Dopo molte attese, la bozza di Càscara con le proposte di modifica della editor è arrivata, qualche settimana fa.
Ho cominciato a lavorarci solo sabato scorso, quando ho avuto la forza di riprendere un lavoro che richiede, lo so bene, una grande energia, attenzione, dedizione, cura. Risorse che in questo momento sono deficitarie, causa altri impegni, molti dei quali conoscete già perché ve ne ho parlato sul blog.
Le cose si sa arrivano sempre quando meno te le aspetti e così dopo aver atteso tra ottobre e dicembre 2020 il testo, con l’intenzione di dedicarmici durante il periodo natalizio, che di solito è più libero da impegni, la bozza revisionata arriva al momento meno opportuno. Con questa asincronicità meglio imparare a farci i conti.
Conservo il puro desiderio di fare un buon lavoro, dedicarci la giusta concentrazione, senza mettermi fretta, per non vanificare il lavoro fatto che mi pare ancora davvero buono.
Quando un’autrice come me arriva a questa convinzione, di aver scritto qualcosa di buono, significa che la fiducia sarà ripagata. Qualcosa di buono è un giudizio che sulle mie cose esprimo poco e solo quando sono davvero al massimo delle mie aspettative. Lo so perché è già successo, succede sempre, ogni volta che mi confronto con la me che si manifesta attraverso ciò che compie.
Revisionare un romanzo in tempo di pandemia
Sono fortunata perché la mia editor, Sara, mi ha consegnato un lavoro eseguito con cura. Me ne sono accorta sin da subito, sin dalle prime telefonate in cui mi parlava dei punti di forza e di ciò che poteva essere ancora migliorato.
Mi sono convinta che questa revisione sarà necessariamente diversa da quelle che ho compiuto in passato, perché revisionare un romanzo in tempo di pandemia insegna qualcosa a ciascuno di noi di cui dobbiamo tenere conto.
Cosa è cambiato prima della revisione
L’ultima volta che l’ho letto era la scorsa estate. Un lavoro duro, che ha preso tutto il mese di agosto, uno sprint finale per confezionare il manoscritto da presentare alle case editrici che fosse già praticamente a posto, sin dalle prime pagine, anzi, soprattutto nelle prime battute che devono offrire una buona impressione all’editore.
Un’impressione che volevo favorevole.
La pandemia non mi spaventava, anzi, pensavo che avrei potuto dedicarmi di più alla scrittura ma mi sbagliavo.
Il lavoro, la reclusione, l’isolamento sociale in cui obtorto collo siamo costretti a vivere, mi ha cambiata e ha cambiato il mio modo di immaginare la mia scrittura.
Un tempo vivevo proiettata nella pubblicazione, nelle presentazioni nella volontà di far conoscere il mio lavoro agli altri.
Una sorta di entusiasmo che appaga ma che ci fa spostare l’attenzione sulle cose meno importanti.
Perché scriviamo, infatti?
Forse non scriviamo per noi stessi, perché proviamo un piacere infinito nel riuscire a mettere nero su bianco le nostre idee, le nostre emozioni che chiamiamo storie?
Vivere nella proiezione del lavoro letterario nel futuro mi allontanava dal piacere che la pandemia mi ha riconsegnato. Insieme alla bellezza delle cose semplici, alla ricalibrazione degli obiettivi e delle priorità.
Scrivere fa ancora parte di me, la prova è che non ho mai smesso di farlo. Ma scrivere oggi è una libera scelta non una compulsione, un dovere, un dover fare.
Ecco perché oggi posso prendermela comoda.
Il metodo utilizzato per revisionare il romanzo
Il metodo utilizzato per la correzione e proposizione è quello dello strumento di revisione di word, utilizzabile anche con LibreOffice, che ho installato sul mio pc.
Nelle mie precedenti esperienze di pubblicazione non lo avevo sperimentato, lavorando sul manoscritto e sulle correzioni su di esso apportate in formato cartaceo. Non vi nascondo un po’ di nostalgia per quelle risme di carta piene di note e scarabocchi in cui si notava la calligrafia precisa e nervosa del mio editor di allora, un professore in pensione molto gentile e colto, con il quale ricordo abbiamo scambiato, de visu, molte riflessioni. Nacque in questo modo Così passano le nuvole, mentre per quanto riguarda il manuale Tecniche di oratoria e il diario di viaggio Il futuro di Cuba c’è lavorai in autonomia, come ben sapete, affrontando da sola ogni passo di questa incredibile avventura che è l’ultima fase di vita di un testo prima della sua pubblicazione.
