi non ti lamentare quando, quoque tu… (a proposito della mia professione), puoi immaginare. Ma io non ho più votato per una scelta convinta e non per superficialità; ho sempre riflettuto sulle cose che mi circondano, soprattutto se vivo in una società dove condivido con altri regole e norme; sono sempre rimasta delusa, mai una volta che sia stata contenta di avere regalato poltrone a gente rivelatasi inutile, se non bugiarda o traditrice. Ho degli ideali semplici, onestà, bene della collettività, che sia mai siano stati rappresentati dalla gente cui pensavo di dare fiducia. Si scoprono sempre altarini, scheletri dentro l’armadio, interessi secondari, tutte cose che ho sempre mal digerito in chi ci ha governato. Mettici anche che non sono schierata, manco di ideologia e non mi piace votare il pacchetto completo di una coalizione, perché mai trovo che ci sia un’idea da sposare nel complesso. Vabbè, sei abituata ai comizi, ma io non voglio farti perdere tempo. Ebbene, i miei figli sono cresciuti con in casa un padre con una formazione ideologica ben compatta e una madre totalmente distaccata dalla politica. Questo, ovviamente, nel tempo, ha generato confusione e anche poco interesse. Ma adesso che mio figlio è maggiorenne, non posso permettere che rimanga apatico di fronte a scelte che lo coinvolgeranno proprio nel futuro che si sta costruendo. Parliamo tanto e, alla fine, mi sono convinta che non tutto è perduto, che i genitori devono dare l’esempio e che non posso fare capire adesso a un ragazzo i pensieri che elaboro e che forse un giorno capirà, ma da adulto, con l’esperienza alle spalle e con la cognizione di causa che per ora non ha. Così, ho fatto in modo che fosse lui a convincermi ad andare a votare e sono andata. Lui era titubante, io ero pronta a rinunciare per l’ennesima volta, ma alla fine abbiamo entrambi esercitato il nostro diritto. Adesso spero che mio figlio formi delle idee proprie, si occupi di capire dove andremo e cosa accadrà a questa povera Italia. Non deve farsi condizionare da nessuno, camminare sulle proprie gambe, non più su quelle della mia indifferenza o su quelle fortemente ideologizzate del padre.
    Ho finito

    • Elena

      Cara Marina, questa è una storia bellissima che merita di essere raccontata. Il ruolo di una madre supera quello di donna, come spesso mi accorgo pur non potendolo esercitare in quanto, come sai , non ho figli. Ma c’è qualcosa in questo rapporto madre figlio che mi irretisce ed è l’assoluta disponibilità di una madre a compiere scelte anche molto distanti dalle proprie convinzioni pur di contribuire all’interesse di un figlio. Non biasimo la tua astensione, in fondo è essa stessa una scelta politica, anche se tu affermi di essere distante dalla politica da tempo. Una scelta che attraverso il silenzio urla la propria insoddisfazione, la propria distanza dai riti e dai comportamenti che spesso si rivelano contrari a quelli dichiarati. Ahimè, siamo nel mondo delle donne e degli uomini, che sognano, provano a percorrere strade per dare forma alle loro idee, azzeccano o sbagliano, e sanno, qualche volta, misurare gli errori e rimediarvi.
      La politica è questa cosa qui, l’ideologia è il modo in cui le idee si arroccano spesso producendo meccanismi altrettanto deleteri dell’astensione. Negli ultimi dieci anni della mia vita sto provando ad emanciparmi dalle convinzioni ideologiche per abbracciare la realtà e accettarla con tutti i suoi limiti, rinunciando a immaginarla diversa e collocando in un tempo che ancora non è arrivato l’opportunità di viverla come la vorrei. Ciò che non è mai cambiato in me è il desiderio di lottare per un mondo più giusto. Il voto è solo una piccola parte di questo che considero per me un impegno e un dovere che si è manifestato in molti modi differenti. Pensa che all’asilo protestavo con la maestra perché alcuni di noi facevano merenda con pane e burro e altri con le merendine. La differenza sociale che genera distanza e dolore mi ha sempre infastidita. Possa consolarti il fatto che nella vita non ho mai goduto pienamente di un voto espresso, ogni santissima volta che mi è stato possibile farlo. Ma ho continuato a votare. Perché se anche il mondo intero fosse corrotto, io voglio tenere accesa la mia piccola fiammella. Perché , di sicuro, questa piccola luce prima o poi ne troverà altre. Auguri per il tuo ragazzo, che ha una madre con il cuore (e il coraggio) di un gigante. Vi abbraccio

