Mi spiace cominciare questo post con un tono affatto positivo e ottimistico. Sono stanca, spaventata e arrabbiata. Non un’ottima condizione per scrivere su un blog.
Non un’ottima condizione per scrivere, in generale.
La ragione è la recrudescenza della pandemia e il dubbio, atroce, che la primavera sia passata invano. Le conseguenze di questa paura, di cui ho parlato la scorsa settimana sul blog, sono sotto gli occhi si tutti, sulla pelle di tutti, anche sulla mia.
Sfiorarla produce orripilazione. La novità è che questa condizione riguarda ormai anche la scrittura.
La bozza di progetto per il nuovo romanzo che ho terminato qualche settimana fa è decisamente migliore di qualunque altra abbia mai confezionato.
Sta lì, in una porzione di memoria del computer portatile che sistemo a fianco della mia poltrona preferita, come se facesse parte del gioco, la sera, dopo cena, sedersi, tirare il fiato dopo la solita, lunga, giornata e cominciare a scrivere.
Di da di da. Sui tasti mi muovo rapida e fallibile, per descrivere ambientazioni, trama, personaggi. Così accadeva.
Far volare la mia immaginazione durante il giorno e poi, la sera, stenderla, nero su bianco era ,l’appuntamento più atteso.
Ma da qualche tempo il fiato manca e il suono della tastiera non allieta più i silenzi tinti di coprifuoco.
Ho perso la voglia di scrivere. E’ questa la mia malattia.
Sono stanca di scrivere
All’inizio la stanchezza era solo fisica, ma presto si è trasformata in qualcosa di più pervasivo, la stanchezza mentale.
Sfiducia. In fondo scrivere un buon libro, trovare lettrici e lettori appassionati, attenti, un buon editore per fargli vedere la luce e poi, vendere, perché tutti vogliamo vendere, altrimenti a che scopo scriviamo? – Non è affatto facile.
Essere letta, la mia – difficile – ambizione
Non sono tra coloro che si illudono di mantenersi scrivendo o accumulando chissà quale fama e denaro. Non mi piacciono le favole.
Ma essere letta da molte/i sì, è la mia ambizione.
Solo chi ha questo stesso fuoco dentro comprende la dedizione, la fatica, la continua focalizzazione che richiede scrivere. Non importa se il prodotto è modesto o straordinario, spesso il tempo e l’energia dedicati sono eguali.
Scrivere è un mestiere totalizzante. Ci pensi sempre, in ogni momento, con qualunque tono di umore.
Spesso ho parlato di resistenza, di tenere duro, di non mollare.
Ma il momento in cui metti le cose in fila arriva sempre.
Se ci riesce di farlo senza stress, scovando nella memoria l’aritmetica dei fattori, il bilanciamento dei pro e dei contro, del positivo e negativo, è anche meglio. Altrimenti occorre avere la forza di leggere il risultato.
La mia non è stata una scelta, ma un meccanismo che la mente inconscia ha messo in campo mentre pensavo ad altro.
Un pensiero che evidentemente mi accompagnava da tempo.
E poco importa se Càscara sta per essere pubblicato, anche se l’editing deve ancora cominciare e non ho che poche idee per la copertina. Con questa pandemia, a chi potrei presentarlo?
Sarete mica tra coloro che pensano davvero di promuovere un libro soltanto on line?
Il punto per me però è un altro: la stanchezza di scrivere è oggi un fatto reale, qualcosa di molto simile alla demoralizzazione.
Forse non dovrei leggere romanzi straordinari come La pista di ghiaccio, di Roberto Bolaño , o evitare di rituffarmi nelle pagine di Sciascia solo perché dopo aver visitato la sua terra mi sembra di comprendere meglio la complessità delle vite che racconta.
O sfogliare di continuo Dostoevskyi, che regna impavido sulla mia testa, sopra la mensola della scrivania, con i due tomi dei Fratelli Karamàzov che non ho mai avuto il coraggio nemmeno di recensire, tanta è l’ammirazione che provo. Potete chiamarlo timore reverenziale, se credete.
Lo amo persino più di Jorge Amado, che mi ha regalato colori che non avevo mai nemmeno immaginato con la sua Tocaia grande o Mar Morto.
Sono i miei mostri. Mettono in evidenza quanto oggi sia difficile il mestiere di scrivere a un livello non per tutti raggiungibile.
