Il mio 25 aprile, un dono da custodire per sempre
Storie libri e racconti

Il mio 25 aprile, un dono da custodire per sempre

 

Questo blog aderisce all’iniziativa dell’ANPI per il 25 aprile 2020

Cantare #bellaciaoinognicasa alle ore 15.

Ci proverò, anche se sono stonata, e poi pubblicherò il risultato in questo evento Facebook.

Che fate, aderite? E dai…

A proposito: la foto è del mio balcone.

Sì, lo so che è il 75° della Resistenza, ma chiusa in casa non potevo procurami di meglio 😉 

 

Il mio 25 aprile, un dono da custodire per sempre

Chi mi segue da tempo lo sa bene: il 25 aprile è una ricorrenza per me molto importante, radicata nella mia coscienza e legata intimamente ai miei ricordi di bambina.

Non saprei dire come sia nato in me il seme della Resistenza.

Se anche provo a tornare indietro nel tempo e a cercarne la traccia, nei libri che ho letto o nelle testimonianze che ho ascoltato, mi accorgo che non è abbastanza per capire. 

Solo quando mi vengono in mente mio padre e le sue montagne, le nostre montagne, quelle che accarezzavamo con le nostre camminate insieme, tutto torna.

Quando camminavamo con i bastoni di legno ricavati dai rami trovati lungo il cammino, forgiati dal suo coltello portato sempre stretto alla cintura, per ogni evenienza, che di solito era proteggersi da un’eventuale morso di vipera.

Mentre camminavamo, mi insegnava che per ricordare bisogna vivere le esperienze, imparare le cose senza mandarle a memoria e camminare, a lungo.

Un cammino simbolico che per lui era anche esercizio quotidiano. E quando camminava, la sua attenzione si perdeva.

Sul sentiero, tra i pini e il profumo di resina, mentre evitava i massi più sporgenti, come sapesse che erano lì da sempre.

Alla ricerca della via più sicura, con un occhio al cielo e a cosa è capace di serbare al montanaro.

Il mio 25 aprile è tutto qui, in questi ricordi, e nelle mete che di tanto in tanto in primavera sceglieva per noi sorelle, tenute insieme con lo sputo.

Il mio 25 aprile nelle Valli di Lanzo

 

Come quel giorno d’aprile in cui ci portò nel luogo immortalato dalla foto che ho scelto per questo post.

Verso i laghi di Monastero, in una giornata di nuvole basse e di freddo inatteso.

A scoprire la lapide, firmata Gianni Dolino, che ancora oggi recita così:

 

ANPI, Comitato di Zona Valli di Lanzo e Ceronda

Resistendo a salvare i compagni, qui si batterono un giorno intero e caddero

Michelangelo Eroglio medaglia d’oro

e Mario Marino dell’80. ma Brigata Garibaldi

A entrambi i banditi d’Italia l’onore dell’armi del feroce nazista:

Ma non questo t’importi di loro

E’ sangue operaio fatto per vivere e costruire

ricordo senza impegno non fa storia

Chiaves, 1944 – 1975

Gianni Dolino

Con gli occhi di una bambina

 

Conservo questa foto tra i miei ricordi più cari di noi.

Mio padre è mancato da tempo, ma il suo ricordo e i suoi insegnamenti sono vivi in me.

Mi rendo conto, a tanti anni di distanza, di come questa esperienza mi sia rimasta impressa nella memoria, come una gemma incastonata nella roccia.

E poi a un tratto il senso profondo di quel ricordo torna in mente, non importa quanto tempo ci mette, torna e arricchisce una frase, un gesto, un semplice scatto.

Così, molti anni dopo, quel Gianni Dolino che fece incidere parole tanto importanti su quella roccia ebbi modo di conoscerlo.

Burbero, duro, come lo era stata la guerra e il fascismo.

Con una donna al suo fianco capace di limare ogni sua aperità.

Così tornai a incontrare la “mia” Resistenza.

Quella che avevo conosciuto sulle mie Valli, quelle di Lanzo e di Chiaves, i luoghi della mia infanzia.

 

Quando da quelle montagne era ora di scendere, passavamo su un sentiero tra fitta vegetazione imbattendoci in un muro che ricordo giallo ocra, si intravedeva appena, tra alberi fitti e scompigliati.

Poi un tetto, i vetri di una vecchia finestra, sì, forse una casa, isolata, abbandonata. Così mi parve la prima volta.

Mi affascinava, sentivo che dietro c’era una storia.

E in effetti, su quel muro giallo ocra mio padre mi fece notare alcuni fori circolari, ripetuti e profondi.

Fori di proiettile. 

Chiesi a mio padre cosa significasse e lui così mi spiegò:

 

Era una casa di partigiani, Elena”.

Chi sono i partigiani, papà?”

Sono combattenti per la libertà contro l’oppressore tedesco e fascista. C’è stata la guerra, sai, quando io ero bambino, una guerra di cui tutti portiamo ancora i segni addosso, nel bene e nel male. Una guerra che abbiamo vinto. E ora un altro mondo è possibile”.

 

Quanta fiducia e quanta speranza in quelle parole, nel giorno in cui imparai cosa fosse la Resistenza.

