Che amo il bosco lo sapete già.
Vivere in città per me sta diventando una tortura e dedico ogni momento di libertà a ricongiungermi con la natura, qualunque orma essa abbia.
Questo febbraio più caldo del solito è la stagione migliore per una passeggiata nel bosco. L’assenza di piogge e l’inverno rendono fruibili anche i sentieri più inerpicati e nascosti, privi di arbusti verdeggianti e foglie maestose.
Così a me, esploratrice entusiasta, si aprono vie che non avevo mai visto, tanta è la varietà dei percorsi che si intrecciano sulla Serra morenica poco lontano da Ivrea.
Perdersi tra i sentieri della Serra è più che un gioco per me: è una scoperta, un viaggio dentro me stessa, un lasciarsi andare a ogni bivio a ciò che dice il cuore e l’occhio desidera, una ricerca della bellezza che prosegue fino a quando gambe e braccia, impegnate con i bastoni da trekking, non dicono basta.
Solo allora mi fermo.
Perdersi sui sentieri della Serra
Quando mi regalo questi viaggi senza meta, con gli occhi bassi sul sentiero per evitare sassi, radici o rami d’albero che il vento forte di quache settimana fa ha spazzato, scopro sempre qualcosa di nuovo, qualcosa di inatteso e meraviglioso.
Mentre sollevo lo sguardo per filtrare il sole tra i rami secchi degli alberi, mi scopro a curiosare qua e là come se fosse possibile per me mappare quell’intreccio di legni una volta per tutte e fissarlo nella memoria, per la volta successiva.
Lavoro ingrato e inutile, lo sa bene chi ama camminare tra i boschi, ma necessario se non vogliamo che il nostro andare sia privo di una meta interiore.
La gioia che provo nello scoprire che al fondo di un sentiero appena battuto da qualche cinghiale si trova una chiesetta ormai abbandonata datata fine cinquecento, la Chiesa di Sant’Elisabetta, diroccata e fin troppo trascurata, un tempo punto di riferimento per le donne che tornavano dal duro lavoro dei campi.
Così scopro ancora una volta come nei boschi sopra Bertignano e Viverone si scovino tracce di un femminile che pulsa forte tutto intorno a me mentre viaggio cauta ma con passo deciso tra le foglie secche, i muschi morbidi come capelli di fata e bucaneve appena sbocciati.
Luoghi di streghe e di fattucchiere.
Luoghi in cui il duro lavoro era soprattutto prerogativa nostra.
Bucaneve che domani, chissà, si apriranno al sole di una primavera che già bussa alle porte mentre noi abbiamo ancora l’animo cupo dell’inverno nel cuore.
Perdersi, per poi ritrovarsi: un cammino che parla di me, ogni giorno
Così, dopo due ore e più di affannosa ricerca del
“E poi? Che ci sarà laggiù?”
avendo scoperto paludi in fondo valle, massi erratici che la tradizione vuole Tombe di Regina.
Ancora tracce di femminile lungo il cammino.
Persino le gemme che spuntano qua e là, smarrite, sono abbozzi di ciò che è in anticipo e che forse le tradirà.
Il piacere di ritrovarsi
Dopo due ore di girovagare senza meta, torno un sentiero conosciuto.
Lo imbocco quasi con rammarico, se non fosse che gambe e tendine cominciano a pizzicare, proseguirei ancora.
Mi piace l’ultima ora del giorno che è appena cominciata.
E mi domando se mai trovassi nuovamente la via, se innanzi a quel bivio in cui prima ho dovuto scegliere da che parte andare, una prossima volta non varrà la pena di scegliere laltra strada.
Per camminare un po’ dall’altra parte, dove avevo rinunciato ad andare.
Così, al rientro da un pomeriggio come altri, mi domando se quello che ho misurato oggi non sia una casualità ma il bisogno di perdermi e perché.
La voglia di viaggiare senza mappa guidata solo dall’istinto e dal sole, alla ricerca di angoli che non ho mai visto e gustando il piacere di camminare senza alcuna intenzione se non il piacere di farlo.
Forse sabato perdermi è stata per me una necessità.
Il bisogno di guardare, per una volta, l’intorno.
Il mio cuore sa che in fondo è così che si scoprono le cose più belle.
Andando e basta.
Senza troppi pensieri, senza remore o obiettivi vergati con il sangue, solo la minima intenzione di godersi il viaggio.
Perchè il solo modo di ritrovarsi è perdersi
Avere fiducia nella bussola che portiamo dentro di noi e che ci guida, anche quando pensiamo non funzioni più.
Una bussola che ci fa scegliere la strada da intraprendere e che ci premia se per farlo scegliamo col cuore, col cuore soltanto.
Grazie al bosco, alle tracce di donne che ho incontrato, al cerbiatto che mi è passato accanto e al sole che mi ha guidato.
E grazie alle mie gambe. Abbastanza forti da rimportarmi a casa.
