I dinieghi sono ahimè all’ordine del giorno, come per ciascuno di voi.
Penso spesso che se mi fossi fermata tutte le volte in cui me li sono ritrovati davanti, oggi sarei inchiodata da qualche parte a fare la muffa 🙂
Quando approcciamo un fallimento, ovvero una sfida lanciata a noi stesse che abbiamo perso, possiamo trarre una grande lezione dai nostri errori, anzi dovremmo.
In questo articolo parlo di come possiamo fare tesoro di un fallimento e degli errori che commettiamo, in buona o cattiva fede, affinché il dolore che provocano non sia vano.
Come possiamo superare un rifiuto dopo aver ricevuto una porta in faccia?
Come reagiamo alle cose che fanno male, molto male?
Qualche volta il naso, se non ci scansiamo in tempo, prende una botta così grande che resta gonfietto per un bel po’. Si può rimanere quasi tramortiti, ammutoliti, magonati, fragili a causa di questa “botta”.
Se avete preso molte porte in faccia nella vostra vita, questo post fa per voi. Vi rivelo le mie 6 cose essenziali per superare un rifiuto, ovvero le strategie anti-fallimento che in questi anni ho sperimentato e che sarebbe bello fossero arricchite dalle vostre esperienze, in una logica di mutuo aiuto che mi piace sempre sperimentare, qui come nella vita.
6 cose essenziali per superare un rifiuto
Quando qualcuno rifiuta qualcosa di noi, qualcosa cui teniamo molto, rischiamo di pensare che l’intera nostra esperienza in quel momento sia fallimentare. Ed è normale, ma non sano e nemmeno saggio.
1. Rimuovere il senso di colpa
Dopo una massiccia porta ricevuta sul naso, da qualche parte dentro di voi si nasconde il temibile senso di colpa. Quell’idea malsana di non aver fatto abbastanza per tenerla aperta, o per conquistare ciò cui ambivate molto.
L’idea di non essere stati abbastanza…
Trovate quel senso di colpa, accartocciatelo tra le mani come fosse un vecchio giornale e buttatelo via.
A che vi serve? Anche se di sicuro sarebbe stato possibile fare di più, ormai è fatta, inutile rimuginarci sopra.
Piuttosto,
investite l’energia per rimettervi in piedi e fare ciò che avreste dovuto fare.
E poi fatelo, e basta
2. Isolare il problema
Guai a considerare l’intera vostra esistenza come fallimentare solo perché avete ricevuto un rifiuto! Isolate la questione e guardatela da lontano.
Sapevate che le dimensioni del problema cambiano se ve ne allontanate un po’? E’ questione di prospettiva…
Da laggiù quel rifiuto diventa uno degli eventi della giornata , non l’unico.
Di sicuro ce ne sono altri positivi di cui vi state dimenticando! Concentratevi su di essi e guardate il fallimento con il necessario distacco, altrimenti vi soffocherà.
E chiedetevi se fosse davvero quella la porta giusta per voi
3. Non lasciatevi intimidire e andate avanti
Per il guerriero della luce non esiste amore impossibile. Egli non si lascia intimidire dal silenzio, dall’indifferenza o dal rifiuto. Sa che, dietro la maschera di ghiaccio che usano gli uomini, c’è un cuore di fuoco. Perciò il guerriero rischia più degli altri. Ricerca incessantemente l’amore di qualcuno anche se ciò significhi spesso udire la parola “no”, tornare a casa sconfitto, sentirsi rifiutato nel corpo e nell’anima. Un guerriero non si lascia spaventare quando insegue ciò di cui ha bisogno. Senza amore, egli non è nulla.
Paolo Coelho – Manuale del guerriero della luce
Abbiamo già parlato di questo meraviglioso libro che è una formidabile guida spirituale in questo articolo nella rubrica Pillole d’Autore.
A me questa riflessione di Coelho fa venire in mente come spesso le persone siano gelide e respingenti perché temono di mostrare qualcosa che hanno dentro e che stanno cercando disperatamente di celare.
A volte al contrario si difendono dall’esterno perché temono che lasciar passare qualcosa possa cambiare il loro ordine delle cose, svelare tratti ignoti persino a loro stessi. Proteggono quel fuoco ardente e lo fanno con una enorme lastra di ghiaccio, che è quella che a volte vediamo e sperimentiamo noi altri. Stando così le cose,
“Vale davvero la pena di arrabbiarsi tanto?”
Ricordate l’articolo Le parole che fanno male? Era una riflessione sul dolore e su come allontanare il giudizio da noi che mi ha aiutato, ancora una volta, anche in questi giorni in cui di porte in faccia ne ho prese qualcuna anch’io 😉
4. Concentrarsi sulle cose positive
Fate mai caso alle cose belle che ci sono nella vostra giornata? Beh dovreste, perché sono di sicuro molte di più che quelle ascrivibili a piccoli o grandi fallimenti che vi portano verso il buio, la paura, la tristezza.
