Il mondo con i miei occhi

Il valore dell’attesa

Stavo lavorando a questa riflessione da tempo e avrei voluto pubblicarla la settimana scorsa, ma non ce l’ho fatta. Per la prima volta il blog è rimasto muto, come me, sospeso nella dimensione dell’attesa.

Non sono stati molti i momenti della mia vita in cui ho sentito di non poter fare altro che attendere e a dir la verità non conservo bei ricordi in proposito. Spesso mi sorprendo a pensare che attendere sia una sorta di sconfitta, qualcosa che ha a che fare con l’inanità dell’esistenza. Oggi voglio fare un passo in avanti verso questa sensazione di impotenza. Voglio capire come accogliere il valore dell’attesa.

Il valore dell’attesa

Di solito l’attesa genera in me una certa frustrazione. Vivo da sempre nell’illusione di poter cambiare le cose facendo, grazie al mio indefesso impegno, la mia passione, il mio amore, la mia energia.

Eppure in questo momento (e ce ne sono stati altri, anche se meno intensi e consapevoli) mi rendo conto di quanto la dimensione del fare non sia affatto risolutiva, anzi.

La vita non manca mai di mettermi di fronte alla verità e la mia verità oggi è che non tutto è possibile, e qualche volta c’è solo un’opzione di fronte a noi che magari nemmeno stiamo vedendo.

Così forse al fare dovremmo semplicemente sovrapporre il non fare.

Pensare di prevedere ogni cosa con gli occhi della mente è pura illusione. Si seguono sentieri già conosciuti e si perdono i contorni di ciò che non conosciamo, di ciò che non riusciamo a vedere, anche se esiste, in tutta la sua nitidezza.

Non resta che una cosa da fare: attendere.

Fermarsi e aprire le mani perché siano colmate di doni.

Così imparo il valore dell’attesa.

Il valore dell'attesa

Fermatevi e aprite le vostre mani perché siano colmate di doni (cit. me)

Attesa è accettazione

Un termine per me molto “difficile” in questo periodo, eppure all’ordine del giorno del mio quotidiano. Mentre su questo blog viveva il suo primo giorno di vita la poesia Nuda varcherò la soglia, chiamavo il 118 per far ricoverare mia madre.

So che avevate inteso, soprattutto chi mi segue da tempo. Vi sono grata delle parole e dei silenzi.

In una situazione come questa, in cui non posso fare assolutamente nulla, imparare il valore dell’attesa e rinunciare al fare sembra la mia unica alternativa.

Un’attesa che porta con sé anche qualcosa di positivo, perché lascia spazio alla fiducia e alla rassegnazione che le cose stanno così, e basta.

Fiducia nei medici, nelle strutture sanitarie, nelle sue forze e nelle nostre. Rassegnarsi al fatto che tutto questo può finire, anzi, sapere che certamente finirà, senza essere travolte dal senso.

Per me in questo momento attesa significa essenzialmente rinunciare al mio ego soprannaturale che mi ha convinto, più e più volte nel corso della mia esistenza, che tutto ciò che avevo intorno dipendeva da me.

Attesa significa accettazione, di cui ho parlato a lungo in questa riflessione sul blog. Ricevere ciò che arriva senza opposizione, rinunciare a quel concetto di attaccamento che molti anni fa incontrai sulla mia strada per merito del Maestro Thích Nhất Hạnh e che feci così tanta fatica a comprendere.

Oggi so che significa vivere in un presente in cui esiste solo ciò che è, rinunciando ad aggrapparsi a ciò che è stato e che sarà.

Attesa significa aprire una pagina bianca e scommettere sul futuro. Mettersi in una posizione di ricezione, come quando sollevo le braccia la cielo e poi le congiungo sul mio petto in segno di rispetto della deità che c’è in me.

Attesa è prendere ciò che dall’alto ci arriva e portarlo dentro di noi. Crescere, sperare, immaginare, sognare.

Sapere che tutto deve accadere.

Faccio mio l’invito di Thích Nhất Hạnh che ora comprendo appieno.

Non farlo significherebbe veder sfuggire il tempo come una nuvola di vapore.

Esagramma SU, l’attesa

Concludo questa riflessione riportando l’esagreamma numero 5 de “I Ching”: L’attesa.

Sono un’appassionata del Libro dei Mutamenti, meglio conosciuto come I Ching. Sapevate che fu proprio quel libro a suggerire il nome di questo blog?


Esagramma 5 – SU L’attesa

Nubi salgono nel cielo: L’immagine dell’attesa. Così il nobile mangia e beve, ed è lieto e fidente. Quando le nubi salgono nel cielo è indizio di pioggia. Non si può fare altro che attenderne la caduta. Così avviene anche nella vita quando un destino si prepara. Fintanto che il momento non è ancora giunto non bisogna darsi pensiero né voler plasmare il futuro intervenendo e affaccendandosi; si deve invece accumulare tranquillamente forza, per il corpo, mangiando e bevendo, per lo spinto, stando allegri e di buon umore. Il destino sopravviene spontaneo, da solo. Allora si è pronti.

