Imparare a parlare in pubblico allo scopo di convincere gli altri è una delle esigenze più diffuse tra chi, a vario titolo, desidera portare altri a compiere un’azione, aderire a una campagna, sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di rilevanza o promuovere un prodotto o un servizio.
Come sapete non mi occupo e non mi sono mai occupata granché di marketing, quindi l’ultima opzione offerta non ispirerà questo post, anche se penso che in qualche modo anche chi si occupa di vendite potrebbe trovare qualche spunto interessante.
Ho scritto questo articolo pensando esplicitamente alle dimensioni che mi sono appartenute e che mi appartengono di più a livello di vita pubblica: la politica e il sindacato.
Partendo dalla mia esperienza personale, che ho raccontato più diffusamente nel manuale per imparare a parlare in pubblico, ho elencato 8 piccoli segreti per imparare a comunicare in modo efficace, convincendo chi ci ascolta e generando fiducia.
Come parlare in pubblico e convincere gli altri
Convincere è lecito, manipolare non lo è. Per non cadere in questa trappola è necessario che chi comunica possieda e valorizzi una propria etica.
Coerenza, continuità, fondatezza delle asserzioni, congruità delle risposte con le domande che sottendono sono, solo alcune delle caratteristiche di questa etica, senza dimenticare che nulla dovrebbe essere fatto o intentato senza aver accumulato una buona competenza in merito e una buona esperienza.
Questo perché la principale funzione della comunicazione pubblica è generare contenuti e instillare fiducia.
Qualcosa che nel dibattito pubblico si sta perdendo, come vediamo in questi giorni, con effetti pericolosi sulla partecipazione democratica, per esempio agli appuntamenti elettorali.
Come possiamo ottenere gli obiettivi di comunicazione che ci siamo posti parlando al nostro pubblico di riferimento?
Forma e sostanza, equilibrio per convincere
Per quanto mi riguarda, una comunicazione efficace è fatta sia di forma che di sostanza.
Quando abbiamo conosciuto il lockdown abbiamo imparato a utilizzare diffusamente strumenti come le videochiamate e le conference call, che richiedono una modalità differente della gestione dei tempi e implicano alcuni accorgimenti tecnici che vanno tenuti in considerazione se vogliamo “arrivare” agli altri in modo efficace. Ne ho parlato in questo post cui vi rimando, a proposito di forma.
In questo caso la forma è sostanza: non possiamo certo pensare di riprodurre gli schemi di comunicazione in presenza davanti a una videocamera!
Tuttavia chi deve affrontare un pubblico non può badare esclusivamente alla forma, ma dovrà concentrarsi sulla sostanza, ovvero sul contenuto del messaggio che vuole comunicare.
Quel contenuto è la guida, la bussola che conduce le persone che ascoltano verso il risultato atteso.
Gli slogan semplificati, le foto e video ad effetto, gli alterchi messi in piazza, sono invece molto distanti da questa ricerca di forma e contenuto. Purtroppo ce ne rendiamo conto ogni giorno.
Il messaggio politico, inteso come la condivisione di un’opinione che intende modificare una condizione esistente, passa così in secondo piano, mentre i personalismi vanno per la maggiore, a discapito dei contenuti e delle comunità che in teoria dovrebbero produrli, rivendicarli e sostenerli.
E’ la vittoria dell’individuo sul collettivo. Un bel tema su cui tenere una conferenza pubblica!
Sento dunque l’urgenza di riportare l’attenzione sul contenuto del messaggio, che va arricchito di proposte verificabili e valide nel tempo e nel luogo cui sono riferite ma anche oltre.
L’importanza del contenuto
Le persone appaiono solamente distratte. In realtà ascoltano e ricordano. Occorre porre attenzione.
L’importanza del contenuto è tanto più urgente nell’epoca dei social media.
E’ pur vero infatti che i post “sbagliati” o di cui ci si pente troppo rapidamente perché troppo rapidamente sono stati confezionati, possono essere cancellati dal web, ma è altrettanto vero che lo stesso web ce li ripropone, perché le persone conoscono tutti gli strumenti a disposizione per fissare una notizia e magari utilizzarla tra qualche tempo, al solo fine di mettere in evidenza un’incoerenza, un comportamento difforme o giudicato politicamente scorretto.
L’arte di parlare in pubblico non si apprende frequentando qualche corso qua e là o affidandosi a un social media manager; si costruisce lungo tutto l’arco della nostra esistenza, fatta di idee portate avanti con coraggio ogni giorno e di coerenza nell’applicarle.