  • theobsidianmirror

    Non ho un ricordo così nitido del mio primo voto (nel senso che non ricordo se fu un referendum o se furono elezioni politiche vere e proprie), ma so per certo che anche per me fu un momento grandioso, il momento in cui potevo finalmente esprimere ciò in cui, negli anni precedenti, avevo elaborato tra i banchi di scuola. A quei tempi (ti parlo del finire degli anni Ottanta) era tutto però più facile, esisteva una destra, una sinistra e un centro ben distinti, per cui se eri cattolico guardavi al centro, se eri figlio di operai guardavi a sinistra, se eri figlio di imprenditori guadavi a destra. Oggi tutto questo è sparito, i gruppi politici sembrano tutti uguali e i loro leader dicono tutti le stesse cose. E ciò che i nuovi gruppi politici hanno prodotto una volta al governo è stato il vuoto assoluto. Tutti bravi solo a parole e a lottare per la propria “cadrega”. Oggi al massimo puoi essere con o contro Salvini: sai che bellezza! Un diciottenne di oggi non ha molto su cui elaborare un proprio pensiero, non ha nemmeno più dei genitori che possono regalare loro delle motivazioni, visto che rappresentano una generazione che ha perso da tempo le sue illusioni. Paradossalmente solo il non voto, oggi, è un messaggio forte a tutti quei burattini seduti in parlamento. è corretto pensare che il non voto è irrispettoso verso quelle generazioni che hanno combattuto per i nostri diritti, ma è anche vero che dei nostri diritti i governi che si sono alternati negli ultimi trent’anni li hanno già fatti a pezzi, senza trovare alcuna opposizione (governi tra l’altro spesso mai legittimati da un voto). Basti pensare alla legge Fornero, che ha sotterrato mezzo secolo di lotta dei lavoratori… e potrei andare avanti.

    • Elena

      benvenuto nel blog @Theobsidianmirror e grazie per il tuo articolato commento. Da ciò che scrivi deduco che abbiamo all’incirca la stessa età. Come te votai per la prima volta con tutta l’enfasi della mia militanza politica nel movimento studentesco. Avevo le idee chiare, un’ideologia precisa e ben formata, sui libri e nelle discussioni familiari, mi fu subito chiaro che avrei fatto parte di una esigua minoranza nella società, ma mi sentivo viva. Per la prima volta sentivo di poter contribuire davvero la cambiamento. Penso che dovremmo guardare con più fiducia alle nuove generazioni. Quello stesso afflato sono certa oggi corrisponda molti giovani diciottenni, e va da sé che la lettera è scritta da una diciottenne “di quel tipo” a un diciottenne di oggi che minimamente si riconosca in una quadro di valori per lo meno similare. Non sono d’accordo con te sul fatto che oggi l’unico segnale possibile sia il non voto, anche se mi rendo conto che stia diventando un’opzione sempre più praticata. Oggi c’è come allora un forte afflato nei giovani per il cambiamento. A differenza di noi cinquantenni di oggi, gli adolescenti del 2021 sono concentrati sul cambiamento climatico, sull’ecologia, sul diritto all’istruzione e sul diritto alla socialità. Le cose che la politica ha sbagliato sono responsabilità di chi ha compiuto quelle scelte e di chi resta in silenzio. Così almeno io credo. E la mia speranza, è proprio quella che la fiammella dei diritti, della giustizia, dell0uguaglianza resti accesa, anche se tira vento e potremmo doverla proteggere, come in questi giorni. Penso che la democrazia sia nostra e a noi tutti sta difenderla, proteggerla, migliorarla. Grazie per essere passato da queste parti 😉

  • Cristina M. Cavaliere

    Cara Elena, buongiorno! Sono riapprodata sul tuo blog nel senso che non è la prima volta che leggo i tuoi articoli, ma ora vorrei inserire l’indirizzo nel mio blogroll per averlo sempre a portata di occhio. Il tuo articolo mi è piaciuto molto e mi è piaciuto il richiamo a figure esemplari che hanno sacrificato la loro vita per noi. La mancanza di memoria ci fa dare per scontate troppe cose, e questo tuo incoraggiamento potrebbe fare al caso non soltanto dei giovani che votano per la prima volta ma anche di noi “veterani” proprio per il clima di sfiducia e quasi di rassegnazione che col tempo si è come sedimentato sul corpo elettorale. La frase “non so per chi votare” ha cominciato a risuonare come un mantra da almeno venti anni. Le contrapposizioni politiche degli anni 70-80 si sono dissolte e i partiti ormai non hanno più una loro fisionomia così netta. Ma i valori della partecipazione democratica sono irrinunciabili, anche se spesso si ha la sensazione di giocare in una partita con le carte truccate.

    • Elena

      Ciao Cristina, grazie per essere tornata e per inserire il mio blog nel tuo roll, che onore! la tua osservazione circa lo smarrimento nelle scelte politiche è ancora più vera in ore come queste, di sgomento e preoccupazione per le sorti del paese. Eppure, sebbene questa piccola lettera sia stata scritta pensando a un giovane, in realtà vale per ciascuno di noi. La memoria è un dovere. Per non ripetere gli errori, per conoscere e deliberare. C’è sempre una buona ragione per non mollare. Grazie per il tuo commento, a inizio anno restituisce un pò di speranza. Si può fare, bisogna solo andare avanti. Allora alla prossima, intanto buon anno cara.

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