Mare di Notte (Summer Remix)
Parte quarta
Una goccia, un’altra, poi a distanza di qualche secondo, un’altra ancora. Lisa si destò con un sobbalzo e immediatamente si diresse al timone. Per prima cosa controllò la rotta, poi diede un’occhiata all’orologio.
“Impossibile, ho dormito quasi un’ora!”. Lisa non credeva ai suoi occhi.
Non che le fosse vietato riposare, anzi. E poi il calcolo della rotta era come sempre perfetto e la carta nautica, che non aveva mai perso l’abitudine di consultare, non indicava pericoli di sorta in quella zona. Il radar poi le avrebbe segnalato la presenza di qualunque oggetto o imbarcazione nell’arco di almeno 16 miglia.
No, Lisa non era affatto agitata per aver perso di vista per un’ora la navigazione, quanto piuttosto per il fatto stesso che si fosse addormentata. Dormire significava lasciarsi andare e lei non ci era mai più riuscita da quella notte. Questo era ciò che la sorprese più di ogni altra cosa. In ogni caso non era certa che il breve sonno le avesse fatto bene, si sentiva piuttosto intontita.
“Deve esserci ancora un po’ di caffè da qualche parte”, disse Lisa, rovistando in cambusa in cerca di un thermos che trovò appena accanto al lavandino sotto coperta.
Ne bevve un bel bicchiere e tornò vigile come al solito. Ma qualcosa nell’aria nel frattempo era cambiato.
“Un vento in rinforzo che soffia dal mare”. Lisa lo sente entrare in cabina da uno dei tambucci laterali aperti e afferrando il mancorrente si issa sul ponte per vedere meglio.
“Finalmente, è arrivato il vento e proviamo queste vele nuove di pacca!”, disse Lisa. Poi disattivò il pilota automatico, aprì il fiocco e la randa e quando le vele cominciarono a portare, spense il motore.
Per tenere un’andatura di poppa Lisa dovette lascare tutte le vele tenendo ben saldo il timone. Non era di sicuro la sua andatura preferita ma con quelle condizioni meteorologiche era di certo la più comoda.
“Con questo bordo potrei addirittura arrivare dritta dritta a destinazione. Le previsioni del vento non erano precise, come al solito. Ora mi tocca correggere la rotta”.
E così dicendo Lisa tornò nel locale carteggio, che in quella barca era grande come il tavolo da pranzo di casa sua.
Accese la radio che confermò la sua intuizione.
“Un vento inatteso, meglio prepararsi a qualche cambiamento”. Lisa detestava farsi trovare impreparata. Sottocoperta recuperò il salvagente autogonfiabile e lo indossò, fissandolo col moschettone al jack stay, una lunga cima che volgeva tutt’intorno alla coperta della barca e che serviva per le manovre con vento forte e mare grosso a prua, per evitare di cadere in mare e compierle in sicurezza. E ha fatto fece bene, perché in pochi secondi le nuvole si erano già avvicinate e minacciavano forte vento.
La nuova rotta richiese una lunga bolina. Cazzò le vele, la barca cominciò a inclinarsi sotto l’azione del vento forte e vide in cielo uno stormo di gabbiani giocare con la superficie del mare. Forse sarde che affioravano sospinte verso l’alto da tonni o qualcosa del genere.
Se fosse stata sul suo piccolo cabinato avrebbe dovuto darsi un bel da fare per ridurre la randa, la vela principale, prendendo di sicuro qualche mano di terzaroli. Su quella barca invece era tutto più semplice. Bastava un gesto e il motore idraulico avrebbe richiamato la randa riducendone la superficie esposta al vento. Lo compì e la barca si raddrizzò un poco e tutto tornò più tranquillo, anche il vento pareva volersi chetare un poco.
Dopo qualche ora di navigazione il vento si era calmato e Lisa poté prendere fiato. Avrebbe voluto vederli adesso quegli stronzi che la prendevano in giro quando aveva cominciato a fare quel lavoro: tutti a pensare che una donna da sola non ce l’avrebbe fatta. Stronzate che Lisa era proprio stanca di sentirsi addosso.
Lei non aveva più bisogno di dimostrare niente a nessuno. Nemmeno il mare di notte ora le faceva la stessa paura di una volta. Qualcosa cominciava a cambiare, per fortuna.
Tentò di mantenere un’andatura tranquilla e presto vide che l’alba cominciava ad affacciarsi sul mare. Un vero peccato che il telefono non avesse ancora segnale, Lisa aveva voglia di sentire qualcuno, una voce amica, che interrompesse quella lunga solitudine.
Per fortuna in lontananza già si disegnava il profilo della costa. La barca aveva risposto ottimamente ai comandi, era proprio un bel esemplare, era orgogliosa di consegnarla in quelle condizioni, e per giunta già collaudata. Era certa che avrebbe guadagnato qualche extra, ma questo dipendeva dalla generosità del proprietario. Merce rara.