Tenete piuttosto lo sguardo focalizzato sulla luce. Una volta trovata dentro di voi o nelle cose intorno a voi, non perdetela di vista e lasciate che sia lei a nutrire la parte di voi dolorante e triste. Prendete da lì l’energia che vi serve per rimettervi in cammino. Aprite la finestra e fate entrare il sole!
Smettetela di dire “non sono brava, non sono capace”
ma affermate piuttosto
“Ho ancora tanto da imparare, per fortuna mi è stata data la possibilità di accorgermene”
5. Abbracciare i propri limiti
E se quella porta sbattuta in faccia vi avesse messo di fronte a un vostro limite, inteso come un livello oltre il quale per il momento non potete andare?
Lo stesso concetto di soglia da attraversare lascia implicitamente intendere qualcosa del genere e voi, accidenti, non l’avete oltrepassata.
E se approfittaste dell’occasione per rifare la punta alla matita che disegna i vostri limiti e fare in modo di alleggerire un po’ il tratto per farli magari scomparire?
Abbracciateli e fateli vostri. Si ridimensioneranno lasciandovi più leggeri. E poi,
Accettate il rifiuto come una parte del gioco
6. Ridete di voi stessi
C’è un’ultima cosa che ha un effetto meraviglioso su ciascuno di noi: Ridere di noi stessi. Ci avete mai provato?
Suvvia, fatevela una bella risata! Vi siete messi qualche grillo per la testa, poteva andare bene e per il momento non è andata, punto e a capo. Mica vorrete demordere, no, solo prendervi un po’ di tempo e nel frattempo prendervi in giro con una buona e sana dose di ironia, che non deve mancare mai.
Si chiude una porta? Poi si apre un portone!
Uno degli adagio più veri di sempre.
‘Qualcuno’ o ‘qualcosa’ è pronto a correggere il passo nella direzione sbagliata al posto nostro, una sorta di folletto che lavora per noi. Un po’ maldestro, a volte la porta gli sfugge e ce la sbatte in faccia ridacchiando, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Ma mentre voi siete alle prese con il metabolismo del fallimento e del rifiuto, curando il vostro ego ferito, il folletto lavora per voi! Vi cerca un’altra strada e stavolta, perché non vi confondiate, vi metterà davanti un bel portone.
Non dovrete fare altro che bussare e spingere dolcemente. Il portone giusto lo riconoscerete, perché potrete imbroccarlo senza dovervi sbucciare i gomiti. Sarà su misura per voi perché ve lo sarete conquistato.
Per ogni porta in faccia, per ogni strada chiusa ce n’è un’altra che si apre. Non abbiate timore di tentare ancora, perché
l’unico modo per fallire è smettere di provarci
E voi, come vi riprendete da una porta presa in faccia? Vi viene in mente un rifiuto che proprio non siete riusciti a digerire?
20 Comments
emiliacapasso
Non mi sono ancora ripresa… quello che afferma Coelho è molto romantico, pertanto poco realistico. Oggi come oggi, corteggiare una persona ha dei limiti ben precisi, dopo c’è lo stalking. I tempi sono davvero cambiati e le persone che corteggiano sono rimaste nei libri del novecento o nei film degli anni ’50, ’60 del secolo scorso. Sembrerò cinica e severa nel mio giudizio, ma pur ammettendo che cuori romantici ancora esistono, credo fermamente che l’amore nella sua connotazione più alta, sia morto.
Elena
Ciao Emilia! Pensa che quando ho scritto questo post avevo in mente una porta in faccia ricevuta recentemente da una lettrice forte su cui contavo molto per la pubblicazione del mio ultimo lavoro. Una delusione che ci ho messo un attimo a superare 🙂 Dal tuo commento mi sembra di capire che ci sia stata una delusione d’amore che non è ancora passata.
Le porte in faccia sentimentali sono molto più brucianti delle altre, perché coinvolgono completamente la nostra esistenza, lasciando a volte tracce durature. Credo che un paio di punti nell’articolo comunque siano validissimi anche per le situazioni affettive, soprattutto l’ultimo non-punto!
L’amore non muore secondo me, sfugge a noi l’oggetto del nostro desiderio.
L’amore è ciò che proviamo dentro di noi, in questo senso è immortale e “alto”. Forse Coelho pensava a qualcosa del genere….
In ogni caso è ciò che intendo io quando dico che l’unico modo per fallire è smettere di provarci.
Grazie per aver condiviso questo tuo stato d’animo. Un abbraccio
davidgrasselli
Credo sia come elaborare un lutto.
Bisogna prendere coscienza che quello che abbiamo previsto, sperato, immaginato, costruito, possa comunque finire in un modo o nell’altro. E vivere (ed accettare) il presente.
L’illusione è il piedistallo della delusione 🙂 …e la delusione è dolorosa.
