Scrittura creativa

Il segreto per scrivere

Qualche giorno fa una delle mie più care amiche mi ha posto la seguente domanda: come va la scrittura?

Da tempo non ne parlavo. Avevo, ho, un progetto ambizioso, un saggio sul tema del cambiamento nelle grandi organizzazioni, ma da tempo ho perso lo slancio creativo. Invece ricordo bene l’entusiasmo con cui completai la prima stesura. Grezza, d’accordo, ma scaturita da un flusso inarrestabile, scritta di getto e con intensità, in nemmeno un mese.

Poi, poco o niente. Quella forza via via è scemata, sostituita da sprazzi passeggeri di ispirazione, seguiti da tentativi più o meno riusciti di riacchiapparli.

Cos’era successo?

Me lo domando quasi ogni giorno. Per scrivere e per fare qualunque altra cosa serve quella magica condizione per cui esisti solo tu e la tua scrittura.

E’ forse questo il segreto per scrivere?

O c’è un lavoro che favorisce più di altri la possibilità di esercitare il mestiere dello scrittore?

Qualcuno sostiene che ci sia un tempo standard quantificato e quantificabile da dedicare alla scrittura per finire ciò che abbiamo cominciato, o strumenti che magicamente ti supportano nel raggiungimento dell’obiettivo, come per esempio allenare l’immaginazione.

Ma nessuna di queste cose somiglia a un vero segreto. Per questo ho cercato ancora.

Il segreto per scrivere

Potete chiamarla focalizzazione, un’abilità utile in molti ambiti della vita, compresa la scrittura. Ho scritto una traccia per fare focusing in questo post, per usare al meglio una tecnica che ci aiuta a potenziare le nostre percezioni e abilità in un dato momento.

Quando siamo innamorate della scrittura, non possiamo fare a meno di scrivere, a patto che non diventi un obbligo, una coercizione, sebbene benevola, come finire una cosa in cui crediamo.

Spesso ci chiediamo cosa ci manchi per proseguire, e quel groviglio dentro si chiude sempre di più. E se invece ci domandassimo come usare meglio ciò che abbiamo a disposizione?

Il lavoro migliore per scrivere non esiste

A patto che non sia IL lavoro di scrittura. Per tutti gli altri comuni mortali che si arrabattano per arrivare in qualche modo a fine mese senza vivere di scrittura, il nostro lavoro è il principale responsabile della stanchezza e/o difficoltà di scrivere.

Alcune di noi hanno fatto scelte molto forti, come richiedere un part time. Altri hanno redditi che non dipendono dal lavoro o sono persone ultra coraggiose che hanno mollato tutto e cui va tutta la mia stima.

Quando si crede veramente in sé stessi, tutto è possibile. E’ la mentalità vincente di Muhammad Ali

Per molto tempo mi sono convinta che la seguente equazione fosse vera:

lavoro meno intenso e con meno responsabilità = più agio per la scrittura

Ma poi ho cambiato opinione. Quando si devono accettare nuove sfide ogni giorno si apprende, si sperimenta, si “gioca”. Si vive intensamente, dunque il materiale da raccontare aumenta.

Il termine agio mi piace perché credo si possa scrivere comodamente, essendo pienamente nel flusso e con la necessaria intensità, anche con poco, pochissimo tempo. Mi è capitato di scrivere due fogli protocollo in cinque minuti; accade quando ho le idee chiare e la testa sgombra da altri pensieri. Raro, ma non impossibile.

Agio, ovvero una condizione comoda e vantaggiosa, come quando ero all’Università. La mia massima aspirazione era diventare ricercatrice e scrivere saggi sull’antropologia dello sviluppo in Africa. E invece la tesi mi ha rubato ogni fantasia.

Avevo l’agio, avevo il tempo ma non avevo la cazzimma!

Il segreto per scrivere

Il primo segreto? Usare bene il tempo

Amico e nemico. Per me quasi sempre troppo scarso (come ho appena raccontato nel post del compleanno, lo trovate qui) e di solito compresso dal lavoro. Ma diciamo la verità, posso fare di meglio.

