Il mondo con i miei occhi

Salone del Libro per self: sì o no?

Bella la mia Torino, in questi giorni teatro di eventi importanti. Ne sono felice e orgogliosa.

Si è appena concluso l’Eurovision Song Contest, vinto dall’Ucraina, una vittoria meritata e non solo per la musica, che ha riempito la città di suoni, colori e improvvisazioni e il PalaAlpitour (detto anche PalaOlimpico) di entusiasmo.

Un evento che ha dato lustro alla città e che è servito da colonna sonora per una Europa più grande e coesa, almeno lo spero. La bellezza delle coreografie, gli impianti e le luci, il palco e le professionalità d’eccezzione sono lì a testimoniare che è possibile.

Bravi a tutti coloro che hanno permesso che questa festa della musica e dell’Europa potesse avere corso qui, a Torino, città che da anni pensa a sé stessa come a un’orfana e che dovrebbe cominciare a riprendere in mano il proprio presente e il proprio futuro.

Salone del Libro per self: sì o no?

Non dimenticherò la kermesse Eurovision, anche perché ho avuto l’opportunità di effettuare un sopralluogo prima della partenza; vedere l’operosità di chi quell’evento l’ha costruito mi ha dato un senso di forza e potenza che spesso dimentichiamo, noi torinesi, di possedere.

Mi è spiaciuto assai che il giorno dopo, tra i ringraziamenti per la bella riuscita dell’evento, le testate giornalistiche abbiano dimenticato che questo gigantesco evento è stato possibile grazie al lavoro di migliaia di persone che in vari ruoli, dai più evidenti a quelli più nascosti, hanno reso l’evento quello che è stato: un successo.

Altro che volontari! Il lavoro qualificato, quando è correttamente remunerato, paga, anche dal punto di vista della riuscita dell’evento.

Perciò grazie, grazie, grazie a tutti voi, lavoratori dimenticati di Eurovision per aver reso tutto questo possibile.

Tra Eurovision e Salone del Libro

Speriamo che non capiti la stessa forma di amnesia per uno degli eventi più attesi e più difesi da Torino: il Salone del Libro.

Dopo la pandemia, torna la Torino dei libri e delle novità, con la marcia silenziosa di persone che si preparano a un evento cui sono, siamo, molto legati.

Un Salone che quest’anno ha voluto ampliare l’offerta per le autrici e gli autori self. Con quali risultati, giudicherete voi.

Salone del libro: quanto è dura per il self publishing

Quest’anno, avendo rinunciato in prima persona a muovermi per una partecipazione al Salone, ho ricevuto due proposte interessanti che vi racconto.

La prima proposta è arrivata dalla mia casa editrice, PubMe, o per meglio dire dalla Collana Policormia, che di recente ha pubblicato il mio ultimo romanzo.

L’altra è arrivata direttamente dal Salone del Libro per il tramite dell’altro self publishing con cui ho pubblicato, Youcanprint.

Vi spiego meglio di cosa si tratta.

La proposta di PubMe

PubMe ha deciso una sua presenza con stand al Salone del Libro. Una scelta condivisibile dato che uno dei tratti con cui misuriamo la capacità di stare sul mercato di un editore è proprio la sua presenza/assenza dal Salone.

Entrambe le scelte sono sensate se motivate, ma sappiamo bene che esserci al Salone vuol dire in qualche modo esistere.

Emaniuela Navone, Direttrice della Collana Policromia che ha pubblicato Càscara (attualmente in offerta su Amazon a questo link, se ancora non lo avete letto, non perdetevelo!) ha organizzato una presenza delle autrici e autori della collana per il classico firmacopie presso lo stand di PubMe (non sai come cavartela a un firmacopie? Leggi questo post).

Complice un impegno concomitante nel giorno e nell’orario inizialmente ipotizzato per la mia presenza, ho dovuto rinunciare.

L’ho fatto senza troppe remore perché a dire la verità nutro molti dubbi su una presenza di questo tipo, utile a rinforzare l’ego, a fare qualche post sui social di riferimento, ma nulla più.

Ne ho davvero bisogno? Non credo. Sarebbe come una goccia nell’oceano, un punto in un quadro divisionista.

