
Vedete questi volti sorridenti nella foto? Belli vero? Sono gli equipaggi dei 29 Fireball che sabato 29 aprile e domenica 30 aprile hanno partecipato alla regata di interesse nazionale organizzata dalla classe per i 50 anni del Fireball.
Di questi tempi è sempre più complicato organizzare regate monotipo, di derive o cabinati, con numeri come questi.
La partecipazione a questa regata va rimarcata anche per questo. Un discorso che vale in generale ma anche in particolare per il Lago di Viverone, che dagli anni ’90 non vede così tante barche sfidarsi con i nostri venti ballerini ma tuttavia sufficienti per regatare e disputare manifestazioni importanti come questa.
Insomma, non ci manca niente.
Una bella scoperta: la classe Fireball
Ho avuto il piacere di essere con loro nel mio ruolo di Ufficiale di regata, insieme ai miei colleghi con i quali ho lavorato benissimo. Non ho dunque una conoscenza approfondita, ma voglio descrivervi le mie impressioni, che possono essere arricchite dalle vostre, anzi, accomodatevi!
- L’orgoglio di appartenenza alla Classe. Ho visto tutti, regatanti e accompagnatori, insieme prima e dopo la regata come in una grande famiglia. C’è un legame che si spiega solo con il senso di appartenenza a qualcosa di grande.
- La presenza di un bel gruppo di giovani. Sono tutti atleti, perché la deriva è tecnica e vuole venti freschi. Questi ragazzi possono dare tanto alla vela in generale. Bisogna tenerli d’occhio.
- La varietà dell’età dei regatanti. La metà della classe è over 35 anni. segno che la barca è davvero per tutti. Lo spi è poco più di un palloncino, ma portarlo, con venti ballerini o leggeri, non è facile. E nemmeno il trapezio è uno scherzo. I regatanti hanno portato ottimamente le barche e hanno regalato a tutti noi, in acqua o a terra, un bellissimo spettacolo. Le generazioni si incontrano e si saldano in questa classe attorno alla passione per una barca che è qualcosa di più che un natante.
- E infatti, la quarta caratteristica della classe che vedo è proprio l’amore per la barca. Quando si ha profonda convinzione e ammirazione per qualcosa, vorresti che il mondo ne conoscesse le doti. Per questo e per non far morire la classe che giovane non è più, le barche si possono adottare, prestare, gratuitamente. Un gesto che chiede solo rispetto e altrettanta cura per queste barche che non vogliono morire e che viene ripagato dalla disponibilità dei regatanti più esperti ad aiutare i nuovi arrivi con l’armo della barca e la regolazione delle vele. Li ho visti a terra aiutarsi gli uni con gli altri. E queste sono le cose che vorrei vedere, prima delle regate e nella vita quotidiana.
- Agonismo, non competizione. Avete mai riflettuto sulla differenza?
- Simpatia. La due giorni è stata un appuntamento di sport ma anche di gioco e di stare bene insieme. come se fossero tutti su una barca di venti metri la sera, a cena, dopo una lunga traversata. Stanchi ma felici. A ridere e scherzare insieme.
Vi pare poco?
Già ma, com’è andata la regata?
Certo, è chiaro che volete sapere della regata… Allora ve la racconto!
Sabato 29 aprile
Segnale alle 13. Vento pronto per le 12.30. 29 barche in acqua con una bolina messa giù verso la Masseria, con 5/7 nodi di vento. Perfetti per partire.
Percorso a bastone con stocchetto a 90°. Primo lato 0.7 miglia, per raggiungere un tempo per ciascuna prova di 40-45 minuti. Obiettivo raggiunto.
Istruzioni di regata prevedono la Bandiera Arancione, da issare 10 minuti prima dell’inizio della procedura di partenza, avvenuta con bandiera Papa (mi sono accorta che non ho mai scritto come si parte, farò presto un articolo!).
Ma la prima procedura è stata una cosa diversa. Abbiamo dato una partenza esclusivamente per le barche dei soci della classe che sono recentemente scomparsi. All’ammaino della bandiera di avviso al tempo zero, solo due barche sono partite, quelle del giro d’onore, le altre sono tornate indietro. E’ seguito un lungo battito di mani, un saluto a chi in realtà siamo certi fosse in acqua, lì con loro.
Poi Primo Ripetitore e via, si riparte, questa volta con la prima prova che risulterà valida ai fini della classifica.
Il sole e il vento hanno regalato una bellissima giornata di regate con le tre prove previste disputate. Solo un OCS e qualche fischio in acqua per la regola 42, prevista dalle IdR ma che è risultata una novità per i Fireball. Poco male, qualche virata e abbattuta e sono ripartiti tutti i fischiati 🙂
Nessuna protesta, una classe tranquilla e pacata, ma competitiva fino al midollo.
Domenica 30 aprile
Tempo brutto, con un temporale che si è messo a circolare sulla nostra testa senza definire un vento. Il comitato è rimasto in acqua fino all’ultimo minuto possibile per dare la partenza, alla disperata ricerca di una bolina che durasse per più di dieci minuti.
Per fortuna le barche hanno navigato nei bordi possibili, rendendosi perfettamente conto che non c’erano le condizioni per regatare. Almeno non hanno preso acqua…..
Tre prove, vinte da un equipaggio tutto femminile!
Sono una Ufficiale di Regata, ma sono una donna. La gioia nel vedere, per tutte e tre le prove, due donne alla guida del Fireball che ha vinto la regata dei 50 anni della classe, con al timone Christina Haerdi, Svizzera, è stata davvero grande. Bravissime!
Congratulazioni a tutti gli equipaggi. Date un’occhiata classifica definitiva del 50°Fireball, troverete tanti nomi conosciuti dalle nostre parti.
Una menzione speciale va agli equipaggi che hanno adottato il Fireball qualche giorno prima, come Fabrizio e Adriana, Anna e Valter. Hanno appena cominciato a conoscerlo in queste ore è già erano in acqua! Bravissimi, siate genitori amorevoli!
Ma una regata si vince anche a terra
Nelle “cene di gala con quiz” organizzate dalla Classe (Io non ho fatto fatica a rispondere e sareste stati agevolati anche voi se aveste letto l’articolo 50 anni di fireball!), ma anche nell’organizzazione al di là della regata in acqua.
Vi raccontavo all’inizio che dalle nostre parti era molto tempo che non vedevamo una regata come si deve. Siamo dunque noi che dobbiamo ringraziare in primo luogo la Classe per questa opportunità.
Ma un ringraziamento va anche alla splendida organizzazione dell’AVNO. Un Circolo che si sta dimostrando un affidabile punto di riferimento per tutta la Zona per manifestazioni di questa portata.
Può contare su un bel gruppo di appassionati ma anche su una squadra di appassionate veliste di terra che si occupa del conforto agli sportivi, dall’amministrazione e organizzazione, ai premi, alle cene (a parte Aziz con il suo Kebab) e a tutto il resto.
Insieme a tutti gli altri volontari e all’assistenza, cui hanno contribuito anche i soci della Lega Navale e del Circolo Nautico Torino, hanno reso questa due giorni davvero indimenticabile. Un sincero grazie (anche per le foto).
La vela fatta così ci piace parecchio. Non disperdiamo l’entusiasmo e mettiamolo in comune per costruire manifestazioni sempre più belle.
Lo dobbiamo alla vela ma anche un po’ a noi stessi
Buon vento, marinai e buon 50°!