Mi ci ha fatto pensare Nassim Nicholas Taleb, autore di saggi come Antifragile, il tomo su cui sto lavorando in queste settimane e che vi ho promesso di recensire, anche se i suoi contenuti sono così densi che preferisco seminare gli spunti migliori qua e là nel blog.

Taleb, dicevo, ha raccontato la sua personale esperienza con la scrittura: da adolescente pensava che il modo migliore per ricavare tempo per scrivere di filosofia o letteratura fosse abbracciare una pigra e poco impegnativa carriera diplomatica, come buona parte della sua famiglia, che aveva beneficiato della tradizione ottomana di affidare ai cristiani ortodossi il compito di emissari e ambasciatori. Un lavoro secondo Taleb ideale per scrivere perché a bassa intensità.

Così ci fece un pensierino. Quando prese atto che il mondo non stava girando bene per i cristiani e la minoranza ortodossa, cambiò strategia e si diede al trading, con un notevole successo, per giunta.

Ma come fa un genio della finanza, a lavoro con ritmi impressionanti, a scrivere i suoi saggi?

Il suo segreto è semplicissimo: dopo essere uscito dall’ufficio, Taleb abbandona ogni pensiero relativo al suo lavoro. La sua attività professionale letteralmente scompare fino al giorno successivo, e si butta a capofitto nella scrittura.

Sareste capaci di fare lo stesso?

Ciò che consideriamo spesso un limite, come un lavoro impegnativo, può diventare un vantaggio se osserviamo la libertà che il lavoro ci regala di poter essere e creare ciò che desideriamo, quando lo desideriamo. Se ci pensate, è il vantaggio più grande che possiamo offrire alla nostra creatività.

Non saremmo più obbligate a produrre libri o romanzi a determinate scadenze, né ad approfondire o essere sempre aggiornate sulla materia specifica in cui ci siamo specializzate.

La nostra creatività non vive di riflesso ma deve spaziare e contattare ogni terreno, narrativo o scientifico che sia, con l’unico vincolo che ciò ci renda felici.

Il secondo segreto, l’intensità

C’è anche un altro punto di vista ed è l’intensità con cui svolgiamo le nostre attività

Tornando alle sensazioni provate in quel mese in cui mi sono buttata a capofitto nella scrittura della prima bozza del saggio, ne ricavo che ogni attività fatta con concentrazione, passione e intensità produce effetti molto maggiori della medesima attività svolta con un impegno fissato ogni giorno in modo ordinario. Penso ad esempio alla regola dei dieci minuti al giorno o delle tre pagine, regola che, per inciso, non ha mai funzionato con me.

La mia creatività ha bisogno di totale libertà e passione. Queste emozioni non scaturiscono a comando.

Ecco allora riabilitare l’intensità con cui siamo disposte a vivere: nel lavoro, nelle relazioni, nella scoperta del mondo che ci circonda. Ogni cosa fatta con intensità produce effetti straordinari su noi stesse. Perché non dovrebbe produrle nella scrittura?

Seneca fece dapprima una vita molto attiva e avventurosa, in seguito si ritirò a vita contemplativa. Fu in questa seconda fase che con passione e, oggi diremmo, totale focus si mise a scrivere e a filosofeggiare. L’una ha prodotto l’altra. Ad azione pura segue riflessione pura. Questo è vivere intensamente!

Volete un altro esempio?

George Simenon, di cui ho recensito Lettera la mio giudice a questo link, si dice scrivesse soltanto sessanta giorni all’anno. Sapete come passava il resto del tempo? Nel dolce far niente. Che poi non era altro che preparare la mente a quella full immersion nella scrittura che gli ha permesso di essere uno dei più prolifici e apprezzati scrittori del novecento, con all’attivo più di duecento romanzi.

In conclusione, ecco il segreto definitivo

Usare bene il tempo che abbiamo a disposizione, tanto o poco che sia!

Per me è molto più semplice fare intensamente qualcosa, con massima attenzione e concentrazione, per un tempo relativamente breve e poi dedicarmi ai dettagli. Vale nella mia professione, vale nella scrittura.

Come fare?

  • fermarsi
  • cancellare/spegnere tutte le distrazioni
  • respirare profondamente, dal naso
  • aspettare in silenzio che la tua migliore risorsa ritrovi il suo spazio dentro di te
  • scrivi!