Faccio i conti da anni con la mia professione e l’entusiasmo per la scrittura media con un’esistenza che ad essa non può essere dedicata. Magari, un’altra vita, chissà.

Mi rinfranca l’idea di aver lasciato questo prezioso spazio gratuito a qualche autore più entusiasta di me in circostanze come questa, mentre per quanto mi riguarda, continuo a coltivare il sogno di entrare al Salone del Libro dalla porta principale.

Attenderò il momento giusto, nel frattempo, mi godo il resto di me che non è poca cosa 🙂

E sarà per una prossima volta.

La proposta di Youcanprint

Con Youcanprint ho pubblicato Tecniche di oratoria. Guida all’arte di parlare in pubblico.

Personalmente do un buon giudizio del servizio che mi hanno offerto (se vuoi saperne di più delle varie editrici self on line, puoi leggere questa comparazione tra StreetLib e Youcanprint) e la comunicazione e promozione che offre ai suoi autori sono sempre degne di attenzione.

Sono iscritta alla mailing list attraverso cui aggiornano gli autori sulle varie iniziative ed è proprio in questo modo che qualche settimana fa sono venuta a conoscenza di una iniziativa targata Salone del Libro destinata agli autori self.

Quest’anno infatti il Salone mette in campo per la prima volta una iniziativa rivolta esclusivamente agli autori in self: l’opportunità di mettere in mostra la propria opera in uno stand dedicato.

BUUUUUUM!

Mi sono detta “Ma tu guarda che bella iniziativa, per una volta si accorgono di noi!”

E sono subito andata a sbirciare sul link inviatomi da YCP per capire di cosa si trattasse e, soprattutto, come si potesse aderire.

Le premesse erano entusiasmanti:

  • Aver pubblicato un’opera, di saggistica o narrativa in self. Fatto
  • Avere a disposizione 30 copie da inviare alla regia del Salone entro una data specifica. Ok, celo. Ho ben più di 30 copie disponibili, sempre pronte per eventuali presentazioni
  • Poter esporre la propria opera in uno stand dedicato, con possibile visibilità legata anche alla presenza di altri autori self. Ok.
  • Poter organizzare un proprio firmacopie presso lo stand. Benino E dibattiti, iniziative, ecc? Nisba. Non bene.
  • L’opportunità di avvalersi del presidio e dunque della disponibilità di una operatrice/operatore del Salone che stia allo stand al posto vostro ed eventualmente venda il vostro libro. Ottimo (chi ha quattro giorni liberi?)
  • L’assegnazione di uno spazio nell’elenco degli autori presenti al Salone del Libro! BUUUUUM – appunto

E allora mi direte: ma cosa c’è che non va in tutto ciò?

Care Volpi, il prezzo. Il costo proposto è 350 euro più iva.

Per me abbastanza proibitivo. In fondo per comprare uno spazio pubblicitario di una riga dentro un lungo elenco di nomi più o meno sconosciuti mi pare un po’ troppo.

Così anche questa “opportunità” è scemata.

Cosa ne ho concluso?

Ma che come sappiamo quello dello scrittore è un mestiere vero e proprio e bisogna farlo con dedizione, tempo, sacrificio, e anche allegria e professionalità, naturalmente. A me non difettano alcune di queste caratteristiche ma ciò che possiedo non è sufficiente.

Il lavoro si paga e di sicuro la sorveglianza a uno stand è cosa tutto sommato faticosa (lo so perché quando studiavo all’Università ne ho fatti di Saloni a presidiare stand per arrotondare!).

Ma ancora una volta mi sento di distanziarmi da ogni situazione in cui si tenta di spennare un autore self che è tale proprio perché a molti tentativi di precedenti “spennature” sfugge da sempre.

Ma forse sono io che sbaglio; in fondo il libro è una merce da vetrina come tutte le altre. Come si fa con i prodotti di marca, le cui major pagano per esporli negli scaffali ad altezza uomo, più facilmente raggiungibili, così anche i libri, self o non self poco cambia. Sono solamente oggetti che possono produrre un business.

Con buona pace della selezione della qualità che da tempo invochiamo.

Ma si sa, pecunia non olent.

