Scommetto che qualcuno di voi ha visto il film American Pie, quello in cui quattro amici liceali, ancora verginelli, fanno un patto per rompere l’incantesimo, complice una mega festa e la mamma di un loro strambissimo amico.
Confesso di averlo visto anche io, pertanto posso dire senza tema di essere smentita che si tratti di una vera e propria perla della cinematografia americana, cui dobbiamo l’introduzione nel linguaggio più o meno comune dell’acronimo M.I.L.F. ovvero Mother I’d like to fuck, intraducibile. Vi lascio il link a Wikipedia per ulteriori approfondimenti.
E fin qui niente di strano, in fondo la storia della mamma del mio migliore amico bella come il sole che turba i miei sonni è vecchia come il cucu e, sinceramente, non avevamo alcun bisogno di definire queste donne con una perifrasi tanto esplicita al punto da semplificare la complessa dimensione dell’essere umano e in questo caso di una donna. Specie se si tratta di donne mature, che s sa, sono un po più suscettibili.
Basta Milf! Rivoluzioniamo il linguaggio che racconta le over 35
Quando ho incontrato per la prima volta il termine Milf era riferito a una sana passione di alcuni maschietti intorno ai 20/30 anni, per le donne di una certa età, al punto da chiedermi se quel termine potesse in qualche modo interessare me direttamente, vista la mia condizione sociale e la mia età.
Ma si trattava di ignoranza social , perché credevo che la Milf fosse semplicemente una donna non più giovanissima, piacente e non sposata.
E invece, invece manca una condizione importantissima per definire una Milf, ovvero l’essere una madre over 35.
Cerca cerca in rete, ecco che ti trovo le caratteristiche di “base” delle Milf:
- madri over 35
- belle e procaci
- disinteressate a relazioni stabili ovvero indisponibili (in quanto madri)
- donne apparentemente dominanti, specie per la loro grande (o supposta) esperienza in ambito sessuale.
Non è mica facile essere dentro al 100 per 100 in questo elenco!
Mi ha colpito molto il tipo di donna teorico descritto, assurta a modello nell’immaginazione di giovani in fase di rigurgito post adolescenziale, in particolare per il fascino che la donna navigata, esperta, e in qualche modo non impegnativa, esprime e imprime nelle giovani generazioni.
Così ho cominciato a riflettere e a pensare all’idea di un post che provasse a ricostruire un’immagine e un linguaggio che parlasse di donne nella propria interezza. Vediamo se mi riesce.
Perché un #giovanenonpiù uomo cerca la compagnia di una Milf?
Forse la strenua e costante ricerca della madre che non si riesce ad abbandonare? O l’attrazione per ciò che non può essere mai, definitivamente, nostro? O il desidero di una relazione non impegnativa, ovvero una relazione a spizzichi e bocconi?
Tutte piste possibili, se qualche adepto di Milf è in ascolto, magari si palesi e dica la sua ;), il dibattito come sempre è aperto.
Il mio interesse è capire perché una certa generazione sia catturata da un modello affettivo e di relazione, ovvero un modello comunicativo, basato sull’aspetto della fruibilità sessuale dell’altra o altro, senza alcun apparente impegno.
Cercando qua e là in rete scopro poi che il tema non riguarda solo i ragazzi. Al pari delle Milf, esisterebbero anche i Dilf. Il significato della prima lettera è Daddy, mentre il resto, non cambia.
Stereotipi infiniti
I neologismi anglosassoni identificano uno spettro ampio di tipologie, che pensavate. Avete presente il tipo di donne over 35 che non hanno una relazione affettiva stabile che assomigli anche vagamente al matrimonio o comunque a un rapporto di coppia duraturo?
Son nomate Cougar se appartenenti alla “razza” delle predatrici, le panterone de noialtri per capirci, o Mature, se semplicemente sono donne attraenti ma non regolarmente sposate e di una certa età. In pratica le zitelle, solo che Mature fa più fine, è indubbio.
