Comunicare, secondo me

Raccontare e raccontarsi su Linkedin

Bentrovate care Volpi. Da qualche settimana sto meditando sulla mia presenza on line. Complice il percorso di studi per diventare coach, molte cose che prima davo per scontate ora sono, diciamo così, sotto osservazione.

In particolare ho riflettuto sul mio modo di esprimere e raccontare la mia professionalità, qualcosa che in tutti questi anni ho sempre lasciato sullo sfondo, senza mai “uscire allo scoperto”.

Insieme al gruppo con cui ho fatto il percorso per diventare Coach il tema si è presentato più volte, poiché per taluni questo mestiere, appassionante e ricco di soddisfazioni, era qualcosa da mettere in campo subito e dunque da comunicare, valorizzare.

E mentre ciascuno si adoperava per mettere in risalto le proprie qualità, mi sono resa conto che io avevo sempre evitato di farlo.

Un coach non si interroga sui perché ma sui come.

E dunque mi sono fatta alcune domande e ho deciso che da quella situazione era il momento di uscire. Se non sarò io stessa a dare valore a ciò che sono, chi potrà mai farlo?

Come ho fatto il primo passo? In un modo tanto semplice quanto banale: ho cominciato a raccontarmi e a raccontare sul social network professionale più utilizzato del momento: Linkedin.

Ed è stata davvero una piccola personale rivoluzione.


Raccontare e raccontarsi su Linkedin

Sappiamo bene come l’identià social sia imprescindibile in un mondo iperconnesso. Ho già parlato di come la coerenza tra essere e apparire, anche sul web, sia la chiave per mantenere nel lungo periodo credibilità e una rete solida di relazioni e rapporti, utili non solo nella vita amicale e di relazioni, ma anche professionale. Trovi i miei pensieri in proposito in questo articolo.

Nella vita i miei valori mi hanno sempre accompagnata e oggi, con molti anni alle spalle, posso dire di poter camminare a testa alta in qualunque contesto io mi trovi. Questo è sempre stato per me motivo di orgoglio.

Ma non sono mai riuscita a renderlo manifesto, se non in questo spazio virtuale in cui di tanto in tanto emerge questo tratto di me, sebbene io lo senta davvero molto riservato, quasi schivo.

Per queste e per altre ragioni affacciarsi su Linkedin per me è sempre stato un ostacolo. Quale parte di me mostrare?

La sindacalista? La scrittrice? La Coach?

Ho risposto a queste domande senza intenzione. La classica lampadina che a un certo punto si illumina in testa e le parole diventano chiare, visibili: devi raccontare chi sei, non ciò che fai.

Uno stratagemma singolare, perlomeno, se non strano, visto che su Linkedin tutti raccontano cosa fanno. E non solo lì!

Avete mai fatto caso a come si stabiliscono i primi contatti tra le persone? Quali sono le domande che facciamo tutti per rompere il ghiaccio?

Di cosa ti occupi? – Che lavoro fai?

Il lavoro è oggi il mezzo per definire la nostra identità e su un social network per professionisti è la prima cosa che interessa.

Ma noi siamo molto altro oltre al nostro lavoro e alla nostra professionalità!

Se ho aperto un profilo su Linkedin è per tentare di affermarlo! Oltre che per fare pace con la professionista che è in me, con la storia che mi porto appresso e con tutto ciò che ho fatto di buono, davvero. E che non ho ancora avuto il coraggio di mostrare e , forse, anche di riconoscermi fino in fondo.

Con che taglio ho cominciato

Ho scritto il mio primo post la scorsa settimana. Non mi sono data dei traguardi, mi sono detta Compila le cose con calma, pensaci bene, non c’è fretta

Un post emozionale, perché questa sono io, nonostante il lavoro che faccio o forse proprio per questo.

Quando avevo navigato sulla pagina di Linkedin e ho tentato di accedervi ho scoperto un mio vecchio profilo, aperto chissà quando, mai aggiornato.