Ma quando qualcosa va in fumo, poi l’odore si sente. Eccome.


E voi care Volpi, cosa ne pensate della virata del Salone del Libro verso il self publishing?

Sarà davvero la riscossa del self?

Voi che avreste fatto al posto mio?

21 Comments

  • Maria Teresa Steri

    Secondo me hai fatto benissimo a dire no. Investendo quella cifra in pubblicità ti saresti pagata un anno di annunci FB e avresti venduto ben più di trenta misere copie (ammesso che poi con tutta quella concorrenza al Salone…). Forse ragiono in modo pragmatico, ma io non vedo tutti questi vantaggi nell’esserci. So che anche KDP ha un suo stand e immagino che il self publishing prenderà sempre più piede in futuro anche durante questi eventi. L’importante è non farsi abbagliare, ma tu non mi sembri il tipo ^_^

    • Elena

      Ciao MT, sono molto pragmatica e ho una sorta di detector per le turlupinate. Tengo a bada l’ego e vado dritta all’obiettivo. Sono consapevole che non diventerò famosa con Càscara e che al Salone avranno molto altro di più interessante cui guardare. Insomma, sono realista. Ma rispetto chi sogna, perché i sogni sono molto importanti per vivere bene. ognuno ha i suoi. Ps: i soldini li uso diversamente, a differenza tua non ho molta fiducia nelle promozioni FB 😉

  • Sandra

    Scusate però, Luca e Elena, io al Salone ci sono stata dietro al banco con un editore piccolo ma solido e con 10 anni di esperienza e vendere 30 copie dello stesso titolo è un grande lusso utopistico, quindi non credo che il problema sia quello di portare troppe poche copie del proprio libro. E’ un investimento anche per il futuro, magari conquisti un lettore che fidelizzi, parlerà di te, credo che bisognerebbe considerarlo in prospettiva, oltre che al fattore ludico che una fiera porta con sé. Elena, ma non vai neppure da lettrice?

    • Elena

      @Sandra penso che quello che tu proponi è un altro punto di vista, perfettamente comprensibile ma, almeno da parte mia, non condivisibile. Io andrò alla fiera fuori dai giorni clou perché detesto, se non sono obbligata, dover fare i conti con la calca. Mi piace godermi gli spazi. Quelli del Salone sono molto belli

  • Luca Cozzi

    Il problema non è tanto il costo in sé, poiché gli stand (in qualunque tipo di fiera) costano parecchio, ma ciò è dovuto a motivi ben precisi. Spendi parecchio ma guadagni ancora di più; spendi parecchio ma hai un ritorno di immagine ( e quindi di vendite) enorme, tanto da rendere profittevole l’investimento. Qui il limite capestro sta nelle 30 copie che puoi portare per ogni titolo (a fronte di 350 euro + IVA). Considerando che uno scrittore non è tenuto ad avere la partita IVA e quindi non si scarica nulla, la spesa è di 427 euro che, con la possibilità di vendere solo 30 copie, l’autore non riuscirà mai a pareggiare. Io la ritengo la solita “fregatura” fatta per spennare chi vuole alimentare (come ha giustamente scritto Elena) il proprio ego.

    • Elena

      Ciao Luca, concordo pienamente con te. Questa cosa mi rattrista ma mi fa mettere i piedi per terra. Il Salone è una grande occasione di business. D’altra parte non potrebbe essere diversamente. E il business come sempre riesce a chi ha già qualcosa in saccoccia da investire…

  • Giulia Lu Mancini

    Forse mi sono persa qualche comunicazione di streetlib sul salone del libro…Del resto non avrei aderito, semplicemente per mancanza di tempo, ormai il lavoro mi lascia ben poco tempo libero e 4 giorni non li avrei, tantomeno il tempo di prepararmi per l’organizzazione di evento simile. Non vedo come una cosa negativa il fatto di pagare 350 euro più iva per partecipare (queste operazioni hanno un costo da sostenere) se avessi il tempo li pagherei volentieri e trasformerei l’evento in una specie di vacanza cercando di visitare un po’ Torino che ho visto solo una volta distrattamente, ma non avendo il tempo nisba. Qualche anno fa partecipai a una presentazione del mio libro attraverso un’associazione di Milano (c’era da pagare la quota di iscrizione di 100 euro che però valeva per un anno e per tutti gli eventi a cui avessi voluto aderire), all’epoca rimase una bella esperienza ma credo che oggi saprei gestirla meglio avendo alle spalle più esperienza, mi è solo sparita la voglia (forse a causa del tempo che mi manca fagocitato dal lavoro…)