Insomma, se siamo obbligate a timbrare il cartellino al lavoro, non è detto che dobbiamo farlo anche per poter scrivere!

Proviamo a cambiare prospettiva. Ogni momento può diventare lunghissimo e produttivo se stiamo davvero lì con la nostra creatività, senza distrazioni e senza pensare ad altro che a trasformare le nostre idee in qualcosa di fruibile anche per gli altri.

Non è difficile. Quando perdiamo questo focus possiamo ritrovarlo abbandonando ogni cosa che non conta, telefoni, libri, musica, televisione, fare un bel respiro e gettarci nel mondo che amiamo di più, la scrittura.

Contribuirà non poco alla nostra felicità.


Quali segreti avete da condividere in merito alla scrittura?

Avevate mai pensato all’intensità e all’utilizzo pieno del tempo come veri e propri strumenti?

Quali altre tattiche mettereste in campo per riuscire ad essere più produttive nella scrittura e nella vita?


Come sempre sono curiosa di leggere che ne pensate nei commenti a questo articolo. A presto!

11 Comments

  • Marina

    Per scrivere è necessario avere tempo e concentrazione, ma non può mancare l’elemento primario: il desiderio di farlo, che di solito diventa fonte di ispirazione. In pratica devi disporre di molte ore, se parti solo dal desiderio ma l’ispirazione è scarsa oppure mettere a frutto il poco tempo che hai, se alta è la concentrazione e vibrante l’ispirazione. Insomma, come la mettila metti, scrivere è difficile. A me manca tutto: tempo, concentrazione, ispirazione… Riempio giusto la finestra del blog perché buttare giù un post non richiede un impegno estremo e rimane una cosa divertente. Mentre la scrittura è anche sofferenza! 🙂

    • Elena

      Più che sofferenza, impegno e concentrazione, almeno per me. Sai che faccio per staccare dalla giornata? Medito. Sto diventando un Budda 😀

  • Grazia Gironella

    Sono d’accordo con Sandra sul fatto che non esistano formule. Ho capito però come funziona per me: sono riuscita a scrivere fino a quando credevo di poter diffondere le mie storie; ho smesso quando ho capito che le mie storie non si diffondono affatto, e inoltre sono pressoché irrilevanti per il mondo. Per scrivere si sacrifica tanto tempo, tanta vita. Lo si fa con entusiasmo, ma arriva il momento di chiedersi: davvero voglio questo? Non ti dico quante righe sto cancellando, perché quella della scrittura, mi rendo conto, per me è una ferita ancora aperta. Perciò no, non voglio più cercare metodi e strategie per continuare a scrivere. Quando una parentesi si chiude, per un motivo o per l’altro, credo sia meglio accettarlo e andare avanti. Se la scrittura vuole tornare, tornerà. (Sto facendo la revisione di un romanzo che ho scritto, e qualche giorno fa pensavo di partecipare di nuovo a IoScrittore, pensa! Ma credo che siano solo ricadute. Chissà.)

    • Elena

      Cara Grazia questo commento mi ha sorpreso: nella prima parte mi hai dato l’impressione di una che abbia mollato la scrittura (e non è la prima volta che ne parliamo). E poi, sorpresa, alla fine viene fuori che vuoi partecipare a IoScrittore e che stai revisionando un romanzo! Macché ricadute, questo è un amore inarrestabile!

  • Giulia Mancini

    Qual è il segreto per scrivere, bella domanda Elena. Ammetto che, i primi tempi, quando avevo in testa una storia, la scrittura era quasi un pensiero fisso, talvolta dopo il lavoro riuscivo a mettermi davanti al pc, nonostante la stanchezza e magari andavo avanti fino a mezzanotte. È importante usare bene il proprio tempo, giusto e io ho scritto con estrema costanza tutti i week end ma dopo anni di questa vita la mia passione scrittoria é scemata parecchio. Infatti é un po’ che non scrivo, per ora mi godo la pausa. Posso dirti però quello che ho imparato in questi anni, è importante mantenere l’esercizio della scrittura, essere metodici (anche senza scrivere tutti i giorni ma avere un appuntamento periodico almeno settimanale) progettare una storia riga dopo riga e passare delle ore davanti al pc per scrivere, con disciplina, un po’ come quando si studia per un esame.
    Io ho scritto così tutti i miei romanzi, ben dodici anche se uno è un romanzo breve.