Non ho avuto problemi con lo strumento di revisione di word perché ho imparato a conoscerlo grazie a una delle mie beta reader, Nadia, che lo ha utilizzato per fornirmi le prime valutazioni su Càscara. Hai visto Nadia, il bambino sta per nascere 🙂
Trovo che la possibilità di leggere in linea le richieste di chiarimento o le considerazioni della editor sia un buon modo per non perdersi in chiacchiere ed eseguire, immantinente, le modifiche necessarie.
Le note a margine costituiscono un valido strumento per leggere spiegazioni o argomentazioni circa le cose proposte, e io le utilizzo come un’occasione per migliorare il testo.
E mettermi a lavorare con serenità.
Cominciare dall’inizio
Sono una convinta sostenitrice di un metodo. Non uno purché sia, ma del mio metodo, quello che funziona con me e che si addice alla mia scrittura.
Il metodo che ho utilizzato è semplice, direi basilare: cominciare dall’inizio.
Ho sentito di altri che usano metodi diversi. Partono da capitoli che ritengono meno focalizzati, o da passaggi che avevano volutamente lasciato in disparte per essere ripresi in seguito.
Io parto dall’inizio perché questa metodicità mi consente di rivivere con lo stesso sentimento (dove con sentimento intendo l’approccio emotivo, intellettuale, storico e contestuale alla storia) l’intero processo di revisione.
Ogni processo ha differenti fasi che vanno affrontate però con lo stesso spirito. Ecco spirito forse è ancora più chiaro di sentimento!
Per me questo metodo è una garanzia di successo, il modo per arrivare alla fine con la stessa “mano”.
Tagliare ancora
Dunque ho cominciato dal prologo (sì, Càscara ha un prologo) e ho colto il pretesto delle osservazioni di Sara per riformulare alcune frasi, precisare meglio alcuni passaggi, chiarirne altri., rivedere e rendere più vivaci le ambientazioni. Tagliare.
Sì, confesso, nonostante abbia già agito con la forbice in molti passaggi (di revisione e metodo che utilizzo ho già scritto in questo articolo, che qui confermo interamente) ho sentito ancora il bisogno di tagliare.
Com’è possibile che dopo aver tagliato tanto ci si accorga che è ancora necessario togliere qualcosa? E’ possibile, e se scrivete lo sapete bene!
Prendere le distanze
Ho tagliato in questa fase poche cose, s’intende, talvolta persino singole parole. Tornare su un testo dopo un po’ di tempo ci fa rendere conto che quelle perifrasi assumono per noi un’importanza diversa e vi guardiamo con gli occhi della distanza, temporale, emotiva, narrativa.
Prendere le distanze significa affrancarsi dalla condizione emotiva in cui lo abbiamo scritto per guardarlo così com’è, non come vorremmo che fosse.
Questa consapevolezza mi ha portato a due conseguenze:
- sono riuscita ad agire sul testo con maggiore autonomia e precisione
- me ne sono definitivamente innamorata
Due aspetti importanti che mi porterò dietro per tutta la fase della revisione. Poco importa quanto durerà. Importa solo come finirà.
Revisionare un romanzo in tempo di pandemia: le conseguenze sulla mia scrittura
Queste nuove consapevolezze le ascrivo alla pandemia, che ha agito su di me e sulla mia scrittura più di quanto avrei mai potuto immaginare. Per fortuna non solo con gli esiti negativi della difficoltà della lettura, indispensabile per scrivere, ma anche con una rinnovata consapevolezza, gestione del tempo, definizione delle priorità.
Questa consapevolezza, questa serenità con cui affronto l’imponente lavoro di revisione (sono circa 170 cartelle per più di venti capitoli) mi dà la forza di procedere.
Ho trovato un piccolo editore che ci crede e questo è importante. La fiducia in noi stessi dipende anche da quanta ne ravvisiamo negli altri.
Così procedo senza darmi obiettivi quotidiani, senza fretta né ansia, con la gioia di fare quello che riesco a fare.
Perché mi godo questa vita in cui il domani appare sempre meno prevedibile e l’oggi è in fondo tutto ciò che possediamo.
E voi care Volpi, cosa avete imparato dalla pandemia a proposito della vostra scrittura?