L’ho chiuso. Apparteneva a un’epoca che non c’è più e ho deciso di aprirne un altro.

Un’epoca in cui della mia storia professionale non ero consapevole e, soprattutto, non avevo ancora imparato a raccontarla.

Io sono la mia storia

Questa frase è diventata un mantra per me, mi sostiene e mi indica la strada quando sono in difficoltà. E’ emersa in una sessione di coaching ed è diventata la mia compagna di ogni giornata.

Io sono la mia storia

Suona bene, non è vero?

Sa di radici ben piantate, di teste alte e schiene dritte, di esperienza e consapevolezza. Tenacia e avvisaglia di tenerezza.

Storia, umana, professionale, personale. Che torna a prendere forma mentre compilo la parte delle esperienze lavorative e non solo, ancora incompleta (uno dei disguidi del non tenere un curriculum sempre aggiornato è che poi le cose te le dimentichi, accidenti!).

Una bella storia. Ho finalmente aperto un profilo Linkedin per raccontarla.

Se ne avete uno, visitate il mio e datemi il vostro feedback. Qui vi anticipo come appare sul social network il mio profilo.

Raccontare e raccontarsi su Linkedin

Cosa accadrà agli altri profili? Beh, qualcosa dovrò mollare, non si può mica avere tempo per tutto! In particolare i più a rischio dismissione sono Instagram, con cui non sono mai andata troppo d’accordo, e Twitter, primo amore ora un po’ scemato.

Ma niente cancellazioni. Solo un sano stop perché altro possa fiorire. E poi, si vedrà …


E voi care Volpi, che rapporto avete con la vostra professionalità?

A che punto di soddisfazione siete rispetto al mondo dei social network?


15 Comments

  • Luz

    Non ho mai aperto un profilo su Linkedin e non è detto che non lo faccia. Al momento mi dedico a Instagram, gravitando in gruppi con interessi affini, ma anche lì, al di là del puro divertimento… non è che resti molto. Ricordo i migliori tempi di Facebook, che al momento trascuro molto. Mi sono piaciuti moltissimo i forum e da ultimo i blog. Mi dispiace solo essere arrivata al blogging in un periodo già di flessione. Che dire… si percepisce una crisi un po’ in tutto.

    • Elena

      Siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Arrivo al blog nel 2015 quando cominciano le defezioni ma riesco comunque a divertirmi e a offrire momenti di riflessione e svago. Mi basta. I forum non mi piacciono invece, ho provato a frequentare alcuni ma mi annoio subito, forse sono troppo richiedenti? Non so. Quel che è certo è che i social con me stanno passando un brutto quarto d’ora . Vediamo quanto dura LinkedIn, che ha comunque un approccio molto diverso. Se decidi di iscriverti ci vediamo là…

  • newwhitebear

    Preferisco il contatto diretto quando è possibile. Se è reale è molto meglio.I social potevano essere un bel modo di avvicinare la gente anche se distanti fisicamente ma sono degenerati. Iscritto a twitter al momento del suo lancio quando spesso compariva la balena a indicare che era collassato ma poi è progressivamente degenerato e ho chiuso. Facebook non pervenuto. Il resto mai presi in considerazione.

  • Giulia Lu Mancini

    Io ho il profilo Twitter da molto tempo, lo uso poco, solo per condividere i miei post del blog, ma è un social che mi piace perché seguo alcuni personaggi che mi interessano, non mi dispiace mantenerlo, non mi ruba tempo. Facebook e Instagram li uso per il profilo autrice senza particolare assillo, posto molto poco e mi serve sempre per la pagina autrice. LinkedIn ce l’ho ma non lo uso, sinceramente mi intasa solo la posta elettrica con le notifiche che cancello, dovrei chiuderlo perché proprio non mi interessa, mi fece iscrivere una mia amica tempo fa ed è rimasto lì, ho perfino dimenticato la password…