    • Elena

      Il lavoro, per chi come noi ci dà dentro tutto il giorno, limita molto le libertà e le scelte, accidenti. 100 euro mi paiono congrue. più di 400 euro no, francamente mi pare una stecca esagerata ma se hanno fatto questa proposta credo che abbiano calcolato che non tutti sono brontoloni come me 😉
      Non credo Streetlib abbia partecipato. Immagino che fosse una sorta di accordo con YCP ma non ho approfondito più di tanto. E mentre prendevo le distanze da un Salone (ma solo come autrice e per il momento) mi è arrivata una proposta di presentazione! Ecco, il mese di maggio è sfangato 🙂

  • Brunilde

    Sono stata molto invidiosa dell’Eurovision a Torino: confesso che avevo sperato venisse scelta la mia Bologna! Mi consolo pensando che anche la mia città sta vivendo una sorta di risveglio post Covid, una fase in cui energie opportunità e voglia di fare stanno dando grandi frutti, ne sono molto orgogliosa e fiduciosa .
    Quest’anno anch’io avrò al Salone il mio ultimo libro , ” la Scatola della memoria” uscito a febbraio scorso, edito come ” Cascara ” da Pubme ma in altra collana. Ovviamente avrei desiderato moltissimo poter andare, ma non mi sarà possibile. Spero ugualmente che la partecipazione mi porti fortuna.
    Intanto, domani presenterò il libro qui a Bologna , in una piccola libreria del centro che si chiama ” Secondo Rinascimento ” in via Porta Nova: se qualche volpe si trovasse a passare di lì si palesi, avrò bisogno di tutto l’incoraggiamento possibile!

    • Elena

      Cara Brunilde, in bocca al lupo per la tua presentazione! Nelle librerie c’è sempre un’atmosfera unica, goditela tutta. Posso solo dure a tutte le Volpi bolognesi di passare dal centro e stare un po’ con te ad ascoltare questa storia che ho letto e amato molto, anche perché mi ha portato in un cuneo della storia del nostro paese che conoscevo poco, la condizione degli italiani in Africa durante la seconda guerra mondiale. Una scatola di ricordi che è bello leggere e ascoltare!

  • newwhitebear

    L’eurovision ha dato visibilità a Torino e questo è positivo dopo due anni di COVID.
    Ma veniamo alla domanda, anzi alle domande.
    L’iniziativa di avere autori self al salone può essere interessante ma dubito che possa dare dei frutti per gli autori. Mi spiego. Le piattaforme self affittano la vetrina dove alla rinfusa mettono gli autori che hanno pubblicato tramite loro. Visto che di norma non ricevono pagamenti, salvo che non eseguano servizi e vendano i prodotti self, puntando sulla voglia e desiderio di visibilità degli autori fanno vetrina per la loro piattaforme a spese di chi ha pubblicato senza cacciare fuori un euro e forse anche facendosi un piccolo guadagnino.
    Io non possiedo trenta copie di una mia pubblicazione, ergo dovrei ordinarle. Altra spesa inutile visto che finirebbero in cantina. Poi passare quattro giorni a Torino significa albergo e cene. Altra spesa. E va bene che tornerei a Torino volentieri da turista e non per lavoro ma può essere programmata in altro modo. Ricordo i due mesi trascorsi a Torino con mia moglie che passava con la moglie del mio capo a bussare alla finestra dove lavoravo, perché mi vedeva sì e no a dormire in albergo. I quattro giorni al Salone sarebbero più o meno sulla stessa falsariga. Poi le spese di viaggio. Insomma un bel pacco di euro per vendere forse una copia, ammesso che qualcuno curioso passi dallo stand.
    Credo che la risposta cosa avrei fatto al posto tuo sia esplicita. GRAZIE ma non fa per me.