    • Elena

      E infatti Giulia tu sei una scrittrice prolifica e secondo me di successo o perlomeno per me sei un’autrice di successo visto che ti ho letta con piacere. Sono d’accordo, ogni cosa va allenata e mantenuta viva, ne abbiamo già parlato sul blog. Questa parte di allenamento per me la svolge con costanza il blog che ha da sempre la priorità. Capisco che sarebbe più produttivo concentrarmi sul finire il saggio, al di là del tempo intenso che dedico quando mi ci metto. Ma il blog ha per me il senso di un diario, di un momento di riflessione su di me e di scambio con voi che, almeno al momento, riveste una grande importanza. Ci vuole disciplina anche per pubblicare da anni con la stessa periodicità. E comunque parlandone con voi mi è tornata la cazzimma….

  • newwhitebear

    Taleb descrive un qualcosa che praticavo quando lavoravo. Dalle sette e trequarti fino alle diciotto avevo una sola priorità. Uscito dall’ufficio o rientrato da una trasferta spegnevo l’interruttore. Il lavoro era spento e mi dedicavo agli hobby. Leggere ed esplorare il mondo dell’informatica. Allora non scrivevo. Altre attività possibili: sport, passeggiate, vivere la famiglia. Sabato e domenica facevo di tutto fuorché occuparmi del lavoro, diversamente da molti colleghi che andavano in ufficio.
    Adesso che sono in pensione il tempo si è ristretto. Scrivo a volte con fatica per mancanza di tempo, leggo nei ritagli di tempo. Insomma fatico a conciliare la giornata con la scrittura.

    • Elena

      Conosco molte persone che vanno in pensione e si danno da fare più di prima. Non so se sia in assoluto un bene ,a di certo mantenersi attivi, nel corpo e nella mente, è un ottimo viatico per una vita lunga e e in salute. Non so cosa succeda a te ma io più cresco e meno mi preoccupo di ciò che avrei dovuto fare. La scrittura riveste ancora per me un carattere di necessità, di urgenza, e dunque immergersi nel qui e ora di ciò che stiamo facendo abbandonando il resto è utile per poter fare, anche in poco tempo, quello che ci piace, ad esempio scrivere. Quello che ci piace, qui sta il trucco. Il resto lo lasciamo a chi appunto deve timbrare il cartellino delle cose da fare anche quando potrebbe essere libero. Di chi va al lavoro anche il sabato e la domenica non voglio nemmeno sentir parlare, sono pur sempre una sindacalista, perbacco!

  • Sandra

    Purtroppo non credo esistano formule universali, per quanto la prima fase di cui parli con nostalgia è sempre la migliore, l’euforia della prima stesura, di essere dentro la storia è impagabile, quello, devo dire, l’ho persa da oltre 2 anni e fatico a ritrovarla, forse non tornerà mai più e non penso sia questione di segreti rivelabili.
    Ottimizzare il poco o tanto tempo che si ha è fondamentale per ogni passione, ma mollare tutto appena si esce dal lavoro e dedicarsi solo alla scrittura è utopistico. Abbiamo mille impegni che tutti conosciamo e nessuno è al riparo da una quotidianità pressante, a meno che non si voglia delegare di continuo facendo gli scaricabarile, menefreghisti. Benissimo per l’abbandono di distrazioni inutili, i social, la Tv, ma come la mettiamo se stiamo scrivendo e chiama un anziano per una rogna che a lui sembra impellente ed enorme? Di sicuro la concentrazione felice se ne va e non è detto che la si ritrovi dopo, ammesso di avere ancora il tempo per rimettersi a scrivere. Sandra

    • Elena

      Ciao Sandra, dedicare alla scrittura tutto il resto del tempo che avanza dal lavoro è utpostico, ma dedicare del tempo di qualità invece è possibilissimo. Intendevo questo. Bastano dieci minuti scritti in piena focalizzazione e con l’atteggiamento di cui ho parlato. Io ho ritrovato l’energia per andare avanti con questa modalità, è questo il mio segreto. Un abbraccio a te e all’ansia del Signore anziano…

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