    • Elena

      Tempi duri per i social, anche il tuo commento @Giulia va in questa direzione mi pare. In fondo non c’è da stupirci: noi non solo curiamo un nostro blog, ma amiamo frequentare quelli dei nostri amici. Coltiviamo così la bellezza di incontrare persone di cui immaginiamo appena il volto, che non abbiamo mai neppure incontrato e che sentiamo così vicine, per la cura e l’attenzione che mettono nei loro commenti. Linkedin mi serve per mostrare un lato professionale di me che non posso giocarmi del tutto in ciò che faccio. Pensandoci bene, non solo è stata una sfida con me stessa, ma un modo per dire al mondo che ci sono e che mi metto in gioco. Vediamo qaunto dura 🙂

  • newwhitebear

    Twitter è chiuso da tempo. È stato il primo ma poi non ho avuto più tempo per seguirlo, quindi meglio chiudere. Facebook non pervenuto. Istangram idem. Linkedl ho aperto il profilo quando ero ancora in età lavorativa ma poi ha cambiato pelle e sono passato di là. Account attivo, ricevo le notifiche ma di fatto è un guscio vuoto.

    • Elena

      Insomma Gian, tra te e i social network una storia di successo… 😀
      Scherzi a parte, come vivi a questa distanza il modo oggi di intrattenere e coltivare relazioni?

  • Grazia Gironella

    La mia professionalità si esprime da tempo soltanto nella scrittura. Sarà anche per questo che finisco con il caricarla di aspettative poco realistiche? Chissà. Su Linkedin io ci sono, proprio come sono sugli altri social: una presenza-assenza. Non riesco più ad attribuire importanza a questi luoghi in cui alla fine, mi sembra, tutti sono nessuno. Non sarebbe un problema, in realtà, se non si usasse tempo prezioso per coltivare la propria presenza, tempo che si ruba ad altro. A te, naturalmente, auguro ogni genere di soddisfazione, su Linkedin e altrove. Ciò che facciamo è importante prima di tutto perché lo facciamo, per le nostre motivazioni. Un abbraccio.

    • Elena

      Ti ringrazio per i tuoi auguri @Grazia. Non ho aspettative, sinceramente. Mi diverte sempre scoprire nuovi luoghi di interazione e ci metto la passione che ho, in ogni cosa. Con altrettanta franchezza, soprattutto nei confronti di me stessa, mi fermerò se capirò che è la strada sbagliata. La scrittura è una professione come un’altra, anzi, più creativa e istintiva di altre. Il trucco è, come ho detto prima, non caricarci di aspettative. Anche se fosse la nostra unica occupazione, prenderla come una sorta di gioco, con leggerezza, aiuta. Senza mancare di rispetto a nessuno, io su Linkedin ci sto con questo atteggiamento, come altrove. Un abbraccio a te cara

  • Brunilde

    Fra me e i social media non c’è una grande intesa, anche se sono Instagram dove peraltro mi seguono in quattro gatti.
    Niente twitter e niente facebook, che fin dai suoi albori mi è sembrato incompatibile con le esigenze di riservatezza della mia persona e della mia professione.
    Linkedin è molto utilizzato da mia figlia, per motivi di lavoro, so che lo trova uno strumento molto utile.
    Per quel che mi riguarda, la mia avventura lavorativa è a fine corsa ormai, più per motivi fisiologici ( non ho più l’entusiasmo, sono stanca, voglio fare altro) che anagrafici. Il rapporto con la mia professionalità è stato appassionante e a tratti molto felice, ma ormai credo sia un percorso compiuto, mi sembra di essere già oltre, rivolta verso un altro capitolo della mia storia.

  • Marco Freccero

    Mah! Instagram: non fa per me anche se ci sono. Twitter l’ho chiuso. Resiste un po’ Facebook. Non sono mai riuscito ad andarci d’accordo (nemmeno con Facebook). Probabilmente perché non mi piacciono.

    • Elena

      Twitter in effetti è il primo a rischio. Se non ti piacciono è ovvio che non ti vada di aggiornarli. Io vorrei investire un pò su LinkedIn con contenuti originali, un pò come fai tu con le newsletter

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