Elena
Sì la delusione fa male, e la sua intensità dipende senza dubbio da quanto è alto il piedistallo 😉 Vivere il presente, perché nel presente non c’è la delusione del passato nè l’illusione del futuro….
Antonio
anch’io ho preso la mia dose di porte in faccia soprattutto nell’ambiente di lavoro ma essendo molto tenace per natura, sono riuscito a superare tutti gli ostacoli e il tempo, che è sempre galantuomo, mi ha dato ragione….
ciao cara Elena, un saluto affettuoso
Elena
Allora non ti chiameremo più Antonio ma fortunello 😉 Un abbraccio e buona tenacia caro Antonio
Giuseppe
Bellissimo post! Quando si chiude una porta c’è sempre un portone che si spalanca. La vita ha sempre delle riserve e delle opportunità.
Elena
Ciao Giuseppe, è incredibile come una verità tanto evidente sia spesso trascurata
. Bisogna solo attendere e un’altra porta si apre. Nel frattempo…. Scriviamo!
Marina
Le porte in faccia devono essere prese per quello che sono: odiose, dolorose e maledettamente istruttive! Se rimangono solo distruttive… nooooo!
🙂
Vero: riderci su aiuta a ridimensionare il mostro, ma come un serpente che si morde la coda, per poterlo fare bisogna già averlo ridotto, il mostro. Io dico che come per tutti i circoli viziosi, per uscirne, serve una spintarella dall’esterno che ci faccia comprendere quanto è instabile e limitata la posizione in cui ci siamo irrigiditi…
Elena
Ciao Marina, a me più che una spintarella è arrivato uno spintone
. Ma il messaggio è arrivato forte e chiaro. Certo se fossimo più connessi certi cartelloni non servirebbero…
emiliacapasso
Grazie a te!
Elena
Antonio
Fortunello? mi ricorda un omonimo gelato della Motta 🙂
Elena
?? Sono andata a cercarlo su internet perché non me lo ricordavo …. Buona domenica poesta
Marina
Io te l’ho detto che un sistema per prevedere le portate in faccia esiste….con un pó di pazienza e un pizzico di curiosità, potresti davvero provare che i sogni non sono solo sequenze occasionali di immagini casuali….
Studiare, bisogna…
😉
Elena
Buongiorno Marina, ci ho provato ma ho l’impressione che non sia il mio tempo… MA resto in contatto 😉 Baci e buona domenica
mattinascente
Spesso, quando si fanno progetti, si pensano tutte le possibili soluzioni a tutti i probabili risvolti negativi, dimenticandoci di godere della speranza che tutto possa “filare liscio”. Qualche contrattempo ci sarà sempre, vediamolo come uno stimolo e non come una fallimento. Concordo pienamente con le tue considerazioni. Buona serata.
Elena
Dillo a me, che di progetti ne ho sempre mille per la testa e li vedo e rivedo con attenzione quasi maniacale! Una faticaccia! Ogni tanto sarebbe meglio lasciarsi andare a qualche contrattempo, si faticherebbe meno 😉 Buona serata, anzi buon risveglio
mariateresasteri
Questo post avrei dovuto leggerlo un mesetto fa, quando mi è arrivata una bella porta in faccia, che proprio non mi aspettavo. Hai detto cose molto sagge, quella che sento di dover fare più mia è la quarta. Per natura tendo sempre a vedere il negativo di tutto, se c’è una minuscola cosa che non va e mille che funzionano, stai tranquilla che mi concentrerò solo sulla prima. Però è dannatamente difficile perché un conto è dirsi tutte queste cose, un conto è farle capire alla parte di noi stessi che è stata ferita. Quando è successo l’ultima volta, il primo impulso è stato quello di pensare: è un’ingiustizia, non me lo merito. Ed è stato paralizzante. Ci ho messo parecchi giorni, ma alla fine il rifiuto l’ho digerito.
Elena
Sono contenta che alla fine sia passato il dolore. E’ difficile fare ciò che sappiamo essere giusto per noi, specie se stiamo soffrendo. E’ un male comune. Anche io non avrei potuto scriverlo un mesetto fa perché avevo appena preso anche io la mia porta in faccia e mi ci è voluto un po’ di tempo per digerirla… Quello che è contato per me è stato pensare che mi aveva fatto vedere qualcosa che altrimenti non avrei visto. E posso assicurarti che a distanza del giusto tempo, mi pare non dico sia stata utile ma di certo non solo dolorosa. Oggi sono ripartita più decisa e consapevole. Insomma, quando dicevo che a volte le cose accadono perché non era il nostro momento, non scherzavo affatto. Penso che sia proprio così. Se solo riuscissimo a curare la parte di noi che soffre quando qualcosa non va perfettamente liscia…. Saremmo a cavallo, parlo per me!
Una cosa non l’ho scritta nell’articolo, la scrivo ora: coraggio, le cose vere, giuste per noi, prima o poi tornano a fare capolino nella nostra vita. E quando accade, in genere è la volta buona! Baci