E oggi, che ho cercato quella casa senza più ritrovarla, penso che se fossi nata trenta quarant’anni prima, quella casa gialla avrebbe potuto essere la mia.

Mi accontenterei di assomigliarci anche solo un po’.

 

Il mio ricordo oggi

 

Oggi capisco perché mio padre era tanto affezionato a quella lapide.

Era un antifascista, certo, e la sua famiglia aveva conosciuto la fame della guerra e i rischi della Resistenza.

Era diventato un operaio, come Michelangelo e Mario.

Aveva buona memoria, e impegno quotidiano per tenerla viva.

Questo è il mio 25 aprile, e credo che un grazie glielo devo.

Tutto ciò che abbiamo lo hanno conquistato loro, le nostre nonne, i nostri nonni.

La Libertà, la Costituzione, la possibilità di essere al sicuro, il diritto alla salute, tutto questo è un dono da custodire per sempre.

La memoria è lì, come quella lapide, imperitura a ricordarci ciò che è stato. Ma è il nostro impegno che farà in modo che ciò cui teniamo, la nostra democrazia, non cada, mai.

Abbiamo ricevuto in dono la libertà, ora dobbiamo custodirla.

 

E saremo partigiani per sempre.

Buon 25 aprile!

 

 

Leggi anchL’amore ai tempi della Resistenza

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8 Comments

  • Brunilde

    Voglio molto bene a mia cugina e a suo figlio, coetaneo della mia ( 23 anni ). Oggi lui ha messo su Instagram un post…che mi ha fatto un po’ male. Non è stata una sorpresa,conosco il suo orientamento ideologico. Questo il commento di mia figlia: ” Mamma io so di essere nata in un paese liberato, non libero! Se io e lui possiamo avere due idee diverse e possiamo non nasconderle è grazie a qualcuno che ci ha lasciato le penne, perchè potessimo permettercelo! “.
    Nel suo DNA c’è un bisnonno paterno ucciso nel corso di una strage nazista. Il suo modo di essere e di pensare non è merito mio, nè di suo padre. O forse si? L’aria che ha respirato, i discorsi che ha ascoltato, i libri che ci ha visto leggere… Oggi comunque sono orgogliosa e felice della mia bambina, e un po’ anche di me stessa: in fondo, l’unica vera missione che abbiamo è quella di trasmettere i valori a che verrà dopo, no?
    Un grande abbraccio a tutti.

    • Elena

      Cara Brunilde, non so dirti cosa capiti nel retrocranio di persone per bene che in modo inconsapevole e superficiale inneggiano al fascismo
      Il fascismo italiano è stato quanto di più orribilmente contrario al bene comune eppure qualcuno lo indica ancora oggi come soluzione. Sento il tuo profonda dolore e quasi rassegnazione. Ho trovato un video molto bello di uno storico che amo, Alessandro Barbero. Te lo linko qui, credo possa esserti in qualche modo di conforto e forse anche di stimolo per quel ragazzo. Resta il fatto che con tua figlia hai fatto un ottimo lavoro… https://youtu.be/DuolTI3CsYc

  • Grazia Gironella

    Bellissimo questo tuo racconto della Resistenza vissuta attraverso le parole e la persona di tuo padre, come bellissima è anche l’iscrizione sulla lapide. Buon 25 aprile anche a te, in fine giornata. <3

    • Elena

      Mio padre mi ha insegnato tanto, su quelle montagne ho imparato il bene e il male. Ho imparato a vivere. Grazie Grazia, so quanto tu possa comprendermi

  • Sandra

    Bellissimo post Elena, mi ha molto commossa e te ne ringrazio.
    L’immagine di voi 2 sorelle col K way cos’ anni 70, l’amore di tuo padre per la montagna, come il mio anche lui che se n’è andato da un po’. Il dolore del ricordo, l’importanza di celebrare questa ricorrenza oggi più che mai.
    Ho letto cose agghiaccianti, tipo “L’unica lliberazione è che vogliamo è quella da virus” ma come si fa? Come si possono unire le due situazioni in maniera tanto arbtraria, quasi rinnegando il senso vero profondo del 25 aprile. Possiamo celebrare mille altre liberazioni, ma il 25 aprile è la vittoria della Resistenza sul nazifascismo. Punto.
    Ci vediamo alle 15!

    • Elena

      Cara Sandra, quella foto è davvero importante. Non solo per il luogo e l’occasione, ma perché è una delel poche in cui io e mia sorella siamo insieme. E’ sempre stato difficile per noi essere “amiche” e queste camminate a volte ci pesavano un po’. Ti sono grata per aver partecipato al nostro 25 aprile su Facebook (chi ha un profilo può cercare questo evento, davvero molto bello https://www.facebook.com/events/697250331030306
      La cosa triste è che dal mio balcone a cantare o semplicemente a esserci ero solo io. C’è tanta gente che non vuole più il peso della memoria. E così ci ritroveremo tutti senza passato e senza un futuro. Ti abbraccio, grazie per esserci stata e aver condiviso con me questa bella giornata. Buon 25 aprile

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