26 Comments
Barbara
Intanto buon lavoro, essere giunta fino a questo punto è già notevole, lo sai meglio di me. Poi una revisione potrebbe anche essere una buona compagnia, immergersi nuovamente in una storia che ti è piaciuta (l’hai scritta, quindi sicuramente ti è piaciuta 😉 ) e respirando un’altra aria e un altro clima rispetto a quelli quotidiani, tra zone colorate, vaccini e polemiche.
La revisione su Word (o Libreoffice, diciamo editor di testi) rispetta l’ambiente e non è poi così male, uso anch’io i commenti qua e là quando sto aggiornando manuali e guide utente per lavoro.
Cosa ho imparato dalla pandemia a proposito della mia scrittura? Niente. 😀
La pandemia non mi cambia molto, probabilmente perché comunque ho alle spalle anni di telelavoro/smart working (nel settore informatico è obiettivamente più facile). Anzi, considerato lo scherzetto di trovarmi senza permessi causa CCNL Commercio, la pandemia mi ha dato un po’ di respiro, ho potuto recuperare le ore perse nel traffico e parecchie riunioni inutili (in Italia abbiamo la riunite acuta, ce lo dicono sempre gli stranieri). Quindi più che la pandemia, il CCNL mi ha obbligato a delegare, sacrificare, ottimizzare. Scrivere ho pure scritto di più. Adesso sono un po’ ferma, ma sto preparando un esame (anche questo arrivato “tra coppa e collo” come la tua revisione… ce lo fanno apposta?! XD ) Ma quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare!
E noi giochiamo. 😉
Elena
Esame? Uhm, non ti fermi mai nemmeno tu, eh Barbara?! Poi ci dici com’è andata! A me la pandemia ha cambiato molto, dentro ho una sorta di revisione straordinaria che sta montando, giorno dopo giorno, complice anche il percorso formativo per coaching che devo dire è un’occasione preziosa per fare il punto con me stessa e imparare cose di me, prima ancora di cose “degli altri”. Ma nella scrittura ha influito molto il ritmo meno accelerato che anche tu stai sperimentando (che gioia risparmiare un’ora di spostamento al giorno e regalarcelo, non trovi?). Il tempo è per me un valore adesso, prima solo uno strumento. Assegno al tempo quasi un’autonomia di gestazione di idee che prima non contemplavo. Ma certo per me lo SW è stata pressoché una scoperta recente, mentre per te ormai quasi un’abitudine. Chissà da quanto tempo tu godi di questa modalità (che ti fa recuperare in qualche altro modo il furto di permessi, così come lo senti) mentre io la sto sperimentando da poco e devo dirti che ha i suoi pro e i suoi contro, come abbiamo già discusso qui. Adesso per esempio c’è la mania di fare formazione on line. Io finisco la giornata con delle emicranie da urlo. E come sempre devo aspettare qualche giorno di pace dal lavoro per revisionare con ritmi più decenti. Per fortuna la casa editrice non mi tocca il tempo… Giochiamo, giochiamo. Mai dimenticare la nostra bambina interiore
Luz
Per me la pandemia, ma in particolare quel primo vero lockdown, ha significato con tutti gli annessi e connessi anche due cose: moltiplicare le mie letture e dedicarmi a un’ulteriore revisione del romanzo. Questa revisione ha molto a che vedere col tuo lavoro. Anch’io inizio dal primo capitolo, anch’io procedo in maniera metodica. Non saprei immaginare una revisione a macchie di leopardo, a meno che non si tratti di quei capitoli in cui la narrazione si svolge all’interno di un perimetro in cui l’evento è talmente particolare da vivere di vita propria (e nel mio romanzo ce n’è almeno uno di questo tipo, che ha richiesto un lavoro a volte avulso dal resto).
Attendiamo tutti questo tuo Càscara. Ma dimmi un po’, ho trovato questo termine nella Trilogia della frontiera di McCarthy, è un termine che lui riferisce al paesaggio messicano. Ha attinenza col tuo mirabile titolo? 😀
Elena
Ma dai! Non sapevo che fosse stato utilizzato da McCarty, e non ha alcuna attinenza con il paesaggio messicano. Càscara è un guscio: di noce, per esempio, ma nel mio romanzo è il nome di un paese immaginario sul mare snocciolato su una baia. Un guscio di noce in cui si racchiudono le storie, il passato , il presente e il futuro del protagonista. Non vedo l’ora do farvelo leggere, perdonate la mia lentezza, ma non posso fare diversamente
Grazia Gironella
E’ bello che tu riesca a portare avanti la revisione anche in un periodo intenso come questo. Mi sembri molto centrata, nonostante il momento e gli impegni. Anch’io sto scrivendo con regolarità. Scrivere una biografia è molto diverso dallo scrivere narrativa. Mi manca un po’ la libertà di inventare, perciò sono contenta di essere alle fasi finali. Ci ho messo un po’ a capire come funzionasse Word Revisione, ma adesso mi ci trovo bene.