E’ pur vero, lo dico al solo scopo di consolarmi, che vi sono oggi molti autori che vanno per la maggiore e che sono appena passabili. Ma sono specchietti per le allodole, trappole per cervelli incerti: ti lasciano immaginare che anche tu puoi farcela, se ce l’hanno fatta loro. Ma è solo un’illusione che presto si disvela.
Così, venendo al dunque, mi sono chiesta in questi giorni se nell’immenso mondo di storie e narrazioni che ci gira intorno, ci sia spazio anche per le mie modestissime storie.
Probabilmente no.
Una consapevolezza aspra e tagliente, frutto forse di questi giorni incerti e spaventosi.
Giorni in cui ai silenzi delle strade vuote si aggiungono quelli della mia tastiera, orfana dei suoi di da di da.
Che ne sarà del mio ultimo lavoro e di quello ancora in gestazione?
Di quest’ultimo, non so.
Del primo, ovvero di Càscara, so dire che verrà alla luce, in qualche modo. Avrà una madre perplessa, incerta e sfiduciata. Ma sarà pur sempre una madre.
E voi care Volpi, come ve la cavate in questo periodo con la scrittura?
Contenuti correlati al post
27 Comments
Marco Freccero
Lo scrittore George Mackay Brown in una delle sue ultime interviste (è morto nel 1996) si augurava di aver fatto un buon uso del dono ricevuto. Questo solo gli importava, non quello che avrebbero scritto o detto critici o lettori. Credo che sia questo il giusto modo di affrontare la propria scrittura. Probabilmente ci sono doni capaci di affrontare anche le sfide più difficili, e persino di vincerle.
Elena
Caro Marco, grazie. Oggi ho ricevuto messaggi che mi hanno da un lato rincuorato e dall’altro fatto sentire meschina. Alcune persone avevano letto il post e mi hanno incoraggiata da posizioni di sofferenza e disagio più ime della mia. Un cedimento che non ritiro ma che mi fa pensare Non faccio mai abbastanza conto sulle persone, silenziose, che leggono e apprezzano, anche solo i miei post. Il tempo dirà se il dono sarà capace di affrontare la difficile sfida che ho davanti. Forse si tratta solo di scegliere lo strumento giusto. Vedremo.
Sandra
Spiace per queesto tuo avvilimento cosmico, più che comprensibile. Sulla scrittura no, non sto scrivendo nulla di nuovo ma ho molte cose in uscita e sì, credo che i libri ora si possano promuovere on line. O meglio, vista la mia identità di autrice, nel tempo, pre pandemia, mi sono comunque resa conto che le presentazioni fisiche sono diventate sempre più difficili: manca la disponibilità delle librerie, dei luoghi, a meno che l’autore sia disposto a pagare per organizzare un aperitivo, affittare un locale, offrire qualcosa a un pubblico che non si sa se acquisterà le copie. Ebbene no, io questa cosa non la voglio fare. non pretendo di essere pagata ma neppure di pagare io. Mediamente la cosa funziona che allo scrittore vengono perlomeno rimborsate le spese. A me è successo solo una volta, vitto e alloggio durante un weekend, sostenere io le spese la vivevo come una gavetta, ho ricevuto in cambio di tutto: bottiglie di olio pregiato per dire, ma ora basta. Rimangono le fiere, belle, belissime, ma i libri non scandono, uscendo in questo periodo, le nostre opere saranno comunque pronte per quando questi eventi riprenderanno. La presenza social dell’editore, più che dell’autore, ora è assolutamente necessaria e va fatta con professionalità e competenza, questo è qualcosa a cui tocca guardare per la scelta di un editore.
Ciò non toglie che ora ci si possa anche fermare, se costa fatica ed energie che inevitabilmente dobbiamo dedicare ad altro.
Elena
Mi è successo soltanto una volta. Una libreria mi ha chiesto una percentuale sui libri venduti. Non mi è parso accettabile e ho rifiutato. Al contrario ho trovato un molte librerie disponibili a ospitare eventi e serate che comunque fanno vivere i locali che diversamente spesso sono vuoti. Non sempre c’è il pienone ma il bello di parlare di letteratura e narrativa dal vivo è decisamente la mia dimensione. Forse la piazza di Torino è più semplice. On line non ce la faccio. Non mi piace inflazionare le bacheche con le promozioni. Ma al di là di quello, hai ragione : i mio è un avvilimento cosmico. Forse è solo un passaggio verso un altrove che ancora non conosco. Vedremo
Maria Teresa Steri
A volte lo stato d’animo interiore influisce negativamente sulla voglia di scrivere, quindi penso sia più che normale, data la situazione, non sentirsi tanto in vena. Io arranco parecchio con il mio nuovo romanzo, benché fossi partita di slancio. Ora è impossibile ignorare ciò che sta accadendo e non sentirsi coinvolti e avviliti. Non c’è molto da fare, almeno da un punto di vista di scrittura, se non accettare che non ci sentiamo nelle condizioni migliori per scrivere e aspettare. Però non trascurare il romanzo che sta per uscire, perché il periodo di esordio va sfruttato nel migliore dei modi possibili. Almeno nella promozione online.