Lisa respirò a pieni polmoni e la mente andò a sua figlia Silvia e a quanto avrebbe voluto poterla abbracciare, proprio in quel preciso momento, per condividere questa esperienza con lei, sentirsi parte della stessa, splendida, cosa.
Un momento piacevole interrotto da un motoscafo che le passò a fianco facendo sobbalzare la barca.
“Brutto stronzo, ti sembra il modo di navigare? Maledetto ferro da stiro!” .
Lisa non conosceva un solo velista che non la pensasse in quel modo a proposito della foggia delle barche a motore. E anche del loro modo di andare per mare, per dirla tutta.
Si ricompose e tirò fuori dalla sua tasca un piccolo panino di marmellata che si era infilata lì chissà quando. Lo addentò con foga, perché si era accorta che non aveva ancora fatto colazione.
Poi notò qualcosa muoversi in acqua, a circa dieci lunghezze dalla sua barca. Qualcosa che galleggiava sulla superficie del mare e che forse addirittura si muoveva, ma in modo lento e costante. Certo, a quella velocità era difficile capirci qualcosa di più.
“Che diavolo sarà? Ci manca ancora che urti la barca e quello mi faccia nera, altro che mancia!”
Lisa si mise con mano ferma al timone e si diresse con cautela verso l’oggetto misterioso.
Continua…
Vi è piaciuta la storia? Allora non perdetevi il finale martedì prossimo! Intanto, se vi siete persi le prime tre puntate, potete leggere la parte prima, la seconda e la terza. Oppure volare direttamente al finale.
Buona lettura e buona estate!
11 Comments
newwhitebear
eccomi col tuo racconto a ferragosto. Innanzitutto spero che tu l’abbia trascorso sereno. Veniamo alla quarta parte. Il testo scorre abbastanza fluido a parte qualcosina che rivedrei. Ormai mi conosci w come penso su questi punti. Bene i termini marinari – o si dice in altro modo? – Possono essere ostici o poco comprensibili ma danno immediatezza alla storia, mentre viceversa le eventuali spiegazioni l’avrebbero appesantita di un bel po’. Chi non li conosce, come il sottoscritto fa una bella googolata e capisce il significato. Solo nel finale avrei usato qualcosa di diverso ‘Lisa si mise con mano ferma al timone’. Comprendo che di sicuro è un modo di dire ma detto in altro modo forse sarebbe più chiaro. Dunque ci lasci col fiato sospeso con Lisa alle prese di un oggetto misterioso.
O.T. veniamo alle piccole modifiche da buon pignolo come sono, io adotterei.
E poi il calcolo della rotta era come sempre perfetto e la carta nautica, che non aveva mai perso l’abitudine di consultare, non indicava pericoli di sorta in quella zona. Il radar poi le avrebbe segnalato la presenza di qualunque oggetto o imbarcazione nell’arco di almeno 16 miglia. –> il secondo poi lo toglierei.
No, Lisa non era affatto agitata per aver perso di vista per un’ora la navigazione, quanto piuttosto per il fatto stesso che si fosse addormentata. –> eliminerei stesso, secondo me non aggiunge nulla.
Non era di sicuro la sua andatura preferita ma con quelle condizioni meteorologiche era di certo la più comoda. –> toglierei sia di sicuro e di certo. però uno dei due è ridondante E’ chiaro quello che vuoi dire.
Sottocoperta recuperò il salvagente autogonfiabile e lo indossò, fissandolo col moschettone al jack stay, una lunga cima che volgeva tutt’intorno alla coperta della barca e che serviva per le manovre con vento forte e mare grosso a prua, per evitare di cadere in mare e compierle in sicurezza. –> personalmente metterei un punto dopo autogonfiabile. secondo me dà più immediatezza alla frase.
E ha fatto fece bene, perché…–> c’ un ha fotto di troppo
Lo compì e la barca si raddrizzò un poco e tutto tornò più tranquillo, anche il vento pareva volersi chetare un poco –> c’è la ripetizione un poco. Adesso non darmi del maestrino con la matita rossa. Però rivedrei la proposizione che grammaticalmente è una coordinata copulativa per l’uso della congiunzione e. Di norma dovrebbero avere il medesimo soggetto. Qui ne abbiamo tre differenti.
Tentò di mantenere un’andatura tranquilla e presto vide che l’alba cominciava ad affacciarsi sul mare.–> mi convince poco quel tentò e modificherei e presto con mentre.
Lisa respirò a pieni polmoni e la mente andò a sua figlia Silvia e a quanto avrebbe voluto poterla abbracciare, proprio in quel preciso momento, per condividere questa esperienza con lei, sentirsi parte della stessa, splendida, cosa. –> arrivo alla fine della frase col fiatone.