Elena
Non so dove trovo la concentrazione, ammetto che l’incoraggiamento vostro mi sospinge, anche se il periodo, come sai, è quello che è. Ma un conto è la revisione, un conto è creazione. Da questo punto di vista sono ferma ma a differenza di altri momenti va bene così
Faccio altre cose che mi arricchiscono. In fondo è questo l’importante. Pensavo che nella tua biografia avresti potuto concederti un pò di fantasia… Hai scelto di essere fedele alla sua storia. Posso chiederti qual è la ragione principale?
Marina
A me, a dire il vero, niente, ma non perché di pandemia si tratta, con tutte le annesse crisi e gli scarsi slanci, ma perché è da un po’ che la mia scrittura ha preso la piega del come capita quando capita se capita, dunque posso dire di avere scritto di più durante il lockdown dello scorso anno e meno in questa eterna fase successiva. Ti faccio i complimenti per il tuo spirito, è quello giusto, quello che evita gli immotivati stress e per il romanzo in dirittura d’arrivo. 😉
Elena
Cara Marina, grazie per il supporto e l’incoraggiamento! In effetti questa seconda fase (mi piace eterna fase successiva, rubo 😉 ) della pandemia è più pesante, non solo per la scrittura. Sono più nervosa, scostante, e, cosa che mi irrita e disorienta, distratta e poco efficace. Io, l’infallibile Elena, perdo colpi! Sarà la stanchezza? Saranno gli eccessi di paure, preoccupazioni, che si sono accumulati? Non so, ma di certo la patisco di più . Inutile dire, come ho già detto peraltro, che la scrittura ne risente. E’ già un miracolo che riprendendo in mano Càscara non mi sia sorpresa a pensare che avrei fatto meglio a lasciarlo da parte. Voglio portare a termine il lavoro e farvelo leggere. Perché mi piace e sono felice per questo. Saluti cari e buona serata
Giulia Lu Mancini
La mia scrittura con la pandemia non è cambiata molto, anzi nel 2020 ho pubblicato Il respiro dell’alba, la quarta avventura del mio commissario Sorace, proprio perché ho avuto più tempo, dovendo stare in casa per forza e non avendo visite di parenti e affini (nonostante il lavoro sia perfino aumentato). La pubblicazione però l’ho fatta in autonomia come sai, per partecipare al concorso di Amazon storyteller, è stata una spinta in più per scrivere il romanzo.
Allora erano i primi tempi della pandemia e ho cercato di dare un senso a quel tempo sospeso. Oggi, che è passato un anno, la scrittura riesce ancora a dare un senso a questa situazione anche perché, se non avessi avuto questa passione, il tempo libero sarebbe stato forse intollerabile.
Purtroppo sotto l’aspetto di tentare altre strade con la scrittura (per esempio con le case editrici) credo ci siano più difficolta proprio per la pandemia…ma cosa possiamo farci? Nulla, salvo sperare di uscirne indenni.
Elena
Eh Giulia, sai bene quanto invidi la tua capacità di scrittura anche in questo periodo, scrivi una storia dopo l’altra! Sorace di sicuro rappresenta per te una vena letteraria sempre feconda e questo è un bene, perché non è affatto facile caratterizzare un personaggio e poi assegnargli delle “avventure” sempre diverse ma coerenti con la sua natura. Insomma, chapeau! Quanto alle case editrici, ormai non mi aspetto nulla. Speriamo almeno mi pubblichino il cartaceo in modo decente, diciamo che mi basterebbe, tanto con la promozione dobbiamo comunque vedercela noi… Cari saluti
Maria Teresa Steri
La revisione è sempre una fase tosta. Poi quando il lavoro deriva dall’analisi di un editor è anche peggio, perché devi in qualche modo fare tue le modifiche richieste, capirle e direi anche digerirle.