Elena
Eh hai ragione ma con questa ghirba non la vedo bene. Per fortuna Càscara deve uscire nei primi mesi del 21 e mi auguro proprio per allora di essere in uno stato migliore. Grazie per l’incoraggiamento e il consiglio. Credo che la cappa che sento sia il problema. Non so se riuscirò a scoprirla. È proprio che vedo tanta bravura e non mi convinco che la mediocrità di cui oggi dispongo possa e debba essere accominata a tanta bellezza. Non lo dico per essere consolata, lo penso. È proprio il mio momento che sto attraversando. Sarà mica la menopausa?
Brunilde
La scrittura è sicuramente un dono, un modo di essere, un’esigenza. Il processo creativo è stimolante ma pure faticoso.
Accetta la tua stanchezza, sii gentile con te stessa e non fartene un problema.
I cali di energia sono fisiologici e inevitabili, in un momento come questo poi impossibile non farsi condizionare da quello che stiamo vivendo.
Ti abbraccio forte e aspetto Cascara!
Elena
Ti abbraccio e ti penso, Valchiria dei tribunali. Sono stanca, ci hai preso. Ti ascolto
Grazia Gironella
Non si può pensare che amare la scrittura significhi viverla sempre in serena letizia. Ci sono periodi in cui è così, ma anche periodi in cui si avverte il peso di un’impresa così faticosa, e per quali risultati, poi? Sono due facce della stessa medaglia, perciò bisogna accettarle entrambe, senza cedere alla tentazione di affidare lo scettro all’una o all’altra. Riempi i tuoi serbatoi di altro. A volte scrivere è troppo totalizzante. Come un innamorato serio, quando gli sarà passata, tornerà. 😉
Elena
Mi piace l’idea dell’innamorato serio che poi torna. Ma è serio o solo sconsolato? 😀 I miei serbatoi sono pieni, forse è proprio questo il problema. Ma questa è un’altra storia. Mi auguro che per te in questo periodo vada meglio. Abbraccio cara
newwhitebear
è un periodo di stanca. Avrei molte idee, e qualche testo pronto all’auto pubblicazione ma mi mancano gli stimoli. Come hai dettoil riavviarsi della pandemia mi toglie serenità e quindi faccio altro. leggo qualcosa, rileggo vecchie riviste ma non sono tranquillo.
Elena
Mi consola Gian sentire che vivi le mie stesse difficoltà, tu, che scrivi come un treno in corsa. Leggerei anche io se non mi addormentassi. Accetto, con fatica lo ammetto, la situazione e spero che passi presto. Un abbraccio, riguardati
newwhitebear
Speriamo che passi presto, virus compreso.
Un abbraccio
mattinascente
Non scoraggiarti, l’arte e la cultura sembra sempre che siano un di più, un qualcosa di cui si può fare a meno, ma l’essere umano non è fatto solo di corpo: sano, malato, nutrito, affamato … Ritornerà il piacere di leggere, di sognare, di immedesimarsi in altre realtà, di lasciarsi andare e allora … eccovi pronti con i vostri romanzi, con la vostra fantasia, con il vostro impegno. Ora, non possiamo fare altro che sperare nella brevità dei tempi e lavorare per il futuro. Un abbraccio e buona giornata.
Elena
Cara Mattinascente, grazie. La tua convinzione e la tua forza ci sostiene. Coltiviamo la speranza, abbraccio ricambiato (e speriamo che passi presto, soprattutto la situazione per tutte le persone a rischio)
Marina
Beh, male, cara Elena. L’ho raccontato: c’è stato l’episodio della perdita dei racconti cui stavo dedicando anima e corpo negli ultimi tempi ad aprire il varco di questo enorme vuoto che la delusione mi ha lasciato dentro. Non sono più riuscita a mettere due parole in fila e, pensa, nemmeno il blog è stato per me un valido rifugio.