  • Grazia Gironella

    Le idee ci sono, ma mi sembra che ci sia sempre e comunque innanzitutto l’intento di non rischiare niente, e magari guadagnarci qualcosa. L’autore ne deve vendere delle copie, per rientrare della spesa di 350 euro più IVA! Ma il prestigio, la visibilità… sì sì, tutto vero. Ti porta avanti almeno di un passo? Di solito no. Peace and joy! <3

    • Elena

      Di solito no. Sono d’accordo con te. E’ più un nutrire la parte di noi che ne ha bisogno, ma anche questo “lavoro”, se serve conviene farlo. Peace and joy tesoro

  • Luz

    Carissima Elena, intanto ti annuncio che quest’anno, finalmente, vedrò il Salone. Ci sarò nel pomeriggio di sabato e per tutta la domenica… e ovviamente DOBBIAMO VEDERCI!!! Quanto a questa apertura del Salone all’autopubblicazione, la cosa mi ha colpito in modo positivo. Mi piace anche il programma proposto. Certo, non mi aspettavo che chiedessero un pagamento, ma forse meglio questo che non esserci? Io, sono sincera, avrei accettato. Anche solo per essere parte di una macchina enorme, esserci dentro. Ecco, io mi sarei goduta il momento. Ma comprendo chi non voglia farlo, sia chiaro. Torino è una città che amo, mi piace molto e sono certa ci sarei vissuta bene.

    • Elena

      DOBBIAMO VEDERCI scritto così non lascia spazio a repliche 🙂 Sono strafelice che tu sia riuscita a organizzarti per venire. Ci sentiamo. Un abbraccio

  • Sandra

    Non ho seguito l’Eurovision, ma ha avuto un grosso riscontro. E’ sempre bello quando le nostre amate città danno il massimo in eventi di grande richiamo e noi possiamo scegliere se partecipare oppure no, ma comunque danno lustro alla città. Che poi la cultura è uno dei motivi principali per cui ho scelto di vivere a Milano. Il Salone per me rimane un immenso luna park. Vero che fa da spartiacque, anche se dà spazio a molti editori a pagamento e altrettanti degni e free rimangono esclusi per gli alti costi dello stand. Però esserci è stratosferico, anche nella moltitudine, per cui approfitto del tuo spazio per invitare tutti al padiglione 1 Stand E 46, personalmente ci sarò domenica, il mio libro per tutta la durata e sinceramente la cosa mi dà soddisfazione. Sulle scelte per il selfisti non potevano certo essere gratuite né garantire uno spazio dedicato per presentazioni quindi certo è necessario che l’occhio del lettore, se già non conosce l’autore, cada proprio sul volume, ma questo tutto sommato vale anche per i piccoli editori, ed è il bello delle fiere, scoprire cose di nicchia, non certo accalcarsi dai soliti noti che trovo pure al supermercato senza pagare il biglietto.

  • franco gabotti

    Al Salone del Libro di Torino ci sono stato un paio di volte tanti anni fa, c’erano troppi libri e facevo fatica ad individuare un oggetto su cui posare l’attenzione. Questa settimana ci torno dopo aver scritto il mio primo romanzo e tre quarti del secondo. Ci vado con un pensiero vuoto, per capire se mai centro qualche cosa con i libri, se lì posso avere un ruolo attivo, un aggancio o una connivenza o addirittura una convenienza. Riscopro lo spirito del dilettante felice che mi soccorreva in gioventù per giustificare la mia partecipazione ad eventi agonistici troppo audaci e impegnativi per le mie capacità e per la mia preparazione: il gusto di mettermi alla prova evidentemente è ancora un richiamo forte.
    Confesso infine che lo stimolo più grande è scendere dalla montagna per andare a passare una giornata a Torino, città dove vorrei andare a vivere da fantasma.

    • Elena

      E’ bellissimo @Franco questo spirito con cui ti approcci al Salone! Sento freschezza e alito di gioventù che mi immagino abbiano influito anche sulle tue storie. Chissà come troverai questa Torino che frequenti così poco e che è molto cambiata. Intanto ti auguro di conservare anche dopo questo entusiasmo da dilettante che dilettante non è. In bocca al lupo

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