La pandemia da un punto di vista di scrittura non mi aiuta. Come dicevo anche da me, mi è difficile fare progetti a lunga scadenza. Difficile dire: “per un tot di mesi porto avanti questa storia con l’obiettivo di finirla entro una certa data e pubblicarla poi entro tale anno”. Un tempo questi calcoli (pur con tutti gli imprevisti del caso) erano possibili. Ora no. Vivo giorno per giorno tutto, compresa la scrittura.
Elena
Si, questa esattamente la cosa che volevo rendere nel post, grazie per averlo sottolineato. Non programmo più non mi aspetto nulla che non sia completamente compatibile con il “flusso” della mia esistenza. In qualche modo è una liberazione , per questo, a differenza di qualche tempo fa, approccio la scrittura e la revisione con tutti i suoi stop and go con la massima serenità.
Come si dice, mi godo il viaggio. Che poi è la ragione per cui scrivo, adoro mettermi in cammino!
Cristina
Anch’io come sai sto procedendo alla revisione del mio romanzo medievale, attualmente sto avanzando con la velocità di una lumaca. 😀 Del mio metodo di revisione ho parlato sul blog.
Per quanto riguarda pandemia, mi ha portato a due effetti diametralmente opposti: scrittura, mi sono data delle scadenze complice il concorso, e sono riuscita a revisionare e pubblicare “I Serpenti e la Fenice” in linea con la tempistica. Ci tenevo davvero tanto a pubblicarlo perché era pronto da tempo ed era mia intenzione proporlo a una casa editrice, poi con la pandemia non si è fatto niente. Proprio ieri dovevo rintracciare alcuni passaggi e mi sono sorpresa a continuare a leggere il testo e a dirmi che il romanzo mi piaceva proprio: come te, anch’io in genere non sono sempre soddisfatta dei risultati. Per le mie letture è stato un disastro, sono stata discontinua e svogliata. Sto ritrovando un po’ di voglia quest’anno, ma faccio ancora fatica.
Elena
Cara Cristina, non sai come mi consola questo tuo commento! Come te trovo faticosa la lettura, sono piuttosto discontinua, e scrivo con regolarità solo per il blog. Ho una nuova storia cominciata e già a buon punto (prima stesura, 60 cartelle) ma mi sono fermata. Potrei dare la colpa alla revisione, ma so bene che non è così. Faccio fatica, questa è la verità. Poi magari meno di quanto non sentissi quando ho scritto il post (i vostri commenti aiutano, eccome, grazie! ) ma anche io mi sento una lumaca. Sarà vero il detto “Chi va piano va sana e va lontano”? Speriamo di sì 🙂 Mi attira molto l’idea di leggere uno dei tuoi romanzi pieni di dame medioevali… Da quale potrei partire? Aspetto la pubblicazione dell’ultimo? Un caro saluto
newwhitebear
In tempo di pandemia? Ho scritto poco e male. Mi mancano gli stimoli giusti.
Meno male che non dovevo revisionare nulla perché ignoro cosa sarebbe successo. Ho diverse cose pronte o meglio attendono l’ultimo passaggio ma non riesco a trovare lo stimolo per cominciare. Dovrei scrivere il finale, che ho in mente dal oltre un anno ma ci dedico pochi minuti. Giusto il tempo di scrivere tre righe.
Niente devo ritrovare il giusto ritmo nella vita e nel mio hobby
Elena
Caro Gian, che disastro sta pandemia! Ritrovare i nostri ritmi non è semplice. Pensa che all’inizio pensavo che avrei scritto sotto l’influenza della pandemia, con la tentazione di raccontare, anche in modo romanzato, la realtà della nostra esistenza. Invece mi sbagliavo: non ci riesco. Non riesco nemmeno a fare questo, e in qualche modo mi rifugio adesso nella storia che sto revisionando perché per fortuna è distante mille miglia dalla realtà che mi circonda . Vorrà forse dire qualcosa? Forse. In fondo non posso viaggiare, quindi lo faccio con la fantasia. Mi rassicura e in qualche modo mi aiuta a vivere. Un saluto, in bocca al lupo per la tua intenzione di ritrovare il giusto ritmo con i tuoi hobby
newwhitebear
Ci provo a trovare nuovi ritmi, difficilmente si potranno ripristinare i vecchi.
Si è troppo in tensione nell’evitare di prendere il virus, nell’ascoltare i media per essere sereni e rilassati per scrivere. Le idee ci sono ma faticano a diventare parole.