Il covid, tuttavia, non c’entra nulla. Ammetto che la riproposizione del problema mi ha scompensata, come già a marzo, ma è come se ci avessi fatto una sorta di abitudine, adesso in relazione alla pandemia vivo male solo l’impossibilità di andare in piscina (la mia ancora di salvezza)
Ti dico, per quanto serva, di aspettare senza tirare conclusioni definitive: metti a riposo la scrittura, ma lascia la porta socchiusa, tanto prima o poi la voglia di scrivere torna. L’ho sperimentato in altre circostanze e vedrai che arriverà il momento in cui anche questo orribile periodo sarà solo un brutto ricordo. Dobbiamo tutti tenere duro. Non mollare, Elena.
Elena
Ciao Marina, intanto grazie. Perdere qualcosa su cui si è lavorato molto e con molta fatica può essere uno choc e diventare un ostacolo invalicabile. Io credo di passare, come tu suggerisci, il tuo mio momento no
Conoscendomi, come donna appassionata, certo in questo periodo le mie energie sono largamente dedicate al mio lavoro, dunque le mie cose restano a secco per così dire. Mi pare necessario e, passato qualche giorno giorno dal nero assoluto, oggi lo riconosco. Ma la sofferenza resta. Soprattutto la caduta di fiducia nelle mie possibilità che credo ancora sia un portato del mio spietato realismo. Dobbiamo tenere duro , tutti. Se penso alle sofferenze per la salute che molti in questo periodo provano, sento vergogna. Davvero. Riposo un pò, provo a tenere aperto il blog anche se con toni minori e aspetto. La vostra presenza aiuta, eccome
Grazie
Giulia Lu Dip
Può capitare un periodo di stanchezza e sicuramente la situazione che stiamo attraversando non aiuta, si perde la motivazione quando il mondo tutto intorno sta soccombendo per questo maledetto virus.
Io in questo periodo non sto scrivendo granché, ho qualche idea che mi gira in testa ma faccio fatica a trasferirla sulla pagina, però non sono scoraggiata per questo, so che prima o poi scriverò di nuovo.
Elena
La scrittura è un’amante frivola. Ci fa innamorare follemente e poi, per un po’ ci abbandona. Il tema per me non è il famigerato terrore della pagina bianca, quanto piuttosto una riflessione sulla qualità di ciò che scrivo e sul senso di farlo. Un tema con il quale è persino più difficile confrontarsi. Non credi? Ti è mai capitato di ragionare non tanto sulla volontà di essere scrittrice piuttosto che sulla reale esigenza di farlo? Ecco il mio dilemma… Mi auguro sia solo stanchezza. Tuttavia sono pronta a fare i conti con me stessa
Barbara
Come me la cavo con la scrittura? Direi bene, ho appena chiuso e pubblicato il quinto racconto della serie di Halloween, la storia di Liam e Caitlyn. Ed è stata una bellissima boccata d’ossigeno puro in cima alla montagna, dopo una lunga scarpinata in salita! L’ho scritto all’interno del 2020 Cycling Challenge, che ho trasformato in Writing challenge (perché il cycling l’avevo già fatto a settembre): ogni giorno almeno 20 minuti di sola scrittura creativa. Alcuni giorni era difficile ritagliarsi 20 minuti di tranquillità, ma ci sono riuscita (tra l’altro, continuerò per tutto novembre, vediamo quanti altri racconti riesco a sfornare). Soprattutto mi ha aiutato a staccare non sono dalle notizie pandemiche (si sapeva della seconda ondata, davvero pensavamo di esserne esenti?!) e dallo schifo di post e commenti negazionisti sui social, che sono pure peggio.