Un principio che vale per la politica, per il sindacato, per la vita associativa e in generale per il mondo del lavoro. Tutte le organizzazioni complesse rispondono a regole generali, perché si rivolgono allo stesso interlocutore, un’ampia comunità di persone.
Dobbiamo fare molta attenzione alle parole, al modo in cui le pronunciamo e dove e quando sono pronunciate.
8 segreti per parlare in pubblico e convincere gli altri

Sono 5 i punti che ritengo fondamentali per guidare una comunicazione ricca di contenuti:
- i riferimenti culturali
- la pratica conseguente alle parole
- la serietà
- la competenza
- l’etica e la morale.
Non è una classifica, ma un elenco orizzontale.
Ognuno di questi punti è necessario e non può essere trascurato, da nessuno.
Queste cinque caratteristiche contribuiscono a definire gli 8 segreti per comunicare in politica. Vediamoli.
1) Il concetto di aderenza per essere credibili
Quando vi presentate in pubblico non sarà il vostro nome o il modo in cui sarete vestiti che farà la differenza, ma ciò che siete stati, che siete e cosa avete intenzione di cambiare per rispondere a un’esigenza collettiva o di un gruppo specifico di persone.
Non fa alcuna differenza se questo gruppo specifico è una comunità nazionale, una comunità aziendale, un gruppo di lavoratori.
La cosa fondamentale è presentare proposte basate sulle reali condizioni che quella comunità vive e misura ogni giorno, sulla propria pelle.
Potremmo chiamare questa caratteristica aderenza. Più la comunicazione aderisce al contesto, più sarete credibili.
Eviterete quella sgradevole sensazione di straniamento che talvolta ci coglie quando ascoltiamo qualcuno parlare in pubblico che ci dà l’impressione di non rivolgersi direttamente a noi, ma parlare di altro ad altri per altri.
Non significa che in una comunicazione pubblica non possiamo o non vogliamo affrontare temi più generali. Ma se proverete a praticare l’aderenza, vi accorgerete che partire da una condizione specifica può essere molto utile per parlare di temi generali anche scottanti.
Settare una comunicazione sui reali bisogni e sull’aderenza è utile anche per controvertire un certo atteggiamento che mira a distogliere l’attenzione da un determinato problema, vero, concreto, reale, per il quale non si hanno soluzioni o non si vuole trovarle.
Portare la comunicazione pubblica su altri temi di impatto è comodo. Ma molto pericoloso. L’emozione istintiva che generano parole forti produce aspettative che possiamo deludere facilmente. Qualcuno in molti modi differenti ce ne chiederà conto.
Inoltre, parlare d’altro non genera fiducia, il cemento di una relazione.
Mi fido di qualcuno che, esplicitando la sua esperienza, esprime la volontà di ragionare, coinvolgendo soggetti più preparati, su determinati argomenti che ritiene degni di approfondimento e che non conosce. Non di chi promette abbozzando sapendo di non poter mantenere!
Essere capaci di lavorare insieme agli altri, anche per migliorare la nostra comprensione, è cosa di cui la politica ha molto bisogno.
La comunicazione pubblica ha bisogno di contenuti. E di un buon modo di comunicarli. Ha bisogno di essere aderente ai problemi delle persone che rappresenta o vuole rappresentare.
2) Vivete le vostre emozioni come un dono
Nella comunicazione politica occorre una certa dose di equilibrio tra l’emozione e la ragione. Nel mio manuale ho parlato di equilibro tra pathos e logos.
Il pathos è dal mio punto di vista la capacità di emozionarsi e di soffrire (pensate a com-patire), ovvero entrare in stretta relazione con le emozioni delle persone. Possiamo parlare di empatia e di quanto sia fondamentale, specie nella comunicazione non verbale.
L’empatia ha un grande valore: assegna un grado significativo di credibilità.
Pathos ha anche attinenza con la dimensione irrazionale dell’animo. Perciò, poiché in politica la razionalità è importante, dovete equilibrarlo.
Se le tue emozioni sono visibili, significa che credi in quello che stai dicendo
3) Organizzate il pensiero
L’equilibrio può essere ricercato con il logos, la razionalità e la parola, il ragionamento e il disegno, il progetto che avete in mente e che deve essere realizzabile.
Per essere efficaci comunicatori occorre avere un’idea che sia anche ‘organizzativa’, capace di tramutare in realtà le cose che la vostra emozione, il vostro pathos, vi suggerisce.
Trovate il vostro modo per farlo. C’è chi scrive scalette, chi soltanto punti notevoli della proposta, chi non scrive nulla.