Non vedo l’ora di leggere il tuo Cascarà.
Serena serata
Elena
Allora mi sbrigoooooo. Buona giornata a te
newwhitebear
bene! Buona serata
Sandra
Buon lavoro a te dunque visto che sei sulla rampa di lancio.
Direi che scrittura e pandemia in me hanno vissuto due fasi molto differente, la prima quasi bulimica anche perché in parte corrispondente col periodo di cassa integrazione per cui ho avuto realmente più tempo, una sorta di ingordigia a cui poi si è passata all’indigestione. Ora ne sto prendendo le distanze, ho visto troppe storture nel mondo dell’editoria per cui mi sto proprio allontanando tanto. La scrittura non deve essere questo scontro con figure spesso discutibili. Al momento credo che quando saremo fuori da tutto, perché diamine arriverà quel momento, non vorrò più sedermi al pc. Spero poi di recuperare tutto ciò che in presenza non è stato possibile fare tra 2020 e 2021
Elena
Cara Sandra, avremo tante cose da recuperare dopo che sarà tutto finito (sì, finirà, porcamiseriafinirà) e il pc sarà l’ultima cosa che vorremo/dovremo guardare. Ho seguito le tue fasi come sai attraverso il tuo blog e i nostri vocali e so quanta energia hai messo qualche tempo fa nel tuo lavoro di scrittrice e quanti intoppi, per così dire, hai incontrato. Ma la colpa è proprio di quel mercato editoriale che stritola gli autori. Tutti. Mi sono fatta l’idea che oggi come oggi nemmeno il grande autore sia al riparo dai guai. Case editrici che non stampano o stampano male, che non distribuiscono, che ti pubblicano per poi subito dimenticarsi di te. Vale sempre la regola dello scrivere per sé stessi, quella che provo ad applicare io per proteggermi e per reggere. Sulla rampa di lancio la cosa che devi fare è non avere sotto i piedi qualcosa che scivola. Provo a mettermi in questa condizione preventivamente. Scrivo, correggo, revisiono con amore. Immagino che chi legge se ne accorgerà e questo è per me la cosa più importante. Un abbraccio anche a te
Rita
Che non riesco a scrivere… ecco cosa mi ha portato la pandemia. Fatico anche a leggere. Trovo pace solo con lavori manuali che svuotano la mente e stancano il fisico. Un abbraccio
Elena
Cara Rita, benarrivata anche nei commenti! Come capisco e condivido la tua fatica, nel leggere e nello scrivere. non che si siano fermati entrambi, ma rallentati sì, e anche un pò con il magone me ne rendo conto perché all’inizio pensavo che avrei grattato via un po’ di tempo al lavoro per donarlo a me stessa e invece non è stato così. Ho continuato a fare fare fare e a lasciare indietro le cose che amo. Per fortuna le persone no. A meno che non conti come persone la me stessa che nella scrittura e lettura trae il suo nutrimento. .. I lavori manuali, una salvezza! Io mi dedico volentieri al cucito, specie refashion, o alle potature di questo periodo… Tu? Un abbraccio anche a te
Marco Freccero
Che cosa è cambiato nella mia scrittura? Non lo so, probabilmente nulla. O forse è ancora troppo presto per capirlo, più avanti magari ne sarò consapevole. Ma avevo intenzione di scrivere una storia, e quella scrivo, senza indietreggiare.
Marco Freccero
Che cosa mi ha insegnato la pandemia? Ad andare avanti.
A volte ci si chiede: “Che cosa faresti se domani fosse il tuo ultimo giorno?”. E io rispondo: “Le solite cose, né più, né meno”.
Lo stesso con la pandemia. Avevo in mente di scrivere una storia, e scrivo una storia.
Non mi pare che la mia scrittura sia cambiata. Ma forse, più avanti, ci sarà la necessaria distanza per capirlo.
Elena
Caro Marco, trovo la tua filosofia meravigliosa. Andare avanti è una necessità che spesso ci neghiamo, presi dalle preoccupazioni e da ciò che ci distoglie. Ci vuole persistenza e coraggio. Per scrivere ma anche per continuare a essere quello che siamo anche in mezzo a tutto questo pandemonio. Quando il tempo sarà passato sarò curiosa di conoscere le tue valutazioni ma per ora mi prendo questa perla di saggezza e la faccio mia. Se ci riesco. Grazie