Però ribadisco che sono pignolerie mie. La puntata la trovo gradevole e aspetto il gran finale.
Elena
Buon giorno Gianpaolo, il ferragosto è filato via liscio come il resto della vacanza! E tu?
Grazie per essere qui anche in questi giorni. Non avevo mai pensato a te come maestrino con la matita rossa ma ora che me lo dici…. . Veniamo al tuo come sempre utile commento. Sono molto contenta che la faccenda dei termini marinareschi funzioni, come sai è questione di cui abbiamo discusso e su cui ero scettica, ma trovo che il tuo suggerimento sia stato davvero ficcante. Come al solito ogni tanto c’è qualche ridondanza che rilevi, sembra impossibile ma c’è sempre (e ancora) qualcosa da togliere. Dovrò farci una bella revisione finale prima di aggiornare la pubblicazione già gratuitamente on line!
Ora sono lontana da un pc, le altre considerazioni richiedono una lettura attenta con dimensioni delle lettere adeguate .
La suspense sarà all’altezza del gran finale? Me lo auguro. Sappi solo che mi è capitato davvero… Un abbraccio Maestrino dalla Penna Rossa
newwhitebear
ferragosto di relax. Via dalla pazza folla.
Io mi comporto da lettore -sono un pessimo scrittore 😀 – e come tale vedo quello che non mi torna nella lettura e lo segnalo. Quindi a volte appaio pedante.
Revisioni? Sono infinite. Sto rileggendo un testo del 2007, già corretto e ricorretto più volte. Eppure lo sto correggendo ancora. Quindi una revisione finale al termine è doverosa.
Curioso da morie per scoprire cosa ti è successo… Un abbraccio
Elena
Ciao Gianpaolo, ma che pedante! Sei onesto e prezioso, critico al punto giusto senza mai eccedere. Una scoperta come lettore beta, sono molto felice di averti incontrato nel mare magnum del web!
Revisioni infinite, già. Ne so qualcosa anche io e mi consola. In giro c’p un sacco di gente che scrive come se mangiasse un gelato ;))) Abbracci
newwhitebear
Grazie, Elena per le tue parole. Spero di esserti utile.
Beati quelli che mangiano il gelato e allo stesso tempo scrivono una storia.
Io non ci riesco. Anche scrivere una storiellina di 200 parole mi serve tempo.
Un abbraccio
Elena
A chi lo dici 🙂 Siamo umani! Abbraccio ricambiato
newwhitebear
un sorriso
Barbara
“Avrebbe voluto vederli adesso quegli stronzi che la prendevano in giro quando aveva cominciato a fare quel lavoro: tutti a pensare che una donna da sola non ce l’avrebbe fatta.”
Ad occhio faccio parte degli stronzi, nonostante io sia una donna.
Semplicemente perché come al solito il fattore rischio non viene mai calcolato (e no, il rischio non è mai nullo per definizione) e si poteva sempre evitare, dopo la tragedia.
Comunque: lettura un po’ troppo scorrevole. A parte le manovre, non “sento” la protagonista. Eppure in un viaggio da soli, il cervello tiene banco tutto il sacrosanto giorno (notte) e qualsiasi cosa si faccia o si osservi è la scusa per lasciare spazio ai ricordi. A maggior ragione per lei, che affronta una paura legata alla perdita del figlio. E per quante lacrime si versino, quel tipo di dolore non termina mai.
Quindi ci inserirei dei flashback qua e là, a impreziosire il suo navigare.
Elena
Ciao Barbara, una buona idea il flasback se aggiunge qualcosa al racconto. La personalità di Lisa non ti sembra abbastanza definita? Quale aspetto ritieni che si debba arricchire con l’ausilio di un flashback?
Ora vado a legger il tuo racconto .. 🙂
Rosalia Pucci
Questa quarta parte fila via come l’olio, mi piace. L’unica cosa da rilevare: le parole di Lisa poste tra virgolette alte sono pensieri o veri e propri discorsi? Il verbo che segue “Disse” rimanda a discorsi a voce alta, non so, visto che è sola io opterei per “pensò”. Per il resto bene, complimenti!
Alla prossima!
Elena
Ciao Rosalia, sono felice che fili liscia perché questo percorso estivo, reso un po’ rocambolesco dalla distanza da un PC vero (viva Android ma in ogni caso non è mai lo stesso) è stato molto interessante proprio per il percorso di crescita che credo insieme a voi ho compiuto sul mio modo di scrivere.
Ci siamo conosciuti meglio e questo è un bene, anche qui sul web. Non c’era altra soluzione per restituire la gioia nel vedere i vostri commenti ogni post che intrattenervi con la lettura e la storia… A proposito: non perderti l’ultima puntata, è uscita oggi!