Ma attenzione:


“Quando si rimanda il raccolto, i frutti marciscono”

Paolo Coelho

E voi care Volpi, che valore date all’attesa? Ne avete fiducia o temete di perdere il raccolto?

14 Comments

  • Brunilde

    Siamo soliti ad un approccio attivo alle situazioni: se c’è un problema, ci diamo da fare per risolverlo.
    Quando non possiamo fare nulla siamo spiazzati. Ed è allora che entra in gioco l’accettazione: non fatalismo, rinuncia, passività, ma soltanto accettazione. Le cose accadono comunque, non abbiamo il controllo assoluto, eppure è difficile non opporre resistenza, assecondare il flusso. Ma è l’unico modo per non disperdere energie e stare in equilibrio. Questo me lo hanno insegnato la meditazione vipassana e il tai chi, ma ci si può arrivare anche col semplice buon senso.
    Comunque è importante vivere con pienezza ogni attimo, anche se è il tempo di un’attesa: anche durante l’attesa la vita fluisce comunque, e ne devi essere consapevole e grata, senza perderti nulla, neppure un attimo.
    …e mentre attendi, noi amici del blog ti facciamo compagnia, così non ti senti sola!

    • Elena

      Cara Brunilde, non mi fate mai sentire sola, non mi fai mai sentire sola! Grazie per questa tua riflessione. Non è affatto semplice accettare le cose e per una come me, abituata appunto ad agire, restare ferma all’inizio è una vera tortura. Ma poi capisci che tutto scorre e che a volte il tempo mette lui una pezza dove tu non sei riuscita o non hai potuto arrivare. E’ bello sapere che la meditazione ti ha aiutata ad arrivare a questa consapevolezza… Una strada per me lunga ma sicuramente appagante. Peraltro non è proprio tai chi ma ho scoperto il qi qong e devo dire che mi aiuta tantissimo! Abbracci

  • Franco Gabotti

    Cara Elena, hai scritto tutto e bene. La tua consistenza spirituale è solida e del tutto condivisibile.
    Non aggiungerei altro oltre alla mia solidarietà. L’attesa è anche l’ineluttabile atteggiamento al quale porta l’indeterminazione del nostro vivere, ovvero il fardello che ci sovrasta nel venire al mondo. Si è già detto che si conosce bene (diciamo così, per intenderci, anche se non è proprio così) come si nasce ma non si sa perché.
    La Scienza, che per un razionalista è l’unico riferimento, è scarna ma ci insegna che il nostro scopo è lo stesso di una spora di muffa: la riproduzione. Possiamo rimpolpare l’insegnamento con ciò che da sapiens abbiamo conquistato, e cioè l’evoluzione e la speculazione spirituale, la contemplazione del bello dentro e fuori di noi. Consolatorio è pregiare anche ciò che si trova sia dentro che fuori di noi, immaginando che non ci sia soluzione di continuità.

    • Elena

      Ciao Franco, il tuo commento mi ha fatto pensare alla logica della conservazione cui rispondiamo tutti, come esseri umani e vitali. Ognuno di noi pensa a come andare oltre lo spazio e il tempo disponibile, come lasciare un’impronta, come fare in modo che tutto possa proseguire. Taluni credono in una vita ultraterrena, talaltri nella reincarnazione ma il senso è sempre quello: la conservazione. Attendere va in un’altra direzione. Attendere è stare nel presente e sapere che abbiamo quello e quello soltanto… Grazie per l’affetto e la solidarietà

  • Grazia Gironella

    Ho sempre temuto di perdere il raccolto. Se non mi do da fare per indirizzare, modificare, correggere ciò che sta per accadere, cosa potrà mai venirne fuori? Purtroppo – o per fortuna – non funziona così. Ci sono tante di quelle variabili in gioco, ben poche delle quali alla nostra portata; e se anche fossero tutte alla nostra portata, non oso immaginare cosa riusciremmo a combinare. E’ difficile, però. Come tutte le cose importanti. Ti abbraccio e ti penso.

    • Elena

      Cara Grazia, abbiamo già avuto modo di affrontare questa riflessione delle cose alla nostra portata e di quelle no. Credo che la consapevolezza che esprimi qui sia quella cui sto arrivando anche io da tempo: non possiamo indirizzare né controllare tutto. Ciò che è intorno è molto più grande e misterioso di noi. Perdere il raccolto, già. Cosa possiamo raccogliere noi stesse ogni giorno della nostra vita? E cosa potremmo perdere? Domande che mi frullano in testa da un po’… Anche io ti penso. Un abbraccio

  • Giulia Lu Mancini

    Cara Elena, ti sono vicina in questo momento difficile in cui non puoi far altro che attendere, nella vita non sempre si può agire perché non tutto dipende dalla nostra volontà. Il valore dell’attesa può quindi essere proprio quello di “affidarsi” alla vita stessa, lasciandosi andare e accettando la situazione che viviamo.
    Anch’io come te ho spesso vissuto nell’ansia di “perdere il raccolto” ma ho dovuto fare i conti anche con questo capendo che il raccolto non dipendeva solo da me e che spesso certe variabili non riusciamo proprio a controllarle.