Chi riflette una notte intera prima di uscire con una proposta meditata a lungo. Usate le app per gli appunti o il pc. In qualunque modo decidiate di fare, procurate di aver ben chiare le risposte a quest domande:
- Qual è l’idea forte e originale che propongo?
- Come posso realizzarla?
- Con quali collaborazioni/aiuti/supporti?
- Con quali strumenti?
- e così via…
Il pensiero organizzato è una chiave di volta indispensabile nella comunicazione politica
4) Evitare gli slogan che manipolino il pensiero
Si dice che in campagna elettorale gli slogan (o per dirla in un altro modo i punti programmatici della campagna elettorale) siano preparati a tavolino e per tempo, magari mettendoci a lavorare fior di esperti in comunicazione.
È vero. Ammettendo che, nonostante l’impegno, anche loro talvolta sbagliano 😉
La manipolazione delle opinioni avviene con meccanismi semplicissimi che richiedono strumenti molto sofisticati, specie in ragione delle loro capacità di raccogliere milioni e milioni di informazioni e di reazioni delle persone a quelle informazioni.
Alcune parole chiave o parole guida se preferite, possono suscitare, specie se abbinate ad altre, determinate reazioni in chi le ascolta, spingendolo in una direzione di scelta piuttosto che in un altra.
Incredibile e fantascientifico? Io dico reale.
Un po’ come quelle canzoni che veicolavano messaggi subliminali precisi, o quelle immagini introdotte ad arte nei fotogrammi dei film che inconsapevolmente vengono recepite da chi guarda, dando vita a efficaci campagne di promozione di prodotti commerciali.
Vale perfino per vendere libri. A un certo punto ci ho disegnato la copertina del mio romanzo con questi criteri.
5) Addomesticate il vostro linguaggio
Come il Piccolo Principe con la sua Rosa, rendete vostro il linguaggio e adattatelo al contesto in cui la comunicazione deve crescere e prosperare.
Allevatelo, addomesticatelo.
Recitare frasi a effetto è diventata una mania, davvero non se ne può più. Per non parlare delle citazioni dotte! Le fanno ormai tutti, basta googlare un termine e via, ecco la colta citazione che ci farà fare una bella figura.
O almeno, così pensiamo. Frasi spesso estruse dal loro contesto o significative solo se espresse nella consapevolezza del pensiero più articolato espresso dall’autore.
Però indubbiamente piacciono.
Fanno sembrare intelligenti e preparati. Senza considerare che ogni contesto vuole il suo linguaggio se vogliamo ottenere la cosa più importante quando parliamo in pubblico: stabilire una relazione con la gente, essere empatici.
Le persone vogliono sentirvi vicino, non sulla cattedra.
Personalmente preferisco di gran lunga un modo di parlare genuino e autentico all’ostentazione o al millantato credito. Insomma, si vede che non è roba vostra, anche se siete convinti del contrario.
Motivate le vostre scelte come se non aveste pensato ad altro per tutta la vostra vita. Siate credibili, onesti, non apparite stupidi. Nessuno si fida degli stupidi.
Non buttatevi giù e non paragonatevi agli altri: puntate su quello che vi rende unici e irripetibili, cioè quello che avete dentro e che avete realizzato fino ad ora.
Per evitare problemi, qualche volta riascoltatevi quando parlate. E’ molto utile.
6) Costruire ponti, non muri
Nella comunicazione, compresa quella politica, è fondamentale costruire reti di relazioni.
Quando parlate in pubblico abbiate cura di non usare toni drammatici né attacchi spropositati nei confronti di coloro che considerate “avversari” politici.
Una radicalizzazione dello scontro porta a non dare la giusta attenzione ai contenuti.
In genere è praticata da coloro che dei contenuti hanno un timore reverenziale e se ne tengono ben distanti perché non hanno alcuna intenzione di farci i conti!
Quando vi esprimete in un occasione di comunicazione pubblica probabilmente state rappresentando gli interessi di un gruppo, di una comunità che vuole essere tenuta insieme, non divisa o messa uno contro l’altro.
Costruire reti di relazione è la miglior risposta al disagio che in questi giorni emerge e che fa paura.
Siate decisi e forti nelle vostre idee lavorate per costruire ponti, non muri
7) Usate i social in modo equilibrato
Il livello di contenuti nella comunicazione si è di molto abbassato e voi non potete pensare di risollevarlo con la vostra decina di profili social. Non vi metterà al riparo dal rischio di una cattiva comunicazione, anzi.
La comunicazione non è quantitativa, ma qualitativa.