15 Comments
Barbara
Eh, questo mi manca. Tra i permessi che non ho più e il Coronavirus (per cui da ieri sono in zona rossa, con movimenti limitati), ho dovuto tagliare le mie passeggiate e passare al tapis roulant (tocca dire che si, fa risparmiare tempo quel coso malefico). Perché io comunque sono cresciuta al limitare dei boschi, alle pendici dei Colli Euganei, proprio sotto il monte Calaone, che già da bambina raggiungevo la cima con le amichette in circa mezz’ora, tutta bella in salita.
L’ultima volta che ci sono andata però, parecchi anni fa, era tutto chiuso e recintato, nemmeno più un fazzoletto minuscolo di bosco dove raccogliere un fiorellino o stendersi sul prato. Quei prati della mia infanzia li ho invece intravvisti lassù, nel verde scozzese. Chissà che un giorno non riesca a passeggiarci tranquillamente… 🙂
Elena
Cara Barbara, eccoi tutti in zona “rossa”. Mal comune mezzo gaudio si dice, ma qui c’è poco da godere. Nemmeno i prati intatti ti hanno lasciato! Ti facevo ancora una montanara e invece sei definitivamente ict (con inaccettabile taglio di permessi, per giunta). Però ti inviio il tapi roulant. Ne avevo uno anche io, l’ho acquistato quando avevo smesso di fumare. Lo tenevo in terrazzo, prendeva solo polvere e dopo qualche mese l’ho ventudo. Ma giuro che se avessi una palestra o uno spazio adeguato in casa lo riacquisterei … In quetsi giorni di caos, i dolci sono la nostra unica consolazione!
Luz
Sai che ti immagino perfettamente tutta intenta a camminare con lo sguardo sul sentiero, le tue scarpe da trekking, equipaggiata ben bene? 🙂
Una curiosità: non hai timore di imbatterti in qualche animale o altro in queste passeggiate in solitaria? Sembrerà un po’ banale, ma io non avrei il coraggio di incamminarmi da sola in questi luoghi così solitari…
Elena
Ciao Luz, in questi boschi puoi incontrare cinghiali, ma di fronte non ne ho mai trovato uno, scappano molto prima. Puoi sentirne il rumore ora l’odore di selvatico, se stai attenta. La verità è che quando vado per boschi, l’animale più pericoloso che ho timore di incrociare è senza dubbio l’uomo. Abbracci
Sandra
Bellissimo, e pensare che quando sono in Valtellina nei boschi non vado praticamente mai. Devo assolutamente recuperare.
Elena
Ciao Sandra, quando sei in posti così belli è difficile godere di tutto. Ma non perdere l’occasione. Ti riconcilia con il mondo ed è molto utile alla scrittura
Grazia Gironella
Capisco! Capisco, capisco…
Elena
Eh lo so, lo so…
Brunilde
Bellissime le sensazioni che evochi con questo post. Camminare è qualcosa che libera le tossine mentali, mette a contatto con se stessi e ristabilisce l’ equilibrio interiore. Un po’ come nuotare: dobbiamo di essere grati al nostro corpo per le energie positive che è in grado di regalarci, se lo trattiamo nella dovuta maniera.
Elena
Ecco Brunilde, hai citato l’altra fonte di ispirazione, relax e riconciliazione con il mondo: nuotare (o navigare) in mare aperto. Diciamo che sono una donna fortunata: non tutti conoscono queste sensazioni e hanno la fortuna di potersele andare a cercare. Io insisto. Anche se, come dice Barbara nel suo ultimo post, il tempo è poco, voglio amministrarlo al meglio. Rinuncio alle cose poco importanti (riassettare la casa per benino, ad esempio) per sfruttare quei momenti fino in fondo.
Lo so, non sono una donna da sposare. Infatti… 🙂
Banaudi Nadia
Il bosco è in grado di ispirare poeti e scrittori da sempre, di dare pace agli animi inquieti e riparo a quelli innamorati. Forse è un po’ una culla dove risuona la voce più intima in grado di farci riflettere. Amo il bosco e il suo fascino, e con le tue parole sono un po’ andata in giro in questo posto meraviglioso, grazie.
Elena
Cara Nadia, grazie a te per aver compreso in pieno lo spirito del mio post. Il bosco per me è nutrimento, ispirazione, pace, ritrovarsi. Quando resto distante per settimane, mi manca. E poi, camminare sola, un regalo per me. Un giorno ci andremo insieme, ti aspetto. Anche se tu hai dei bei boschi anche laggiù 😉
newwhitebear
come invidio il tuo girovagere per il bosco. Mi manca moltissimo. I silenzi, i profumi, gli odori sono un viatico bellissimo per muoversi nel bosco alla ricerca di se stessi.
O.T. come richiesto sto procedendo alla stesura della seconda parte di quel racconto ispirato da un disegno di Pazienza. Se ce la faccio lo pubblico domenica 1 marzo
Elena
MA dai, Gian, davvero? Ma avevi detto che non avresti proseguito, sono felice di averti spronato ad andare avanti! Non vedo l’ora di leggerti! I boschi sono nutrimento per l’anima. Perché ti mancano? Non riesci a regalarti un po’ di natura, di tanto in tanto?
newwhitebear
Troppo lontani i boschi. In gioventù le vacanze poi ho cambiato città ma i boschi erano vicini. Adesso sono troppo lontani per pensare di raggiungerli.