    • Elena

      Grazie Giulia per la tua vicinanza. Ognuno di noi passa momenti della vita simili a quello che sto vivendo io, vorrei solo che servissero a qualcosa, che non lasciassero solo dietro di me dolore e rassegnazione ma accettazione e consapevolezza. E’ difficile, ma scrivendo questo articolo ho già fatto il primo passo e qualcosa “si è smosso”. O forse, si era già smosso e ora, appunto, recupero un po’ di raccolto 🙂
      Comunque sia, mi ha fatto bene e mi ha fatto molto bene leggere le vostre riflessioni. Ringrazio tutte e tutti voi @Giulia, @Grazia, @Franco, @Brunile, @Newwhtiebear !

  • newwhitebear

    l’attesa è un arte perché di solito snerva, ci rende nervosi e ansiosi. Ci sono momenti della nostra vita che bisogna attendere perché non si può fare altro perché dobbiamo accettare quello che viene. Con molta delicatezza hai descritto in ‘nuda varcherò la soglia’ uno di questi momenti. Nessuna rassegnazione ma solo accettazione che la vita è una ruota o forse un cerchio che percorriamo dal punto zero fino a tornare allo zero.

    • Elena

      La vita è un cerchio, da un punto all’altro, uno zero. Che bella immagine che contiene tutto eppure è capace di ridurre tutto all’essenziale: un punto. Sono stata per anni nell’ansia e nel nervosismo del fare. Sai, questo momento ha anche lati positivi: sento più rilassatezza e più comprensione. Questo blog è uno spazio di crescita vero per me e devo proprio ringraziarvi perché senza le vostre riflessioni non sarebbe possibile

  • Marco Lazzara

    In effetti attesa non è accettazione. Come dico ai miei studenti, l’attesa ha il significato di farci gestire il tempo futuro, preparandoci a esso, mentre l’accettazione ha quello di gestire il tempo presente, evitando di perdersi nelle possibilità alternative che non si sono verificate. Ma immagino intendessi che vanno nella stessa direzione, ovvero che accettare il presente è la base per potersi preparare a ciò che deve ancora essere.

    • Elena

      Caro Marco, che bella definizione, mi piace grazie per avercela regalata! Nel mio caso specifico attesa è anche accettazione ovvero la maturazione dentro di me di un fatto: non tutto dipende da me, non tutto è possibile! Più in generale mi trovi assolutamente d’accordo, l’attesa è accettazione quando serve a creare uno spazio di “vuoto” interiore nell’oggi per capire ciò che c’è dentro di noi, cosa sentiamo e cosa ci serve, in quel dato momento e non nel passato o nel futuro. Vanno nella stessa direzione, anche nel prepararsi a qualcosa che arriva che ci piace poco o non comprendiamo abbastanza e, forse per questo, tendiamo a rimuovere. L’insegnamento che offri ai tuoi studenti è denso di significato, avessi avuto un docente così anche io, che per tempo mi avesse fatto riflettere su certi temi, magari non ci avrei messo tutto questo tempo a comprenderli! Grazie Marco, buona giornata!

  • Luz

    Mi è capitato di vivere attese cariche di ansia e preoccupazione. Se mi volto indietro, vedo tanti momenti in cui non so neppure io come abbia fatto ad aspettare che il carico di nubi si precipitasse sulla vita. Queste esperienze ai limiti mi hanno insegnato che l’essere umano può tutto, Cose che appaiono impossibili a guardarle dal di fuori, quando le vivi immersa dentro sono giganti capaci di stritolarti, eppure, la forza è lì, e non sai di possederla fino a quando sai di esserci dentro. Spero che questo momento per te passi presto, cara Elena.

    • Elena

      Cara Luz, quelle nubi cariche di umidità prima o poi pioveranno. Sento già la tensione che si stempera e la benefica azione dell’acqua sul mio corpo. Bisogna essere molto consapevoli per guardare le cose dal di fuori, quando non accade è la vita a insegnarlo basta guardarsi indietro. Sento che quella energia di cui parli ti appartiene profondamente. Immagino che stiamo passando qualcosa di simile perciò spero che anche per te tutto questo passi presto possibilmente non invano. Sarà un caso, ma non ho mai comprato così tanti libri di auto aiuto e crescita personale come in questi mesi. Alla fine il nostro rifugio sono sempre loro ❤️

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