Sui social questa distinzione non è facilissima da salvaguardare e il rischio è che si postino contenuti senza riflettere, sull’onda del momento (e che guai che si combinano, a volte!).
La nostra identità sociale non si può costruire attraverso una vetrina web, ma deve essere reale. I social la supportano, la amplificano, ma deve esserci anche l’arrosto oltre al fumo.
Leggi anche Realtà virtuale e reale. La pia illusione di farle coincidere
Gli streaming di post sulla campagna elettorale, specie quelli corredati di foto con personaggi famosi del partito o della coalizione, non significano nulla e non comunicano nulla di voi se non che siete delle copie di altri personaggi.
Resistete alla foga di apparire e ritagliatevi uno spazio in cui mostrare chi siete davvero, meglio se nella vostra realtà quotidiana.
Comunicate un’identità nella quale non farete fatica a riconoscervi, anche tra un mese o un anno
In un bar una volta ho visto un cartello divertentissimo, stupidamente non l’ho fotografato. Diceva più o meno così:
Qui no wifi, parlate tra di voi
Ecco, mi pare un consiglio assolutamente da ascoltare, e non solo in questa circostanza.
8) L’ultimo segreto: impara ad ascoltare
Forse vi sembrerà strano che io decida di chiudere il mio personale elenco di 8 segreti per comunicare in politica con un invito ad ascoltare.
Tutti quando pensano alla comunicazione hanno in mente il parlare e il trasmettere dei contenuti. Certo, è così.
Ma il segreto più importante di tutti è ascoltare. Ascoltare è la più ricca forma di comunicazione passiva che possediamo.
Se l’atteggiamento è giusto, ascoltare vi metterà in relazione con l’altro in modo molto più diretto ed efficace.
Vi permetterà di apprendere, comprendere e, con molta delicatezza, di suggerire. L’ascolto stabilisce relazioni di fiducia e fa in modo che le persone si sentano riconosciute.
Qualcosa che vale di più di mille parole è un buon silenzio.
Conclusioni
La comunicazione politica segue le stesse regole e gli stessi obiettivi della comunicazione in generale, ma ha la caratteristica di avere tempi e modi ben determinati, contingentati in un lasso di tempo piuttosto breve che non ammette repliche.
Sono convinta che sia attraverso la qualità che dobbiamo cambiare il nostro modo di comunicare e anche il paese.
Voi che ne pensate?
Volete approfondire l’argomento comunicazione politica?
Leggete
Talk show e politica, un connubio da evitare?
4 idee per superare i talk show che parlano di politica
4 regole d’oro per una comunicazione efficace
7 Comments
newwhitebear
le persone vogliono credere in qualcosa? Forse ma questo valeva quando c’erano valori e ideali in cui credere. Oggi tutto questo non c’è e le persone piano piano si sono assuefatte alla loro mancanza.
Elena
Dipingi un mondo molto triste, senza ideali né speranza. Vorrei ti sbagliassi
Giulia Lu Mancini
Ciao Elena, post molto interessante, condivido i vari punti da te elencati…dal canto mio non mi fido più di nessun politico, però spero sempre di essere smentita, magari stupita positivamente. Vediamo dopo il 26 cosa accade.
Elena
Ciao Giulia, grazie mille, scusa per il ritardo con cui ti rispondo. Oggi il tuo commento assume un significato ancora più pregnante. Forse uscirò domani con qualche breve riflessione. Oggi sono piuttosto stranita… A presto cara sfiduciata
newwhitebear
I punti elencati sono tutti validi ma nel contesto politico storco un po’ il naso, perché non viene osservata né la forma, né il contenuto ma di volta in volta si fanno giravolte a seconda dell’umore della gente.
È vero che una buona comunicazione convince la persona ma questa vuol essere convinta? A me pare di no. Difficilmente si ascolta e ci si forma un pensiero associato alla comunicazione di quel esponente politico. Troppo spesso si segue a prescindere da quello che comunica.
Però in altri ambiti, quelli professionali ad esempio, i tuoi suggerimenti sono validissimi.
Elena
Ti ringrazio Gian per l’apprezzamento. Colgo la tua osservazione che condivido e forse ho fatto alcuni passaggi sulle politiche proprio per questo: mi sfianca l’assenza di contenuti. Quanto invece alla volontà delle persone di essere convinte, beh qui invece dissento. Le persone hanno un disperato bisogno di credere in qualcosa. E’ che non hanno più fiducia perché non c’è coerenza né consistenza. Vediamo adesso che succede…
Elena
Prima le Volpi! Ci aggiorniamo dopo il 26