Spiace vedere che in nemmeno un mese il tuo mood sia cambiato così tanto. Più che la stanchezza di scrivere, la tua sembra stanchezza di “scrivere per vendere” che non è nemmeno “scrivere per essere letti”, e di mezzo c’è proprio la promozione e le vendite. Si può promuovere un libro solo online? Certo che sì, ma richiede tempo, risorse e/o competenze. E quindi torniamo a quello che scrissi tempo fa: la scrittura è un lavoro per ricchi. Altrimenti la scrittura è una bellissima avventura, al pari di una camminata per il bosco. 🙂
Elena
Ciao Barbara, vado a leggere il tuo ultimo racconto, peraltro ieri sono andata a fare una bellissima passeggiata nel bosco che mi ha rinfrancato. Mi spiace che il mood diciamo così negativo mi abbia impedito di spiegare al meglio cosa provo, ho appena risposto a Giulia provando a chiarirlo. Scrivere di sicuro richiede tempo e perseveranza, ma il tema per me è un altro. È la qualità di ciò che scrivo, che temo possa influire sulle vendite anche se non è il tema centrale del mio cruccio. Leggo autori meravigliosi e mi chiedo davvero che senso abbia provare a sfidarli. In questo momento non credo di essere all’altezza della letteratura che amo. Ecco il problema. Mi piacerebbe sapere se qualcuno si è mai confrontata con questo dilemma… Buona domenica
Grazia Gironella
Secondo me non dovresti fare questi paragoni. Quanti libri ti sono piaciuti molto, ma non classificheresti tra gli eccelsi? Tanti, di sicuro, ma sei contenta di averli letti. Se qualcuno ti legge volentieri, significa che vale la pena di scrivere; se invece si parla di risultati pratici, allora la domanda diventa: vale la pena di lavorare tanto per quello che si ottiene in cambio? E lì ognuno deve capire in quale misura lo scrivere sia autoremunerante. In questo periodo per me lo è, ma so che arriverà anche la fase down, è inevitabile.
Elena
Hai ragione. Il tuo commento è incontrovertibile. Sono in crisi. Non so se è la pandemia, la fiducia in calo o cosa, ma certo l’idea di dover promuovere un solo in line non aiuta. So che ci sono pratiche efficaci ma non so se sono adatta a percorrere. Grazie per il tuo commento e sostegno
Barbara
Metto insieme qualche elemento, vediamo se può essere utile.
A Giulia hai risposto: “Ti è mai capitato di ragionare non tanto sulla volontà di essere scrittrice (ndr. “essere” e non “fare”) piuttosto che sulla reale esigenza di farlo (ndr. “fare” e non “essere”)?” Qual è secondo te la differenza tra l’essere scrittrice e il fare la scrittrice?
Citi i tuoi romanzieri preferiti, quelli con cui confronti la qualità dei tuoi scritti: Roberto Bolaño, scrittore cileno (contemporaneo, tradotto), Fëdor Dostoevskij, scrittore russo (non contemporaneo, tradotto), Jorge Amado, brasiliano (contemporaneo, tradotto). Sono tutti fuori dall’Italia e, anche quelli contemporanei, scrivono al passato (sono morti attorno al 2001). Forse più che la qualità (con di mezzo una traduzione), sono argomenti e ambientazioni? Ti sei confrontata con autori italiani attuali?
Non conosco Bolaño né Amado e Dostoevskij non mi piace granché. Leggo semplicemente altri generi. Allo stesso modo, il mondo è pieno di lettori con gusti differenti. Perché ritieni di dover “sfidare” Bolaño, Amado e Dostoevskij anziché trovare un pubblico solo tuo? “Il mondo ha sempre bisogno di libri” mi ha risposto una mia lettrice. 😉
Elena
La tua lettrice cara Barbara è piuttosto sagace. Amo molto gli stranieri ma apprezzo anche gli italiani. Ma, già perché non mi confronto con loro? Dobbiamo mica scomodare Freud o Jung? . L’altro giorno, camminando tra i boschi, mi è tornato in mente il nuovo progetto, un’idea per uno dei personaggi. È stato solo un istante ma non chissà
Grazie cara amica e buona serata
Luz
Questo tuo post mi rattrista. Perché tu rappresenti, fra tutte le blogger che frequento, una delle punte di diamante anche solo dal punto di vista della tua personalità. Lo sai quanto ti ammiro, ci sono stati post in cui hai scritto l’esatto opposto, hai raccontato la tua energia vitale. Pensa che mi capita di andare a rileggerli per rivivere quel racconto di cosa significhi amare la vita e trovare mille spunti creativi. Hai tutta la mia comprensione riguardo a questo periodo. Ci risiamo. Ci siamo ricascati come prima e stiamo tutti aspettando un nuovo Dpcm che probabilmente ridurrà di molto il nostro raggio d’azione, ma… mai, e dico mai permettere a questo come a mille altri motivi di spegnere quell’entusiasmo che regala il dono dell’immaginazione.
Elena, riprenditi, torna a essere e fare quello che sai fare benissimo. Io sto aspettando Càscara.
Elena
@Luz, se fossi qui ti abbraccerei.