Cougar, MIlf , Mature o che, il minimo comun denominatore è sempre lo stesso: la disponibilità nella sfera sessuale. Con buona pace di intelligenza, emozioni, calore e impegno.
La società vira decisamente verso la fruizione del rapporto personale con la tattica del “mordi e fuggi”, è probabile che ce ne stiamo accorgendo ogni giorno, magari senza nemmeno farci troppo caso.
Ogni giorno non solo gli stereotipi non diminuiscono, ma se ne aggiungono di nuovi, gabbie in cui le donne, ma anche gli uomini, si collocano o sono collocati.
Ed io ho sempre detestato i recinti. Per definizione una Volpe è un essere libero.
Una donna reale e non immaginata
Che fine ha fatto la donna reale in questa accozzaglia di neologismi?
Non quella che vorrebbero idealizzare, tutta tacchi, trucco e parrucco, sorridente e accessibile, ma una donna impegnata a vivere la sua quotidianità, che vivere spettina un po’, come molti di noi sanno molto bene.
La verità è che tutto questo definire serve anche a rimuovere l’immagine reale delle donne così come sono oggi. Quelle in tuta da ginnastica spettinate, alle prese con i biberon e i pannolini, la casa e il lavoro, l’asilo che non c’è o che costa troppo. Per dire.
Ho pensato alle mie sorelle che spesso sono specie di funambole professioniste, che una volta cresciuto il loro pargolo potrebbero davvero affrontare qualunque catastrofe naturale ed uscirne indenni. E invece spesso sono escluse dal mondo del lavoro, dalla vita sociale, dal resto.
Così ho capito cosa mi da veramente fastidio di questi epiteti e perché:
Queste definizioni passano attraverso l’occhio sessuato di chi ci guarda e ci parlano di un mondo femminile immaginato, spesso distante da quello reale
Un mondo in cui, se tutto è distorto o nascosto, ciò che non si deve vedere non si vede.
Sono una over 35 impegnativa e ne sono orgogliosa!
Avete certamente capito che, sebbene non abbia figli e non sia proprio da buttare, non mi sento affatto rappresentata da nessuno di questi supposti schematismi.
Nessuno di essi descrive ciò che ho attraversato io negli anni della mia giovinezza e adolescenza, fino a quando non ho avuto la fortuna di incontrare un uomo che potesse reggere il peso specifico della mia anima, direttamente proporzionale agli anni che passavano e alla crescita del girovita.
Quante volte mi sono sentita dire, mentre cercavo disperatamente di costruire una relazione minimamente stabile e biunivoca con qualcuno:
Sei troppo impegnativa, non ce la faccio
Solo dopo molto tempo ho capito che il “troppo impegnativa” significava semplicemente
Non posso impegnarmi con te perché non ne sono capace
Ma prima, prima ho dovuto gestire dentro di me quell’affermazione come un rifiuto, come un problema mio.
Oggi sento su di me tutto l’orgoglio di essere una donna impegnativa.
La traduzione inglese di impegnativa è Challenging. nonostante non sia incline a neologismi inglesi, questo termine mi piace perché contiene un significato di sfida.
Donne con la testa sulle spalle, autonome, in coppia per scelta e non per costrizione, libere e consapevoli.
Un neologismo cambia la prospettiva
Io dico di sì. Invece di subire un linguaggio, creiamolo. La sfida per noi donne è sempre dietro l’angolo, tanto vale affrontarla di petto.
Oggi che non vivo più il mio essere “impegnativa” come un problema o una limitazione, beneficio di un grande vantaggio: posso spendermi nelle relazioni affettive e nella vita in genere senza timore alcuno.
Il mio essere impegnativa è un grande vantaggio, anche perché, volente o nolente, mi ha tenuto lontana da uomini da poco. E, scusate il bisticcio, da poco non è.
Perciò basta con le Milf, le Cougar, le Mature eccetera. Studiate da grandi. Il tempo ce l’avete.
E voi care Volpi, vi sentite più Milf, Dilf o Challenging?
Avete anche voi sul groppone una buona dose di “troppo impegnative” da maneggiare?